autumn song
Eccoci
qua! Vi avevo promesso che sarei tornata presto e, per i miei tempi,
direi che ci sono riuscita. Questo è il finale di questa storia
che mi ha dato tante soddisfazioni, dato che è la mia prima a
superare le cento recensioni. Spero che apprezziate anche questo
piccolo epilogo melenso. Sì, so che non tutto si risolve, ma
datemi un po’ di tempo e vedremo… non prometto nulla, eh!
Non mi date il tormento ora!
Vi lascio alla lettura e aspetto con ansia i vostri commenti.
Note e saluti alla fine, come sempre!
Un bacione!
Sara
12 – Epilogo
Bill, con un sospiro soddisfatto, ad occhi chiusi, si strinse di
più ad Annika, sistemando il capo sulla sua spalla. Lei
cominciò a dargli dei colpetti con l’indice sul naso,
costringendolo a fare delle smorfie buffe, finché lui non
sbottò.
“Dispettosa, Pippi!” Esclamò scostandosi un po’, ma restando ad occhi chiusi.
Lei ridacchiò. “Hai un naso troppo carino.” Gli disse poi.
“Allora dovresti lasciarlo stare!” Replicò Bill divertito.
“No, è troppo bellino per farlo!” Ribatté birichina Annika, continuando a dargli noia.
“Invidia, eh?” Fece lui malizioso, lei gli diede una spinta
e Bill ruzzolò via ridendo. Scoppiò a ridere anche Annika.
Quando smisero si guardarono, ancora con gli occhi allegri, quindi Bill
tornò ad abbracciarla e, stavolta, lei lo accolse con tenerezza,
carezzandogli il viso e i capelli.
“Sei contenta, Pippi?” Le domandò il cantante, dopo averle dato un bacio sulla tempia.
“Sì.” Rispose la ragazza, stringendosi di più
a lui, la pelle nuda che cominciava ad accorgersi del freddo, dopo il
calore della passione.
“Sai…” Riprese Bill, mentre giocherellava con un suo
boccolo biondo. “…per un po’ ho avuto paura che non
saremmo più stati insieme così…”
“Scemo! Non mi ero mica trasferita su un altro pianeta!”
Scherzò Annika, ma lui mugolò, nascondendo il viso
nell’incavo del suo collo.
“Ho avuto paura lo stesso…” Piagnucolò poi.
“Oh, povero il mio piccolo!” Ironizzò la ragazza.
“Non prendermi in giro!” Protestò Bill, sollevando
il capo con un finto broncetto indignato. “Temevo che non avremmo
più fatto l’amore!”
Annika sorrise dolcemente e gli prese il viso tra le mani. “E
invece lo abbiamo rifatto, visto?” Gli disse tranquilla.
“Ed è stato molto meglio della prima volta…”
Aggiunse con un sorrisino furbo.
“Sì?!” Esclamò Bill tirando fuori un sorriso abbagliante e felice.
“Sì.” Confermò Annika, prima di baciarlo.
“Eheheh!” Rise quindi il ragazzo. “Vedrai cosa sto
preparando per il tuo compleanno! Ho già pronte un sacco di
sorprese!” Proclamò entusiasta.
Annika assunse un’espressione severa. “Bill, ti proibisco di buttare altri soldi per me.” Dichiarò poi.
Lui fece una smorfia indignata, era sicura che se fossero stati in
piedi si sarebbe piantato le mani sui fianchi. “Come spendo il
mio denaro è soltanto affar mio.” Precisò infine il
ragazzo. “Credimi, non andrò certo in bancarotta per aver
organizzato una festa!” Aggiunse, improvvisamente spensierato.
“Lo so…” Fece Annika abbassando gli occhi. “Non è per quello…”
“E allora per cosa?” L’interrogò lui.
