Il
distretto di Tokai nel primo pomeriggio era deserto. Solitamente, era
un posto caotico in cui vivere. Ma ora c'era una strana calma, tutto
attorno. Ma era una calma apparente. Una quiete prima della tempesta.
Non c'era una sola persona in giro. Si sentivano oppena le onde del
mare infrangersi. L'intera città era stata evaquata,
essendo, come dichiarato anche dagli altoparlanti, lo stato di
emergenza.
Anche
le linee telefoniche erano interrotte. L'unico essere umano presente,
una giovane ragazza, richiuse la cornetta verde del telefono pubblico
con fastidio. "Non ci voleva" mormorò, "Sapevo che non sarei
dovuta venire qui".
L'unico
modo che aveva per mettersi in contatto con quella persona non si era
rivelato disponibile.
Raccolse
i bagagli e sospirò, guardando la foto della persona che
sarebbe dovuto venire a prenderla. Ritraeva un giovane uomo sorridente,
che probabilmente andava verso i trent'anni, snello, dai corti capelli
neri, indossava pantaloncini e una canotta.
"
Temo proprio che non riusciremo ad incontrarci. Ormai non mi resta che
raggiungere il rifugio." mormorò.
Sollevando
gli occhi dalla foto, vide di sfuggita, in lontanza nella strada vuota,
la figura di un ragazzo, più o meno della sua
età, che la guardava. Indossava quella che sembrava una
divisa scolastica dello stesso stile della sua e aveva capelli azzurri,
ma com'era possibile?
Un
attimo dopo, era sparito.
Prima
che potesse capire se la sua fosse stata o meno un'allucinazione, la
terra fu scossa da un tremito.
Aerei
da combattimento sbucarono da dietro le lontane colline, seguiti da un
essere enorme. Una figura alta una quarantina di metri, dalla forma
solo lontanamente antropomorfa. Aveva il corpo scuro e gli
arti sottili, rivestimenti ossei rotondi sulle spalle, altre ossa
appuntite che spuntavano dai gomiti, costole che in parte fuoriuscivano
dal petto e circondavano una sorta di sfera rossa. Non aveva una testa,
ma solo una sorta di teschio rotondo, munito di occhi neri.
La
ragazza si spaventò non poco nel vederlo.
Poi
gli aerei iniziarono la formazione di combattimento. Spararono contro
il mostro, col solo risutato di distruggere gli edifici accanto a lui.
Anche l'essere poteva difendersi, ed emetteva laggi laser dagli
spuntoni sul gomito.
Un
aereo cadde molto vicino alla ragazza, che lo evitò per un
pelo. La gonna la impacciava non poco. Poi, anche il piede della
creatura si poggiò accanto a lei.
La
giovane si coprì gli occhi, terrorizzata.
Udì
uno stridio di freni, e un attimo dopo, una macchina sportiva si
fermò accanto a lei. La portiera si aprì e lei
vide l'uomo della foto, alla guida. Indossava pantaloni e maglietta
neri, e degli occhiali scuri. Al collo aveva una croce bianca.
"Scusa,
sono in ritardo" disse sorridente, invitandola a salire.
L'uomo
partì con gran velocità, evitando fortuitamente
gran parte dei detriti che finivano loro addosso dalla guerra che si
stava scatenando tra il mostro e gli aerei.
L'automobile
riuscì a restare quasi del tutto incolume anche
all'esplosione di una bomba. Quasi del tutto, perchè
rotolò su sè stessa diverse volte e infine si
ribaltò su un fianco.
La
ragazza aiutò l'uomo a rimettere l'auto a posto, spingendo
con tutte le sue forze, e alla fine il mezzo tornò
alla posizione corretta, con un forte schianto.
"Ottimo
lavoro, grazie dell'aiuto" disse l'uomo soddisfatto, togliendosi la
polvere dai guanti di pelle.
"Oh,
no, signor Katsuragi, grazie a lei" disse la ragazza.
"Niente
formalismi" obiettò il giovane, togliendosi gli occhiali da
sole e rivelando due occhi color nocciola, "chiamami Sato Katsuragi.
Piacere di conoscerti, Shinko Ikari"
Altrove,
in una base militare, i generali che a distanza avevano ordinato
l'attacco aereo erano in subbuglio. Guardavano atterriti attraverso
l'enorme schermo il mostro che non sembrava aver riportato
che pochi danni dall'esplosione della bomba, circondato da un inferno
di fuoco.
Solo
una donna non mostrava alcun nervosismo. Era seduta nel posto di
comando, e si limitava a fissare senza espressione lo schermo attraveso
le lenti ambrate degli occhiali. Sapeva che le armi normali non
potevano nulla contro la creatura, dopotutto, era un Angelo. Ora si
sarebbero adottati i suoi metodi.
L'automobile
sportiva riuscì in qualche maniera a raggiungere l'ingresso
sotterraneo della base militare, su cui troneggiava la
scritta Nerv.
L'auto
fu posizionata su di un trasportatore automatico e cominciò
la sua discesa lungo un tunnel sotterraneo.
