Come As You Are
- Esiste cosa
più dolce di un gelato? -
Ci
siamo infilati entrambi il pigiama e, con una bella coperta, siamo
pronti per passare questo sabato sera sul divano a vedere
“Harry
Potter e la Pietra Filosofale”. Flynn lo vede per la prima
volta, e
penso che gli piacerà molto, ama i film o le storie che
hanno a che
fare con la magia. Un volta, abbiamo visto a Londra uno spettacolo di
magia, e ne è rimasto incantato tanto che, tornato a casa,
si è
messo una tovaglia intorno al collo ed ha iniziato a blaterare degli
incantesimi contro una delle sue macchinine. Era buffissimo e
bellissimo insieme.
Siamo al momento più magico, secondo me,
ovvero quando Harry conosce il suo status di mago. Flynn, è
rapito
dal film, non fa domande e segue il tutto attentamente, in silenzio
religioso.
All'improvviso, suonano alla porta. Vedo l'ora
sull'orologio appeso alla parete, sono le nove passate. Chi
sarà a
quest'ora?
Metto il film in pausa, lasciando perdere il piccolo
gemito di lamento provenire dalle labbra di mio figlio, e mi dirigo
verso la porta, aprendola lentamente.
Davanti a me, trovo un
barattolone di gelato alla crema e cioccolato, tenuto in mano da una
ragazza con un pigiama a tuta rosso.
“Tibby.”
esclamo, facendola entrare e stringendola velocemente in un abbraccio
“Non ti aspettavamo.” mormoro confuso e leggermente
imbarazzato,
ho addosso il mio pigiama blu. Nell'abbracciarla, non ho riscontrato
la fermezza e l'impaccio che c'era in quello di ieri, e ne sono molto
felice. Anche i suoi occhi, sembrano più caldi e luminosi.
“Scusa.
Volevo avvertire, ma poi ho pensato di fare una sorpresa...”
e
agitò lievemente il barattolo che aveva in mano.
Flynn
le si attaccò subito alle gambe e gridò, felice
“Tibby, sei
arrivata! Sei arrivata! C'è Harry Potter ed uno con la coda
da
maialino!” ed indicò lo schermo del televisore.
Tibby rise
“Allora sono arrivata giusto in tempo.” e
seguì Flynn verso il
divano, lanciandomi uno sguardo complice. Li seguii subito e mi
sedetti sul divano insieme a Flynn. Tibby andò in cucina e
prese tre
cucchiai, per poi raggiungere me e mio figlio e mettersi al suo
fianco, si coprì con la coperta ed aprì il
barattolo di gelato,
mettendolo nelle mani di Flynn e distribuendoci i cucchiai.
E
restammo in silenzio per tutta la durata del film.
Flynn,
come da copione, si è addormentato. Tibby gli toglie
delicatamente
tra le dita il barattolo vuoto ed io lo prendo in braccio, cercando
di non svegliarlo, e lo porto nella sua stanza, mettendolo a letto e
rimboccandogli le coperte dolcemente. Torno in cucina e vedo Tibby
intenta a lavare i cucchiai che abbiamo usato per il gelato nel
lavello. Oramai è di casa e sa più o meno dove si
trovano tutti gli
utensili ed altro, no che ce ne siano molti.
Le arrivo alle spalle
e lei, sentendo i miei passi, si volta verso di me, con le mani
ancora insaponate e mi sorride. Sciacqua velocemente le posate e le
ripone nel cassetto, dopo averle asciugate, e mi sorride, guardandomi
negli occhi, in silenzio.
“E' stata una piacevole sorpresa, la
tua.” le mormoro, guardandola da capo a piedi, seguendo le
linee
del suo bel corpo.
“Figurati.” disse lei, mordendosi il labbro
“Pensavo addirittura di disturbare...”
“Non disturbi mai. A
me fa piacere vederti...” - ma
che cavolo...?
- “Ed anche a Flynn!” aggiungo in fretta ed con un
tono di voce
non mio.
Tibby
fa un risolino.
Ogni volta che sto con lei, il mio cervello va in
tilt, peggio di un jubox degli anni sessanta!
Stiamo un attimo in
silenzio e do un'occhiata all'orologio sulla parete. E' mezzanotte
passata.
