Capitolo
1.
Il
tradimento.
Ammiravo
l'Hogwarts Express, scarlatto e sicuramente rapido. Sarei andata a
Hogwarts, come tutta la mia famiglia. Avrei dovuto raggiungere voti
altissimi, come mia madre. Avrei dovuto essere divertente, come mio
padre. Avrei dovuto essere coraggiosa, come mio zio Harry. Avrei dovuto
essere intraprendente, come mia zia Ginny. Avrei dovuto essere tante
cose per le quali non mi sentivo pronta o più semplicemente:
quelle
qualità non mi appartenevano. Ero tremebonda; le braccia di
mia madre mi cingevano ed i miei occhi acquosi perduravano a fissare il
treno. Il volto di papà si vestì di un enorme
sorriso ed ostentò il petto alzarsi ed abbassarsi
ritmicamente. Mi strappò dall'abbraccio di mamma,
rivolgendomi uno sguardo d'intesa. Non ero a conoscenza di
quello a cui voleva alludere, ma simulai d'aver compreso il suo
"messaggio".
« Ho
qualcosa da dirti. » annunciò, come se fosse di
dominio pubblico.
Annuii, scuotendo i
miei capelli rossi. Oltre la figura di mio padre, un altro uomo
scandiva la sua medesima proposizione. Tesi il collo verso destra per
guardarlo meglio: sembrava quasi albino ed era accompagnato da un mio
coetaneo, molto più alto di me. Ma perché tutto
doveva essere più alto di me? Il viso del ragazzino in
questione
era serio, incuriosito dai vocaboli del genitore. In quel momento
lo invidiai, poiché mio padre aveva proferito il medesimo,
eppure a me non era minimamente interessato. Appariva indiscutibilmente
affascinato dal padre ed il suo nasino alla francese mi suscitava la
voglia di
tornare in Francia. Noi Weasley non siamo mai stati molto benestanti,
ma nonostante ciò, abbiamo sempre goduto di splendide
vacanze. Non so perché ci stessi pensando, ma
risolutamente a mio padre non aggradò l'assenza
d'attenzione.
« Rose!
» la sua voce era fragorosa.
« Mi stai
ascoltando? » chiese, stavolta più garbato.
Gli rivolsi uno
sguardo penetrante, che divenne perplesso. Il vento trascinò
via le sue parole, troppo lontano perché le sentissi. Mio
padre, conscio di quanto poco la conversazione mi coinvolgesse, mi
posò affettuosamente una mano sulla spalla e
s’inginocchiò, in modo che fossimo alla medesima
altezza. Io
amavo papà, era l'unico a cui importasse sul serio il mio
stato d'animo e non si sforzava di simulare di
comprenderlo, lo sapeva
e basta. Con mamma era diverso. Hermione Granger era ed è
perfetta, e -come se non bastasse- pretende che anche gli altri lo
siano. Non vuole fallire e sprona
l'altrui affinché non compiano errori. E non è
semplice rispettare i suoi standard, almeno per me...
Papà mi
stava dinanzi, con gli occhi gongolanti ed Hugo ci guardava, mentre
moriva di gelosia.
Capito?
Papà è anche
mio. Che tu lo voglia o no, lui sta anche
con me. Ed è brutto sapere di essere divenuta un'
"anche", dato che mi spetta il suo affetto di diritto, caro Hugo.
Repentinamente mi
sentii percossa, troppo assorta dai miei pensieri. Perché io
li avevo, dei pensieri. Non come mio cugino James, che non sembra amare
altro che il Quidditch.
« Io mi
fido di te, della tua intelligenza. Tu sei come tua madre e riuscirai
in tutto quello che ami. Ed è causa di ciò,
Rosie, che io voglio tu disgreghi Scorpius Malfoy. »
m'intimò papà.
Nella sua voce non
era presente parvenza d'ironia, era completamente serio. Scorpius Malfoy, che razza di
nome è? Ciò che mi disse
papà, m'indusse al panico. Io non ero all'altezza delle sue
aspettative. Si stava lasciando influenzare troppo dalla mamma.
