Starlight
Non ricordavo con certezza
come ero finito in quel bar, nè tanto meno quando ci ero
arrvato. Mi sembrava fossero passate ore da quando avevo iniziato a
fissare lo scotch che mi ero fatto servire dal barman, con il mio
usuale tono serio e composto. Sapevo che il giorno dopo, avrei
finalmente gareggiato contro Kappeita Taira, mio rivale da anni e
nonostante la mia sicurezza, data dall'etichetta di "imbattuto" sulla
mia persona, dovevo ammettere di provare una sensazione parecchio
strana. Ovviamente non sapevo cosa fosse, non mi ero mai preoccupato di
pensare a ciò che provavo prima di scendere in pista. Forse
perchè non provavo nulla o forse perchè non avevo
tempo di rifletterci. Avevo diciannove anni, ma ero impegnato
più di qualsiasi altro ragazzo sulla faccia della terra. Mi
allenavo ogni giorno, andavo in palestra, trattavo con gli sponsor e mi
occupavo anche di tutti i resoconti e statistiche di ogni gara che
facevo. Di tanto in tanto, uscivo con qualche amico, ma trovavo le
persone così noiose e superficiali. Gli argomenti che
affrontavano, oltre ad essere scontati, erano ormai diventati
ripetitivi. Le donne, il sesso e i soldi.. Basta. O forse, anche io ero
ero come loro, solo sotto un altro aspetto. Ero in grado di parlare do
qualcosa che non riguardasse i motori o le automobili? Non lo
sapevo.
Sospirai rassegnato.
Era quasi l'una e non
avevo ancora assaggiato l'alcolico nel mio bicchiere, il cui ghiaccio
presente all'interno, si era ridotto a qualche misero granello. Con la
mano pesante, quasi stufa, afferrai il bicchiere e mandai
giù, per poi accasciare la testa sul bancone, davanti al
quale ero seduto. Odiavo lo scotch. Tuttavia, mi sentii rasserenato.
Un'altra giornata era trascorsa, anche se la gara del giorno dopo
continuava a darmi pensiero. Ero sopravvissuto, di nuovo. Sorrisi sotto
i baffi, soddisfatto di ciò che ai miei occhi, appariva come
un'eroica impresa, finchè uno schiamazzo beffardo, seguito
da un -Una birra scura alla spina, per favore.- , non mi
riportò alla realtà. Alzai goffamente la testa,
per poi volgerla alla mia destra. I miei neuroni parvero smettere di
funzionare per qualche istante e la mia bocca si corrucciò
in una smorfia scocciata. Avrei preferito vedere chiunque altro: un
demone, la morte, persino il diavolo, ma non lei. Kai Yamashita.
Giovane modella diciottenne, dai lunghi capelli corvini e mossi e
dall'espressione un po sognante. Sedeva proprio accanto a me, con
addosso un leggero vestitino di pizzo bianco, che andava decisamente a
contrasto con il pesante trucco nero, che le inconriciava gli occhi di
un insolto viola intenso. Sia io che mi madre, la conoscevamo da anni
ormai. Era quasi di famiglia.
Ci vollero diverse
decine di secondi, prima che lei si accorse della mia presenza,
inarcando poi un sopracciglio, con fare perplesso. -Naomi.. E tu cosa
ci fai quì?- Mi domandò, appoggiando il viso
sulla mano destra, il cuo gomito, giaceva a sua volta sul bancone del
bar. -Niente.- Tagliai corto io. Avrei volentieri risposto alla sua
domanda, se solo avessi conosciuto la risposta.
Lei si
passò una mano tra i capelli, togliendosi una ciocca che le
andava sugli occhi, sbuffando sonoramente. Subito dopo, il barman le
servì la birra.
-E' ironico che una modella,
per giunta così femminile e fine, si rinchiuda in posti come
questo a tracannare boccali di birra di quelle dimensioni. Per giunta,
potresti anche rovinarti la linea.- Farfugliai, sgranchendomi le spalle
intorpidite.
-Di cosa ti stupisci?
Odio i superalcolici. Piuttosto, dovresti imparare a preoccuparti di
più degli affari tuoi.- Mi fece, per poi far cadere
palesemente l'occhio sul mio bicchiere vuoto. -Un pilota di Formula
Uno, che si imbottisce di scotch alla vigilia di una gara importante.
Non trovi che questo sia altrettanto ironico?- Controbattè
poi, iniziando a sorseggiare la bevanda che le era stata servita.
Come al solito, aveva
la risposta pronta e il solo pensiero di dover affrontare una
conversazione con una persona così, mi indebolì
ulteriormente. Fu proprio per questo, che mi feci riempire nuovamente
il bicchiere. -Ora sei tu che dovresti preoccuparti degli affari tuoi.-
Le feci notare, in tono serio. Lei scrollò le spalle, per
poi giustificarsi con la classica frase -Hai iniziato tu.-.
