Note dell’autrice:
Salve a tutti ^_^ dopo avervi detto
che sono pienamente consapevole del fatto che ho un sacco di fanfic in sospeso, e che dovrei continuarle, ecco che vi
presento la mia nuova storia! E’ una trama che mi è venuta in mente quasi per caso,
mentre ascoltavo i Negroamaro (che non centrano
niente con la storia) è ambientata cinque anni dopo il termine del manga. Che
altro dire... spero che sarà di vostro
gradimento!
UNMARRIeED FATHER
Prologo
La pioggia battente cade su finestre sporche di fiati
ardenti e sensazioni proibite. Lo accarezza dolcemente, poi lo guarda come se fosse l’unico sulla terra. Lui però non ricambia, e torna su
di lei. Labbra su pelle, pelle su labbra. E mani sempre più ansiose di cose proibite. Lei ansima sotto
il suo tocco non troppo esperto. Gli stringe le mani. La bacia con
desiderio. Poi torna a toccarle la pelle
liscia. Lei vorrebbe non finisse mai. Lui vorrebbe non
aver mai commesso quell’enorme stronzata.
Ma ora è là, e sa benissimo che non può tornare in
dietro.
E’ orgogliosa di
averlo nel suo letto, perché non crede di aver mai visto un ragazzo più bello
di lui. Lo aveva notato subito in mezzo alla folla: e come non fermarsi a
guardare quei lisci filami d’oro che corrispondevano
ai suoi capelli? Come non soffermarsi a contemplare quel volto dai lineamenti
candidi e gli occhi di zaffiro? Non appena aveva posato gli occhi sulla sua
figura, aveva desiderato di stargli tra le braccia forti. Non le era mai
capitata una cosa del genere prima di quel momento. Il locale
stracolmo di gente, lei incantata a guardarlo per tutto il tempo. Era da
solo. Entrambe le mani nelle tasche dei jeans chiari,
lo sguardo puntato in chissà quale pensiero della sua mente. In quel momento un
cliente le aveva chiesto di ordinare, ma lei non lo
aveva sentito. E per tutto il tempo aveva voltato lo
sguardo per osservarlo, seppur per qualche istante. Poi strani
pensieri avevano affollato la sua testa. Si era detta
che sarebbe stato davvero brutto morire da un momento all’altro senza aver mai
sentito il fiato caldo di un uomo accarezzarle la pelle. Non appena quel
pensiero le aveva attraversato la mente aveva scosso
il capo, arrossendo da sola. Ad un certo punto aveva rivoltato lo sguardo verso
il ragazzo sconosciuto. Cercò con insistenza quegli splendidi capelli biondi, dicendosi che era impossibile non notarli in mezzo a quelle
teste tutte nere, così tipiche dell’etnia nipponica.
-Una birra, per favore.- si era
irrigidita, mentre la tazzina che stava lavando le scivolava di mano. Il
rumore si era confuso con tutto il baccano che aveva aleggiato tutt’attorno, mentre le proprie iridi scure si poggiavano
su quelle oltremare dell’interlocutore. Il cuore aveva iniziato a batterle
convulsamente, ordinandole quasi di uscire dal petto
con una velocità sorprendente.
-Subito.- aveva risposto semplicemente, arrossendo come una
bambina. Aveva notato che lo sguardo del giovane era molto cupo, come se fosse
stato ricoperto da una vela di malinconia. -Che hai?- gli
aveva chiesto senza pensarci più di tanto. In tutti quegli anni che lavorava là
aveva imparato ad attaccare bottone molto facilmente. Lui tuttavia non sembrò
apprezzare, cedendole uno sguardo di sufficienza.
-Nulla.- aveva sospirato, poi aveva
iniziato a bere la propria bevanda. La barista tuttavia non si perse d’animo, poggiando
i gomiti sul bancone.
-A me non sembra. Sai, certe volte è estremamente
liberatorio parlare con una persona sconosciuta.- aveva sorriso, e lui sembrava
aver apprezzato il gesto. Forse stava acquistando la sua fiducia. La barista si
allontanò un istante per servire un cliente, poi rivolse
nuovamente la propria attenzione sul giovane biondino. -Allora, vuoi dirmi cosa
ti affligge?- tornò a poggiare i gomiti sul bancone,
guardandolo con gli occhi socchiusi. Non era mai stata molto spigliata con le
persone che le piacevano, ma per quel ragazzo aveva un’attrazione tale che
sembrava volerlo avere a tutti i costi. Lo guardò. La sua bellezza non era
celata neanche dalle luci soffuse della discoteca.
-Cretinate.- ammise il ragazzo, facendo sorridere la giovane
barista.
-Cretinate? Non può essere una cretinata se stai così.- la
giovane si portò una ciocca scura dietro alle
orecchie, mentre, alzava gli occhi sulle luci appena accennate che spuntavano
qua e là nella sala.
-Forse hai ragione.- aveva sorriso.
E la giovane si
rese conto che aveva un bellissimo sorriso. Ma esso si spense subito, mentre le
labbra venivano poggiate nuovamente sulla superficie
fredda del bicchiere.
-Problemi di cuore? Soldi?- aveva provato a domandare. Lui
tuttavia non sembrava voler collaborare.
-Una ragazza.- le si spezzò il
cuore. Ecco, era innamorato. Trattenne il respiro.
-E che è successo?-
-Ti sembrerà strano, ma penso a lei
da anni ormai. Pensavo di averla dimenticata, ma oggi
l’ho rivista dopo due anni con il suo ragazzo... e mi sono reso conto di
volerle ancora molto bene.- terminò la birra, sospirando rumorosamente. Poi le
cedette uno sguardo che sapeva di rimprovero. Era più che sicura che il giovane
non avrebbe voluto parlare di quelle cose. La barista si sentì improvvisamente
in colpa.
-Bè... tutto quel che ti posso
dire è che deve essere una sciocca.- gli si avvicinò,
schioccandogli un bacio sulla guancia. -E’ l’unica
spiegazione se non ti ricambia, sei così bello!-
E non si sa come, ora si sono ritrovati
a fare l’amore in casa di lei. Poche parole, tanti sussurri. Fiati che si
cercano, labbra che ardono come se fossero state accese dal fuoco rodente di
Febo. Ma lui non sa, che per lei è la prima volta. E
lei non è venuta ancora a conoscenza del fatto che quella prima e splendida
esperienza sarà l’ultima.