« Ma io
non so chi è Scorpius Malfoy, papà. »
confessai, provocando un imbarazzante rossore sul volto del mio
genitore. Me lo indicò, mentre irridevo mentalmente quel
ragazzo.
Oh,
no. Il Francesino. Perché a me? Ha l'aria d'essere molto
intelligente e bello. Non potrò mai competere con lui e la
sua beltà e la sue doti cognitive. Ho già parlato
della sua bellezza?
Mi sentii alquanto
stordita e papà sbuffò, stufo del mio silenzio.
« Ci
proverò, ma... » esordii, ma m'interruppe.
« Non
esiste "ma" che regga. Tu possiedi un cervello, Rose. Un gran cervello.
Sfruttalo e rendimi fiero. » furono le parole con le quali mi
salutò.
Ma papà!
pensai allibita. Mamma mi venne incontro, baciandomi forte forte. Era
sempre così affettuosa mentre mi baciava, che delle volte
dubitavo fosse lei l’Auror che la notte non dormiva per
sconfiggere il male. Il male che, in realtà, voleva
opprimere in qualsiasi essere umano per la sua famiglia. Quando
terminò di stamparmi baci sulle gote, ormai arrossate,
riassunse l’aria di perfezione che sfoggiava di consueto. E
no, neanche i suoi capelli cimotrichi ed arruffati riuscivano a
renderla meno fine ed elegante. Lei non era il suo fenotipo, lei era
tutta la sua vita trascorsa ad amare l’erudizione, cosa che
–insieme alla sua signorilità- le conferiva un
aspetto distinto. Perdurò un po’ di tempo a
contemplarmi, motivo per il quale ero alquanto imbarazzata. Sapevo bene
di essere il suo orgoglio, ma ciononostante, la situazione cominciava
ad inquietarmi.
« Quel
che ti dirò già lo conosci, ma ascoltami
ugualmente. » premise,
mettendomi entrambe le mani sulle spalle.
« Io ti voglio bene, Rose
» espresse, mentre il mio
sguardo si addolcì « e non pensare che non te ne
vorrei, nel caso in cui il tuo reddito accademico non fosse altissimo.
Io conosco le tue notevoli capacità cognitive, la tua
fantasia e il tuo spirito coraggioso. Non saranno dei voti a dirmi chi
sei » mi rassicurò,
con tutto l'amore materno di cui era a disposizione.
« Ma permettiti
di essere negligente, di infischiarti delle regole ed io giuro che ti
mando a lavorare su un peschereccio Babbano. » mi
minacciò, rovinando il pathos creato prima. Era sempre stato
così: nulla con quella donna poteva eludere la
severità, le minacce e -perché no?- anche i sensi
di colpa.
« Ma la
letteratura Babbana non mi piace! » stridetti,
pensando a quanto sarebbe stato bello picchiare Jamie e Fred. Mi
avevano chiamata "marmocchia", pur sapendo quanto fossi brava a volare.
E no, a 7 anni compiuti non potevo accettarlo.
« Deve piacerti.
Orgoglio e Pregiudizio è un grande classico che ti
renderà un'indefessa lettrice. » mi disse,
porgendomi il libro.
« Ma mamma, Al mi
attende per giocare con lui! » mi lamentai,
chiedendomi perché dovessi essere torturata in quel modo.
« Adesso non vuoi leggere
Orgoglio e Pregiudizio e domani che farai? Brucerai Cime
Tempestose? È questo che vuoi? Dar fuoco
ai più grandi capolavori di fama mondiale? » mi
chiese amaramente, quasi sull'orlo delle lacrime. Ed io odiavo farla
piangere, non come papà. Cominciai a leggere parole, parole
vacue. Non riuscivo a comprendere cosa volessero dire, dati i miei soli
7 anni, ma mi convinsi che sarebbe stato il bene di mia madre a
renderle colme di significato.
