Vivere (Racconto jazz).

di Go_always_ahead
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Le sue dite agili sfioravano, e allo stesso tempo dominavano , con la loro maestria, i bianchi tasti.
Aprì la bocca e ne uscì una voce vellutata e benevole; all’occorrenza sapeva essere ben più rude e tagliente.
 Alzò lo sguardo dalle mani ballerine, che improvvisavano sulla tastiera, e si perse nel mondo che raccontava attraverso la sua canzone; un mondo antico, matto , pieno di gente con  pantaloni troppo larghi, giacche troppo strette e capellini che contenevano a mala pena l’autentica follia jazz che sembrava, come una scossa elettrica, elidere il confine tra pensieri e azioni.
Modulava la voce, dal basso più profondo, all’acuto quasi fastidioso; sorprendente.
E quando il ritmo si faceva più veloce e la voce era messa a dura prova, lì si sentiva davvero vivo; inspiegabile il rossore che si accendeva sulle sue guance, quasi imbarazzato dalla sfrontatezza di una gioia così grande che  riusciva a sprigionare col pianoforte e con le sue parole.
Si divertiva. Non si pentiva affatto di quando aveva abbandonato tutto per avere un solo attimo, anche uno solo, di felicità grazie alla musica.
Il suono della tromba, poi, pose fine alla canzone.
Sembrava essersi svegliato da un lungo sogno che poteva, per fortuna,  vivere ancora.
 
 




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