"Questa..
è l'agenzia speciale Nerv?" chiese Shinko, incuriosita.
"Sì,
è l'ente militare collegato direttamente alle
Nazioni unite" spiegò Sato.
"Mia
madre lavora per loro, giusto?"
"Diciamo..
Non sai di che cosa si occupa, esattamente?"
"No...
mi hanno detto soltanto che il suo è un lavoro molto
importante collegato alla difesa dell'umanità. Stiamo
andando da lei, non è vero?"
"Esatto."
Shinko
abbassò gli occhi blu, angosciata. Ricordò
l'ultima volta che l'aveva vista, sua madre, dieci anni prima. Non era
nient'altro che una bambina, e piangeva disperata. Sua madre le aveva
dato un'ultimo sguardo, e poi se ne era andata abbandonandola dagli zii
materni, che nemmeno conosceva.
Aveva
ricontattato Shinko solo poco tempo prima, spedendole solo una busta
con le istruzioni su come raggiungerla alla base della Nerv, carte e
tesserino di riconoscimento, e l'imperativo di venire da lei.
"
Mia madre mi ha fatto venire qui perchè vuole che faccia
qualcosa per lei, vero?"
Sato
si limitò a guardare il tettuccio della macchina.
"Me
l'aspettavo" continuò Shinko "Mia madre non mi avrebbe mai
scritto se non le servissi a qualcosa."
"Capisco.
Tua madre non ti è molto simpatica, vero? Beh, lo stesso
vale per me."
Prima
che Shinko potesse dire altro, il tunnel mostrò una visuale
molto più ampia del luogo in cui si trovavano. Era un vero e
proprio gerofront, dall'alto potevano vedere l'intera immane estensione
del quartier generale sotterraneo. Spiccava, tra tutto, due piramidi,
una che si sviluppava concava sottoterra, una più piccola
esterna.
L'ultima
roccaforte del genere umano, come le spiegò Sato.
Una
volta raggiunto il vero quartiere generale, Sato inizialmente
camminò spedito tra i corridoi. Poi mostrò segni
di incertezza, guardando sempre più frequentemente la
mappa. "Ma che strano, ero sicuro che questa fosse l'entrata
giusta!"
I
due salirono per un ascensore. Una volta fermo, le portiere si aprirono
e un uomo dallo sguardo irritato entrò nell'ascensore.
Indossava un camice da laboratorio. Aveva corti capelli biondi e un neo
sulla guancia. I penetranti occhi verdi si puntarono su Sato.
"Ah!
Ciao, Tsuko!" esclamò imbarazzato Sato nel vederlo. Sembrava
conoscerlo bene.
"Ma
che cosa combini, capitano Katsuragi? Lo sai anche tu che non possiamo
perdere del tempo!"
"Ehm..
scusa!"
L'uomo
spostò l'attenzione su Shinko. "E' lei, vero?"
"Sì,
secondo il rapporto Marduk sarebbe il third children"
"Molto
piacere"
Shinko
non stava capendo nulla dei loro discorsi. "Eh? Piacere..."
"Come
vedi non è molto socievole, in questo assomiglia molto a sua
madre, vero?" Scherzò Sato.
Dopo
lunghi tragitti, in cui i due uomini discussero di cose che la ragazza
non capiva, i tre viaggiatori raggiunsero una sala nella penombra. Le
luci si spensero lasciandoli al buio.
Un
istante dopo tornò la luce, e Shinko trasalì,
trovandosi di fronte un volto grottesco, immane, che sembrava
fissarlo. Il volto di un robot viola dagli occhi gialli. Era immerso
fino alla testa in una vasca colma di un liquido violaceo.
"Questa
è l'arma destinata a risolvere le battaglie decisive,
l'unità 01 della macchina umanoide multifunzione
Evangelion." spiegò serio Tsuko. "E' stata
sviluppata nella totale segretezza, ed è l'ultima speranza
che rimane all'umanità"
"E'
di questo che si occupa mia madre?"
"Esatto!
" fu lei stessa a risponderle.
Shinko
sollevò la testa e la vide. Troneggiava su di loro, a decine
di metri d'altezza, guardandoli da una sorta di ampio finestrone.
"Ne
è passato di tempo" disse guardando la figlia.
Shinko
la riconobbe, incredula. "Mamma.." mormorò, e
abbassò la testa.
Il
comandante aveva le telecamere principali tutte puntate sulla figlia.
Sorrise. "Partenza." ordinò.
"Come,
partenza?" chiese Sato, confuso. "Non vorrete usare l'unità
01?" chiese guardando il robot " Dopotutto Rei non è ancora
in grado di muoversi, come faremo senza pilota?"
"Ne
è appena arrivato uno" disse Tsuko, e si voltò
verso la ragazzina. "Shinko Ikari, salirai tu a bordo."
La
ragazza non disse niente, incredula. Anche Sato non era affatto
d'accordo. Come poteva una ragazzina appena arrivata mettersi ai
comandi in divisa scolatica ?
