Middle Night
.Notte Fonda
Sembrava strano che in quella casa ci fosse, a volte, anche quel
silenzio. D’altra parte non avrebbe dovuto stupirsi se,
almeno di notte, regnava finalmente un po’ di pace.
Sbirciò con la coda dell’occhio il ragazzo che da
solo occupava circa metà del letto; per fortuna quando
l’avevano comprato aveva insistito tanto per prendere il
più spazioso.
Sì, quella tranquillità era innaturale. Ma anche
Lavi doveva dormire, ogni tanto.
Avrebbe potuto sorridere, a quel pensiero.
Invece le sue labbra rimasero immobili, perfette, senza espressione.
Così come gli occhi argentati, distratti, fissi su un punto
senza vederlo.
Distingueva solo una tenue luce azzurrina, che in qualche modo, e per
chissà quale motivo, cercava di farlo stare bene.
Ogni tanto l’immagine si sfocava e diventava indistinta, poi
tornava, tremando leggermente.
L’unico suono era quello del suo respiro, un po’
spezzato e irregolare.
Strinse le gambe al petto, rendendosi conto che non si sarebbe
riaddormentato nemmeno se avesse voluto. In un certo senso gli sembrava
troppo tardi.
Così restava ad ascoltare quel silenzio pieno di pensieri,
allo stesso tempo vuoto e fastidioso.
Finché non fu spezzato da un leggero fruscio. Un piccolo
scatto per la sorpresa, e poi rimase immobile aspettando che succedese
qualcosa.
Niente.
Niente, ne altri suoni, ne una voce. Cominciò a rilassarsi,
pensando che non aveva motivo di agitarsi per ogni insignificante
rumorino. In fondo, era normale se due ragazzi addormentati in un letto
ogni tanto si muovevano, e producevano quel fruscio che
l’aveva quasi spaventato.
Perciò, non doveva preoccuparsi nemmeno di quel sospiro che,
dopotutto, poteva anche essere solo frutto della sua immaginazione.
-Che stai facendo…?- gli domandò, quasi
a fatica, più addormentato che sveglio, riuscendo appena ad
aprire gli occhi.
Riconobbe la voce del giapponese e girò appena la testa,
giusto per fargli capire che l’aveva sentito e non per
guardarlo.
Anzi ringraziò, per una volta, i capelli bianchi abbastanza
lunghi da nascondergli il volto.
Portò una mano al viso, strisciando il polsino della manica
sulle guance.
-Non…- si interruppe prima di rispondere
malamente, riprendendo solo quando fu sicuro che la sua voce non
tremasse. –Niente…-
Di nuovo silenzio. Per un folle momento arrivò a pensare che
si fosse già riaddormentato.
Poi sentì una ciocca di capelli stretta da una mano e tirata
verso il basso. Gli sfuggì un’esclamazione
sorpresa e risentita, che riuscì a coprire quasi subito
mettendo una mano davanti alla bocca, mentre cadeva
all’indietro.
-Ma sei imp…- cominciò a gridare, senza
riflettere, prima che la mano di Kanda sostituisse la sua sulla sua
bocca.
-Non urlare, stupido- sussurrò poco gentilmente.
Si voltò preoccupato dalla parte opposta, dove Lavi dormiva
ancora tranquillamente e senza dare segno di averli sentiti si
girò su un fianco.
Anche Allen cercò di sbirciare oltre la spalla di Kanda, ma
non poteva perché il braccio dell’altro lo
tratteneva. Aspettò ancora qualche secondo, stretto contro
il giapponese, prima di spostare la mano in modo che allentasse la
presa su di lui e si potesse alzare un po’.
Si sporse leggermente verso il rosso, controllando di persona che
stesse ancora dormendo, e sospirò rassicurato. Kanda lo
fissò alzando un sopracciglio infastidito, tuttavia senza
dire nulla.
Poi Allen si riabbassò, sistemandosi di nuovo contro la
spalla dell’altro.
L’inglese lo guardò solo un istante prima di
allontanare lo sguardo con aria indifferente, dimostrandogli che non
importava se era d’accordo o meno con quella posizione.
-Cosa stai…?- cominciò Kanda,
interrotto dal più piccolo.
Lo colpì con un debolissimo pugno sul petto, nascondendo il
viso contro la sua spalla.
-Zitto e dormi, bakanda…-
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