Visto che qualcuno, non facciamo né nomi né nickname (Vitto_LF), si lamenta
sempre che io sono cattiva e faccio sempre soffire i
miei personaggi, ho deciso, una volta tanto, anche per la gioia di Tay, di scrivere una Ryelsi tutta
miele, senza morti né abbandoni.
Felici???
Eccola qui!!!
La canzone è 29 settembre degli Equipe84
Temperance
Swimming
Pool
“Ma sei sicuro che possiamo?”
Domandò Kelsi, cercando di mantenersi nascosta dietro
allo scoglio sul quale si trovava la postazione del bagnino.
“E dai!” Esclamò Ryan, tornando indietro di qualche passo per prenderle la
mano e trascinandola allo scoperto. “Sono il figlio del proprietario…se non
posso io chi può? E poi non
c’è nessuno!”
“Sicuro…?”
Il giovane alzò gli occhi al cielo.
“Ragioniamo: sono le dieci di sera, noi siamo qui solo
perché io ho le chiavi e ti ho fatta entrare…chi vuoi
che ci veda, i coyote?”
La schiena di Kelsi fu
attraversata da un brivido.
“Ci… ci sono i coyote?”
“Chissà…” Sorrise Ryan,
riprendendo a camminare verso l’edificio centrale del Lava
Springs, lasciando la ragazza sola nel prato
illuminato solo dalla luna e dalle stelle.
“Evans! Non osare lasciarmi sola!”
Gridò lei, facendo per rincorrerlo, ma inciampando maldestramente e agitando le
braccia in cerca di un appiglio.
Appiglio che trovò nel braccio di Ryan
e che, purtroppo o, forse, per fortuna, non si dimostrò particolarmente solido e
il ragazzo cadde rovinosamente nella piscina.
“Oh, scusami!” Esclamò Kelsi, una volta riguadagnato l’equilibrio, guardando Ryan riemergere dall’acqua, sputacchiando e sfregandosi gli
occhi.
“Piantala…pffff…
di fare l’inn….pfff…l’innocentina! Lo sento dalla tua voce che stai per scoppiare
a ridere!”
Poi
d’improvviso lei sorrise
“Ti sbagli, non sto ridendo.”
Replicò Kelsi, grata che l’oscurità mascherasse il suo enorme sorriso.
E poi il divertimento si trasformò
in paura, quando Ryan cominciò ad agitarsi
nell’acqua, gridando e continuando ad immergersi a riaffiorare convulsamente.
“Kelsi! Aiuto… un crampo…aiutami!”
Per qualche istante, la ragazza si ritrovò immobilizzata sul
bordo, indecisa sul da farsi… ma la situazione di Ryan sembrava peggiorare, così si sfilò velocemente occhiali,
giacca, borsa, scarpe e cappello e si tuffò per soccorrere l’amico.
Qualcosa, però, non andò come si era immaginata e, prima
ancora di rendersi conto di cosa stesse succedendo, riemerse, trovandosi
stretta tra le braccia di colui che avrebbe dovuto
aiutare, le labbra di lui che si muovevano a pochi millimetri dal suo orecchio,
sussurrando parole delle quali impiegò qualche istante a cogliere il
significato, in quanto troppo impegnata a domandarsi come potesse una persona
fradicia da capo a piedi conservare un profumo tanto delizioso.
E ancora prima di capire
Mi trovai sottobraccio a lui
Stretta come se
Non ci fosse che lui
“La prossima volta, prima di tuffarti, assicurati che la
piscina sia alta più di un metro e mezzo…”
“Mi… mi hai fatta spaventare…” Biascicò lei in un tono che,
nato come di disapprovazione, era finito come un sibilo a causa del sentore del
viso di Ryan pericolosamente
vicino al suo collo.
Ora, è scientificamente provato che anche persone che di
solito si muovono con gigantesche bistecche ben appiccicate sugli occhi, nel
momento in cui dovrebbero recepire meno del solito si
accorgono anche del più piccolo ed insignificante tremito.
Un tremito, appunto, come quello che percorse la colonna
vertebrale di Kelsi da cima a fondo e che Ryan percepì alla perfezione ma,
naturalmente, interpretò nel modo sbagliato.