“È che… che io… non potrò mai
ricambiare quello che fai per me…” Confessò infine
la ragazza, sempre senza guardarlo. “Io sono povera, non ho
soldi, né un lavoro e…”
“Annika.” La chiamò allora Bill, prima di alzarle il
mento con le dita; la sua voce suonò stranamente adulta, pur
mantenendo quel tono dolcissimo e sensuale che le era tipico. La
ragazza lo guardò.
“Annika, ascoltami.” Le disse gentile. “Devi capire
che non m’interessano i regali costosi, o le feste e altre
stronzate del genere.” Precisò calmo e sorridente.
“Ti ho cercato per tanto tempo ed ora che ti ho trovato,
l’unica cosa che conta è stare insieme a te, non
m’importa di nient’altro.”
“Sappi che sto per mettermi a piangere.” Dichiarò lei.
“Noooo! La mia Pippi non deve piangere
piùùù!” Cantilenò Bill, mentre faceva
faccine da cartone animato e scuoteva la testa con eccessiva enfasi.
“Sei un buffone!” Rise Annika.
“Ma ti piace questo buffone, però, ci fai le cosacce!” Replicò Bill con un sorrisino furbo.
“Vai, va!” Sbottò divertita la ragazza, spingendolo
via; lui, che rideva come un pazzo, rotolò bocconi.
“Smettila, culo secco!”
“Culo secco?!” Esclamò sorpreso il ragazzo, guardandola da sopra la proprio spalla.
“Sì.” Annuì Annika, abbassando la voce ad un
malizioso sussurro, mentre osservava quella parte del corpo del
cantante. “Hai due piccole, sode, attraentissime mele
secche…” Lui, nel frattempo, ridacchiava soddisfatto e un
po’ eccitato. “Me le mangerei…”
“Che?!” Reagì Bill, ma non fece in tempo a girarsi
che lei gli aveva già dato un lieve morso su una natica.
“Oh, ma Pippi, sei tremenda…” Affermò quindi
il cantante, voltandosi verso di lei con un’espressione
fintamente scandalizzata.
Lei alzò candidamente le sopracciglia. “Sei tu che
m’insegni a fare le cosacce…” Mormorò poi,
citandolo.
“Ah, sì?” Ribatté Bill, prima di fare un
sensuale sorrisetto sbilenco ed alzare provocatorio il sopracciglio
destro; lei annuì. “Allora, adesso, per vendetta,
dovrò mangiarmi le tue tettine!”
“Ah!” Gridò Annika ridendo, quando il cantante si
avventò sul suo seno. “Bill, aspetta…” Lo
fermò però, quasi subito.
“Cosa c’è?” Le chiese lui, sollevandosi sui gomiti, le mani di lei sulle braccia.
“Devo essere a casa per le sette.” Rispose la ragazza, invitandolo a dare un’occhiata alla sveglia.
“Tranquilla, facciamo in tempo.” La rassicurò lui,
con un sorriso sbieco e seducente. “Vieni qui…”
Annika, dopo la denuncia che aveva portato all’arresto del
patrigno, era stata affidata dal tribunale all’avvocato Hohenbaum
ed era andata a vivere in casa sua. Per lei era stata predisposta la
camera degli ospiti, ma Claudia aveva insistito perché dormisse
con lei, quindi ora le ragazze condividevano la stessa stanza.
Rudolf Buchner era stato trattenuto al commissariato e interrogato, ma,
alla fine, la polizia era stata costretta a rilasciarlo in attesa degli
sviluppi dell’indagine. L’uomo era, allora, ripartito per
Bonn con la moglie, senza provare a ricontattare la ragazza.
Annika, adesso, cercava di non pensare a tutta quella vicenda, almeno
finché non l’avessero ricontattata per un’eventuale
testimonianza; provava a godersi la sua nuova vita, per quanto
provvisoria: studiava con Claudia per prendere il diploma, pensava al
futuro, si godeva il suo amore e cercava di sorridere il più
possibile. Mancavano, ormai, solo pochi giorni al suo diciottesimo
compleanno.
