Crise, il sacerdote, giunse
all’accampamento dei Greci per
riavere la figlia Criseide, bottino di guerra di Agamennone. Agamennone
decise
di non restituire la figlia e il padre tornò a casa a mani
vuote. Recatosi al
tempio di Apollo, Crise iniziò a pregare il Dio a cui era
dedicato il tempio.
Apollo accolse le sue preghiere e mandò la peste
nell’accampamento dei Greci. Tutti
i comandanti si rinchiusero nelle tende, tranne l’intrepido
Achille accompagnato
da Patroclo, il suo ragazzo. Nessuno girava per
l’accampamento. C’era un
silenzio tombale, salvo qualche rumore proveniente dalle tende. La
maggior
parte dei cadaveri erano ammucchiati in riva al mare, ma alcuni
deceduti per la
peste giacevano lungo la strada. Achille e Patroclo camminavano per
mano
guardandosi intorno con orrore. Avevano visto moltissimi cadaveri, ma
morti con
onore, in guerra. Mai nessuna malattia aveva colpito così
tante persone. Una
donna camminava. Aveva la pelle macchiata: peste. La donna cadde in
terra.
Achille e Patroclo si guardarono e corsero ad aiutarla. Patroclo le
poggiò una
mano sul collo: era morta. Achille prese il cadavere della donna e lo
portò nel
mucchio dei cadaveri e le chiuse gli occhi. I due innamorati si
incamminarono
sulla spiaggia, per mano. Non avevano mai dei momenti per stare da soli
ma con
l’arrivo della peste nessuno più usciva. Si
sedettero sulla spiaggia e rimasero
in silenzio a guardare il mare. Il più piccolo si
avvicinò al maggiore per
baciarlo, ma lui si scostò, tossendo. “Torniamo in
tenda” disse Achille “non mi
sento molto bene.” Tornarono nella tenda e Achille si
coricò. Paride gli si
distese vicino e gli pose una mano sulla fronte.
“Scotti” disse “hai la febbre.”
Achille cominciò a dare di stomaco.
“Briseide” urlò Patroclo “vai
a chiamare il
medico.” Prese un panno, lo bagnò e glie lo mise
sulla fronte. Di corsa arrivò
Briseide con un uomo. Fece alcune domande all’ammalato e lo
visitò. “E’ peste”
disse rivolto al ragazzo sano “utilizzi questi unguenti ogni
giorno più volte
al giorno. C’è qualche possibilità di
guarigione.” Così dicendo uscì.
Briseide
tornò alle sue faccende e Paride spogliò il suo
compagno e cominciò a
somministrargli gli unguenti, sussurrandogli parole dolci e
rassicuranti.
Paride uscì dalla tenda
per andare a cercare del cibo per il
suo amato. Tornato lo ritrovò in piedi. Lo guardò
e la sua pelle era tornata
normale. Restava in piedi tranquillamente e le sue gambe erano stabili.
Si
avvicinò a lui e gli posò una mano sulla fronte:
era freddo. Prese dei vestiti
e li porse ad Achille. Gli diede un bacio sua guancia ed
uscì. Tutto l’accampamento
era in festa: Agamennone aveva restituito a Crise sua figlia e il dio
Apollo
aveva cacciato la peste. Corse velocemente fino alla sua tenda e
saltò in
braccio ad Achille, dandogli un veloce bacio e dicendogli
“Sei guarito, è tutto
finito.”
Achille si svegliò
avvertendo dei rumori fuori dalla tenda.
Il suo ragazzo era accanto a lui e dormiva beato. “Certo che
non senti proprio
nulla” sussurrò il più gande
all’orecchio di Patroclo “vado a vedere che
succede, aspettami.” Così dicendo Achille
uscì dalla tenda. Fuori un uomo lo
aspettava. “Vieni con me” gli si rivolse
l’uomo “andiamo da Agamennone.”
Achille entrò nella tenda di Agamennone.
“Achille” cominciò Agamennone
“Per
curare te e gli altri uomini ho dovuto ridare a suo padre il mio
bottino di
guerra, Criseide. Per questo ho deciso che Briseide ora
diventerà la mia
schiava.” Achille si fece rosso inviso. Era adirato come non
mai. Briseide era
sua, sua non di Agamennone. Era una questione di onore.
“No” rispose Achille “Briseide
è il mio bottino di guerra, me lo sono meritato prestando
servizio a te,
facendoti approfittare dei miei uomini.” Le facce dei due si
fecero sempre più
rosse. Gli animi ribollivano, le mani alle spade. Cominciarono a
duellare.
Achille ebbe subito la meglio e puntò la spada alla gola di
Agamennone. Entrò
Briseide “Non uccidere per me” disse “non
ne vale la pena.” Achille fece cadere
la spada e se ne andò.
