Negata al mondo, negato dal mondo di icered jellyfish (/viewuser.php?uid=588706)
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Negata al mondo, negato dal mondo
C A P I T O L
O U n
i c o
“ Negata al
mondo, negato dal mondo
„
Macchie
oleose ricoprivano muri invisibili dove momenti di piacere erano prima
appesi a decorare una vita che si era convinto di condurre come se
nulla avrebbe più potuto cambiarla, come se avesse
finalmente trovato il suo posto tra i confini della sua esistenza.
Distrattamente, camminò per quella stanza circolare,
abbandonata, guardando senza meticolosità le pareti che
avevano fatto da casa anche a lui, ed ora, nulla sembrava
più avere la brillantezza e la solarità di un
tempo – sebbene tutto fosse rimasto indenne e identico a come
lo aveva lasciato il giorno prima.
Nulla era rimasto intriso di quell'incredibile magia che era sempre
stata in grado di farlo respirare come se non lo avesse fatto mai, di
quella fantastica capacità di fargli credere che niente al
mondo sarebbe valso più di anche solo un secondo passato in
quel luogo così opprimente ma che per lui rappresentava
più libertà della stessa aria che gli permetteva
di volare da un posto all'altro.
Quella, doveva essere primavera, ma tutto sembrava essersi seccato come
se il più violento degli autunni si fosse abbattuto d'un
tratto – senza dare possibilità di salvezza alcuna
–, rabbuiando ogni cosa, privandola della sua
capacità di esprimersi seppur inanimata, e quella lunga
– infinita, proprio come era sempre stata – chioma
fluente e incantevole era ancora lì, ad aspettare il suo
ritorno – perché lui tornava, sempre –
ma quelli che una volta erano preziosi fili tessuti con i raggi del
Sole, erano come appassiti, e sebbene trattenessero ancora la loro
lucentezza, avevano ormai perso l'oro di cui una volta erano fatti
– rodiandosi, imbrunendosi irreversibilmente – e
per un attimo sperò che non fossero gli stessi capelli che
era stato in grado di amare fin dal loro primo incontro ma, per quanto
irriconoscibili, non potevano mascherarsi a lui, nemmeno in quella
nuova colorazione.
Scemando i suoi passi, arrivò a fermarsi completamente
davanti a quel fiume ormai bruno, tagliato dal suo nucleo –
volutamente dimenticati a terra – e rimase per diversi minuti
ad osservarli con lo sguardo svuotato e al contempo pieno di ogni
ricordo ancora intatto nei suoi occhi forzatamente costretti in
un'espressione apatica – ma non sarebbe bastato conservarli,
poiché in lui sarebbe potuta continuare a vivere ogni
memoria di quegli infiniti diciotto anni passati lì dentro,
ma ciò che le aveva abitate, alimentate, non c'era
più, e adesso si sentiva esattamente come quella stanza;
piena di tutto ma svuotata del suo centro,
e tutte le reminiscenze di quei giorni passati a stare solamente in
silenzio, ora erano diventati rimpianti.
La finestra davanti alla quale stava era come sempre l'unica fonte di
illuminazione di quella camera fatta di sbarre invisibile per quella
bambina ormai cresciuta alla quale lui non aveva però mai
smesso di sentirsi legato, innamorandosene, una volta diventata
ragazza, e non potendo far altro che restarle accanto nella sua
completa trasparenza – inesistenza, invisibilità
– ma lei non c'era più, e quel luogo una volta
abitato dalla sua fonte di vita, sembrava ora un'immensa cantina
stracolma di oggetti da mettere in scatole da abbandonare tra la
polvere degli anni che avrebbero seguito da lì in avanti.
Immobile, come se fosse diventato di cera all'improvviso,
lasciò che il chiarore di quella prima mattina lo avvolgesse
e accarezzasse, delineando i suoi tratti induriti alla vista di quello
struggente furto emotivo – una doccia fredda –,
abbandonandosi al nulla che stava nutrendo i battiti del suo cuore,
facendoglieli percepire come insistenti martellate nel petto pronte a
spaccarlo a metà esattamente come la sua anima.
Nessun rumore osò interrompere il silenzio sovrano in quel
posto che gli appariva ormai come un buio cimitero, custode delle sue
felicità nascoste e ormai stracciate come un foglio di
brutta – e quasi si sentiva tagliare sotto i piedi dai cocci
del suo vaso pieno di tutte le strade che lo avevano condotto
lì, del suo vaso gelosamente custodito fino a che non gli
era inevitabilmente, prevedibilmente scivolato dalle mani.
Era tornato per scrupolo, per cercare e trovare risposte che gli
avrebbero fatto solo male e in fondo se lo aspettava che non
l’avrebbe ritrovata rinchiusa ancora in quella torre
– e, nonostante tutto, non riusciva ad odiare completamente Eugene Fitzherbert
per avergliela portata via, perché era stato in grado di
regalarle la vita che lui non le avrebbe mai donato, quella che,
più probabilmente, invisibile come sempre avrebbe solamente
potuto continuato a guardare.
Voltò lo sguardo verso il mobile ai piedi del quale lei
depositava sempre tutti i suoi colori, i suoi schizzi e sfoghi
artistici – e dove erano rimasti senza che nessuno avesse
avuto modo di metter mano per sistemarli, abbandonati come un
giocattolo rotto su cui nessuno sarebbe più tornato a
dedicarci attenzione, a cui nessuno si sarebbe mai più
interessato.