“Allora, com’è andata ieri con Bill?” Chiese
Claudia all’amica, mentre erano entrambe stese bocconi sul grande
letto di quest’ultima, cercando di studiare un capitolo di storia.
“Bene.” Rispose tranquilla Annika. “Siamo stati
all’appartamento sopra lo studio…” Aggiunse poi, un
tantino più imbarazzata.
“Oh, lo so…” Commentò allusiva l’amica.
L’altra la guardò con aria disincantata. “Dì
la verità, è il loro pied-à-terre, vero?” Le
domandò poi.
“Beh, diciamo che…” Fece vaga Claudia.
“…quando vogliono un po’ d’intimità
lì non c’è mai nessuno nel week end…”
“Sapevo che l’aveva fatto apposta…” Commentò Annika scuotendo il capo.
“L’avete fatto?” L’interrogò nel frattempo l’amica.
“Claudia!” Sbottò lei, davanti all’inopportuna domanda.
“Oh, certo che lo avete fatto!” Affermò però
l’altra, senza ascoltarla. “Bill ha la faccia da
angioletto, ma in realtà è un bel porcellino e…
anche tu, mi sa che non sei proprio la santarellina che
sembri…”
Annika sorrise maliziosa. “Diciamo che, da quel punto di vista,
andiamo molto d’accordo…” Mormorò poi, con
aria furba.
Le due ragazze si scambiarono uno sguardo complice, poi si diedero una reciproca spintarella e scoppiarono a ridere.
Stavano ancora ridendo e scherzando sul letto, quando bussarono alla
porta; era la cameriera di casa Hohenbaum e portava una grossa scatola
infiocchettata.
“C’è un pacco per Fräulein Annika.” Annunciò la donna.
“Grazie!” Trillò Claudia andando a prenderlo.
“Mhh, un pacco nero con un sontuoso fiocco
arancione…” Rifletté poi, tornando verso il letto.
“Chi potrà avertelo mandato?” Si chiese quindi,
retorica.
Annika ridacchiò. “C’è un biglietto?” S’informò.
“Sì, ecco!” Rispose Claudia porgendole una busta
nera tempestata di luccicanti stelline arancioni. “Solo
lui…” Commentò quindi, mentre l’amica lo
prendeva.
Dentro c’era un biglietto di cartoncino sempre nero, scritto con
una penna color argento dalla calligrafia un po’ nervosa di Bill;
diceva: «Questo è il mio primo regalo per il tuo compleanno, indossalo alla festa! E mi raccomando gli accessori!»
“Gli accessori?” Fece Claudia perplessa. “Ma che cos’è?”
Annika, allora, si mise a scartare il pacco con mani febbrili, incitata
da Claudia che batteva concitata le mani, tipo scimmietta. Tolti il
fiocco e la carta, dalla scatola uscì fuori un abito. Le due
ragazze si guardarono stupite: conoscevano quel vestito, erano insieme
il giorno in cui avevano visto il disegno che lo rappresentava nella
camera di Bill, il figurino tracciato dallo stesso cantante. Annika e
Claudia si guardarono di nuovo.
“La Principessa del Rock’n’Roll!!!!” Esclamarono poi, in coro e si abbracciarono felici.
Il grande giorno, infine, arrivò. Il 23 dicembre era una
giornata fredda e con il cielo grigio chiaro, forse prima di sera
sarebbe nevicato di nuovo.
Claudia e Annika passarono la mattinata in un centro di bellezza, tra
maschere, manicure e acconciature. Il pomeriggio passò in
chiacchiere, merende e risate, così la sera arrivò presto
e fu l’ora di prepararsi. L’appuntamento con Bill era per
le nove, quindi le ragazze calcolarono un paio d’ore per essere
pronte e puntuali.
