Rincorrersi
[When she
walks away]
Sei
bambina, nel campo di fiori.
Sorridi un
po’, ma non troppo, come ti pare grazioso per una bimba della
tua età.
Sorridi
per minuti interi, mentre cogli un grazioso mazzolino di fiordalisi per
decorarti la testa e piacere a Sasuke, che non ti guarda da quel mese
crudele
in cui ti ha vista inciampare e ruzzolare nell’erba.
Stai
sorridendo e lui salta tra gli amati steli e lo interrompi, con una
smorfia
sconvolta.
Li ha calpestati, distrutti in tanti piccoli pezzi.
“Perché
l’hai fatto?” urli scompostamente, e lui, mentre si
volta, ti sorride, un po’
triste, un po’ compassionevole.
Sasuke non ti guarda da due mesi anche se siete vicini di banco
all’accademia,
e lui sa bene questo e sa che ci tieni.
Anche se
non lo conosci, lui conosce i tuoi occhi luminosi che pensano sempre a
lui e le
tue labbra piccine che solo il suo nome sanno pronunciare.
“Per
te.”
Pensi che
lo abbia fatto perché ti odia, così lo odi anche
tu.
Smodatamente,
gli rivolgi uno sguardo sdegnoso, mentre tiri dritto e vai via.
-
Sei una
ragazzina e ti senti infelice.
Hai la fronte larga, un fisico trasparente e sei in squadra con un
elemento
detestabile come Naruto.
Un po’ lo odi, perché senti che più
tempo passi con lui e meno ragguardevole
appari agli occhi di Sasuke. Come se ti contaminasse con una strana
malattia.
E un
po’
pensi che non è poi tanto male, se sa tenerti testa
così bene quando lo accusi
senza motivo.
Quando gli recrimini di essere troppo vero e sincero in questo tuo
piccolo
mondo in cui la verità fa troppo male.
Un giorno
lo incontri per strada.
Sei andata a fare la spesa e lui non ha ancora mangiato.
Ti saluta, goliardicamente.
Fai un educato cenno del capo e cerchi di tirar dritto ed evitarlo,
così Naruto
ti parla quando può vederti solo di profilo, già
ad un passo via da lui.
“Vai via anche oggi?”
Non ti senti arrossire solo perché lui è Naruto
ed è una persona sciocca che fa
domande inutili.
“Che domande sceme, vado sempre via dopo gli allenamenti!
Devo tornare a casa.”
“Sì, lo so. E’ così ogni
giorno.”
Vai sempre via, effettivamente.
Chissà
cosa c’è, in lui, che ti spaventa tanto.
Quale verità troppo grande per essere rivelata ed accettata.
Forse non lo saprai mai.
Visto che neanche ci tieni, a saperlo, senza troppi indugi ma solo una
breve
pausa corri via.
-
Sei una giovane donna e il mondo ti fa paura.
Il mondo ti ha portato via Sasuke, scuse
scuse scuse, e ti ha piantata a Konoha con lui.
Non hai scelto il tuo destino, stringi le mani sulle ginocchia ed
ignori i
pensieri di Naruto, giorno dopo giorno.
Sai solo
che mentre tu ti stringi nelle spalle, lui stringe i denti e stilla
sangue da
qualche parte, in missione.
Buffo, vero, Sakura? Che abbia tradito la tua fiducia così
tante volte, ma che
tu ora sia così pronta a perdonare.
Forse arriverà il giorno in cui sarai stanca di tentare, e
sarai tu a tentare
per Naruto, che tanto si strema e dissangua per te, solo
per te, quando il vostro Sasuke non è
più lo stesso ed è mai
un inconfondibile dato di fatto.
Niente più sorrisi sprezzanti, niente più assurde
paranoie, gioia inaudita per
una sola parola a te rivolta.
Che assurdità. Che
assurdità.
Quasi lo temi, un po’, il momento in cui Sasuke
sarà diventato una di
quelle cose per cui provare solo un’immotivata nostalgia.
Temi il momento in cui ti sarai abituata alla sua assenza
così tanto da
smettere di cercarlo.
E ora, ora che
momento è? E’ il
momento di cercarlo, come sempre?
Chissà,
chissà.
Sei proprio sicura di volerlo sapere, Sakura?
Quello scorrere inesorabile del tempo, sempre uguale, tu un
po’ lo temi.
Perché ti fa bene questa quotidianità immutabile,
ma ti fa male guardare Naruto
negli occhi.
Brillano. Sempre.
Naruto non ha altri sogni se non quello di riportare Sasuke a casa.
Naruto non può vivere serenamente senza esserci riuscito.
E tu, povera sciocca, ti ritrovi a desiderare disperatamente che viva. E basta.
Apre la porta, non lo segui con lo sguardo.
Sai che sarà lui a trovarti, senza bisogno di parole.
Abiti lì, certo. Non è difficile.
