Rivelazioni
Erano passate diverse settimane da quando si era risvegliato
con Damian letteralmente avvinghiato contro. Quando aveva aperto gli
occhi si era subito accorto che qualcosa non andava. Ricordava di
essersi addormentato su un tetto, completamente vestito. Ed adesso si
trovava nel letto del redivivo più imprevedibile della
Vecchia Capitale, vestito, o per meglio dire quasi del tutto vestito,
con Damian che lo teneva stretto, facendolo aderire al suo corpo.
Quando poi si rese conto che Damian era letteralmente nudo, se non per
l'intimo, e che la morbida camicia che lui indossava era aperta,
favorendo l'incontro dei reciproci petti, avvampò, e le
guance si tinsero di un rosso acceso che sarebbe stato oggetto di
scherno da parte di chiunque.
Soprattutto, si accorse in un secondo
istante, di qualcosa che premeva contro il proprio bacino. Ci mise meno
di una frazione di secondo a rendersi conto che ciò che
premeva erano i sessi di entrambi. Era... eccitato?!
Il pensiero lo fece rabbrividire. Chi,
Julian Lord?! Attratto da... un vampiro?!
Scosse la testa con veemenza, tentando invano di voltarsi –
la forza dell'abbraccio era così elevata che in un altro
momento ne sarebbe stato spaventato –, ed infine si arrese;
ignorò la sensazione di calore che dalle guance fluiva al
basso ventre e viceversa, e richiuse gli occhi. Sì,
perché il viso pallido di Damian, i capelli scuri
scompigliati, le ciglia che carezzavano la pelle degli zigomi e le
labbra perfette del vampiro, in quel momento, gli sembravano tutto meno
che sconvenienti.
Eppure era Jordan, quello che era
attratto dai ragazzi... non lui. Oh,
che dramma. Non basta che Cain abbia raccontato del bacio preteso...
ora sono io a desiderarlo! - si ritrovò a
pensare, piuttosto sconvolto... ma anche stupito.
Che lui, Julian Lord... sì,
lui, Julian Lord, si stesse innamorando
di un vampiro. Roba
da pazzi! - pensò lo studente,
finché, con un leggero sorriso inconscio, si
addormentò di nuovo. L'alba era passata da poco, aveva
ancora tempo per dormire.
Quando poi si era risvegliato era tardo
pomeriggio. Ringraziò gli dei che fosse domenica, che
nessuno lo avrebbe cercato, e che la sorella fosse impegnata (quando
mai?) con il giovane Stuart, il membro musone della famiglia... ah
no... c'era pure Jerome.
Voltandosi nel letto, si
ritrovò a fissare gli occhi azzurri di Damian. E ci volle
meno di un secondo per farlo avvampare. Sentì la risata
divertita e vibrata del vampiro, e sbuffò leggermente.
«Bon après-midi,
mon cher» sussurrò infine il vampiro, ricevendo in
cambio un'occhiataccia da parte del ragazzo.
«Primo, ti odio. È
pomeriggio! Dovevo studiare!» iniziò a protestare
con voce assonnata Julian, fissando il redivivo negli occhi, ignorando
il formicolio che provava alla base della schiena e nelle mani,
riconoscendolo come desiderio di sfiorare la sua pelle «ed
infine non sono tuo.» finì per borbottare, poco
convinto e con decisamente poca voglia.
Damian sorrise con una punta di malizia
che, neanche a farlo apposta, fece rabbrividire Julian. Senza perdere
tempo, quindi, il vampiro lo tirò fuori dalle coperte, per
poi premersi sopra di lui, bloccandolo tra sé ed il
materasso.
«Qualcosa dice il
contrario...» gli sussurrò roco all'orecchio,
facendo rabbrividire ancora una volta, per poi gustarsi il suo gemito
sorpreso quando con la lingua lo lappò leggermente sul lobo.
«D-Damian, smetti»
mormorò con voce più ferma possibile Julian, e
cercò di allontanare il vampiro, o per lo meno ci
provò, nuovamente con scarso entusiasmo. Che gli stava succedendo?
«Sai che lo vuoi. Potrai
mentire quanto vuoi, ma il tuo corpo desidera il mio. Lo desidera, e tu
non accetti il voler desiderare me, petit garçon»
proseguì il vampiro, iniziando a sbottonare i pantaloni del
ragazzo con la mano destra, mentre si teneva sollevato senza sforzo
alcuno puntellandosi con la sinistra.
Julian si bloccò, interdetto.
