hal leo
L’unico che non ha paura
di lui. È stata la curiosità a spingerlo fin nella cella
in cui è rinchiuso il giovane licantropo. I suoi occhi scuri,
fieri e sprezzanti, non si abbassano quando incontrano quelli del
vampiro e non smettono di perseguitarlo, per quanto vino possa bere.
Hal lo canzona, si prende gioco di
lui, lo provoca fino a quando Leo non gli rivolge lo sguardo di
disprezzo che tanto gli dà sui nervi e del quale lui –
paradossalmente – ha bisogno. In quei momenti il lupo che
è nell’uomo di colore sembra quasi emergere dai recessi
della coscienza nei quali cerca di seppellirlo e l’altro trova
conforto nel non sentirsi più l’unico abominio nella
stanza.
«Io non sono come te, non ho
paura di morire», gli dice Leo, gettandogli in faccia tutto il
suo disprezzo. Un licantropo arrivato a Londra per lavorare alla
costruzione della metropolitana, talmente sprovveduto da fidarsi
ciecamente del primo incontrato per strada, cosa può saperne di
come lui è veramente? Come può pretendere di capire la
vita che ha lui condotto negli ultimi secoli,
dell’oscurità e del male che ha incontrato e che ha
seminato nel mondo?
Con un gesto fluido il
vampiro si siede di fronte al suo prigioniero e, guardandolo dritto
negli occhi, gli racconta di sé: dalla sua infanzia in un
bordello, senza aver mai conosciuto la vera identità di sua
madre, alla battaglia di Orsha. Gli parla del momento in cui il
chirurgo dell’esercito lo ha trasformato in vampiro, prendendosi
la sua anima, e delle tante persone che è stato da quel dannato
giorno in poi, in un ciclo continuo di crudeltà e redenzione.
Leo sembra del tutto indifferente
al racconto dell’altro: «Cosa vuoi da me? Mi parli di
quando sei stato gentile: vuoi che io pensi che sei migliore degli
altri?». Hal ride della domanda ed un po’ anche di se
stesso: non vuole nulla da lui, solo che ascolti, ma a quanto pare
l’averlo rapito, incatenato e costretto a uccidere degli esseri
umani non lo ha certo ben disposto. «Voglio che tu creda che
c’è speranza, che io posso essere una persona
migliore», gli risponde. Ha bisogno che qualcuno abbia fiducia in
questo, anche per lui.
«Che cosa importa quello che
penso io?», gli chiede in tono rude l’uomo di colore,
esasperato. Il vampiro si alza in piedi, rassegnato al fatto che non ci
sia nessuna possibilità di stabilire un contatto, né
tantomeno di comunicare con l’altro: non ha alcun senso
continuare a mostrare il suo lato vulnerabile, tanto vale tornare alle
buone vecchie provocazioni. «Senti questo rumore? Sono i miei
uomini che vengono a prenderti per portarti al piano di sopra per un
nuovo combattimento», gli comunica in tono freddo, dandogli le
spalle.
Qualcosa è cambiato
nell’atteggiamento del licantropo: anche se non può
vederlo, Hal lo sente distintamente nel tono della sua voce. «Non
ucciderò ancora», gli dice a metà fra disperazione
e determinazione. Leo ha deciso che preferisce morire andando incontro
alla lama di un coltello prima di trasformarsi in licantropo, piuttosto
che ammazzare qualcun altro. «Non voglio essere come te, e credo
che neanche tu voglia esserlo», conclude. In una frazione di
secondo il vampiro riflette amaramente sulla differenza che
c’è fra loro due: la maledizione che alberga in lui lo ha
continuamente spinto ad uccidere per non morire, mentre l’altro
è pronto a rinunciare alla propria vita pur di non lasciare che
il lupo recida un’altra stupida esistenza umana.
«A volte non abbiamo
scelta», si giustifica Hal, ma Leo è irremovibile:
«Allora siamo entrambi in catene», osserva sarcasticamente.
Il vampiro si volta verso il suo prigioniero e lo guarda con
attenzione: non può fare a meno di pensare a quanto siano
amaramente vere quelle parole. È stato lui a mettere in catene
entrambi: accettando il patto con il chirurgo dell’esercito, nel
suo caso, e ingannando e catturando un povero sprovveduto che si era
fidato di lui, in quello di Leo. La differenza fra loro due è
sostanziale, però, perché ad Hal sembra di non avere
scelta ed essere irrimediabilmente con le spalle al muro, mentre il
licantropo, nonostante i vincoli che appesantiscono le sue braccia,
è libero, molto più di lui. Libero da dubbi e dal
disgusto per se stesso.