"Perche
mi hai fatto venire qui?" chiese Shinko a sua madre
"Per
il motivo che immagini." rispose lei secca.
"Mi
stai dicendo che devo salire a bordo e combattere quel mostro?"
"Esatto"
"No!"
urlò la ragazza, piangendo rabbiosa "Non lo farò
mai! Si può sapere cosa vuoi da me? Non mi hai sempre
considerato un essere inutile?"
"Ma
ora mi servi, perciò ti ho chiamata. Tutti gli altri non
sono adatti"
Shinko
non era d'accordo, nel modo più assoluto.
Continuò a lamentarsi. "Come potrei pilotare questo coso?"
"Adesso
sali a bordo" ordinò il comandante, spazientita, "oppure
vattene subito!"
La
terra tremò di nuovo con forza. Il mostro doveva averli
raggiunti.
Anche
Sato si era convinto. "Sali a bordo" ordinò, anche se non
bruscamente.
"Io
non posso!" urlò la ragazzina.
Sato
le si avvicinò. "Ascolta, Shinko. Capisci perchè
sei venuta in questa base? Non devi fuggire, nè da tua madre
nè da te stessa!"
"Capisco.
Però.. come pretende che io riesca a combattere?"
Il
comandante Ikari capì che stavano sprecando tempo.
Ordinò quindi alla sua vice, l'anziana Koza Fuyutsuki, di
portare l'altro pilota, Rei, anche se era ferito.
I
sistemi furono riconfigurati per lui. Shina si sentì sempre
peggio.
Il
pilota Rei Ayanami arrivò, trasportato su di una barella da
degli infermieri.
Indossava
una sorta di tuta aderente molto particolare, progettata appositamente
per il pilotaggio, bianca come la sua pelle. Era ferito gravemente,
l'occhio destro e le braccia erano bendate.
I
corti capelli azzurri incorniciavano un volto magro. Doveva avere la
stessa età di Shinko. Gli occhi color del sangue sembravano
non avere espressione. Si mise faticosamente a sedere, ansimando,
mentre gli infermieri gli toglievano la flebo dal braccio magro.
Poi
un'altro rimbombo,e stavolta le scosse furono molto più
forti.
Furono
in molti, operatori, tecnici, scienziati, a cadere a terra,
Rei fu sbalzato via dalla barella.
Dei
proiettori si staccarono dal soffitto, esattamente sopra a Shinko. In
quel momento, inaspettatamente, il robot, l'Eva 01 mosse il braccio
destro, lo interpose tra i proiettori e la ragazza, proteggendola.
Nessuno
sapeva darsi spiegazione, com'era possibile che l'EVA si
muovesse senza pilota?
Ma
Shinko si preoccupò più nel vedere il ragazzo
esanime steso a terra. Lo raggiunse, trafelata. Abbracciò
quell'esile corpo. Respirava affannosamente, gemeva dal dolore e
perdeva sangue.
Shinko
si costrinse a non piangere. "Non devo fuggire, non devo fuggire, non
devo fuggire!" ripetè mentalmente.
Capì
quel che doveva fare e trovò un coraggio inaspettato.
"Lo
farò io. Salirò io a bordo!" esclamò.
In
una serie di complicate configurazioni, la ragazza fu inserita nella
cabina di pilotaggio, l'Entry Plug.
Shinko
si spaventò un po' quando fu immersa completamente in un
liquido arancione che avrebbe attutito i traumi, l'LCL, ma ormai doveva
abituarsi a tutto.
Una
volta che i sistemi furono completamente configurati, Sato
ordinò il lancio.
Le
sicure che ancoravano il robot furono sganciati. Il robot fu
posizionato su una rampa verticale di lancio.
Nel
guardare la figlia che stava per rischiare la vita, il comandante non
sembrò avere alcun ripensamento. La sopravvivenza del genere
umano aveva la precedenza.
"Lanciare!"
ordinò Sato.
Nel
malessere generale di Shinko, l'EVA percorse molto velocemente la rampa
verticale e raggiunse la città esterna, Neo-Tokyo 3.
La
ragazza vide, nel buio della notte, il mostro che lentamente si
avvicinava . Ora dipendeva tutto da lei.
Sato,
e tutti gli operatori della Nerv potevano vedere perfettamente dallo
schermo quel che stava accadendo sul fronte.
"Shinko,
non morire" ordinò mentalmente il capitano Katsuragi.
spazio
autrice: Lo so che questa idea sembra una follia, e probabilmente lo
è. Non so se potrò trascrivere in questo modo
molti altri episodi di evangelion. Di sicuro mi concentrerò
più su i dialoghi che nelle parti tecniche, e
taglierò qualche cosa.
Il
fatto è che io adoro il Gender Bender e mi sono chiesta cosa
potesse accadere se in una serie come questa, dove la differenza tra
uomo e donna è piuttosto marcata, i generi venissero
sconvolti.
Potrei
anche renderla round robin, se qualcuno se la sente di provare.... Non
sono in ogni caso l'unica ad aver avuto questa idea...
http://www.youtube.com/watch?v=lVi3hdNw_qc
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