°°Scènes de la vie de Bohème°°

di Jessy87g
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« La jeunesse n’a qu’un temps » *





A tutti gli uomini d’Arte,
dei quali l’inesorabile scorrere del tempo
ha cancellato per sempre il nome.



* “La giovinezza non ha che una stagione”
(Murger, capitolo XXIII)





Nota d’introduzione:

Prima di ogni cosa mi pare doveroso spiegare il significato del termine Bohème:
A Parigi, a metà Ottocento, avevano questo appellativo quegli artisti che disprezzavano una società fondata sul mercato e sulla produttività, che li emarginava condannandoli ad una vita misera e precaria. Per questo essi assunsero, come forma di protesta e di rifiuto, modi di vita irregolari, disordinati, ostentando il rifiuto dei valori e delle convenzioni borghesi, ed assumendo come segno di nobiltà e libertà quella miseria a cui l’organizzazione sociale li condannava.
Si venne così a creare il mito dell’artista povero, che vive una vita libera e disordinata nelle soffitte parigine, tra amore e culto dell’Arte.
Questo particolare movimento sopravvive per tutto il secolo, estendendo il suo mito fino al primo novecento. Io mi limiterò ad esaminare quella che viene comunemente chiamata ultima bohème (1878-1883), che si sviluppa principalmente nei caffè parigini, da Montmartre al vecchio Quartiere Latino.
Come sottolinea la citazione murgeriana che ho scelto per introdurre questa storia, l’esperienza della bohème è strettamente legata al mito della giovinezza, in contrapposizione con la presa di coscienza, passata l’età della spensieratezza e degli ideali, che non si vive di sola arte e amore.

Questa idea un po’ particolare è nata da diverse concause; tra le quali vanno annoverate come principali un ennesimo viaggio a Parigi, la lettura del romanzo di Murger (da cui ho tratto il titolo) “Scènes de la vie de Bohème”, il mio viscerale amore per la letteratura francese del XIX secolo e qualche lacrima versata durante l’ascolto dell’opera pucciniana.

Mi sono spesso chiesta come mai, quando si tratta di iniziare a scrivere una nuova storia, il mio cervello rifiuti categoricamente, a priori, di immaginarsi una trama che non possa essere classificata come AU.
In realtà credo che la risposta sia più semplice di quel che sembri: il luogo e momento storico in cui è ambientato il manga di Inuyasha sono – e stavolta Madame T. non ne ha colpa – totalmente privi di interesse (almeno per me). Un tempo “senza poesia” (razziando un’espressione crociana).
E così ho deciso di trasformare questa carenza, in un punto di forza: per un puro esercizio letterario, mi svago a trasportare i personaggi di Inuyasha in tempi ed epoche diverse, cercando la maniera migliore per inserirli nella società e adoperandomi per appianare gli innumerevoli problemi etico-culturali che sorgono..il tutto naturalmente imponendomi di rispettare, fin dove è possibile, il carattere originale che li rende così affascinanti. (Riservandomi di fare un piccolo minuto di silenzio per l’immenso spreco che Madame T. ha compiuto di tali tesori)


Piccolo appunto prima di concludere: i nomi che ho scelto per i quattro bohémiens (Tristan Corbière, Charles Cros, Germain Nouveau, François Villon) appartengono tutti, fatta eccezione per l’ultimo, a bohèmien veramente esistiti; mentre il cognome del Demone apparteneva al poeta parnassiano Leconte de Lisle (scelto tra tanto solamente per il de, che indicava una discendenza nobile).



Vorrei infine ringraziare lamoon, thembra, rosencrantz, lollyna, crilli, KaDe, MARTY_CHAN94, Blackvirgo, ele_chan e Neropece; che hanno avuto la gentilezza e la costanza di commentare i miei precedenti lavori.











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