“Visto che non è troppo tardi, che ne diresti di
rimanere un altro po' qui? Magari vediamo un altro film, ne ho alcuni
belli.”
Lei
sta per aprire bocca, sicuramente per dire la sua ormai frase
retorica, ma io la interrompo “E non dire che non vorresti
disturbare, non lo fai mai.”
Tibby mi lancia un'occhiataccia in
tralice, ma poi scoppia in una risata e, dopo averle fatto un
elegante gesto con la mano in direzione del divano, si siede ed
aspetta che le elenchi i titoli dei vari DVD che ho.
“Allora...
C'è “Wanted”, “Ocean's
Eleven”, qualcosa sui Beatles, sui
Queen... Ah! C'è la serie di “Rocky” e
“Rambo”... “Il
Padrino”...” sto cacciando dal mobile quanti
più film possibili,
posandoli a terra in modo disordinato.
Tibby mi affianca subito,
e ne prende qualcuno, rigirandoselo tra le mani “Non hai
nessun
film dei tuoi?” disse, trattenendo a stento una risata.
La
guardo interdetta. Cosa si aspettava? Che avessi tutta la trilogia de
“Il Signore degli Anelli” e de “I Pirati
dei Caraibi”?
“No.”
le dico un po' stizzito, prendendole di mano il DVD che aveva
“Preferisco non averci a che fare per un po'.”
“Scusami.”
dice, con tono lieve “Ti piace
“Wanted”?” mi chiede,
agitandomelo sotto gli occhi.
Annuisco col capo e metto il DVD nel
lettore, mentre lei si siede sul divano e mi tiene aperta la coperta,
aspettando che a mia volta mi sieda.
“Pazzo
è vivere come una nullità quando hai il sangue di
un assassino che
ti scorre nelle vene. Pazzo è farsi umiliare e farsi
calpestare,
trascinarsi in una miserabile esistenza quando hai un leone chiuso
nel tuo corpo e la chiave per liberarlo.”
“Adoro
Morgan Freeman in questa scena.” dico, sovrappensiero.
“Davvero?”
mi chiede Tibby, concentrata sul film, senza guardarmi.
“Sì.
Diavolo, ha recitato quella frase in modo impeccabile! Quelle parole
avranno scosso l'animo di Wesley peggio di un uragano e le dice come
se fosse per lui la cosa più naturale del mondo.”
continuo a dire,
e non mi fermo “Ha un modo di attirare il pubblico che io non
potrò
mai eguagliare!”
Tibby si volta
velocemente verso di me, con uno
sguardo sconcertato, ma non parla.
“Quella
frase, ha cambiato
completamente l'esistenza di Wesley, gli ha aperto un nuovo mondo,
una nuova vita!”
“Beh...”
pare rifletterci sopra “Se come nuova vita, intendi quella di
un
assassino...”
“No, dico: può una semplice frase, cambiarti la
vita, renderla migliore, felice?” esclamo, infervorato da
questo
pensiero contorto.
Lei mi guarda dolcemente, e mi sorride
“Sì...”
mormora poi, spostandosi un po' ed avvicinandosi di più a
me, che la
guardo rapito “A me è capitato.”
“Davvero?” le chiedo,
stupito e curioso insieme “E qual'è?”
Tibby diventa
improvvisamente rossa in volto e si mordicchia il labbro inferiore.
Inizia a fare dei cerchi sopra la coperta col dito, impacciata, ma
poi prende un respiro profondo e mi dice “Affiderei
anche la mia vita a te”.
Spalanco
gli occhi, completamente shoccato.
E' la mia frase, la ricordo
perfettamente.
Rimango a fissarla, rapito dalla sua figura, dai
suoi occhi color oliva e dalla sue guance che si stanno imporporando
di rosso da cui spuntano quelle piccole lentiggini che tanto mi
piacciono.
Nessuna, ripeto nessuna,
persona è riuscita a colpimi il cuore come ha fatto questa
ragazza.
Tibby alza lo sguardo verso di me, incerta.
“E... Ed a te?”
cerca di sviare i miei pensieri, ed appena incontra i miei occhi,
abbassa i suoi sulla coperta.
Mi
avvicino di più a lei, prendendole il mento col pollice e
l'indice,
costringendola delicatamente a guardarmi. I suoi occhi sono
lucidi.