Aveva ragione Damian, o cercava solo di convincerlo per ottenere
qualcosa che non era desiderato da entrambe le parti? Stava cercando di
ammaliarlo, o voleva realmente renderlo partecipe di qualcosa che anche
lui, realmente, cercava e desiderava? Dopotutto, nella sua camera al
Collegio, era stato proprio lui a prendere l'iniziativa e baciare il
vampiro. Batté gli occhi un paio di volte, prima di
rimettere a fuoco il viso serio di Damian, e nonostante la scintilla
maliziosa che ne animava gli occhi, tutto lasciava intendere che, se
non avesse voluto, non l'avrebbe forzato.
Non lo stava ammaliando. Stava solo dicendo la verità.
Lui, Julian Lord, desiderava
veramente il contatto con il corpo di Damian, desiderava come fuoco
le sue labbra sulla pelle, e necessitava
di sapere che andava oltre la pura attrazione fisica.
Si era innamorato di Caroline, in
passato, aveva sofferto per lei, ed era andato avanti. Non glielo aveva
mai detto, avendola vista impegnata con Justin, suo cugino di
chissà quale grado.
E poi, era arrivato Damian. Gli aveva
aperto altri scenari, dimostrandogli che non erano necessariamente
sbagliati. Aveva visto Jordan innamorarsi lentamente di Jerome.
Quindi, che male c'era se lui si stava
innamorando di Damian? Nessuno,
gli sussurrò una voce decisa nella mente, voce che riconobbe
come la propria. Batté ancora una volta le palpebre, e
sorrise a Damian. Il vampiro ricambiò il suo sorriso, e si
chinò sopra di lui, schiudendogli le labbra e baciandolo. Le
lingue si sfiorarono più e più volte, mentre le
dita del vampiro separarono del tutto i bottoni dei calzari dalle
asole, ed in men che non si dica, si ritrovarono entrambi nudi, premuti
l'uno contro l'altro sotto le coperte. Il tocco di Damian sul suo corpo
provocava a Julian scariche di adrenalina e di piacere che neanche
avrebbe mai potuto immaginare di provare, non così intense,
non così desiderate
con un uomo.
Un sorrisetto comparve sulle labbra di
Julian quando sentì Damian ansimare nel momento in cui
strinse le dita sulla sua virilità, e continuarono a
strusciarsi l'uno sull'altro per diversi minuti, finché
Damian non ribaltò le posizioni. Si sistemò sotto
Julian, lo strinse a sé. Farà male,
gli sussurrò all'orecchio. Il ragazzo non disse niente, si
limitò a mugolare un assenso, e si irrigidì
subito dopo quando Damian iniziò a prepararlo a
ciò che sarebbe successo di li a poco.
La bocca di Damian incrociò
gentilmente quella di Julian, ancora una volta, baciandolo lentamente
come a chiedergli scusa del dolore che a breve avrebbe provato.
E, difatti, urlò di dolore
quando il vampiro si fece strada dentro di lui. Non si rese conto di
altro se non della sua presenza dentro di sé, delle sue
braccia e dei suoi muscoli che lo stringevano contro il suo corpo
solido e marmoreo, finché, dopo quel che sembrarono ore ma
che forse furono semplicemente dieci minuti cedettero al piacere. Per
primo Damian, favorito dal suo ruolo in tutto ciò, e dopo
qualche minuto anche le membra di Julian furono scosse dall'orgasmo,
liberando il doloroso piacere che lo aveva scosso per tutto il tempo.
«Mi spiace»
sussurrò Damian al suo orecchio, e con le dita
portò via dalle guance di Julian poche lacrime che gli erano
uscite dagli occhi. Quando Julian se ne accorse rimase perplesso, non
aveva avuto la minima percezione di aver pianto. Il dolore era ancora
presente, forte, ma si sentiva... libero,
appagato.
«Non preoccuparti»
mormorò con voce rotta ed affannata, rilassandosi lentamente
sopra il suo corpo. Damian sorrise tra sé, e
circondò la vita di Julian con il braccio destro. La mano
sinistra andò ad intrecciarsi ai suoi capelli, scivolando
delicatamente tra le ciocche rossastre.
«Te l'ho detto che mi
deside-» non riuscì a finire la frase, che Julian
lo morse con prepotenza sulle labbra.
«Oh, sta' zitto, Assange. Non
la avrai vinta una prossima volta!» dopo le sue parole
calò il silenzio tra loro. Damian gli rivolse il sorriso
più malizioso che mai gli avesse rivolto, e Julian
diventò paonazzo. «N-non volevo dire assolutamente
nulla! Io...» la risata di Damian gli fece morire le parole
in gola, e poggiò le labbra sulla spalla del vampiro.
«A quanto pare sono diventato
davvero tuo, alla fine» borbottò con voce a
metà tra il divertito e l'imbarazzato.
