Accade
velocemente, come in un flash.
Papà
è completamente concentrato su di me. Non si è accorto del qualcuno
che gli è strisciato alle spalle...e che gli ha appena rubato la
pistola dalle mani.
Dopo
qualche istante di fragore sono tutti per terra. Sanguinanti o morti,
tanto non fa molta differenza.
Resta
solo papà, ma per poco: dopo un bel discorsetto si spara in testa.
Magari voleva far uscire i cattivi pensieri che aveva, magari voleva
semplicemente smetterla di fare cazzate. Poco m'importa, tanto...si
sarà ammazzato, sì, ma non me ne frega un cazzo. Lui non è mai
stato mio padre.
Eccole
lì, quelle tre parole. Semplici da pronunciare.
La
mia voce suona strana mentre le dico. Il silenzio che segue fa quasi
male alle orecchie.
Il
silenzio che segue...e che resta.
Perchè
non è cambiato nulla. La formula non funziona.
Non
funziona.
Sono
ancora tutti morti, anche io.
Ho
fallito.
E
ora...ora cosa cazzo devo fare?
Sono
un fantasma, un cazzutissimo fantasma. Che figo.
Fossi
un maschio, penserei di andare nelle docce femminili...ma sono una
femmina, e non abbastanza depravata da fare una capatina negli
spogliatoi maschili di qualche squadra di rugby (anche perchè non è
che il naso smette di sentire la puzza, quando si muore). Così, non
mi resta altro da fare che girare senza alcuna meta per la città.
Come
sempre. Mi mancano solo i roller.
E
anche tutti gli altri. Sì, diciamocelo, mi mancano. E sicuramente
aumenta la mancanza il fatto che ho creduto sul serio di poter
rimettere a posto le cose.
Ma
evidentemente non sono stata abbastanza potente.
E
ora, che mi resta? Un cazzo, ecco cosa.
Un
tuono scuote il cielo. Alzo gli occhi verso le nuvole, chiedendomi
distrattamente se un fantasma possa prendersi la polmonite, poi li
riporto sulla lastra di marmo che ho davanti.
"Evelyn
Sullivan
morta
a 17 anni
amata
figlia e sorella
non
verrà dimenticata"
Non
ci hanno messo nemmeno dei fiori, quei porci bastardi. Schifosi figli
di puttana.
Beh,
almeno a me è andata meglio che agli altri: io una tomba ce l'ho
(vuota, ma ce l'ho), e un qualcosa che testimoni la mia esistenza in
questo mondo. A loro cosa resta, non contando i corpi che si
decomporanno in quella merda di casa di metallo?
Niente,
ecco cosa resta. E pure a me.
Fanculo.
Non
so perchè, ma appena mi chiedo che ora sia so esattamente che sono
le tre e mezza del pomeriggio. Tra poco arriverà Mary, come ha
sempre fatto in questa prima settimana di lutto. Magari anche questa
volta ci sarà Alice, forse con loro verrà Brian. Sono stati gli
unici a farlo...ma dire che non mi importa niente del basso numero di
visitatori è poco: dio, è vero che ci si accorge di cosa si aveva
quando è troppo tardi.
L'ultima
volta che li ho visti avevano gli occhi rossi. Tutti e tre. Sono
certi che li abbia abbandonati per sempre, e sono disperati per
questo.
Ma
io non li abbandonerò. Sarà una strana bontà caratteristica dei
fantasmi, ma voglio restare con loro e difenderli, per quel che
posso.
Chissà,
magari un futuro ce l'ho ancora. Posso aiutarli. Posso cercare June.
Posso far finta che non sia successo niente. Posso...
-Evelyn
Faber, giusto?-
No.
Non
è possibile.
Questa
voce.
Non
riesco nemmeno a voltarmi, tanto sono esterfatta. Perchè...perchè
non è possibile.
L'ho
visto morire. Ho aspettato accanto al suo cadavere, pregando che
diventasse un fantasma...ma non è successo.
È
morto.
-Ultime
parole?-
No,
un attimo. Ok, sono leggermente shoccata...ma qui c'è qualcosa che
non va.
Questa
non è esattamente la sua voce. Ha qualcosa...di strano.
Di
diverso.
Infine,
mi volto. Non posso dire che prima le mie gambe fossero pietrificate,
visto che le gambe non ce le ho più...diciamo che mi sono
leggermente paralizzata nel cervello.
Perchè
è impossibile.
Eccolo
qua. Esattamente davanti a me.
Ma...è
diverso.
A
parte i vestiti neri che mi ricordano assurdamente quelli che
indossano le spie nei film. A parte il pallore quasi spettrale e le
occhiaie. A parte il fisico più asciutto e atletico, come se si
fosse allenato per anni. A parte la cicatrice che gli attraversa
l'occhio sinistro (che è ancora al suo posto, grazie al cielo).
Quello
che mi lascia senza fiato è il suo sguardo. Gli stessi occhi,
sì...sempre di quel colore assurdo, indimenticabile...ma lo sguardo,
quello sguardo.
Non
è il suo.
Ha
uno strano dispositivo in mano. Una parte della mia mente si chiede
cosa diavolo sia, ma la situazione assurda riprende tutta la mia
attenzione.
Perchè
è lì, davanti a me. Ma non è lui.
-E...Evan?-
Il
suo volto impassibile non fa una piega. È una maschera bianca,
vuota, senza emozioni.
No,
questo non può essere lui.
-Beh,
non sono molto originali come ultime parole. Buona parte delle altre
ha detto la stessa cosa. Comunque...addio.-
Attiva
il dispositivo. Quasi non me ne accorgo.
Perchè
non so proprio cosa dovrei fare.
Il
dispositivo si illumina.
E
dopo, semplicemente, smetto di esistere.
Evan
spegne il dispositivo quasi distrattamente, la mente già rivolta
alla prossima meta.
Ormai
gliene manca solo una, poi potrà tornare a casa.
Ma
lui gli ha detto di stare attento, alla diciannovesima,
all'ultima: è lei quella che ha creato la realtà senza poteri.
Tutto quel casino l'ha fatto lei...e chi è, quello che ne pulisce la
merda?
Lui.
Ovviamente.
Ma
non è il momento di perdersi in pensieri del genere. Lui
gliel'avrà detto mille volte, ogni volta che si distraeva...chissà
come faceva a scoprirlo sempre, poi. Di certo non leggendogli nella
mente, visto che nessuno può farlo.
Bene,
è ora di andare.
Evan
getta un'occhiata veloce alla lapide, come ha già fatto altre undici
volte. Sfigata, questa Evelyn: su diciotto che ne ha incontrate, solo
sei erano ancora vive; le altre erano o già morte, o fantasmi. Beh,
tanto meglio: meno lavoro per lui.
Rimette
il dispositivo nella cintura, poi ne prende in mano un altro.
Schiaccia un piccolo tasto rosso.
Un
secondo dopo, nel cimitero non c'è più nessuno. Nè vivo nè morto.
E,
ironia della sorte...comincia a piovere.
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