«I remember a
time
Not far from
now
When all was
calm and peace
Then came the
storm,
that burning
storm
And swept it
all away»
(Månegarm
– Echoes from the past)
I miei sensi annaspano nella penombra.
Decisamente all’oscuro di come sia possibile mantenere un corpo in equilibro, sprofondo, senza opporre resistenza. Una miriade di pensieri trapassa le membra già pesantemente stremate e, come un lancio incessante di dardi, scaglia la mia schiena dolorante sul quel misero giaciglio di pelli che da giorni sembra cullare incubi incessanti e lontani ricordi di un’esistenza passata. Come si fa a voltare pagina? Ad iniziare a vivere un’ altra vita per pensare alla propria felicità?
Cerco di mettere a fuoco quel poco che basta per capire che una vita è già abbastanza per farti impazzire e qualora l’insania e l’incertezza dovessero penetrare all’interno difficilmente vi sarebbero possibilità di trovare vie di fuga e superare il male.
Il soffitto, ricoperto da un'incalcolabile distesa di scudi, sembra oscillare in modo del tutto inconsueto: avanti e indietro, ora più lontano e un istante dopo sempre più vicino, pronto ad infrangersi contro il suolo e l’aspetto trasandato che si aggrava sull’anima; le pareti della stanza sembrano piegarsi insieme alle lance appuntite con cui sono rivestite per poi spezzarsi e inchiodarsi a terra; quello sgabello irrilevante, con il quale i miei piedi hanno ultimamente cozzato, è rovesciato sul pavimenti poco distante dal pugnale che pare averlo scalfito bruscamente non meno di una decina di volte. Mentre cerco invano di assopirmi rimembro la giornata appena trascorsa e a quando qui ci sono finita, improvvisamente, con un minimo cenno di avviso...
«You
fought,
you
bled and you died inside
As
it all was taken away.
Alone
you’ll stand, alone you’ll be
Until
we’ll meet again»
(Månegarm -
Echoes from the past)
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