«Oh, lo so, mon cher. Lo
sapevo fin da quando ti ho conosciuto. E me l'ha detto un uccellino che
sarebbe capitato.»
Julian alzò lo sguardo a
quelle parole, inarcando un sopracciglio. «La storia
dell'uccellino che canta è da bambini, Damian»
commentò Julian, ricevendo un sorriso divertito da parte di
Damian. Il redivivo chiamò qualcuno, Liliane, per la
precisione. Lo sguardo di Julian saettò inevitabilmente
verso l'ampio portone del rifugio... che logicamente rimase chiuso.
Probabilmente solo Damian al momento era l'unico a poterlo aprire.
Distolse quindi lo sguardo quando avverti una specie di rifrullo ed un
cigolio, rimanendo infine imbambolato quando un falco si
sistemò comodamente su un trespolo che, fino a quel momento,
aveva scambiato per un elemento decorativo della stanza, qualcosa a cui
appendere i vestiti.
«Tutte le storie sono vere,
petit garçon» sussurrò Damian
all'orecchio di Julian, tirandoglielo lievemente con i denti, per poi
sorridere divertito della sua espressione confusa. Non
spiegò niente, si limitò a dare al falco, anzi,
alla falconessa, l'ordine di zampettare sulla schiena coperta di
Julian. Con un battito di ali il rapace atterrò dolcemente
sulla coperta, e andò a becchettare gentilmente i capelli
rossi del ragazzo, per poi tornarsene nuovamente sul suo trespolo,
fissando i due ragazzi giacere nel letto.
«Che... cosa?»
riuscì infine a dire Julian, sorpreso da ciò che
aveva visto. Damian gli scoccò un sonoro bacio sulla
guancia, riprendendo a carezzarlo tra i capelli.
«Oltre ad essere mentalmente
instabili, i vampiri di stirpe Lancaster riescono a comunicare con gli
animali, piccolo Ju» gli spiegò, pizzicandolo su
un gluteo, prima di spingerlo nuovamente sotto di sé, mentre
la falconessa usciva di nuovo da un'apertura nel soffitto.
«Peccato tu sia umano,
Lord...» mormorò di nuovo il vampiro al suo
orecchio, scivolando infine a baciarlo lentamente sul collo.
«Sei più
desiderabile di quanto ami ammettere...»
Fissava gli sguardi stupefatti ed un po'
sconvolti di Jordan e Sophia. A dire il vero Jordan era più
divertito, mentre a Sophia pareva fosse paralizzata la mascella.
«Tu... e Damian... state... tu
sei... il suo... ragazzo?» formulò a fatica la
sorella adottiva del ragazzo, per quella che era circa la quinta volta.
Julian abbassò ancora una volta lo sguardo, annuendo.
Dopo un mese da quella notte, aveva
trovato il coraggio – e la voglia – di mettere al
corrente le due persone che aveva più care.
«Com'è
stato?» domandò Jordan, più per il
gusto di imbarazzare Julian che per reale interesse. Il ragazzo gli
scoccò un'occhiataccia, ed il Principe ridacchiò,
ricevendo in cambio una seconda occhiata omicida della sorella.
«Da quando sei gay?»
chiese infine Sophia, stranita. Non che non fosse abituata a parenti
omosessuali. Non era una novità che alla Reggenza si
avvertissero le grida ed i gemiti di Adrian e Cain nel bel mezzo della
notte. E subito dopo la voce di Ashton che minacciava loro di buttarli
fuori a calci, chiedendo gentilmente
loro di fare almeno più piano.
«Non sono gay! Ho... ehm...
avuto... ragazze» aggiunse, facendo spalancare ancor di
più la bocca a Sophia.
«E non me l'hai detto?!»
quasi urlò, e Julian alzò le mani in segno di
resa, mentre Jordan, li accanto, era vicino al rotolarsi sul letto
dalle risate che tentava di trattenere.
«Io non voglio sapere i
dettagli della tua vita sessuale, io non voglio dirti i miei»
rispose, alzando un sopracciglio, prima di tirare un buffetto in testa
alla sorella, che infine sorrise.
«Ne sei sicuro?» gli
chiese infine, più serena. Julian annuì, dopo
qualche secondo.
«Sì... devo solo
abituarmi alla presenza assillante di Damian. Anzi... esci
fuori» disse infine il ragazzo. Se ne era accorto circa
cinque minuti prima, quando il gatto obeso che aveva regalato a Sophia
per Natale si era messo stranamente a cuccia, fissando intensamente la
finestra.
