Era ancora
lì. Dopo tanti anni, ancora stava seduta a quella finestra.
Nonostante tutto non riusciva a dimenticare. Forse continuava ad andare
lì per una specie tortura autoimposta, per magari riflettere
sullo scellerato gesto che molto tempo prima aveva deciso per lei il
resto della sua vita. I capelli bianchi le ricadevano sulle spalle, e i
lattiginosi occhi azzurri vagavano senza una meta nella nebbia del
primo mattino al di là del vetro. Il fuoco nel camino
crepitava allegro dietro di lei, in netto contrasto con la sua
avvolgente tristezza.
Non poteva sapere che cosa sarebbe successo se fosse andata con Frank,
e preferiva non saperlo. Aveva pianto molte notti dopo quello che
accadde alla stazione di Dublino. Non sapeva nemmeno perché
si era aggrappata a quelle maledette sbarre. Forse per paura, non aveva
mai trovato una risposta.
Dopo non essere partita si era sposata con il nipote del prete,
McQuinn. Nonostante non provasse lo stesso amore di Frank per lui, gli
aveva comunque voluto bene. Col passare del tempo la situazione era
persino un po' migliorata: suo marito aveva trovato lavoro come
falegname e avevano avuto quattro figli.
Tutto era andato bene. Almeno fino alla Grande Guerra. Il conflitto gli
aveva portato via Patrick e Peter, ed Ernest se n'era andato con la
guerra d'indipendenza. In più anche suo marito
morì per un incidente sul lavoro. Gli era rimasto solo John,
che adesso era andato a vivere a Cork. Veniva ogni tanto, ma non spesso.
Ogni giorno pensava a Frank, e lo sognava ogni notte. Dopo quel giorno
di tanti anni prima non aveva più sue notizie. Poteva anche
essere morto per quel che ne sapeva. Dalla morte di suo
marito non faceva che pensare a Frank, cercando la causa del
suo rifiuto a partire con lui. Ci aveva pensato tutti i giorni, e tutti
i giorni non aveva trovato una risposta. Gli occhi di Eveline non
facevano altro che vagare nella nebbia oltre il vetro per trovarla,
invano.
|