MARIOLINO E LA
FUGA
Ai margini del bosco, non molto
lontano dalla grande quercia che cresce accanto al campo di margherite, viveva
una famiglia di coccinelle. Mamma coccinella e i suoi cinque piccoli vivevano in
un grande fungo dalla testa rossa. Lì, al riparo da eventuali attacchi di
predatori, vivevano felici e trascorrevano le giornate fra giochi e grandi
abbuffate di nettare, tutti tranne uno, Mariolino. Questa piccola coccinella
faceva grandi sogni e la vita di campagna gli stava stretta. Ogni giorno
trascorreva il suo tempo sopra la più alta della margherite e da lì scrutava
l’orizzonte affascinato. Sognava di andare via, lontano lontano, e di esplorare
nuovi luoghi. Voleva arrivare fino alla grande quercia e verificare con i suoi
occhi ciò che Filippo la libellula gli aveva sempre raccontato, di ritorno da
uno dei suoi avventurosi viaggi.
La mamma di Mariolino, però, era
sempre più preoccupata. Si dispiaceva del fatto che il più piccolo dei suoi
cuccioli preferisse trascorrere le sue giornate sopra un fiore solo soletto,
invece di giocare con i suoi fratellini e gli amici delle piante vicine. Aveva
provato più volte a coinvolgerlo in corse campestri e giochi all’aperto, ma lui
si era sempre rifiutando adducendo scuse su scuse.
Una sera, prima di andare a
dormire, aveva deciso di parlargli per capire che cosa non andasse e lì aveva
scoperto il grande segreto. Era felice di sapere con quanto ardore e gioia
inseguisse i suoi sogni ma al contempo era assai preoccupata. Mariolino era una
coccinella ancora piccola ed inesperta e del mondo circostante non conosceva
ancora niente. Aveva così cercato di convincere il figlio a rimandare la
realizzazione dei suoi sogni di gloria, ma con scarso successo.
Una notte Mariolino, non
riuscendo a dormire, si alzò e si affacciò alla piccola finestra della sua
stanzetta e da lì vide una immensa e splendente d’argento luna che illuminava, e
coi suoi raggi faceva brillare, ogni cosa nel piccolo bosco. Tutto sembrava
d’argento e i suoi occhi si illuminarono di gioia. Allora prese la sua
decisione: avrebbe lasciato il piccolo prato e la sua casa e sarebbe andato in
giro per il mondo. Fece un piccolo fagotto e partì all’avventura. Prima di
uscire lasciò un bigliettino alla mamma e, pieno di coraggio, richiuse la porta
di casa dietro le sue spalle.
Com’era meraviglioso e
misterioso il prato la notte. Se di giorno era pieno di luce ed insetti di ogni
genere, pieno di urla e musica, di notte il silenzio e l’oscurità gli infondeva
un fascino innaturale. I fiori, le foglie d’erba, i funghi, tutto brillava di
una luce particolare e non poteva far a meno di sorridere. Ma la notte non
portava solo meraviglie, era, infatti, fautrice di ombre e rumori che non poche
paure incutevano al piccolo Mariolino. Passato lo stupore e la meraviglia, la
paura si insinuò nel suo cuore. Ogni ombra diventava un mostro e ogni rumore le
urla di qualche sconosciuto predatore. Pieno di paura si rifugiò sotto un grosso
fungo e, rannicchiate la gambe al petto, iniziò a tremare dalla paura. Aveva
ragione la mamma, continuava a ripetersi, sono ancora troppo piccolo per
conoscere il mondo al di fuori del mio piccolo e amato prato.
Improvvisamente, però, sentì un
fruscio non lontano dal funghetto e, spaventato, si rizzò in piedi.
“Non aver paura” disse una voce
che pareva provenire dallo stesso punto del rumore. “Sono un amico, non voglio
di certo farti del male.”
“Chi sei?” chiese titubante,
asciugandosi gli occhi. “Perché non esci fuori dall’ombra?”
“Come ti ho già detto sono un
amico e se non mi avvicino è perché sono molto malato e ogni passo mi fa star
male. Ti chiedo scusa per la mia scortesia.”
Ci fu un attimo di pausa, poi la
voce misteriosa continuò: “Ma tu chi sei, piccola coccinella e che ci fai qui,
da solo e di notte ai margini del bosco?”
