Come il cielo di luglio
17.
Il
terribile evento continua.
Marianna correva per quanto
l’abito le permettesse. Nel cuore della notte, sola e
accaldata, correva a
perdifiato, i capelli sfatti, la gonna sgualcita e sporca di fango. Ma
non le
poteva importare di meno, del suo aspetto. Ciò che
più le premeva era rivedere
Pietro, dirgli la verità. E poi baciarlo, ridere con lui,
fare la pace, fare
l’am…
Villa Ripamonti era un putiferio.
Quasi tutti i servitori, in camicia da notte e con le torce accese,
erano
davanti all’ingresso. C’erano urla, esclamazioni,
ordini.
Marianna si era immobilizzata per
la sorpresa, ma nella mente le si affacciò un sospetto
ancora più insidioso.
“Che succede qui?”. La
confusione
era talmente alta che nessuno la sentì. Ripeté la
domanda, alzando la voce.
La piccola folla si azzittì per
un attimo, puntando i suoi occhietti increduli e stanchi su di lei.
“Voscenza!”
“Voscenza è qui!”
“È tornata, per fortuna
è
tornata…”
“Che succede? Per favore,
qualcuno me lo dica!” urlò ancora Marianna,
cercando di sovrastare i giubili di
sollievo.
“Voscenza, presto, venga qui!”
Marianna riconobbe immediatamente
la voce energica di Clementina. Le corse subito incontro.
“Voscenza, questa notte è
successa una disgrazia! Vi sentite bene…?” chiese
Clementina, preoccupata per
l’improvviso pallore di Marianna.
“Sì…”
biascicò lei.
Per fortuna, Clementina ebbe
l’accortezza di sorreggerla con un braccio.
“Qualcuno ha sparato a Lattuca,
Voscenza!” snocciolò, rapida e accorta.
Marianna la guardò, quasi
spiritata. “Cos… quando?”
“Qualche ora fa. Cavani lo ha
portato qui e Carmine è andato a chiamare un
medico… e, Voscenza, il padrone è
disperso”
Questo costò un battito del cuore
di Marianna.
Disperso.
Oh, Madonnina, ti
prego… mamma…
Marianna cercò di contenere il
panico letale che si stava diffondendo velocemente in lei.
“Dov’è adesso
Lattuca?”
“Sul tavolo della cucina,
Voscenza”
“Benissimo. Allora chiama degli
uomini e andiamo a cercare Pietro”. Forse era la frase
più simile a un ordine
che avesse mai rivolto non solo a Clementina, ma a una persona in
generale.
Questa volta non sarebbe fuggita.
Pietro aveva bisogno di lei, adesso. Doveva essere lucida e attiva, non
perdersi d’animo.
Perché era stato Pietro a sparare
a Lattuca. Lo sapeva.
* * *
Non poteva essere andato molto
lontano, soprattutto se era successo ciò che temeva. Si fece
accompagnare dove
era stato trovato Lattuca. La portarono nell’alloggio spoglio
dell’uomo, al
limitare dei campi.
Cercò tracce di sangue, ma,
nonostante la luna in cielo brillasse come il sole, era impossibile
trovarne.
La lanterna non aiutava poi tanto.
Dentro di sé, pregava.
Preoccupata e disperata. Che non fosse ferito e che, se lo fosse, non
era
grave. Che non fosse… non riusciva nemmeno a formulare
quella parola.
La stessa che le ricordava la sua
mamma.
Più Marianna si guardava attorno,
più quel posto le risultava familiare.
La discesa di villa Ripamonti. Il
campo di papaveri.
Forse aveva capito.
* * *
Pietro delirava. Era più in
là
che in qua, ormai. Che fosse la volta buona in cui il Signore lo stesse
chiamando?
Era fatta, finalmente.
Sto per morire. Sto per morire.
Sto per morire.
Pietro pensò a Laura. Ricordava i
suoi occhi verdi come l’erba di maggio, la sua risata
allegra, la sua
espressione buffa quando si arrabbiava.
Una lacrima solcò la sua guancia,
insieme a un gemito di rabbia e dolore e disperazione. Un grido sordo
di
frustrazione soffocava nel suo petto, insieme alla paura. Che diavolo
c’era
nell’aldilà? Perché esisteva un
aldilà, vero? No, per uno come lui non c’era.
Inutile pensarci, inutile faticare ad agognarlo.
La sua anima non avrà mai pace.
Avrebbe vagato nel nulla, sulla sua Palermo, sopra il caldo e
bellissimo mare
che avvolgeva Santoro come una culla.
Pietro si accasciò lentamente al
suolo, la mano premuta al fianco. Sangue caldo che lentamente diventava
freddo…
o era la sua impressione?
Sto per morire.
Ma aveva vendicato il nome di
Marianna. Quindi cosa importava? Tutti quei pensieri stupidi, quella
paura di
morire. Marianna era onorata. Poteva morire in pace…
… Avanti, avanti…
Pietro,
Pietro… dove sei?
“Voscenza, tornate indietro.
Cercheremo noi!”
“Non se ne parla nemmeno, vengo
con voi”
Avanti, avanti…
… La donna che lo stava guardando
era splendida. Brillava di luce propria come una stella.
Avvertì un brivido caldo sulle
braccia e notò che era lì che le mani
dell’angelo lo stavano toccando.
Risalendo lentamente verso il cuore.
Pietro aveva sempre creduto che
gli angeli fossero biondi, con l’incarnato chiaro e il volto
sorridente.
Ma quest’angelo era l’opposto.
Aveva lunghi boccoli scuri che le incorniciavano il viso tondo e
serioso, quasi
preoccupato. La pelle abbronzata, quasi dorata, pareva di velluto. Solo
gli
occhi appartenevano al cielo. Al cielo di luglio.
La donna era Marianna.
Marianna…
Marianna…
Marianna.
Un’eco sempre più lontano.
* * *
Marianna quasi si slogò una
caviglia sulla spiaggia acciottolata della radura. Sul sentiero aveva
trovato
delle piccole macchie scure che lo costellavano. E non erano petali di
papaveri.
“Aiuto!
Aiuto! L’ho trovato! È qui!”
urlò,
rialzandosi in fretta.
Buttò la lanterna da qualche
parte. Non registrò nemmeno la possibilità che si
spegnesse, o altro. Si gettò
sul corpo enorme di Pietro, accasciato al suolo e inerte come una
bambola.
“Pietro… Pietro, amore mio,
coraggio… coraggio…”
“Marianna…”
Fu un sussurrò debolissimo, roco,
profondo. Lei quasi pianse di gioia. Era vivo.
Ferito, anche se non sapeva dove
né come, ma vivo.
Gli carezzò con dolcezza le
braccia, poi la guancia, l’odore persistente e metallico del
sangue che le rivoltava
lo stomaco. Si perse nella sua figura, constatando che era calda, viva
e
pulsante. C’era speranza. “Coraggio, anima mia.
Resisti…”
Pietro le sentì. Due parole che
risuonarono nell’aria, due parole che non avrebbe mai creduto
di poter sentire.
Ti amo.
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Capitolo un po' breve, ma (spero)
intenso. Non so, ricordo che avevo l'ansia mentre lo scrivevo!
Mi rendo sempre
più conto che la trama di questa storia non è poi
così elaborata, ma, visto che era questa la trama originale,
non me la sono sentita di cambiarla o aggiungere altro. Mi sembrava di
allungare il brodo. Il prossimo dovrebbe essere l'ultimo, non
so ancora se tenere l'epilogo attaccato.
Grazie mille come sempre a
chi è rimasto con me fino alla fine.
A lunedì! :)
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