« Ti è vietato
dissipare tempo con Pix, consultare la Sezione Proibita in biblioteca,
andare a zonzo nel castello di notte, accompagnata da Albus o peggio:
da James o Fred. Non andare mai
e dico mai
a piangere nel bagno delle ragazze. Nel caso t'imbattessi
in un troll, la cosa migliore è infilargli una bacchetta nel
naso. Quando vedi o meglio: senti Mirtilla Malcontenta... be', tu non
t'impressionare. Non creare Pozioni Polisucco e non chiedermi a cosa
servono, ti ho fatto leggere quel
libro proprio per evitare domande supplementari. Non
girovagare nella Foresta Oscura e mangia tutto. »
m'intimò, nel modo in cui solo lei fa.
« Ergo non dovrei fare le
cose che hai fatto tu, giusto? » chiesi, scettica.
« Esattamente. »
pronunciò, con un sorrisetto.
Stronza.
« Le tue raccomandazioni
-chiamiamole così- sono terminate, non è
così? » domandai, comprendendo che fosse l'ora.
« Sì. »
e mi strinse in un ultimo abbraccio.
***
Affiancata da Albus, salii
sul treno. Ero talmente emozionata di trascorrere i miei anni di studi
con lui, che non riuscivo a non stringergli forte la mano. Io ed Al
eravamo coetanei e ci comportavamo come culo e camicia. E
sì, io ad undici anni non ero una ragazzina molto fine, per
quanto il mio fenotipo ostentasse il contrario. Albus
m'osservò coi suoi occhioni verdi, all'epoca aveva il
visetto paffutello. Un visetto paffutello che piaceva a tutti.
«
Al,
qualcosa non va? » chiesi, spintonandolo giovialmente col
gomito.
Lui non si
scompose sino al momento in cui le pupille gli si dilatarono.
« No.
Rose, i tuoi capelli fulvi sono davvero bellissimi, risaltati dalla
camicetta immacolata. » balbettò, ma con molto
contegno.
Sorrisi vivamente a
quell'affermazione. Mio cugino sapeva quali complimenti rivolgermi e
quando farlo.
« Grazie,
Al. »
Senza pensarci un
attimo, lo abbracciai. Bloccai il passaggio, quasi non mi resi conto
che stavamo ancora cercando uno scompartimento nel quale accomodarci.
Io ed Al ci ritrovammo a terra e mi si assiderò il
fondoschiena. Qualcuno ci aveva spinto ed alzai lo sguardo per guardare
il colpevole. Scorpius
Malfoy. Appariva molto più figo con i capelli
spettinati e quegli occhiali, posti in modo stravagante. Se li
sistemò bene sul naso. Dal modo in cui ridusse gli occhi in
due fessure, compresi che fosse miope in assenza d'essi. Riprese il suo
aspetto originale. Credevo che non ci avesse notato, dato che era
occupato ad ordinarsi, anche perché quando ci vide a terra,
le sue gote si tinsero di rosso.
« Chiedo
venia. Avrei dovuto stare più attento. »
borbottò, come se l'ultima proposizione fosse diretta
più alla sua mente che a noi. Al si alzò e
Scorpius mi porse la mano. La
mano nemica. La strinsi e mi aiutò a reggermi
in piedi, dato il mio scarso equilibrio. Fino ad allora, non avevo
proferito parola e i miei dannatissimi sospiri aumentarono. Al mi
pestò il
piede, provocandomi un urletto, al quale -sfortunatamente- Scorpius
assisté e gli lasciai la mano.
« State
bene? » chiese, rivolgendo lo sguardo a mio cugino.
Lui si
accigliò e gonfiò il petto.
«
Benissimo. » mormorò.
Mi
trascinò in uno scompartimento, non lasciandomi neanche il
tempo di salutare il Francese. Be', non era proprio Francese... ma
l'idea che lo fosse era allettante. Mi sedetti, non riuscendo a
sorvolare sull'azione di Albus.
« Al,
adesso mi spieghi la motivazione che ti ha indotto a comportarti in
quel modo. Non sei mai stato così maleducato e non sopporto
il fatto che tu mi porti ovunque, non prendendo in considerazione la
mia opinione. » m'imposi.