-Ti sembra un buon
motivo per assumere un atteggiamento che hai criticato pochi istanti
prima?- Domandai disinvolto, iniziando anch'io a bere. -Non diventare
polemico solo per vincere una conversazione.-. Aggrottai le
sopracciglia. -Sai che me ne faccio di una vittoria simile.. Non ne ho
bisogno.-. Bevvi ancora. Kai fece una breve, ma maligna risata. -Credi
che vincerai domani?- Mi domandò poi, cercando di
provocarmi, ma senza successo. -Ho mai perso?- Sottolineai, senza
scompormi. -No. Proprio per questo Taira potrebbe essere più
preparato di te.- Proseguì, per poi accavallare le gambe e
fissarmi un po con uno sguardo di sfida, al quale mi rifiutai a priori
di rispondere. -Sarà tutto da vedere.- mi limitai a dire,
tracannando lo scotch rimanente nel mio bicchiere.
Rimanemmo in silenzio per una
decina di minuti, che sembrò durare ore, forse anche giorni.
Spesso in sua compagnia non sapevo cosa dire e capirlo proprio in quel
momento, mi demoralizzò e mi sentii un vero e proprio
idiota. Forse non ero molto diverso dagli altri ragazzi della mia
età.
-Usciamo da
quì?-
Non so
perchè me lo popose, dopotutto era solo mezz'ora che era
seduta accanto a me. Forse mi stava guardando e aveva intuito qualcosa,
ma era impossibile. Nessuno mi conosceva bene a tal punto da leggermi
nel pensiero. Era assurdo, ma annuii in tutta risposta, senza pensarci
più di tanto, decidendo di pormi meno domande possibili, dal
momento che sentivo come se il mio cervello fosse stato come strizzato
da una mano possente.
La periferia della nostra
città era davvero disgustosa, ma preferivo girare in posti
in cui il degrado regnava sovrano, piuttosto che in altri che
straripavano di gente, fin troppo chiassosa per essere sopportata in
una giornata come quella.
-Non sono poi
così schifose queste strade, no?- Mi domandò,
mentre camminava con andatura lenta davanti a me.
Sussultai. Mi aveva di
nuovo letto nel pensiero.
-A me non piacciono.-
Feci, non cambiando minimamente espressione.
Il rumore dei passi di
Kai, che era l'unica cosa che sentivo in quel momento, cessò
improvvisamente e, non ricollegando, rischiai persino di andarle
addosso. Non capivo cosa avesse. Guardava avanti, in un punto fisso
della strada semibuia. Un lampione, proprio sopra di noi, smise di
funzionare correttamente, lampeggiando a fatica ed emanando una luce
sempre più fioca.
-Che c'è?-
Le chiesi.
Lei non si mosse e mi
rispose con un'altra domanda.
-A te cosa piace,
Naomi?- Momorò seria, stringendo i pugni.
Non capivo cosa
c'entrasse con il discorso che stavamo facendo, tuttavia quella domanda
mi turbò non poco. Cosa mi piaceva? Era ovvio, le corse. Che
le passava per la mente di chiedermi?
-Oltre alle corse,
intendo.- Puntualizzò.
L'aveva rifatto. Io
sbuffai sonoramente, per poi aggrottare le sopracciglia e Kai
ovviamente, non potè fare a meno di notarlo.
-Che c'è?-
Fece subito dopo, girandosi.
Era sempre stata una
tipa attenta, non le sfuggiva mai nulla. Ascoltava attentamente ogni
parola che le persone pronunciavano e non se ne dimenticava neanche
una. Questo suo lato, mi aveva sempre affascinato, perchè
spesso le permetteva di trarre conlcusioni esatte, su ogni essere umano
presente sulla faccia della terra
-Vorrei sapere
perchè me lo chiedi.- Spiegai infine.
Kai
incrociò le braccia al petto.
-Non ti ho mai sentito
entusiasmarti per qualcosa che non siano le macchine.- Mi disse,
iniziando a giocare con una ciocca di capelli e guardandomi negli occhi.
Mi sentii cadere come
in preda ad una sorta di fastidiosissima agitazione. Forse a causa
delle sue parole, o forse a causa del suo sguardo, fattostà
che non era affatto gradevole come sensazione.
Sospirò.
-Che ne pensi del
gelato alla nocciola?- Mi chiese poi.
Io sbarrai gli occhi,
confuso.
-Potresti smetterla
di..-
-Rispondimi.-
Insistè, iniziando anche a scaldarsi.
Io ovviamente non
persi la calma, ma mi sentivo in difficoltà.
-E' buono.- Borbottai
a bassa voce.
Kai parve iniziare a
provare una lieve soddisfazione.
-E della montagna?-
Proseguì, avvicinandosi di più a me.
Probabilmente lo
scotch iniziava a fare effetto. Non ero affatto ubriaco, ma sentii
un'ondata di calore pervadere il mio corpo e arrivare fino alla punta
delle orecchie. Annuii distrattamente in risposta alla sua domanda, con
gli occhi fissi sull'altro lato della strada.
-E della luna?-.
Sbuffai spazientito.
-Che senso ha tutto
questo?- Le chiesi, passandomi una mano tra i capelli in segno di
esasperazione.
-E' per vedere cosa ti
piace.- Ammise lei, senza farsi tanti problemi, con un tono calmo che
faceva quasi sembrare normale la questione.