Te ne stai seduta a rimuginare ogni ora che trascorri a casa.
Questo
è
già meno scontato, ma lui lo sa.
E’ normale, certo.
Pare che tu abbia forze solo per allontanarti ad lui, che è
quello che fai ogni
volta.
Si sentono, gli scricchiolii delle tue ossa intorpidite quando ti
rialzi per
uscire.
Li sente.
“Sono tornato dalla missione.” Per
riportarlo indietro.
“Vedo.” Com’è
andata?
“E’ andato tutto bene.” Male
in una
maniera drammatica.
“Lo so.” Sei qui da solo.
“Ti sono mancato?”
Che dramma, ormai mi manchi,
effettivamente.
“Può darsi.”
“Questo è un colpo basso, Sakura-chan.”
“E
quella
era una domanda retorica, Naruto-kun. Certo che non
mi sei mancato.”
Quanto
è
poco credibile, lo sai bene.
Non attacca più come prima. Tono di voce sbagliato, mimica
facciale troppo
coinvolta, mani nervose.
Non attacca. Neanche lui è più in grado di
crederti, e questo dovrebbe darti
un’idea della gravità della cosa.
Sei
diventata scontata, di una banalità sorprendente.
Prevedibile come non lo eri mai stata, forse finanche noiosa.
“Ho capito.” sussurra lui, mentre pacatamente si
nasconde dietro ad uno dei
suoi soliti sorrisi.
Li trovi snervanti, di recente, i suoi.
Sapresti essere più vera di lui, proprio tu.
Così falsi una risatina insensata per smuovere lievemente
l’atmosfera e ti alzi
pian piano in piedi.
Esci con lui dalla stanza e chiudi la porta di casa, dopo aver salutato
tua
madre.
“Ti
vedo
un po’ stanca, oggi.” sussurra lui, mani dietro la
nuca mentre passeggiate.
“Ti vedo a pezzi, sempre.” sussurri tu, senza
ascoltarti.
“Allora mi guardavi, dopotutto. In questi giorni credevo te
ne stessi sempre lì
a fissarti le mani.”
“Come
potevo non vederti?” ti alteri un poco, e le tue guance si
colorano lievemente
“Sei sempre lì. Non sai fare altro che passarmi
davanti e venire a trovarmi e
andare in missione! Certo che ti vedo!”
“Ho passato gli ultimi anni a domandarmi se, guardandomi, tu
mi vedessi, sai.
Non era troppo importante, ma è bello saperlo.”
“Ma diavolo, piantala di essere così buono,
così…impossibile!
Mi hai stancata, stancata!”
Lo mortifichi ogni giorno di più nel tempo di pronunciare
appena tre parole.
Quanto potere risiede nelle tue labbra frantumate dal vento.
L’aria
che
ti passa per i polmoni per lui è sacra.
Così, distrattamente, senti la rabbia aggredirti.
Alterni sempre momenti in cui vorresti farlo a pezzi a momenti in cui
vorresti
ricomporli, quei pezzi.
Non sopporti, quando arriva, l’istante in cui senti che vuole
ribadire qualcosa
e già non vuoi ascoltarlo.
Vederlo va bene, ma ascoltarlo è un’altra cosa.
Così fai ancora per andartene, ribelle al destino, ribelle
alla realtà.
E lui ti prende il braccio, in una maniera delicatissima e gentile che
mantiene
le decorose distanze che non vorresti mai lui superasse e nel contempo
crea
continuità tra il suo corpo e il tuo.
Crea un legame, di quelli che Sasuke ha tanto rifuggito. Voi due,
invece, non
sapete proprio farne a meno, dopotutto.
“Se pensi che io reciti, io penso che sia tu, a recitare. Sai
che non ne sono
in grado, e che se penso a te è perché ti voglio
bene. O almeno, la vera Sakura
lo sa.”
Chi sei?
Non sei più il suo caro ricordo infantile?
“Forse sono cambiata, allora. Era inevitabile, no?”
“Sì, era inevitabile. Che tu volessi
così disperatamente proteggermi da
qualcosa.”
Cosa sono
quegli occhi? Quegli
occhi dipinti di azzurro, come biglie di vetro? Dovrei cavarteli. Non
voglio
vederli!
“E
quel qualcosa
non è Sasuke, eh? Sei tu, ora, quello che temi. Piantala con
le tue storie di
fantasmi e torna qui, Sakura. Mi piace che tu sia qui e che tu sia
felice. Mi
piace che tu viva come te stessa,
Sakura-chan. Mi piace da impazzire.”
Buffo, ti dici. Una volta tanto
pensate la stessa cosa.
Vi piacciono le persone vive.
E Sasuke-kun, non è forse morto, da
quando se n’è andato?
“E’ sempre stata questa la tua rovina,
idiota:io.”, mormori senza
trattenere l’amarezza che ormai ti scorre nelle vene, e il
tuo saluto, mentre
scivoli via dalla sua presa, non è un addio.