Prendo fiato “Me l'hanno appena detta.”.
Ed unisco
le nostre labbra con un gesto deciso ma nello stesso tempo dolce. La
sento irrigidirsi al mio contatto, ed io tolgo la mia mano sul suo
mento per non essere troppo oppressivo o irruento.
Dio solo sa
quanto ho desiderato questo momento, averla anche solo per un attimo
mia, sentire il calore delle sue labbra sulle mie e la sensazione che
tutto quello che voglio nel mondo sia a portata di
“bocca”.
Mi
stacco da lei e la guardo, poggiando la mia fronte sulla sua. Chino
un po' il capo e la osservo, stringendo lievemente lo sguardo.
Lei
pare riprendere fiato, col viso completamente rosso, e guarda
distrattamente le mie labbra.
Poi, all'improvviso, si sporge verso
di me, e mi bacia, ancora.
Al
diavolo i pensieri, le congetture ed i programmi di una vita.
Al
diavolo tutto e tutti.
Questo bacio, per me, è stato il migliore
della mia vita.
D'accordo, non avrò baciato molte persone, ma
cavolo - cavolo
- lui è la migliore di queste.
Sento
il suo calore sulle mie labbra ed il suo sapore nella mia bocca.
Mandando a quel paese le mie insicurezze ed il mio pudore, mi sono
praticamente gettata tra le sue braccia per poterlo baciare ancora, e
non me ne pento per nulla.
Inconsciamente,
forse aspettavo questo momento da tanto, lo desideravo.
Le
nostre bocche si staccano, finalmente, per far si che i nostri
polmoni si riempiono nuovamente d'aria.
Mi metto a ridere quando
lo vedo sorridere, forse sollevato che non l'abbia preso a
sberle.
Appoggia di nuovo la sua fronte contro la mia, guardandomi
negli occhi “Mi sono ripreso la mia rivincita col
Sole.”
Faccio
un risolino divertito “Ah si? Maledizione, ed io che pensavo
che
volessi baciarmi sul serio...”
Orlando scoppia a ridere, e
unisce nuovamente le nostre labbra in un bacio famelico, che io
ricambio totalmente. Non mi sentivo così bene da tantissimo
tempo.
Stiamo ancora un po' così, accoccolati l'uno nelle braccia
dell'altra, scambiandoci dei baci, mentre il tempo passa troppo
velocemente per i miei gusti. Sei proprio un bell'affare, eh,
orologio del cavolo.
Sono le due ed è veramente ora di andare. Mi
muovo leggermente tra le sue braccia e mi alzo dal divano,
aggiustandomi un poco il pigiama con le mani.
Orlando mi guarda
dispiaciuto, glielo leggo negli occhi, ma non dice nulla e, alzandosi
a sua volta, mi accompagna alla porta.
Io
la apro e mi volto verso di lui, sorridendogli appena e mordendomi
poi le labbra “Beh, buonanotte.”
Lui
mi prende il viso con le mani e mi bacia, dolcemente, per poi
staccarsi e sorridermi “Domani vogliamo andare da Dafne, io,
te e
Flynn? Voglio conoscerla.”
Io gli sorrido e annuisco col
capo.
“Alle undici.” sussurra alle mie labbra, per poi
baciarle nuovamente.
Mi stacco da lui, a malincuore, e vado verso
la porta di casa mia, aprendola, ma prima di entrare mi volto verso
Orlando e gli sorrido.
“Buonanotte.” mi sussurra, prima che io
mi chiuda la porta alle spalle.
Cielo, ho il cuore a
mille!
Nonostante ho una mano stretta sul petto ed Orlando è
lontano da me, non riesco a farlo smettere di battere così
prepotentemente, un altro po' mi arriva alla gola.
Ci
siamo baciati! Ci siamo baciati!
Mi sento felicissima! Non so
nemmeno descrivere tutte le emozioni che provo in questo momento,
sono troppe tutte insieme.
Non
avrei mai pensato che sarebbe successo, ma non perché non lo
volevo,
anzi! Ho pensato spesso a lui, ho mollato Ithan in uno dei ristoranti
più chic che abbia mai visto, per andare da lui, che aveva
addosso
un pigiama blu e guardava Harry Potter con Flynn.
Ok, sono cotta e
stra-cotta di Orlando Bloom, ma non l'attore, il mio vicino di
casa.