Tirai l'ennesimo sospiro di
rassegnazione, sempre più convinto del fatto che sarei
impazzito entro un breve lasso di tempo ed infine riuscii a guardarla
negli occhi.
-Ti importa?- Mormorai
serio.
-Tu chiedi chiarimenti
di cose delle quali non ti importa?-
-Non rispondere alle
domande con altre domande.- La rimproverai.
-Allora non chiedermi
cose scontate!- Esclamò, per poi rigirarsi e continuare a
camminare.
Non ero mai riuscito a
capirla davvero e, mentre guardavo la sua figura da dietro, mi
domandavo se qualcuno ci fosse mai riuscito almeno una volta. Mi
sembrava impossibile che una ragazza potesse mandarmi così
tanto in tilt. Reputavo le donne creature abbastanza semplici. Ne avevo
avute diverse in vita mia ed erano state tutte uguali. Non avevo mosso
un dito per averle, ma le avevo ottenute comunque, probabilmente per la
mia fama. Mi bastava poco per capire cosa volevano in quel momento, se
una cena, una passeggiata al parco, o semplicemente esser prese per
mano. Ma Kai era diversa. Aveva sempre avuto l'insolito vizio di fare e
dire cose strane, confondendomi le idee. Anche se effettivamente, mi
bastava anche solo guardarla per far sì che i miei pensieri
venissero stravolti.
Camminammo fino ad
arrivare in un minuscolo piazzale, con qualche panchina, che a stento
riusciva ancora a reggersi, qualche palazzo annerito dallo smog, poche
macchine parcheggiate ed infine il nulla. Sì, il nulla.
Perchè oltre a ciò che quei quattro o cinque
lampioni illuminavano, non riuscivo ad intravedere nient'altro.
Perchè il silenzio era talmente tanto, da farmi credere che
il mondo finisse lì, che quello fosse il capolinea.
Continuai a seguire
Kai, che scelse proprio la panchina più buia. Ci sedemmo ed
infine le chiesi -Cosa ci facciamo quì?-.
Lei non sembrava
particolarmente felice e si limitò ad incidare il cielo con
l'indice della mano sinistra. Feci per rispondere, ma all'ultimo mi
bloccai, decidendo che sarebbe stato meglio lasciar perdere e non
discutere di cose futili.
Alzai il capo.
Ciò che
vidi mi fece sentire l'essere più piccolo e miserabile che
potesse esistere, ma al contempo, il cuore iniziò a
martellarmi in petto dalla felicità. L'ultima cosa che
credevo possibile in quel momento, era che si potesse vedere un cielo
simile dalla squallida periferia di una città giapponese.
Spalancai gli occhi, notando che le stelle erano talmente tante che il
mio sguardo poteva perdercisi in mezzo. Mi sentii così umano
e così vivo. Era da tempo che non mi soffermavo ad ammirare
qualcosa. Avevo diciannove anni, ma avevo smesso di essere un bambino
troppo presto, facendomi trasportare dal lavoro e dai miei impegni,
diventando quasi una macchina.
Kai si
avvicinò a me, poggiando la sua spalla contro la mia.
Abbassai lo sguardo e mi accorsi che era intenta ad osservarmi.
Sussultai.
-Mi pare di capire che
ti piaccia.- Commentò.
Sentii il cuore
battere ancora più forte e un'altra vampata di calore mi
pervase il viso.
-Sì.. Non
è male.- Ammisi, cercando di sminuire il mio entusiasmo.
Abbozzò un
sorriso compiaciuto.
-Dovresti prestare
più attenzione alle cose belle che ti circondano, Naomi. E'
grazie a quellle che una persona può affermare con certezza
che la sua vita è bella.- Mormorò poi,
lasciandomi parecchio sorpreso.
-E la tua vita
è bella, Kai?- Domandai serio, tornando a fissare il cielo.
-Perchè non
dovrebbe esserlo?-.
Abbassai di colpo la
testa, innervosito.
-Ti avevo detto di
non..-
Non feci in tempo a
finire la frase, poichè mi ritrovai le labbra incollate alle
sue. La sorpresa che provai, sparì pochi istanti dopo,
quando le schiusi e passai una mano fra i suoi lunghi capelli e l'altra
sul suo esile collo. Il contatto con la sua pelle candida, mi fece
rabbrividire e sentivo il suo profumo inebriarmi la mente e riempirmi i
polmoni. Capii che Kai non aveva superpoteri e non poteva leggermi nel
pensiero, semplicemente mi conosceva meglio di chiunque altro. Che
stupido ero stato a pensare una cosa simile, dovevo proprio star
impazzendo.
Quando ci staccammo
lei fece per alzarsi in piedi, ma mi venne spontaneo afferrarle un
polso e tirarla nuovamente verso di me.
-Ma che fai?-
Sussurrò imbarazzata, serrando i pugni.
Non credevo a
ciò che stavo per dirle, perchè non facevo mai
azioni di questo tipo per andare incontro alle persone, ma in quel
momento, era del tutto diverso. Per questo, con un sorriso rilassato,
ammisi: -Questa, è la cosa che mi è piaciuta di
più.-.
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