Babylon's Night
Babylon’s night
Ho
adorato Babilonia dalla prima volta in cui vi sono entrato in trionfo; coperto
di oro e gloria; per me è casa quasi quanto Pella.
Ma
se di Pella adoravo le giornate, assolate e calde, di Babilonia adoro le notti:
i suoi profumi forti, i suoi suoni misteriosi che giungono ovattati qui, sulla
terrazza della camera.
-
Questa notte le stelle sono splendide -
Il
fruscio della seta accompagna il tuo sussurro affascinato, ed io ti ritrovo al
mio fianco, come all’inizio….come sempre; ad una distanza così minima che
riesco a sentire il tuo calore non trattenuto dal tessuto troppo leggero.
-
Si, credo di si -
Non
lo so, Efestione, perché i miei occhi non le guardano in realtà; le vedo ma non
le guardo minimamente.
Ti
insinui tra le mie braccia per cercare protezione dal vento freddo del deserto
che gioca con i tuoi capelli: ne disegna le onde, ne esalta il profumo
speziato, un po’dolce, ed io sono troppo debole questa sera per non lasciarmi
stregare.
Ti
stringo più forte, affondando il viso tra quei capelli morbidi: sorreggendoti
per essere sorretto.
-
Cos’è che preoccupa tanto il mio re? -
È
un sussurro leggero che alle mie orecchie arriva mescolato al suono dei sistri
e al sibilo della seta sedotta dal vento.
-
Non sono il tuo re, Tion - ti sussurro all’orecchio chiudendo gli occhi per
godermi ogni brivido della tua schiena - Per te sono solo Alessandro, nulla di
più -
Con
te sono solo un’ uomo prostrato ai piedi del suo dio.
È
un’ammissione così vergognosa che non avrò mai il coraggio di pronunciarla ad
alta voce, ma che so essere più vera del mio corpo. Ed anche tu lo sai.
Sospiri
leggero mentre ti giri nell’abbraccio e poggi le mani sulle mie spalle,
affondando i tuoi occhi nei miei.
I
tuoi occhi, Tion, sono la meraviglia più bella del mondo: unici e perfetti.
-
Allora, cos’è che preoccupa tanto il mio Alessandro? -
Sorridi,
mentre domandi nuovamente, ma la preoccupazione non abbandona mai il tuo
sguardo.
Sollevo
la sguardo alle stelle, così immense e distanti, e cerco di mettere in fila i
pensieri confusi della mia testa per darti una risposta.
-
Quanto durerà? - è una domanda fatta più a me stesso che a te, forse, però, mi
aiuterà sentire parole concrete.
-
Che cosa? -
-
Tutto questo: io, il mio mondo. Fino a quando sarò re delle mie Alessandrie?
Fino a quando si sentirà il mio nome tra le genti? Fino a quan-
-
Shh…- mi fermi, posando due dita fresche sulle mie labbra -…smettila Alè.
Perché ti tormenti così?. Tu esisterai sempre, il Grande Alessandro esisterà sempre, perché tu riesci ad entrare
nel cuore degli uomini e non si può dimenticare ciò che si ha nel cuore!-
È
di te che stai parlando, Efestione? È del tuo cuore che parli, vero?
-
Ma il cuore degli uomini si corrompe facilmente - ribatto io, accarezzandoti le
dita con ogni parola ma poi tu le sposti seguendo la linea della mascella e
fermandoti sul mento.
-
Si…- dici sorridendo -…ma non per gli eroi: gli eroi non si dimenticano - ti
sporgi un attimo a sfiorarmi le labbra - Come tu e il mondo non dimenticherete
mai Achille, così nemmeno Alessandro sarà dimenticato-
Insinuo
una mano tra i tuoi capelli, appoggiandola alla nuca, e ti spingo verso di me
per pretendere un bacio che io inizio furioso e che tu finisci lento: che è
nostro.
Non
abbiamo mai chiesto tra di noi: sempre preteso, ordinato, rubato; ma non c’era
bisogno di chiedere perché era tutto certo.
-
Buona notte, Alessandro - sussurri sorridendo quando ti lascio allontanare.
Ti
dirigi verso l’interno della stanza per uscire, ma ti blocco ancor prima del
quarto passo contro lo stipite dell’arco e il tessuto della tenda attenua solo
leggermente l’urto delle tue spalle.
Ti
lasci fermare, ti lasci bloccare e aspetti; aspetti che io chieda, perché sai
che lo farò: perché lo faccio sempre.
-
Resta con me-
-
Lo chiedi ogni volta - sogghigni e appoggi le mani sulle mie spalle, vicino al
collo. I tuoi occhi, brillanti nel fuoco dei bracieri, si insinuano nei miei.
-
Perché ogni volta tu vai via -
Li
leggo i tuoi occhi, sai Efestione? E mi dicono che stai giocando, che ti piace
provocarmi e sai come farlo.
-
Non giocare col fuoco, Tion - sussurro vicino alle tue labbra, forse troppo
vicino perché la mia minacci sia abbastanza convincente.
-
Non ho paura di bruciarmi.
Babilonia
scompare mentre ti porto in camera e ti spoglio. Spariscono i suoi suoni,
spariscono i suoi profumi e resti solo tu: che mi afferri i capelli, che gemi
per me; e resto solo io: che ti assaggio la pelle e le labbra, che imparo a
memoria il tuo corpo.
Sei
bello, Tion. Così tanto che Apollo è invidioso e Afrodite ti brama; ma tu sei
mio, l’hai giurato: tu mio, ed io tuo, fino alla fine dei tempi.
Il
tuo corpo è ancora caldo, amore, mentre ti guardo dormire tra le sete preziose
di questo letto: sento il tuo calore sulla pelle.
Ti
bacio una spalla nuda prima di alzare gli occhi verso il cielo che si mostra
attraverso le tende: tra poco farà giorno, Babilonia riprenderà a vivere e tu
sarai con me.
Dormi,
mio Efestione.
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