Sono nel mio letto e non riesco a dormire, mi giro e rigiro
come un petto di pollo nella impanatura, domattina sarò
esausta
ancor prima di alzarmi dal letto ed avrò un aspetto orribile.
Ma
come faccio a dormire?
Non vedo l'ora che arriva domani.
Mi
volto verso il comodino e controllo l'ora. Sono le cinque del mattino
appena passate. Quando arrivano le undici?
E'
inutile dire che ho dormito a mala pena tre ore, ero troppo agitata.
Sto cercando di coprire le occhiaie con del correttore, e credo di
esserci riuscita, o almeno non sono così scure come lo erano
quando
mi sono alzata. Ho avuto tutto il tempo per fare una buona colazione,
di rilassarmi in un bel bagno caldo e di scegliere i vestiti. In
realtà, non l'ho mai fatto per nessuno, la prima cosa che
prendevo
dall'armadio, me la infilavo ed uscivo, senza nemmeno guardarmi allo
specchio. Spero solo che Orlando non si accorga di nulla.
Stranamente,
nulla è andato storto, anche il Sole ha deciso di venirmi
incontro,
spuntando caldo e luminoso dalle nubi grigie, che si stanno
allontanando e si dirigono verso nord.
Misa che se le beccherà
tutte Reese nel Vermont.
Mi
liscio con una mano i jeans che ho addosso e metto il mio chiodo di
pelle sopra la felpa verde scuro che ho, aggiustando alla meglio i
capelli, che ho lavato ed asciugato al naturale, infatti alcune
ciocche terminano con dei piccoli boccoli castani che non sono niente
male oggi. Mi guardo allo specchio che ho all'ingresso e, per la
prima volta in tutta la mia vita, mi piaccio. Mi volto leggermente
per vedere anche il retro di me, e lancio uno sguardo complice allo
specchio, come se questo potesse rispondermi e dirmi “Sei
fantastica, Tibby!”.
Suonano
alla porta e lancio un'occhiata all'orologio che ho appeso alla sala.
E' puntualissimo. Afferro la mia borsa, gettata per oscure ragioni
sul divano, mi metto gli occhiali da sole in testa ed apro la porta.
Davanti
ai miei occhi si staglia la figura bellissima e sorridente di
Orlando, vestito così simile a me, anche se lui
sarà sicuramente
molto più affascinante. Ricambio il sorriso e lui mi bacia
velocemente le labbra, per poi girarsi verso Flynn, che era distratto
dal pallone che aveva in mano.
Sorrido al bambino e mi piego sulle
ginocchia per raggiungere la sua altezza “Buongiorno
Flynn!”
“Tibby!”
mi scocca un bacino sulla guancia e tira per una mano il padre,
gridando “Andiamo! Andiamo! Dafne mi aspetta!”
Orlando ride
“Beh, non è educato far attendere le
signore.” mi rivolge uno
sguardo complice, ed inizia ad incamminarsi verso le scale,
trascinato dal figlio. Chiudo la porta di casa e gli raggiungo
immediatamente.
“Andiamo con la macchina.” mi dice Orlando,
prendendo in braccio Flynn.
Io annuisco e mi calo gli occhiali da
sole sugli occhi, cosa che fa anche lui, per poi cacciarne un paio
dalla tasca del suo chiodo e mettergli sugli occhi di Flynn.
“Man
in Black.” esclamo, ridendo.
Orlando mette nel sediolino Flynn
e, dopo averlo assicurato per bene con le cinte, entra a sua volta
nella vettura, seguito subito da me.
“Mi
indichi la strada, GPS.” scherza lui, accarezzandomi la gamba
dolcemente.
“Spiritoso, ma credo che, se non metti in moto, non
andremo proprio da nessuna parte.”
Arrivati
al Tompkins, Orlando rimane completamente stupito dal meraviglioso
verde che c'è qui. I raggi del Sole che penetrano dai rami
degli
alberi, rendono il suolo costellato di piccoli specchietti di luce,
che Flynn cerca di calpestare, saltellandoci sopra. Orlando lo
guarda, sorridendo, e poi mi mette un braccio intorno alle spalle,
mentre con l'altro si rigira il pallone che il figlio gli ha mollato.
“E'
stupendo qui.” mi sussurra ad un orecchio.