“Hai freddo?” Domandò, ancora più
vicino di prima, sfiorando con la punta del naso i capelli della ragazza.
Beh… a pensarci bene, molto probabilmente aveva dato a quel
brivido un’interpretazione tutt’altro che errata.
“Un…pochino….” Mentì la pianista, cercando di dare un nome a quelle sensazioni improvvise provocate da un
abbraccio mai sognato né desiderato.
Aveva un ragazzo, lei… da più di cinque mesi, ormai…e allora
perché desiderava che Ryan non si muovesse di una
virgola se non per avvicinarsi ancora?
Il buio ci trovò vicini
“Bugiarda.” Poco più di un sospiro, prima che le labbra di Ryan si posassero sul suo collo, costringendola a chiudere
gli occhi.
Non seppe mai esattamente come successe, ma pochi minuti
dopo era seduta sul bordo di piastrelle crema della piscina, le gambe
perfettamente aderenti al corpo del ragazzo, le mani nei suoi capelli, le
labbra sulle sue… Jason totalmente fuori
dai suoi pensieri.
Vedevo solo lui
E non pensavo a te
Nemmeno per un istante, da quando quel bacio ebbe inizio a quando i loro visi si divisero per qualche secondo allo
scopo di prendere aria, ebbe il minimo dubbio riguardo al fatto che fosse in
assoluto il migliore che avesse mai ricevuto.
Insomma, i timidi e casti baci di Jason
erano dolci e tutto quanto, ma quello…Quello comunicava un desiderio che quasi
le faceva paura, ma che, dall’altra parte, la faceva sentire donna come mai le
era successo.
Per la prima volta Kelsi Nielsen non era più una bambina… per la prima volta si
ritrovava a volere intensamente che quel contatto diventasse qualcosa di più
intimo, più vivo, più adulto.
Ed era bello… bellissimo, ma anche
terribilmente sbagliato…
Ryan si allontanò da lei solo quando la sentì rabbrividire di nuovo, ma in modo molto
diverso da quello precedente.
“Ora però hai freddo davvero.”
Constatò, portandole una ciocca ribelle di nuovo al suo posto dietro
all’orecchio, ogni traccia di presa in giro e di malizia sparite
dalla sua voce che era intrisa solo di una profonda dolcezza. “Che ne dici, entriamo?”
Kelsi annuì energicamente,
stringendosi nei vestiti bagnati alla vana ricerca di un po’ di calore.
Con uno slancio che non sembrò costargli troppi sforzi,
anche Ryan fu fuori dalla
piscina e di nuovo stretto a lei.
Di corsa a ballar sottobraccio a lui
Stretta verso casa abbracciata a lui
Quasi come se non ci fosse che lui
“Sai che stavo pensando?” Domandò, dondolando con lei a
destra e a sinistra, come in una specie di strano e goffo ballo.
“No…” Rispose la compositrice, parlando per la prima volta
dopo l‘”incidente” della piscina.
“Non ho idea di dove sia la legna
per accendere il camino del salone…”
Era una sua impressione o quelle parole contenevano una
malcelata malizia? Decise di stare al gioco.
“Beh… ma io ho freddo…e con le dita
intirizzite non riesco a scrivere.”
“E se tu non scrivi domani non avremo una canzone da far
cantare a Troy e Gabriella.”
“E loro non torneranno insieme.”
“Ed avremo con ogni probabilità distrutto una famiglia.”
“Poveri piccoli Bolton mai nati…”
“Non si può fare.” Decretò Ryan,
scuotendo la testa con aria severa.
“Decisamente no.
Dovremo trovare un altro modo per scaldarci….”
“Io qualcosa avrei in mente…” Suggerì Ryan,
avviandosi, abbracciato a Kelsi, verso lo stabile del Lava Springs.
“Gli occhiali.” Gli ricordò lei con un debole tentativo di
tornare indietro.
Il giovane scosse la testa, mantenendo
salda la presa sui suoi fianchi.
“Per quello a cui pensavo non servono gli occhiali.”
“Ah.” Fece Kelsi, arrossendo
violentemente. “E…che cosa serve.”
“Soltanto io e te.”
Quasi come se non ci fosse che lui