Chi ha da fare non ha tempo per le lacrime

di MusicDanceRomance
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Un giorno Dio disegnò la bocca di Jun Rail. È lì che gli venne quell'idea stramba del peccato. –  Alessandro Baricco, Castelli di rabbia 
 
 
 
Draco si era domandato spesso cosa lo avesse convinto ad accettare un lavoro spalla a spalla al Ministero proprio con la Granger, ma non si era lamentato della strana alchimia che era scattata tra di loro e che li aveva costretti in tempi brevi a deporre le armi per concedersi l’occasione più inaspettata.  
Come  le aveva confessato dopo il loro primo abbraccio d’amore, il dettaglio che gli era sempre rimasto più impresso di Hermione coincideva con la sua bocca; una bocca serrata, che nascondeva con imbarazzo i denti sporgenti, che sapeva zittire ogni oppositore e faceva fuoriuscire una voce petulante. Indefinibile.
Certo, per un Malfoy bambino la vocina stridula e le labbra di ferro della Mezzosangue si erano dovute considerare oltraggio e peccato, ma il Draco adulto non avrebbe potuto immaginare che Hermione sarebbe stata una tenera avversaria anche sotto le sue coperte, e quella bocca che per anni aveva disprezzato e che avrebbe voluto tappare con la magia ormai lo invitava a trasgressioni di cui non riusciva a fare a meno.
Un giorno Dio disegnò la bocca di Hermione Granger. È lì che gli venne quell’idea stramba del peccato, diceva lui.
Perché avrebbe potuto resistere a ogni indegnità, meno che al sapore delle tentazioni e all’urgenza dei baci strappati, e Dio si era servito dei suoi acquerelli migliori perché si facesse mordere il cuore proprio da lei.
Il pensiero che da piccolo avrebbe gioito nel saperla morta gli imponeva così un castigo di silenzio e orrore, perché lui con la guerra si era fatto uomo, si era creato da sé tra gli scempi dell’ultima battaglia e la visione del sangue, rosso, rosso indistinto per tutti, gli sarebbe bastata per l’intera esistenza.
Draco ne aveva il disgusto per quanto ne aveva visto versare, non si potevano fare distinzioni tra un coagulo di sangue nobile e uno spruzzo di povertà.
E rosse non erano le labbra di Hermione, labbra troppo screpolate per il freddo sopportato durante l’anno di latitanza con Potter. Rosso non era il colore dei Grifondoro, perché Hogwarts era fatta di arcobaleni, e il verde, il rosso, il giallo e il blu erano riuniti per formare un unico stemma di tonalità indivisibili. Rossa non era la sfumatura che il suo cuore andava assumendo in quei giorni, perché rosso era il prezzo di una morte feroce, dell’amore straziato e delle rose più perfide, rosso era il colore che esigeva alti tributi, e di sicuro rosso non era il colore che si addiceva ad un Malfoy.
Draco guardava Hermione nella penombra della sua stanza, le baciava quella bocca piena di segreti, tratteggiata per ispirare a Dio i peccati, e ribadiva il fatto che il colore delle labbra di Hermione era senza dubbio quello che si sposava meglio con le ombre di un algido Malfoy.
Trasparente come il mare, intensa come gli abissi da riverire, sapeva già che l’avrebbe amata per tutta la vita.
Lei e quella sua bocca timida e impertinente che sapeva conciliare l’amore e il peccato.
 
 
 
 
 
Eccomi di ritorno, questa volta con una piccola dramione. La flashfic si basa su una frase di Baricco che ho riportato all’inizio, ed è stata scritta unicamente (ringrazio per l’ispirazione) per il contest di Mme Bovary sul forum di Efp, che offre prompt sulle frasi di Baricco. Non ho resistito, l’idea mi è piaciuta troppo. Lascio qui il link del contest.
 
http://freeforumzone.leonardo.it/d/10828861/Le-parole-di-un-grande-Contest-ispirato-a-A-Baricco-/discussione.aspx/1
 
Non mi rimane che sperare che vi sia piaciuta! Kiss! ;-)
 
 





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