Era
una delle verità della vita: Rin Okumura cucinava
divinamente.
L’altra
verità era che spesso, quando raggiungeva l’apice
dell’estasi creativa, amava canticchiare (o parlare da solo
facendo delle sparate assurde). Era come se entrasse in trance o in un
mondo tutto suo. Glielo aveva fatto notare, Ryuji, e quello gli aveva
risposto imbarazzato che era un vizio che si portava sulle spalle da
piccolo, quando fingeva di avere amici con cui parlare e a cui
insegnare qualcosa. Diceva che cucinare era ciò che gli
riusciva meglio. Ed era vero.
Cantare
no però. O, almeno, era il suo gusto musicale a fare davvero
schifo, a essere imbarazzante da morire. Gli aveva semplicemente
domandato cosa stesse preparando, perché sentiva un
profumino di pane da far venire l’acquolina in bocca ai morti
e quello gli aveva risposto canticchiando:
-Grissin
Bon, grissin Bon!- e l’aveva guardato, sissignore, si era
proprio voltato a guardarlo con quel suo sorrisetto malefico e
provocatorio!
-Ti
ho chiesto che cosa stavi preparando, non di pensare uno spot per quei
cosi striminziti!- esclamò lui, indicando il vassoio ricolmo
di grissini pronti a essere infornati.
-Quanto
sei suscettibile, principessa Suguro. E io che li ho fatti pensando a
te… -
Ancora
quella faccia maliziosa!!
-Principessa
a chi?! E a cosa hai pensato?! Grrr io ti- Rin lo interruppe subito,
canticchiando nuovamente -Grissin Bon, grissin Bon, stuzzica
l’appetito e la fantasia!-
E
Bon tacque, troppo turbato e imbarazzato per osare ribattere.
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