Patroclo stava ascoltando la
conversazione fuori dalla tenda
di Agamennone. Perché Achille teneva così tanto a
una serva? Pur sempre
bellissima, ma era lui il suo ragazzo. Quando vide uscire il suo amato
gli andò
in contro, con la gelosia che continuava a crescere. Non
l’aveva mai visto così
arrabbiato. Entrarono nella tenda. Achille si avvicinò al
suo ragazzo e cercò
di baciarlo, ma lui si scostò. “Che
cos’hai?” domandò l’eroe.
“Perché ti
importa così tanto di Briseide?”
cominciò, parlando lentamente ed alzando
sempre di più la voce “Perché tieni
così tanto a lei? Perché hai rischiato la
tua vita contro Agamennone per riaverla indietro? Perché non
hai pensato a me?”
Patroclo aveva le lacrime agli occhi ma non voleva piangere, non
davanti ad
Achille. “Penso a te sempre, era una questione di orgoglio,
il mio merito per
le mie conquiste.” disse calmo Achille “E
poi… io amo te più di qualsiasi altra
cosa al mondo.” Arrossì. Un arrossire diverso da
quello della rabbia. Dolce e
sensibile, sembrava… indifeso. Patroclo si
avvicinò a lui e delicatamente lo
baciò, sempre con più passione.
Tutti si svegliarono per andare in
battaglia. Achille, dopo
l’offesa subita da Agamennone, decise che
non avrebbe più combattuto per lui. Patroclo
si avvicinò al collo del suo ragazzo e gli stampò
un bacio. Achille si svegliò
di soprassalto. “Tieni l’armatura, dobbiamo
combattere” disse Patroclo. “No, io
non combatto più per quell’essere.”
rispose secco Achille. Patroclo cercò di
convincerlo, ma senza risultati. Si salutarono e il più
grande rientrò nella
tenda. Patroclo prese di nascosto l’armatura di Achille e la
indossò. La
leggendaria armatura di Achille, il carattere che lo rifletteva in
battaglia.
Vedendo quell’armatura tutti sapevano di avere di fronte il
grande e valoroso Achille.
Andò in battaglia contro i Troiani. Riuscì a non
farsi nemmeno un graffio fino
a quando Ettore non lo vide da lontano. Ettore raggiunse Patroclo,
vestito da
Achille, e cominciarono a combattere. In poche mosse Ettore
infilò la lancia nl
petto dell’avversario, che morì. Si
avvicinò e vide di fronte a lui il cadavere
di un altro uomo, non di quello che cedeva di aver ucciso.
“Patroclo…” sussurrò
debolmente, e scappò via.
Finita la battaglia tutti i
sopravvissuti tornarono nelle
loro tende. Achille aspettava con ansia il suo amato.
Aspettò per alcune ore
quando Ulisse entrò nella sua tenda. “Vieni con
me” gli disse. Arrivarono di
fronte a un corpo senza vita, con indosso l’armatura di
Achille. “Patroclo…
è stato ucciso da Ettore. Aveva la
tua armatura. Pensava di aver ucciso te.” Achille cadde a
terra. Cominciò a
piangere disperato e Ulisse lo lasciò solo.
Spogliò la salma dall’armatura che
gli è costata la vita. Cominciò a strapparsi i
capelli e prese il corpo di
Patroclo e lo baciò, per l’ultima volta. Nelle sue
labbra non c’era più il
calore di sempre, erano fredde, morte.
Achille si mise l’armatura
che ancora sapeva dell’odore del
suo ragazzo. Non c’era più, ma anche lui non
sarebbe ancora vissuto per molto. Avrebbe
vendicato il suo amore, anche se gli fosse costato la vita.
Partecipò alla
battaglia del giorno successivo. Ettore era in lontananza davanti a
lui. Si
scagliarono uno contro l’altro e su di loro si
creò un vuoto. Achille gli puntò
la spada alla gola. “Tu! Tu hai ucciso il mio
uomo!” cominciò a gridare. Le
lacrime che volevano uscire, ma le trattene per dimostrarsi forte
davanti al
suo avversario. Ma lui era forte, o era Patroclo la sua forza?
“Tu ora meriti
di morire. Meriti di morire lentamente, soffrendo.”
sussurrò crudelmente. “Si,
io ho ucciso Patroclo. Ma tu non l’avresti fatto al posto
mio? Pensavo che ci
fossi tu dento quell’armatura, ma sarebbe stato troppo
semplice. Uccidimi, ne
hai tutti i diritti, ma non disonorare il mio corpo, riportalo ai miei
parenti.”
disse Ettore, inginocchiandosi ai piedi di Achille. “No, non
meriti onore ne
grazie! Non sei degno di un funerale. Ed ora è giunta la tua
fine” così
dicendo, Achille spinse la lama nel petto di Ettore, che si spense.
------------------SPAZIO
AUTRICE---------------------
Bene! Questa storia in
realtà l’ho
scritta per la scuola ma poi mi è piaciuta ed ho deciso di
pubblicarla. Non è
il mio genere, di solito scrivo cose più fluff ma mi piace.
Ditemi voi che ne
pensate! Se mi lasciate una recensione mi fate un gran piacere. Grazie
di aver
letto fin qui!
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