Vuoi provare a morire?

di TrustNoBitch
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3

 

Il vento soffiava prepotente, fuori dalle mura dell'università.

Giulia era appena arrivata in aula, interrompendo la lezione di storia.

Scivolò lungo il corridoio, si inoltrò fra le file di banchi e si sedette vicino a Camillo, intento a prendere più appunti possibile.

 

- Ciao – fece Giulia, sottovoce.

- Ehi, ciao – rispose il ragazzo, sorridendole.

 

Nel frattempo, la ragazza si tolse il giubbino, prese qualche libro e quaderno dallo zaino e si guardò intorno, scrutando gli altri studenti: - Dov'è Noora? -.

Anche Camillo cominciò a guardarsi intorno: - Mh, strano. Non lo so – e girandosi verso la compagna – Non c'è nemmeno Daniel -.

- Mh, probabilmente sono rimasti a casa insieme – constatò Giulia, aprendo il quaderno.

- No, non penso. Non si sono più visti dopo … lo sai … dopo quella cosa -.

- Daniel ti ha detto qualcosa? -.

- No, non lo vedo da un po'. Probabilmente, è a casa, malato – concluse Camillo.

 

Quando finì la lezione, Giulia prese il cellulare e chiamò Noora, ma c'era la segreteria.

Si stava preoccupando, così decise di mandarle un messaggio.

 

Mentre si stava dirigendo verso la biblioteca, sentì un urlo provenire dal corridoio di lato.

Lasciò cadere i libri che aveva in mano e la borsa e cominciò a correre.

 

Con il cuore in gola, si fermò all'improvviso di fronte alla parete, unendosi alla folla, ammutolita da quell'orrendo spettacolo.

 

Tutti stavano guardando il muro. Tutti erano sconvolti, angosciati, spaventati, scioccati.

Nessuno era in grado di dire una sola parola.

Giulia spalancò gli occhi, con il fiato pesante.

 

Poco dopo, arrivò anche Camillo.

Tutti stavano guardando quella scritta sul muro, di un rosso accesso, che diceva “Vuoi provare a morire?”.

 

Chi è l'artefice di tutto questo? Come mai nessuno si è accorto, di nulla, fino ad ora?

 

Erano queste le domande che, pesanti, dominavano la mente di Giulia, in quel preciso momento, in mezzo a quella folla, mentre osservava la vernice rossa colare e sporcare il pavimento.

 

Ad un certo punto, un ragazzo si avvicinò alla parete, macchiò il dito con quel liquido ancora fresco e lo annusò.

Con lo sguardo pietrificato dalla paura, si girò verso i compagni:

- Questa non è vernice …

 





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