Come
un bel quadro da completare insieme
“Vedrai, vedrai... Ci vorrà qualche
minuto e dopo avrò tutto quello che mi serve per cominciar!” trillò la splendida
giovane, che ormai da una settimana viveva a casa sua, indossando
l’accappatoio.
Prima che Giselle piombasse magicamente nelle loro vite,
inaspettata, la piccola Morgan non avrebbe saputo spiegare cosa significasse
avere una mamma accanto.
Poteva soltanto immaginare,
osservando dispiaciuta le compagne di scuola che all’uscita correvano felici ad
abbracciare queste amorevoli e premurose signore, cosa si provasse
realmente.
Felicità, sollievo e
amore.
Non che fosse completamente
abbandonata, sola e triste, in fondo aveva il suo papà e gli voleva molto bene,
solo che a volte le sembrava di stare dentro a un quadro
incompleto.
Era bello, sì, ma c’era una parte
vuota che stonava con tutto l’insieme. Provava una gioia a metà. Le mancava
qualcosa di importante, di essenziale
per sentirsi finalmente completa, per essere una bambina come tutte le altre
che incontrava.
Poi era arrivata la dolce e bizzarra
Giselle.
Nessuna, tra le babysitter
occasionali e le maestre diligenti che aveva conosciuto, era come
lei.
Nemmeno Nancy.
Giselle era speciale. Aveva conquistato suo padre
Robert e lei stessa l’aveva presa in simpatia senza dubitarne quasi
mai.
Si intendevano a meraviglia e si
divertivano tantissimo, con quel pizzico di serena complicità che si poteva
provare con le persone pure e limpide.
Naturale e spontanea, sincera e
gioiosa, si era mostrata semplicemente per quella che era, con le sue fantasie
insolite, le sue idee romantiche, il suo scarso realismo, i suoi atteggiamenti
spensierati, le sue domande curiose e ingenue, le sue canzoni
improvvisate.
Persino con quella capacità
strabiliante di educare gli insetti, i topolini e gli animaletti degli alberi a
fare tutto ciò che richiedeva loro.
Ah, e sapeva cucire benissimo, era
bravissima a creare abiti deliziosi con qualsiasi tessuto le capitasse davanti,
che questo fosse una tenda o un tappeto non aveva
importanza.
Un pomeriggio, approfittando del
fatto che il papà lavorava e che potevano godere della reciproca compagnia, si
era offerta di realizzarle un vestitino su misura, uno carino e sgargiante come
i suoi. Prima avevano fatto il bagno insieme, raccontandosi tante cose e ridendo
senza un motivo preciso, circondate da schiuma bianca e da labili bollicine; poi
solamente Morgan era rimasta in mutandine per permetterle di misurare le
circonferenze del suo corpo ancora immaturo con
precisione.
Così, si faceva vedere senza alcuna
vergogna, senza provare imbarazzo.
Come si comporterebbe una figlia con
la sua mamma, pensò,
mentre il metro da sarta le solleticava la pancia nuda, infatti non riuscì a
trattenere una leggera risata e a non muoversi.
“Ho quasi finito, Morgan. Resisti
ancora un poco”.
“Giselle… ti ricordi quel giorno dal
parrucchiere? Quando abbiamo parlato?” le chiese, per renderla in un certo senso
partecipe dei suoi pensieri più profondi.
“Certo che ricordo. Mi hai fatto
scoprire la magia dello shopping, un’attività divertente che nel mio mondo non
si pratica”, le rispose subito in tono entusiasta e forse un po’
nostalgico.
“Bene. Perché grazie a te ho cambiato
idea riguardo alle matrigne…” mormorò, guardandola perplessa mentre chiedeva al
piccolo scoiattolo che la stava aiutando a prendere nota delle sue misure di
congedarsi, per poi rivolgerle la sua totale attenzione.
“Ne sono lieta, tesoro”. Le mostrò un
sorriso raggiante e contagioso, davvero contagioso.
“Anche se io preferirei chiamarti mamma, non matrigna”, aggiunse in tutta
onestà.
Trattenendo il fiato, attese una sua
reazione, che non tardò ad arrivare.
L’aiutò a infilare una maglietta di
cotone e poi l’abbracciò teneramente, senza abbandonare la sua espressione
estasiata.
“Sei una bambina dolcissima e
sostituire la tua vera madre sarebbe un onore per me!” approvò in un sussurro,
cullandola con calore e facendo pensare ottimisticamente alla piccola Morgan che
il quadro incompleto non costituiva più un problema concreto, uno strano disagio
per lei.
Diede un bacino sulla guancia a
Giselle e appoggiò la testa riccia sulla sua spalla.
Perché insieme a lei, che per amore
aveva sconfitto da sola un enorme drago viola, non sarebbe stato difficile
colmare quello spazio vuoto e carpire finalmente il prezioso significato di
quella parola unica.
Volevo scrivere
una flash-fic, ma mi è sfuggita di mano xD quindi eccoti una mini-shot
introspettiva e dolce dedicata a questo film Disney, con protagoniste Giselle e
Morgan.
Senza troppe
pretese, lo ammetto, ma penso sia perfetta così, dal momento che il punto di
vista principale è quello della bambina. Ho interpretato il tema del contest a
modo mio, decisamente xD ma ho pensato che sarebbe stato meno scontato scegliere
lei anziché Giselle o Robert, perché a mio parere loro sono perfetti così come
si vedono, e poi non volevo ridicolizzare nessuno =)
Ringrazio Ayumi per l’idea simpatica (davvero
*__* magari in futuro la sfrutterò nuovamente per un altro fandom) e spero che
piaccia comunque nella sua semplicità.
Baci,
Rina
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