-
Sei una donna e ti sei stancata di aspettare.
E lui lo
sente, nell’aria, quel rancore di cui non sai sbarazzarti e
che ti perseguita
tanto.
“Vado
a fare due passi, torno
presto.”
Forse odi
soprattutto il suo amore per quanto di te ci sia di detestabile.
Forse odi,
più che lui, il tuo amore per Sasuke.
E quello diventa man mano un sentimento così dannoso da
rendere di gran lunga
preferibile la corte spietata ma mai invadente di Naruto.
Chini il
capo così, disperatamente, mentre lui incastra la testa
nell’incavo del tuo
collo e ti manca l’aria.
Quanto
è
sciocco, quanto è assurdo.
“Non posso sapere se torni.”
“Ma è ridicolo.”
“Sembri
odiarmi
così tanto, ogni volta, che non so mai se tornerai o te ne
andrai come lui,
senza una parola. Quando ti allontani…quando mi
allontani.”
Ha bisogno
di prove. Beh, era un momento che prima o poi doveva arrivare.
“Tornerò.
Perché so che mi stai aspettando. Perché so che
hai vissuto per anni ad
aspettare me, mentre io aspettavo lui.”
“E poi?”
“Tornerò perché so che qui sono al
sicuro e che mi proteggerai sempre, in
qualche modo.”
“Tornerò anche se forse non saprò mai
prevedere la verità dietro i tuoi occhi,
e questo mi fa paura. Nemmeno so cosa vedi, tu, quando mi
guardi.”
“Allora tornerai anche per saperlo.”, dice, e ti
stringe dolcemente, così
dolcemente da farti sentire male.
Lievemente,
ti liberi e fuggi ancora; lentamente, ti approssimi alla finestra e la
apri.
Prendi una sorsata di aria fresca. Il cielo è limpido e ti
senti bene.
I tuoi
passi sono grevi, probabilmente di recente hai preso un paio di chili.
Lo senti,
quanto si siano arrotondati i tuoi fianchi.
Quasi ti paiono più profonde anche le tue orme.
E’
strano,
veramente strano, ma la cosa non ti turba minimamente.
Anche se sei sicuramente meno attraente (E d’altronde, quanto
varrebbe agli
occhi di Sasuke una ragazza dal corpo sgraziato?), non ti senti male,
non senti
proprio nulla.
Ti senti leggera.
Senti l’aria dentro i polmoni; arriva alla gola con una
semplicità inaudita.
Ti senti felice, meravigliosa.
Ti chiedi se sia questo il significato della parola
“vivere”.
Questa recita ha retto a sufficienza da permetterti di diventare forte,
ed ora
ne prendi coscienza.
Vuoi che finisca.
Vuoi dettare le tue regole, vuoi un futuro.
Vuoi la tua libertà e la tua vita.
Resterai con Naruto, perché lui non abbia più
altro da cercare, e possa trovare
pace.
Resterai,
perché vorrai essere la sua felicità.
Perché
qualche
volta, tu provi a dimenticare.
E quando
scopri di non essere pronta a farlo, desideri semplicemente che lui lo
faccia
al posto tuo.
Gli
offrirai, nel tuo petto, il sonno dei vinti.
Il problema è sempre stato, lo sai, che i vinti prima o poi
trovano la pace, al
contrario degli eroi (come lui).
Gli offri un’eventualità che scarterà a
priori, perché lui è un eroe sempre,
quando perde e quando vince.
Gli offri un sogno infranto e già affondato
nell’accidiosa polvere della gloria
perduta.
Naruto, di
sogni, ne vive.
E starà solo a lui decidere se sarai sufficiente ad
alimentarlo per sempre. Ad
essere il suo sogno.
Perché il suo sì (“Sì, ti amo”, “Sì, lo
voglio”, “Sì, andrà tutto
bene”), sarà la fine di Sasuke.
E, probabilmente, sono anni ed anni che vuoi che finisca
e ti ritrovi assai affamata di vita.
Naruto è, certamente, vivo.
E quando ci pensi, come sempre sul punto di andare via, sai che hai
finalmente
trovato la forza di restare lì. Perché ora andare
via significa tornare da lui.
-
Nota: I fiordalisi
raccolti da Sakura nella
prima parte della fan-fiction li ho scelti per il loro significato
particolare.
Rappresentano la purezza dei sentimenti, il primo amore ed anche quello
più
importante che una persona abbia mai vissuto.
Quindi mi è parso significativo, per quanto poco abbia
accennato a Sasuke,
dargli una discreta importanza nella vita di Sakura almeno attraverso i
fiori
che raccoglie.
Citata pari
pari dalle note inviate alle giudicesse <3, e un grazie infinito
a loro e a chiunque
commenterà!
Più
un
certo bel grazie a Onda, perché…oh, lei lo sa XD.
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