Camminava per le strade della Cittadella insieme a due dei
suoi cugini, era una giornata come le altre anche se qualcosa intorno a
lui rendeva tutto come un déjà vu o un sogno.
Le case del borgo erano circondate da una strana nebbia, non come
quella del Presidio, ma come se il sole non riuscisse a penetrarvi. Le
stradine erano ricoperte di una soffice neve bianca, che rendeva tutto
desolato e silenzioso; quando svoltò in un vicolo,
lì vide.
Davanti a lui, tre matricole scherzavano e giocavano allegramente. Uno
di loro accompagnava a braccetto la ragazza dai lunghi capelli neri che
più attirava la sua attenzione.
Sarebbe stato in grado di riconoscerli anche ad occhi chiusi quei tre;
due orfanelli che si spacciavano per fratello e sorella ma che non
sì assomigliavano affatto, ed il loro amico, il pulcino dei
Vandemberg.
Questa volta quei tre avrebbero ricevuto una lezione: non solo
perché erano delle insignificanti matricole, non solo per la
loro unione, ma per lei.
I suoi cugini avrebbero potuto divertirsi quanto volevano con i due
marmocchi, ma la ragazza sarebbe stata un suo esclusivo diletto. Le
avrebbe insegnato la differenza tra un nessuno, un principino e uno
Stuart.
Guardò i suoi cugini e indicò loro con un cenno
di colpire i ragazzi, solo loro, la fanciulla era sua.
Un attimo dopo aveva la voce di lei nelle orecchie che urlava il nome
del suo presunto fratello. Nella mano ne stringeva polso, percependo
sotto le dita il battito pulsante del cuore.
Lord e il piccolo Vandemberg erano piegati in due, a terra, ricoperti
dal loro stesso sangue.
Con un gesto rabbioso le scostò i lunghi capelli di lato,
lasciando in vista la piega del suo collo e la mandibola.
Era forte la tentazione che provava di coprire quella candida pelle con
i propri baci, ma per quello avrebbe dovuto attendere dopo; anche se lo
allettava l’idea che la vista delle proprie attenzioni non
sarebbe stata certamente gradita al “fratellino”
che dimostrava una grande gelosia verso di lei.
No, rifletté, al momento era già abbastanza
disonorevole vedersi inermi e non in grado di difendere la loro amica.
Con la mano libera le percorse la linea del collo fino ad arrivare al
viso fermandoglielo per obbligarla a guardare davanti a sé i
suoi amici umiliati.
- Hai visto con quali buoni a nulla vai in giro? Adesso verrai con me,
con le tue gambe oppure sulla mia spalla. Tu non sei nessuno e dovrai
ubbidire a tutti i miei ordini, soprattutto... in camera da letto.
Parlò con voce fredda e calcolata.
Era certo di percepire la sua paura senza aver bisogno di guardarla,
quando le fece voltare la testa per incontrare i suoi occhi era
evidente l'odio che lei provava per lui. Il viso rigato di lacrime, e
quegli occhi blu che fino a poco prima erano sorridenti per i suoi
amici, adesso dimostravano solo odio ma nessuna paura.
A quella rivelazione il cuore cominciò a battergli forte,
come pronto a esplodere. Tutto il mondo divenne nero, mentre un urlo e
un forte vento lo colpivano.
Gabriel aprì gli occhi e comprese che questa volta non era
stata Sophia ad urlare, ma lui.
Sophia lo guardava con occhi tranquilli, illuminati dalla leggera luce
che filtrava dalle tende. Il corpo di lei vicino al proprio, il suo
profumo che gli riempiva i polmoni affannati.
Era stato solo un sogno, un ricordo distorto e confuso, di
“quel giorno” quando tutto era cominciato.
- Moen rois, era solo un sogno. - Sussurrò dolcemente,
mentre gli accarezzava la guancia per tranquillizzarlo.
Rimase in silenzio ancora per qualche momento, prima di avvicinarsi a
lei per baciarla possessivo. La strinse più saldamente al
suo corpo, per assicurarsi che quella fosse la realtà e non
l'incubo di poco prima.
Ricordava perfettamente quel giorno e i giorni a seguire. I sentimenti
contrastanti verso di lei e la verità che aveva cercato di
nascondere anche a se stesso.
- Fortunatamente sì, mia principessa. Ora dormi. - Si
staccò leggermente dalle sue labbra per rispondere e subito
dopo riprese a baciarla, più dolcemente questa volta per
farsi perdonare la prepotenza del bacio precedente.
- Gabriel, cosa stavi sognando?
Rimase in silenzio per qualche momento, cercando le parole giuste da
dire o valutando se fosse il caso di non risponderle affatto.
- Tu che mi odiavi.
- Ma io ti odio! - Rispose Sophia in tono giocoso, nascondendo il viso
contro il suo collo e cingendogli la vita con un braccio per diminuire
ancora di più la distanza tra i loro corpi.
- Non riesco più a ricordare come facevo ad odiarti o se
l’ho mai realmente fatto.- Aggiunse prima che lui potesse
risponderle.
- Spero di non fartelo mai ricordare. Ora dormi moen treseur, domani
una lunga battaglia per Altieres, ci attende.
Sorrise al pensiero dei giorni successivi. Mancavano due settimane a
Natale e Gareth Eldrige, il Duca della Chiave, aveva sancito che le Feriae
Matricularum si
svolgessero proprio in quel periodo; questo
a loro poco importava poiché terminati i festeggiamenti, se
tutto fosse andato secondo i loro piani, sarebbero partiti per Altieres.
Depose un bacio sulla testa della sua fidanzata e ascoltando il suo
respiro rilassato, scivolò nuovamente nel sonno.
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