Al evitò
il mio sguardo, rivolgendo il suo alla finestra. Probabilmente suscitai
in lui la voglia di scappare. La situazione era davvero molto tesa, ma
ci volle poco affinché cessasse. Qualcuno bussò,
come se provasse timore ad aprire la porta. Io ed Albus ci guardammo,
condividendo l'idea che ci stessero facendo uno scherzo,
finché quel qualcuno bussò nuovamente.
« Avanti.
» sbottai, irata.
Vidi dei boccoletti
biondi, non poteva che essere Malfoy. Sorpresa delle tante: non era
lui, ma James. Si accostò alla porta, con un sorriso da
ebete. Ammiccò al fratello, come suo solito. Cominciavano a
litigare sempre in tal modo, ma penso che in quel momento l'abbia fatto
solo come "rituale pre-Hogwarts".
« Cosa
vuoi?! » domandò, irritandosi. Jamie era l'unica
persona che riusciva a scomporre il povero Albus, sempre posato e
tranquillo. Ignorò completamente il fratello e mi rivolse
uno sguardo divertito.
« Oh, no
no. Povera Rosie. Il suo primo giorno e lo trascorre sola soletta in
uno scompartimento vacuo. Ma il suo cuginetto le vuole bene e...
» esordì, camminando avanti e indietro.
« E?
» chiesi, trovando interessante quel che stava dicendo. Al
commise un omicidio, solo guardandomi. Non me ne importò
granché ed evitai di rispondere a quell'atto.
« E tu
non puoi stare così. Sei mia cugina, l'orgoglio dei
Grifondoro, non come un altro che sicuramente sarà smistato
altrove. » rivelò, meritandosi un altro omicidio
di Al.
Si portò
i capelli indietro e si sfregò le mani.
« Ed
ergo, mia carissima Rosie, ti ho procurato un ragazzo. » mi
disse come se la sua affermazione fosse normale, facendomi
l'occhiolino.
Al era stremato e,
ad essere sincera,
non potevo biasimarlo. Perdurai a guardare scettica James, che
compiaciuto spinse Scorpius nello scompartimento, accompagnato da un
« et voilà ». Io avrei ucciso mio
cugino, ovvio che l'avrei fatto. Fui costretta a schiacciare la gota
contro la finestra, poiché James non s'era fatto molti
scrupoli a gettarmi il Francesino addosso. A dire il vero non sapevo
chi dei tre fosse più imbarazzato, ma certamente mr.
Io-sono-bravo-a-Quidditch non
poteva essere che soddisfatto. Si chiuse la porta alle spalle, ridendo
fragorosamente. Scorpius si ricompose ed io lo imitai, seguita da Al.
Il bel Francesino aprì un libro e credo che a mia madre
avrebbe fatto risolutamente piacere, se l'avessi compiuto anch'io.
« Io
già l'ho letto » si pavoneggiò mio
cugino.
«
È bello? Ho letto alcune recensioni d'alti critici, ma credo
che l'opinione di un mio coetaneo sia più che desiderabile.
» dichiarò Scorpius, contento di poter
disquisire di libri.
«
È bellissimo, uno dei migliori che io abbia letto. La trama
è avvincente e affatto scontata, i protagonisti sono ben
caratterizzati e la scrittura è ironica e fluida.
» svelò Al, altrettanto concitato di star
dissertando di libri, ciò che non avrebbe mai potuto fare con
me.
Al Francese si
illuminarono gli occhi e proseguirono una lunga conversazione, nella
quale non ebbi voce in capitolo. Casualmente la mano di Scorpius
urtò contro la mia e mi chiese venia; fu l'unico momento in
cui mi rivolse parola. Era impegnato con Al, Al, Al. Ed Al era
impegnato col suo Scorp, Scorp, Scorp. Cominciarono a chiamarsi coi
soprannomi e disquisirono solo di libri, Pozioni, blablabla etc.
etc. Ero stufa di loro e, quando scendemmo dal treno, non si accorsero
nemmeno della mia assenza. Ero già in un'altra barca sul
Lago Nero, accompagnata dal guardiacaccia Hagrid, quando loro non
terminavano ancora di parlare. Magari avevo compreso male io, ma mi
parve
seriamente che ad Al non fosse simpatico quel Francese e che
quest'ultimo piacesse a me, non a mio cugino. Adesso, ironia della
sorte, la situazione si era rovesciata. Papà, sei contento?