E, difatti, dopo circa un'istante, la
finestra venne spalancata, e Damian si palesò agli occhi dei
tre ragazzi. Sì guardò attorno, valutando quanto
pregiata fosse la mobilia della camera di Sophia, logicamente scelta da
Adrian.
«Bonsoir, petit prince, petit
princess... mon cher» disse, salutando Jordan e Sophia, ed
infine rivolgendo uno sguardo languido e malizioso a Julian, che
arrossì e distolse lo sguardo.
Con nonchalance il vampiro si
sistemò comodamente sulle gambe di Julian, allungando le
gambe e poggiandole in grembo a Sophia e Jordan, favorito dalle
posizioni dei tre ragazzi, disposti a triangolo con le rispettive sedie.
«Parlavate di me, per
caso?» domandò con un sorriso smagliante, i canini
che scintillarono nella luce della stanza. Il gatto si mosse, la pancia
ondeggiante, per poi salire in grembo a Jordan.
«Oh, il gatto si è
innamorato di te, petit Vandemberg... gli ho detto che hai un certo
fetish per gli animali pelosi e grassi» disse seraficamente
il vampiro, mentre Jordan e Sophia si guardarono confusi, per poi
volgere entrambi lo sguardo su Julian, chiedendo spiegazioni. Il
mentalmente instabile non poteva essere così tanto
instabile.
«I Lancaster sanno comunicare
con gli animali» disse con tono neutro Julian, prima di
mugolare per i canini di Damian sulla guancia.
«Ah» fu la risposta
di entrambi i suoi amici, e Damian fece scorrere divertito lo
sguardo dal ragazzo alla ragazza, prima di riportarlo sul suo compagno.
«Non hai decantato la mia
possente viril-» non terminò la frase, che
capitombolò giù, dato che Julian
scivolò via dalla sedia, e gli fece battere la schiena a
terra. Il vampiro sghignazzò divertito, per poi osservarlo
malizioso quando il ragazzo gli premette un piede sul petto.
«Giuro ti ficco un paletto nel
cuore!» gli disse, rossissimo in viso, mentre sia Jordan che
Sophia, adesso, se la ridevano.
«A voi invece vi
ignorerò per una settimana!» disse, esasperato,
allontanandosi da Damian, che tornò in piedi in un battito
di ciglia, e lo sollevò di peso, baciandolo sulle labbra,
ricevendo in cambio un fischio ammirato di Jordan.
«Certe volte vorrei che pure
Jerome fosse così affettuoso» disse il principe
con tono affranto, prima di proseguire. «e non solo sotto le
coperte»
A quelle parole Sophia balzò
in piedi, attirando l'attenzione di tutti e tre i ragazzi presenti
nella stanza, mentre il gatto scivolò giù dalle
gambe di Jordan, offeso probabilmente dell'aver sentito il nome del
giovane soldato, amante e partner del principe.
«Avete intenzione di
raccontarmi tutte le vostre pratiche sessuali, voi tre?!»
domandò stizzita, prima di scuotere la testa.
«Voi maschi, tutti
uguali!» disse, e sia Julian che Jordan si scambiarono
un'occhiata complice. Gli impliciti riferimenti di Gabriel sulla
relazione con Sophia, in effetti, non erano poi così rari.
«Sei veramente
insopportabile!» mugolò Julian, scontroso e
lievemente irritato, la feluca calata sul viso per celarsi agli sguardi
dei passanti. Damian aveva optato per il trasportarlo fino al Collegio
non come sempre, saltando da un tetto all'altro. Aveva preferito
camminare con nonchalance per le strade cittadine, ignorando le risate
divertite ed alcune battute che ragazzi e ragazze gli rivolgevano al
loro passaggio.
Qualcuno aveva riconosciuto, difatti, la
figura di Julian. Altri ancora ignoravano chi fosse il ragazzo, ma
conoscevano perfettamente Damian, se non di persona, di fama.
«Cosa vuoi fare, piccolo
Julian?» gli chiese il vampiro, ignorando la sua lamentela,
prima di svoltare in un vicolo e balzare sul tetto di fronte a loro,
circa sette metri più in alto.
«Voglio andare a dormire. Da solo»
sottolineò con la voce e con una mano, premendola deciso
sull'ampio petto del redivivo. Damian rise, sfilandogli la feluca ed
indossandola. Ricambiò lo sguardo di Julian, e gli sorrise,
poggiando una mano sul suo viso mentre lo teneva sollevato senza batter
ciglio con il braccio destro.
«Non se ne parla, mon cher.
Saresti stato mio, e come ti ho detto, da Damian Assange, il vampiro
più mentalmente instabile della Capitale, non si
scappa»
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