“Io ci vengo quando
ho bisogno di idee per il lavoro.” ammetto, grattandomi un
po' la
testa, imbarazzata “E' stimolante.”
“Hai
ragione.” mi disse invece, stupendomi, e stringendomi ancor
di più
e baciandomi sul naso, mentre il Flynn era distratto.
“Papà!”
grida il bambino, proprio nel momento in cui si stacca da me
“Dafne!”
ed indica l'albero di lauro.
Orlando rimane a bocca aperta. Si
allontana da me, ma non mi dispiace, perché l'espressione di
stupore
che ha sul viso è mille volte meglio del suo calore, anche
se non lo
disprezzo, eh!
Si avvicina all'albero e gli posa delicatamente una
mano sulla corteggia, con affianco Flynn che fa la stessa ed identica
cosa. E' un momento bellissimo, i raggi solari bordano i loro
contorni facendoli sembrare d'oro.
Traffico nella borsa e prendo
velocemente la mia macchina fotografica, scattandogli foto a
ripetizione, non posso perdere questo momento.
Orlando,
sentendo il rumore della macchinetta, si volta verso di me, confuso,
ed abbassa velocemente la mano, cosa che invece Flynn non fa,
abituato ad essere un mio soggetto fotografico.
“Cosa fai?” mi
chiede, curioso, avvicinandosi a me.
“Immortalo il momento.”
gli dico, scattandogli a tradimento una foto al viso. Lui chiude
leggermente gli occhi, anche se non c'è nessun flash, ed
agguanta
velocemente la mia macchina, per poi voltarla verso di me e scattarmi
una foto, probabilmente con gli occhi sbarrati dallo stupore.
“Ma
che fai?”. Un lamento mi era uscito.
“Foto.”
e me ne scatta un'altra “Vai vicino all'albero.”
“Sono
io la fotografa!” dico, autoritaria e con contegno
“Io
fotografo.”
“Cambio di programma.” esclama entusiasta. Anche
Flynn lo è, perché si precipita verso dei me,
lasciando perdere per
un po' Dafne, e mi prende una mano, trascinandomi verso l'albero.
Orlando, ovviamente, immortala il momento.
Gli lancio
un'occhiataccia ma lui la prende sul ridere “Cerca di essere
naturale.” mi suggerisce, portandosi l'obbiettivo
sull'occhio.
“Naturale?” ripeto, stralunata “Quello
abituato
alle foto, qui in mezzo, sei tu.”
“Naturale.”
mi ripete.
Sbuffo, contrariata, mentre Flynn sembra davvero felice
di potersi fare una foto con me. Lo guardo, sorridendo felice, per
poi prenderlo in braccio per potergli far accarezzare le foglie. Lui
ne è entusiasta e si sporge sempre più per
poterle toccare tutte.
Sento l'incessante rumore della macchinetta che scatta, e sorrido.
Quel
deficiente...
“Hai
finito di fare il paparazzo?” gli chiedo, posando a terra
Flynn,
che prende il pallone in mano e lo butta a terra, rincorrendolo
poi.
Lui mi afferra per un braccio e mi avvicina a se, scoccando
poi un bacio sulla guancia e scattando una foto per immortalare il
momento “No.” esclama poi, sorridendomi con il suo
solito modo
che mi fa sciogliere.
La
giornata passa tranquilla. Orlando si è messo addirittura a
giocare
a pallone col figlio, cosa che io ho evitato come la peste, per non
mostrare le mie doti di schifo. Dopo un po', si siede sfinito sulla
panchina di pietra, affianco a me. Io sono rimasta tutto il tempo a
scattare foto ed a vederli giocare a palla, facendomi anche delle
risate nel sentire Flynn che sgridava il padre quando sbagliava
qualcosa.
“Domani Flynn va con la madre.” mi
sussurra.
“D-davvero?”. Mi aveva raccontato che tenevano a
turno Flynn per due settimane, poi se lo scambiavano. Orlando mi
aveva spiegato che odiava tantissimo questo metodo, sembrava che
Flynn fosse un oggetto, ma era l'unico modo per averlo un po'
affianco.
“Già.
Domani mattina lo porto all'asilo e poi Miranda lo andrà a
prendere.”