Adesso posso davvero odiarlo.
***
Il mio nome
echeggiò nella Sala Grande. L'ansia si prese gioco delle mie
facoltà mentali, facendomi scivolare proprio quando mi recai
dal Cappello Parlante. Albus, accanto a Scorpius, non rise come gli
altri. Grazie di non
irridermi, testa di rapa. Mi sistemai bene sulla sedia di
legno, attendendo l'enunciazione. Il Cappello era ambiguamente
silenzioso, molto più di quanto lo fu con gli altri. Stavo
cominciando ad agitarmi, mentre dei riccioli rossi si sciolsero dal
codino e mi ricaddero sulle gote.
«
È difficile, davvero difficile. Gran cervello, coraggio,
fedeltà e furbizia. » commentò.
Le guance mi si
mimetizzarono con la chioma.
«
GRIFONDORO! » dichiarò.
Scesi dalla sedia,
sperando di non fare qualche altra figuraccia. Fui accolta
calorosamente al banchetto di Grifondoro, nel quale James mi diede una
gomitata nello stomaco. L'avrei ucciso, ovvio che l'avrei fatto. Si
stava condannando da solo.
« Sapevo
che non ci avresti deluso. » biascicò, ostentando
del pollo tra i denti.
Gli assestai un
pugno nell'occhio. Pensavo fosse mio dovere procurarglielo. Tutti
prestarono attenzione a me, la figlia di Hermione Granger comportarsi
in quel modo.
« Bel
colpo, Rose. » udii dalla voce suadente di mia cugina
Dominique.
Si sedette accanto
a me, mentre guardavo la figura di Al avvicinarsi al tavolo dei
Serpeverde. James, malgrado l'occhio nero -e consapevole d'esserselo
meritato- mi parlò come se non fosse successo nulla. Tra noi
funzionava in questo modo. Volevamo risolvere la situazione? Le mani
erano il mezzo con cui concludevamo la vicenda, tornando
successivamente alla più completa normalità.
« Bello
il traditore, vero? » mi chiese alludendo ad Albus.
« Lui
è anche il mio migliore amico, non crea nessuna differenza
la Casa a cui è stato affiliato. » risposi con
risolutezza.
« Ti ha
già rimpiazzata, come i Serpeverde sanno fare. »
constatò, lacerandomi il mio cuore.
Scorpius Malfoy se
ne stava tranquillo e sorridente, mentre dissertava con Al ed ostentava
la sua grandissima conoscenza. Se credeva che non lo stessi guardando,
si sbagliava di grosso. La cerimonia dello smistamento era terminata da
un po' di tempo, ma io non riuscivo a toccar cibo.
« Devi
nutrirti, se hai intenzione di affrontare Hogwarts. »
m'avvertì Domi, laconica.
M'infuriai,
continuando a guardare quel bel sorriso diretto a mio cugino. La rabbia
si avvolse completamente di me e dovetti alzarmi, per il bene di tutti.
Non
te la darò vinta.
Strinsi i pugni e
grugnii: « Scorpius, io non te la darò! »
Ovviamente
l'affermazione fu accolta da tutti i membri delle Case come un doppio
senso. Quella sera mi trovarono molto divertente, omettendo lo sguardo
basito della Mcgranitt. So che un'undicenne non dovrebbe neanche sapere
queste cose, ma anche Santo Malfoy arrossì quando lo dissi.
Evidentemente non ero l'unica ad aver compreso la causa di tutte quelle
risate.
« Forse
dovresti controllarti. » osservò Domi, la ragazza
saggia col lucidalabbra dal sapor di pesca.
« Io sono
controllatissima! Da oggi e in poi avrete una nuova Rose. Non
potrà più rubarmi niente, quel Francese dei miei
stivali! » sbottai, con fierezza assurda.
Non
darò forfait.
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