Ciao
a tutti sono tornata con una nuova storia.
Sarebbe
la continuazione della precedente storia che ho pubblicato: “La
piscina.”
Ricordate
Maurizio, il bambino che Ilenia ha portato con sé diciamo
nell'aldilà?
Ebbene
qui si parla di lui e del conto in sospeso che crede di avere col
fratello.
Spero
che vi piacerà anche questa storia.
Buona
lettura.
Un
bacio da Fly90.
1
Dietro la
nebbia che aveva attraversato insieme ad Elisabetta, Ilenia e Yuri,
Maurizio aveva trovato un nuovo mondo.
Era simile
all'altro eppure diverso.
Lì i
colori erano più forti, i profumi più inebrianti, la
serenità più tangibile.
Era come se in
quel mondo tutto fosse più forte e limpido rispetto all'altro
mondo, quello che aveva conosciuto prima di morire.
Si, perché
lui come gli altri che incontrava erano morti.
Ognuno per
cause diverse, ognuno con un età diversa, ognuno ne arrivava
da un posto diverso eppure una cosa li accomunava: erano tutti morti.
Spesso Maurizio
si divertiva a socializzare con altra gente e quando ci riusciva si
faceva raccontare com'erano morte.
Era un
passatempo assai triste per un bambino di sette anni eppure non c'era
molto altro di cui parlare in quel nuovo mondo come lo chiamava lui.
Così
amava sedersi ed ascoltare le varie tragedie di ognuno ma quando
osavano porgergli la stessa domanda in cambio otteneva solo silenzio.
A differenza
della gente lui non aveva ancora accettato il fatto di essere morto.
Con la mente
tornava a quel giorno, vedeva suo fratello Michele entrare nella loro
camera trafelato e mostrargli il fucile del padre.
Michele aveva
tredici anni ed era sempre stato affascinato dalle armi da fuoco.
Spesso aveva
pregato il padre di fargli provare almeno una delle innumerevoli armi
che il padre collezionava ma non ottenne mai il permesso.
Però
quel giorno il padre non era a casa e Michele aveva scoperto dove
nascondesse la chiave della fuciliera così aveva preso il
primo fucile sul quale aveva potuto mettere le mani ed era corso
nella camera che divideva con Maurizio.
“Hai
visto che l'ho preso? Guarda che bello!” Gli aveva detto con il
sorriso che si andava allargando sul volto.
Maurizio
l'aveva osservato a lungo meravigliato.
Col ditino
aveva percorso la lunga canna liscia facendosi sfuggire un risolino.
“Ti piace
eh?” Michele l'aveva allontanato di un poco e si era messo a
imitare il padre quando prendeva la mira facendo finta di sparare.
“Posso
giocarci pure io?” Aveva chiesto il piccolo tirando per il
braccio il fratello.
Ma Michele
sembrava non ascoltarlo perso com'era a divertirsi e immaginare
chissà quali prede.
Dapprima
Maurizio era rimasto bravo a guardarlo giocare aspettando con ansia
il proprio turno e sbuffando di tanto in tanto per ricordare la
propria presenza al fratello, poi spazientito aveva deciso di usare
le maniere forti.
Si era parato
davanti a quel ragazzino molto più alto di lui e aveva
afferrato la canna del fucile iniziando a tirarla verso il basso
nella speranza di avere la meglio.
“Smettila
di fare così che lo rompi!” Gli aveva gridato Michele
strattonandolo a sua volta.
Nessuno dei due
voleva lasciare l'oggetto all'altro così che si misero a
lottare tra loro sempre più irruenti.
Maurizio era
ancora piccolo mentre Michele era già un ragazzino ed era
facile che avesse la meglio ma non aveva fatto i conti con la tenacia
del fratello che non voleva assolutamente mollare la presa e
strattonava con tutte le sue forze urlando e piagnucolando per averla
vinta.
Fu un attimo,
un gesto fatto senza volerlo, una disattenzione, una tragica
casualità.
La mano di
Michele scivolò sul grilletto e partì un colpo.
Si sentì
un boato che scosse i vetri della stanza.
Michele rimase
impietrito mentre guardava il fratello con gli occhi sgranati mentre
un foro si disegnava al centro della fronte e la pallottola si
conficcava nel muro alle spalle di Maurizio.
In realtà
accadde tutto in un secondo ma a Michele parvero ore.
Vide tutto nei
minimi dettagli, gli occhi del fratello che lo guardavano quasi
accusatori ed il suo corpo a terra privo di vita.
Il silenzio
colpì le orecchie di Michele come il peggior rumore mai
sentito.
Si gettò
a terra e scosse Maurizio.
“Maurizio
non fare il cretino! Alzati! È tutta colpa tua, ti avevo detto
che l'avresti rotto così!” E lo scuoteva nella speranza
di vederlo respirare, di sentirlo piangere ma niente, non successe
nulla.
Il sangue
usciva dalla ferita copioso sporcando il tappeto azzurro che la madre
aveva comprato per
l'ambiente.
Ora era quasi
tutto rosso e zuppo.
Non si accorse
del tempo che passava finché i genitori non tornarono a casa e
trovarono i loro figli in un lago di sangue.
Il silenzio
venne rotto dalle urla e dai pianti della donna mentre il padre si
chiuse nel mutismo piangendo e dandosi la colpa per la morte del
bambino.
Michele restò
abbracciato al fratello finché qualcuno non lo trascinò
via a forza portandolo in un altra stanza lontano da quel cadavere
steso a terra che sembrava accusarlo.
Questo era
quello che Maurizio riusciva a ricordare con lucidità.
Erano cose che
gli tornavano alla mente a poco a poco col tempo, pensandoci.
I primi tempi
non ricordava nulla soltanto il boato e il dolore alla testa ma poi
erano arrivati gli altri ricordi a delucidare tutto di quella
giornata dove lui, a soli sette anni, era morto.
Ma non amava
raccontare la sua morte perché ogni volta che ci pensava
provava rabbia, una rabbia cieca verso suo fratello.
Era colpa sua
se ora era lì in quel mondo fatto di morte, lontano dalla sua
famiglia, solo.
Ma presto non
sarebbe più stato lo stesso per Michele.
Ci doveva
essere un modo per tornare indietro e lui l'avrebbe scoperto prima o
poi.
“Tornerò
da te.” Sussurrava
spesso come se potesse parlare direttamente col fratello, come se
vedesse chiaramente il viso di Michele davanti a sé.
E sarebbe
tornato per fargliela pagare ne era certo.
|