Abbasso la testa, un po' triste. Mi piace la
compagnia di Flynn, anche se è solo un bambini mi ha fatto
ridere
più lui di tutti i ragazzi che ho frequentato, ovvero due. E
poi, è
grazie a lui che io e Orlando ci siamo avvicinati.
“Mi
dispiacerà non andarlo più a
riprendere...” mormoro, triste.
Lui
mi mette un braccio intorno al collo e mi bacia lievemente il naso
“Fidati, queste due settimane passeranno in un
baleno.” e mi
guarda furbo.
Che
diavolo ha in mente?
Guarda
l'ora sul suo cellulare e, entusiasta, annuncia che ha una fame da
lupi, seguito a ruota da Flynn, che corre verso di noi col pallone in
mano. Orlando lo afferra al volo e lo lancia lievemente in aria, per
poi far atterrare le guance del piccolo proprio sulle sue labbra. E'
una scena dolcissima.
Mi avvicino a loro, sorridendogli felice e
mi becco anche un bacio da Flynn. Lo prendo dalle braccia del padre e
lo stringo tra le mie. Lui ride felice mentre Orlando mi mette un
braccio sulle spalle e mi conduce verso la sua macchina.
E'
sera, e siamo appena tornati a casa.
Tibby sta mettendo a letto
Flynn che, puntualmente, si è addormentato nel viaggio di
ritorno.
E' stata una bellissima domenica, per i miei gusti: io
non lavoravo, Tibby anche era libera e Flynn non ha fatto alcun
capriccio. E' stata una giornata all'insegna del benessere e delle
risate, peccato che dovremmo aspettare un po' per poterla ripete.
Mi
affaccio alla stanza di Flynn e lo vedo steso sul letto, appoggiato
al braccio di Tibby, intenta a leggergli una favola.
“Zorba
rimase a contemplarla finché non seppe se erano gocce di
pioggia
oppure lacrime ad annebbiare i suoi occhi gialli di gatto nero grande
e grosso, di gatto buono, di gatto nobile, di gatto del
porto.”
Conosco
questa storia, il volumetto del romanzo mi è capitato tra le
mani
mentre girovagavo per una libreria. Anche se ero un po' troppo
cresciuto, allora mi piacque molto “Storia
di una gabbianella e del gatto che le insegnò a
volare”
di Sepúlveda,
sono contento che Tibby glie l'abbia letta.
La vedo sciogliersi
delicatamente dal corpo di Flynn, e rimboccargli amorevolmente le
coperte, per poi girarsi verso di me e sorridermi.
“Che c'è?”
mi chiede, mentre si chiude la porta della cameretta alle spalle.
“Sei
fantastica. Dico sul serio.”
Lei
fa un risolino e sta per dirmi qualcosa, ma veniamo interrotti dalla
suoneria del suo cellulare.
“Scusami.” mormora, mordendosi il
labbro ed afferrando l'apparecchio “Pronto?”
“Tibbit?”
Chi è dall'altro capo non lo so, ma urla come un matto.
“Reese!
Che è successo?”
“Come
va, sorellina? Quando ci vieni a trovare?”
E' il fratello!
“Quando avrò delle sacrosante ferie.”
esclama triste Tibby, rivolgendomi uno sguardo fugace “Viv
come
sta?”
“Sta'
benone. Te la passo.”.
La vedo che tamburella con un dito il retro del cellulare, mentre fa
dei passi verso il salotto, seguita da me.
“Zia?”
è un voce piccola e sottile, ma quella parolina lo capita
subito.
“Ehi Viv! Come stai cucciola?” e si butta a sedere
sul
divano, con un sorriso che le va da lato a lato sul viso. Mi siedo
affianco a lei, che ha un sorriso anche per me.
“Sto
bene, ma mi manchi.”
mormora triste la bambina. Poverina, le mancherà molto la
zia.
“Dai
che ci vediamo presto. Come va l'asilo?” le chiede
Tibby, mentre mi
stringe la mano che ho appoggiato sulla sua gamba.
“Bene.
Ho fatto un disegno del papà, ma siccome il pastello giallo
era
finito, ho usato quello verde.”
Scoppia
a ridere ed io la seguo a ruota. Sul sottofondo della chiamata, sento
il fratello che prende il cellulare dalla mano della figlia e sbraita
“Sono
sempre più figo di te, Tibbit!”