«Questa è la nostra ultima conversazione, Hal», gli dice, rivolgendogli uno sguardo fiero. Hal sente qualcosa spezzarsi dentro
di sé e non riesce a capirne il motivo: sa solo che ha davvero
bisogno che Leo riesca a comprendere il suo tormento, che gli parli
ancora. «Anche se il prossimo ciclo porterà qualcuno
più gentile, non durerà. Fra dieci anni, quaranta,
cinquanta, questo uomo tornerà e lui sarà ancora
più cattivo. Lo è sempre», esclama quasi in lacrime.
Per la prima volta in assoluto gli occhi di Leo lo guardano con compassione e stranamente la cosa non lo disturba affatto.
«E se io ti insegnassi ad
accogliere questo uomo. Non è questo il motivo per il quale
continui a venire qui da me? Vuoi scoprire se sono la persona giusta
per guidarti nella luce!», il licantropo gli rivolge parole
sincere e piene di speranza, come nessuno fa più con lui da
secoli.
«E tu cosa ci
guadagni?», gli chiede Hal. Ha vissuto troppo a lungo per
ignorare il fatto che nessuno fa nulla senza un adeguato tornaconto. La
risposta di Leo lo coglie di sorpresa: «Nessuno muore.
Specialmente io. Vedi? Ho dei piani», gli risponde con gli occhi
illuminati dall’entusiasmo.
Il volto del licantropo è
allegro ed innocente come quello di un bambino la mattina di Natale
mentre gli parla della vita ordinaria che desidera condurre, del
piccolo salone da barbiere che vuole aprire vicino al mare, nel quale
desidera lavorare sodo ed in sicurezza tutto il giorno per poi tornare
a casa e godersi il meritato riposo davanti ad una birra. Ad Hal - il
più temuto e sanguinario degli Anziani, colui che ha vissuto
migliaia di vite e che è in grado di decidere del destino di
intere città con uno schiocco delle dita - quel desiderio di una
vita banale dovrebbe far ribrezzo, invece lo trova
inspiegabilmente desiderabile: vuole farne parte anche lui, vuole
sapere cosa si prova ad essere un individuo qualunque, e soprattutto
vuole scoprire se Leo è davvero in grado di aiutarlo a dominare
il suo folle desiderio di sangue. Dopo tanti, tantissimi anni sente
finalmente di aver trovato qualcuno di cui potersi davvero fidare,
qualcosa che merita la sua incondizionata lealtà.
Il rumore dei passi dei suoi
sottoposti che scendono a prelevare Leo per il combattimento lo riporta
bruscamente alla realtà. Il licantropo gli rivolge uno sguardo
penetrante: «Questo è il momento, Hal. Quello che farai
ora cambierà tutto per sempre», lo incalza.
Accade tutto in un attimo: prima
che Hal possa rendersene conto realmente, si è già
avvicinato a Leo e lo ha colpito all’addome con un pugno talmente
forte da farlo svenire all’istante. «Lord Hal, cosa è
successo?», gli chiedono i vampiri non appena entrano nella
cella, vedendolo chinato sul corpo immobile del licantropo. «Questo qui non ci è
più di nessuna utilità: è morto stecchito! Non mi
resta che disfarmene…», risponde lui laconicamente prima
di prendere in spalla Leo, uscire dalla stanza con il cuore in gola e
correre, correre veloce verso una nuova noiosissima vita da essere
umano.
Il
primo esperimento con un nuovo fandom che ho scoperto da poco: Being
Human della BBC. Amo il trio Hal/Tom/Alex tanto e forse anche un
pochino di più del gruppo originario costituito da
Mitchell/George/Annie, quindi ho deciso di tributare un omaggio ad Hal
come fanfiction di esordio nel fandom.
Questa oneshot riprende sostanzialmente il prequel di Hal che
tanto mi ha fatto emozionare: ho voluto solamente aggiungere degli
elementi introspettivi dal punto del vampiro. Spero di aver fatto un
lavoro decente: io ce l'ho messa tutta!
Grazie per aver letto fin qui, alla prossima!
Bisous,
~reilin
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