Lentamente, si incamminò verso quel mucchio di
creatività trascurato, chinandosi poi sopra una volta
arrivato a pochi centimetri di distanza e iniziando a giocherellare
distrattamente con i pennelli nel barattolino di terra cotta
– la loro punta era ancora dura e incrostata di colori mai
lavati via. Con la mano libera prese il blocco di fogli impilati
accanto senza ordine apparente e, staccandosi dagli strumenti con
l'altra, iniziò a sfogliarli lasciando che un risolo nostalgico si mescolasse con un respiro scappatogli con più forza dalle labbra; riusciva a riconoscere ognuno di
quei disegni, perché era presente anche lui mentre li
faceva, osservandola disegnare e facendole compagnia senza che lo
sapesse, apprezzando ognuna di quelle sue piccole creazioni e
apprezzando ancor più il tempo che trascorreva accanto a lei
– ammirandola, per la forza che dimostrava davanti
all'indifferenza del mondo nei suoi confronti, e avrebbe voluto anche
lui essere in grado di assimilare questa sua capacità di
vivere nel modo più esplosivo che avesse mai visto,
nonostante tutto. Lei
negata al mondo, lui negato dal mondo, erano
così simili nonostante il contesto opposto che, comunque,
riusciva ad accomunarli, e gli mancava tremendamente il suo volto spensierato e le piccole lentiggini che deliziosamente lo adornavano, troppo, così tanto che
decise che non l'avrebbe più cercata, non dopo
quell'ennesimo disegno passatogli sotto le dita. Rimase a guardarlo con
un amaro sorriso sul volto, consapevole che se solo l'avesse
rincontrata, probabilmente non lo avrebbe più guardato
attraverso come al solito – e non poteva permettersi il lusso
di provare una gioia simile, sebbene fosse quella su cui avesse
riversato le più forti speranze in tutti i suoi trecento
anni. Era finalmente riuscita a trovare qualcuno capace di arricchirla
di tutto quel che non avrebbe mai potuto darle e che le era
stato negato, e lui l'amava al punto che sarebbe stato capace di
accettare e sopportare, soprattutto, quella sconfitta che,
però, conteneva in sé una vittoria, e non
riuscì a fare a meno di farsi scappare una lacrima
accompagnata da un fil di voce di parole troppo ardenti e brucianti per
essere trattenute.
«Grazie, per esserti accorta di me».
Si rialzò in piedi, avvicinandosi ancora una volta – un'ultima volta – a quell'unica finestra che gli aveva sempre fatto da entrata, pronto a lanciarsi nuovamente nell'aria
che lo avrebbe trasportato il più lontano possibile da
lì, per
sempre, rivolgendo uno sguardo ancora ai colori
incollati sulle setole dei pennelli, allo stesso blu, bianco e nocciola che
avevano colorato il loro ultimo disegno, quello che non avrebbe
lasciato lì con tutti gli altri ma che avrebbe conservato
per sempre nella tasca della sua gelida felpa.
C
O N
T
I N U A
»
N O T E
A U T R I C E
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Angst. Angst, angst, angst e
ancora angst. Il mio quadernetto dove appunto le idee per le fiction
sta esplodendo di Jack
x Rapunzel e, questa, era quella che più
pulsava tra le pagine, così ho deciso di stenderla e
pubblicarla. x°
Come chi mi segue già sa, ho sempre trovato Rapunzel e Jack
estremamente compatibili e mi piace da morire pensare ad uno dei punti
fondamentali che avvalorano questa mia tesi, ossia che sono soli allo
stesso modo ma in contesti differenti, poiché lei
è negata al mondo
e lui negato dal mondo
– e ho voluto difatti citare questa frase anche all'interno
del testo, che è anche motivo del titolo stesso.
Mi piacciono, mi piacciono e mi piacciono! Non c'è nulla da
fare hahaha, e volevo proprio postarla una Jackunzel ora che
c'è un'esplosione di Jelsa
– basta, vi prego. t.t
Scemate a parte – figuriamoci se parlo sul serio riguardo le
Jelsa, ognuno è libero di scrivere su quel che vuole, ci
mancherebbe! I gusti son gusti :)) –, spero possiate aver
colto il centro
di cui ho parlato ad un certo punto – che è
ovviamente un riferimento al centro che viene citato ne Le cinque
leggende! Ci tenevo particolarmente ad inserirlo!
Altra cosa; naturalmente Jack potrebbe pensare qualsiasi cosa sulla
sparizione di Rapunzel dalla torre – presso la quale,
è chiaro, si reca frequentemente da quando lei era solo una
bambina – ma ho voluto sottointendere che sapesse di Eugene e
li avesse 'seguiti' per un po', il giorno prima, quel tanto che sarebbe
bastato per arrivare alla conclusione che la desolazione che ha trovato
nel ritornare in quella ormai a lui conosciuta stanza, è
dovuta al loro essere finiti assieme – Jack Holmes, insomma.
Hahaha.
Oh, per chi non lo avesse capito – ma spero proprio di
sì! – il disegno che Jack alla fine si porta con
sé, è un disegno in cui lui è
rappresentato e, sulla base di questo, possiamo anche considerare
questa one–shot un po' collegata all'altra che ho postato
poco tempo fa, ossia Lascialo andare –
ma non sono necessariamente in relazione, quindi è a libera
interpretazione.
Basta, basta ora. Non ho più nulla da dire se non che spero
vi sia piaciuta! Tornerò presto sui vostri schermi con il
capitolo 3 di Tè alla vaniglia
– raccolta che sto scrivendo
sui The big four ad Hogwarts – eeee, niente, con qualche
altra Jack x Rapunzel anche, si suppone.
Grazie per le letture e gli eventuali commenti! Non potranno che farmi
piacere e farmi felice!
Alla prossima,
©
a u t u m n
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