Scoppiamo
a ridere come non mai, Tibby addirittura si mette una mano davanti
alla bocca per quanto si sta divertendo.
“Chi
c'è con te?”
chiede improvvisamente il fratello, sentendo le mie risa.
Mi
schiaffo immediatamente una mano in bocca, imbarazzato, ma Tibby
scuote la testa, serena “Un amico.” dice poi.
“Ma
non mi dire!” grida
come un forsennato “E
chi è? Ithan?”
Lancio un'occhiataccia a Tibby. Cos'è questa storia che suo
fratello conosce il nome di quello?
“Idiota!”
taglia corto lei “Ci sentiamo domani!” e gli
riattacca senza
dargli il tempo di ribattere, per poi rivolgermi un sorriso.
Io la
guardo, contrariata “Perché tuo fratello conosce
quell'Ithan?”
Tibby
mi guarda e sbotta in una risata vuota “Stai scherzando,
spero...”
ma, vedendo i miei occhi, parla senza troppi preamboli “Un
paio di
volte, Reese ha passato delle settimane e qui, e mi veniva a prendere
a lavoro. E' lì che ha conosciuto Ithan, ma nulla
più, nulla meno.”
La
cingo in un abbraccio e le prendo un bacio. Lei sorride tra le mie
labbra ed approfondisce il nostro contatto, che io ricambio appieno,
ma è tardi e domani si lavora. Va verso la porta, dopo che
ci siamo
faticosamente staccati l'uno dall'altra e mi scocca un altro bacio,
questa volta della buonanotte.
Prima che possa chiudersi la porta
di casa alle spalle, le chiedo “Ma dove lavori tu?”
“Alla
Hooper Publisher e Co.” mi risponde, senza pensarci troppo ed
io
richiudo la porta, lanciandole un sorrisino.
Lasciare
Flynn all'asilo, per me è stato un trauma, e penso anche per
lui.
Questa notte, cercando di non svegliarlo, dalla sua stanza lo portato
nella mia, così abbiamo dormito insieme. Lo so, è
stupido, però lo
rivedrò tra due settimane ed, abituato ad averlo sempre
vicino, mi
sembrano eterne.
Arrivati all'asilo, entriamo e gli tolgo il
cappotto e gli aggancio agli appendi abiti. Lui mi guarda triste,
perché sa che non ci vedremo per un po', e si slancia per
darmi un
abbraccio.
“Oggi non posso stare con te?” mi chiede, con una
dolcezza ed un'innocenza tali, che mi sta venendo voglia di mollare
asilo e lavoro e portarmelo al Tompkins da Dafne.
“Magari,
cucciolo.” gli dico, accarezzandogli la testolina e
baciandogliela.
In quel momento arriva la maestra, la stessa signora che ci ha
accolto la prima volta che siamo passati da quella porta, la quale ho
scoperto finalmente come si chiama.
“Buongiorno.”
esclama Mr.s. Stern, sorridendoci “Come mai i capricci questa
mattina, Flynn?” aggiunge dolcemente a mio figlio.
“Mi scusi.
Vede, oggi verrà a riprenderlo la madre, la mia ex moglie...
E non
lo rivedrò per due settimane.”
La signora capisce
immediatamente la situazione, visto che avrà visto
più bambini di
me, e sorride gentile, carezzando un poco la testa di Flynn
“La
signora come si chiama?” mi chiede, evitando di staccarmi
dall'abbraccio mio figlio. Lui non piange, abituato oramai a vedere i
genitori a turni, però so che gli fa male, specialmente
quando sono
così piccoli.
“Miranda Kerr.” le dico, velocemente
“Alta,
bionda, occhi azzurri.” snocciolo, facendogli una breve
descrizione, che non gli rende per nulla giustizia, dato che
è molto
più bella.
Sciolgo l'abbraccio da Flynn e lo fisso dritto negli
occhi “Ascolta, noi ci rivedremo tra due settimane. Fa' il
bravo
con la mamma e, mi raccomando, non nominargli Tibby, ok?” -
lui
annuisce freneticamente col capo - “Ci sentiamo per telefono,
sta'
tranquillo.”.
Lo
stringo di nuovo forte forte e lo lascio andare, una volta per tutte.