“Io mi chiamo Mariolino e voglio
fare l’esploratore! Per questo motivo sono scappato di casa e adesso mi trovo
qui.” concluse con un tono malinconico e si guardò attorno frettolosamente.
“Un piccolo esploratore, eh? Ma
il bosco è davvero pieno di pericoli, non te l’ha mai detto la mamma?”
“Sì, ma…”
“Si dovrebbero sempre ascoltare
le mamme…. ma tu sei una coccinella fortunata perché hai trovato me! Questa
notte resta a riposare a casa mia e domattina ripartirai pieno di energie.”
Mariolino ci pensò un po’ su. La
mamma gli aveva sempre detto di non ascoltare gli estranei e di non seguirli
mai, qualsiasi cosa dicessero. Ma la mamma non era lì in quel momento, lui aveva
tanta paura e quella voce gli infondeva calma e fiducia. Decise di seguirlo,
senza stare ancora a pensarci su. Seguì la voce nel folto della boscaglia ma,
benché si sforzasse, nonostante avanzasse velocemente, riusciva a malapena a
stargli dietro e mai, neanche una volta, era riuscito a vederlo.
“Mi stai seguendo piccola
coccinella? Siamo quasi arrivati.”
E intano la notte attorno a loro
si faceva sempre più buia. Man mano che avanzavano quei rumori spaventosi che
l’avevano assalito vicino al funghetto svanivano. Non ebbe tempo di chiedersi il
perché che finalmente giunsero alla casa del nuovo amico.
“Entra pure coccinellina, io
sono già dentro e sto sistemando la mia umile casetta per il tuo arrivo.”
Mariolino fece un passo in
avanti, ma subito si bloccò. Non solo non vi erano rumori attorno, ma c’era una
cosa che, sin dal principio, l’aveva reso dubbioso. Quel nuovo amico aveva detto
che, siccome era malato, camminare gli era diventato difficile e per questo
motivo non si era fatto vedere quando si erano conosciuti. Eppure, pensandoci
bene, per quanto avesse corso, durante il tragitto nel boschetto, non era
riuscito a raggiungerlo. Inoltre quella piccola grotta gli sembrava proprio un
posto un po’ troppo strano per un insetto che si rispettasse. Improvvisamente si
ricordò di alcune storie che la mamma gli raccontava ogni sera. Gli aveva sempre
detto che fra gli insetti del prato da temere, i più pericolosi erano senza
dubbio i ragni. Erano, infatti, assai abili nell’arte del raggiro e abitavano in
zone sempre buie e silenziose in cui sistemavano le loro ragnatele mortali.
“Ho quasi finito, mio piccolo
amico. Porta ancora un po’ di pazienza e potrai entrare e riposarti.”
Mariolino allora cercò di farsi
coraggio e, cercando di non farsi sentire, si avvicinò quel tanto da poter
vedere lo sconosciuto senza essere visto. Con suo grande stupore vide l’ombra di
un grosso ragno che tesseva una grossa tela. Inghiottì spaventato un paio di
volte, poi, senza neanche pensarsi su due volte, si voltò e cominciò a correre.
Correva così forte che in breve si ritrovò al funghetto ma continuò a correre,
senza fermarsi neanche una volta a prendere fiato, finché giunse davanti alla
sua casetta. Tutto lì splendeva di una luce nuova e calda. Si udiva il piacevole
fruscio del vento fra i fili d’erba e le serenate dei grilli. Mai quel luogo gli
era sembrato più bello e accogliente. Con un sospiro di sollievo entrò in casa e
vide il bigliettino sul tavolo. Lo prese con uno slancio e lo strappò, poi
risalì nella sua stanzetta e tornò a dormire. Quella piccola avventura con il
tempo sarebbe diventata una buffa storia da raccontare, per ora era solo un
brutto sogno da dimenticare. Controllò che le finestrelle fossero chiuse e si
tuffò sotto le coperte. Il giorno dopo avrebbe raccontato tutto alla mamma e
allora avrebbe accettato la giusta punizione che gli avrebbe inflitto. In quel
momento, però, chiuse gli occhi e si addormentò, cullato dal dolce suono della
notte del piccolo prato vicino al grande campo di margherite.
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