Mr.s. Stern gli offre una mano, che lui afferra, non togliendomi gli
occhi tristi di dosso. Mi fa malissimo vederlo così,
è come una
pugnalata, ma non posso fare altrimenti: meglio due sole settimane,
che vederlo raramente, o non affatto.
L'unico rammarico che ho
della pratica del divorzio, è il fatto che quello che ci
capita in
mezzo e che ne soffrirà di più, è
Flynn. Cammino all'indietro, per
guardare fino alla fine il mio bambino che attraversa il corridoio e
sparisce dietro la porta.
Meglio
andare, altrimenti mi metto a piangere, e dubito che mi fermerei
facilmente.
Finalmente,
esco da lavoro. Sono le due spaccate e non devo nemmeno fare gli
straordinari perché tutto il lavoro che ho svolto fino alle
due di
notte è bastato per mandare in stampa il progetto. Sto
scendendo in
fretta e furia le scale dell'ingresso, controllando costantemente
l'orologio del cellulare, dato che alle quattro devo andare a
prendere Flynn...
Mi blocco di stacco. Io
non devo andare a prendere Flynn.
Sbuffo
sconsolata e decido di prendermela comoda. Percorro la strada
mancante con calma, talmente tanta che mi ha raggiunto Ithan,
sorridendomi come al solito. Per fortuna non se l'è presa
molto per
la storia di averlo abbandonato come un'idiota al ristorante.
“Non
avevi fretta?” mi chiede.
“Lo credevo, ma mi sono ricordata
che non era necessario.” ammetto, imbarazzata, grattandomi la
testa, mentre usciamo dall'edificio e veniamo investiti dalla luce
solare.
“Davvero? Allo che ne dici di...” inizia a dire, ma
non lo ascolto per nulla, dato che sono completamente imbambolata
dalla vettura nera che è parcheggiata proprio davanti
l'ingresso
della Hooper Publisher e Co., a cui vi è appoggiato un uomo
vestito
di nero e con gli occhiali da sole calati sugli occhi.
Lo guardo,
stupita e mi allontano dal mio collega, mormorandogli “Ci
vediamo
domani.” e mi avvicino all'uomo, che ha iniziato a sorridere
soddisfatto.
“Tu sei pazzo!” dico, con gli occhi sgranati per
lo stupore.
“Sorpresa!” esclama, allargando le braccia,
Orlando Bloom.
Ehm ehm... Salve miei prodi! Lo
so, questa settimana ci ho messo molto di più ad aggiornare,
ma non è colpa mia... Almeno, non in parte. ^-^'
Che ne dite di questo capitolo?? Siiiii! Spero che almeno un po' vi si
sia scaldato un po' e vi abbia fatto scucire un sorriso, sia dolce che
amaro.
Spero di aver reso bene i sentimenti di entrambi, non sapete che fatica
cercare di immedesimarmi in entrambi... Ma questo è il
risultato che fa meno schifo! :D
CHe ne pensate del banner?
Non sono un'esperta di computer, mi sto dilettando un pochino ed ho
deciso di farlo semplice semplice, come me. Lo so cosa state pensando,
ma Scarl_Bloom 94
è arrivata prima di tutti (Muahahahah!): Orlando
è leggermente (tanto) giovane nel banner, rispetto a quello
narrato nella storia ma, come ho detto a lei, a questa foto piace da
impazzire e rispettava molto i miei limiti (e mancanze) che ho verso il
computer. Spero che non me nee vogliate. :)
Ripeto: io non
conosco Orlando Bloom e suo figlio Flynn,
i caratteri e/o i modi di dire e di agire, sono tutti di mia invenzione
e spero di non offenderli in alcun modo!
Come sempre, ringrazio chi ha
letto lo scorso capitolo, in particolare Alexnicole, Scarl_Bloom 94 e Lauretta_03 che lo
hanno anche recensito!
Spero che vi piaccia anche questo come lo scorso! :)
Vorrei inoltre ringraziare Asiietta,
che ha inserito la storia tra le preferite e
SickOfLoveSong
e bellemorte86,
che invece l'hanno inserita nelle seguite!
Attendo i pareri di tutti! :)
Credo di aver detto tutto!
A presto, miei cari! :)
Un bacione, vostra Lu
Potete trovarmi su Facebook, a questo profilo LuMiK Efp :)
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