Annika indossò l’abito creato per lei da Bill e si
meravigliò di quanto le calzasse bene. Le coppe del corpetto, in
pizzo nero foderato, evidenziavano il suo piccolo seno, mentre la parte
del busto, in velluto cangiante ricamato di raso nero, disegnava e
ammorbidiva le sue forme non proprio voluttuose. Lei sorrise,
accarezzando la gonna, il cui primo strato riprendeva il pizzo delle
coppe e poi veniva seguito da altri due strati in chiffon argento e
nero, che la gonfiavano. Le piaceva. Aggiustò la lunga cintura
in morbidissima pelle nera, con borchie a stella, forse il pezzo che
più le piaceva dell’insieme. Adesso non le restava che
indossare il coprispalle, sempre in leggera pelle nera, con il collo
ampio e le maniche che sbuffavano leggermente alle spalle.
“Sei stupenda.” Affermò la voce di Claudia, facendo
voltare l’altra ragazza che sorrise. “Hai provato le
scarpe?” Le chiese quindi.
“Sì.” Annuì Annika. “Non credevo, ma ci
sto piuttosto bene.” Aggiunse, alzando e roteando un piede
fasciato in un elegante decolté a tacco alto molto fetish, con
una grossa fascia borchiata intorno alla caviglia.
“Quanto sono sexy!” Commentò Claudia. “Si può sedurre anche solo con quelle!”
Annika rise timidamente, abbassando gli occhi. “Non devo sedurre nessuno…” Mormorò.
“No? E il tuo principe del rock?” Fece allusiva l’amica, mentre si sedeva sul letto.
“Lui l’ho già sedotto…” Rispose ammiccante, strizzando l’occhio all’altra.
“Ahhh!” Ribatté divertita Claudia, scoppiarono a ridere.
“E tu perché sei ancora in tuta?” Domandò
quindi Annika, indicando la tenuta casalinga dell’altra ragazza.
Claudia si scrutò per un attimo, poi si strinse nelle spalle.
“Ho deciso che non vengo.” Dichiarò poi.
“Cosa?!” Esclamò la bionda, lasciando la sua
posizione davanti allo specchio e raggiungendo Claudia. “Non se
ne parla proprio, è la mia festa e tu ci vieni!”
“Ma dai, Annika, non mi pare il caso…” Protestò lei, evitando il suo sguardo.
“È il caso!” Sbottò l’amica.
“Andiamo, credevo che tu e Tom aveste chiarito…”
Aggiunse poi, aggrottando la fronte.
“Abbiamo chiarito! Però…” Obiettò Claudia poco convinta.
“Niente storie.” S’impose Annika. “È la
mia festa e tu sei la mia migliore amica, non esiste che non vieni, ci
starei male tutta la sera.”
“Ma Annika…” Provò l’altra.
“Vai subito a vestirti!” Le ordinò però
l’amica, interrompendola e indicandole la porta. “Tra meno
di un’ora si parte, ti voglio sistemata!” Claudia
provò ad intervenire alzando una mano. “Raus!”
“Sei una dittatrice!” Piagnucolò la ragazza, mentre si dirigeva a capo basso verso l’uscita.
“Sì e ricordati…” Le disse Annika. “…se non sarai bellissima ti picchierò!”
“Nazista!” Strillò Claudia dal corridoio, ma la sua
voce era chiaramente ironica, infatti poco dopo risero tutte e due.
Claudia, alla fine, si era preparata relativamente in fretta. Aveva
indossato un paio di aderenti jeans scuri e una maglietta dorata
allacciata al collo. I capelli legati in una coda di cavallo e la
frangetta impertinente sugli occhi truccati d’oro, un leggero
lucidalabbra coloro ciliegia, era davvero carina. Annika le sorrise
orgogliosa, quando la vide.
Alle nove in punto la domestica annunciò alle ragazze che era
arrivato l’autista. Annika e Claudia misero i cappotti e scesero
in strada, aspettandosi di trovare Bill ad attenderle, invece sotto al
palazzo c’era solo una lunghissima limousine bianca, accompagnata
da un impettito autista in completo scuro. Si guardarono, piacevolmente
stupite, poi sorrisero e s’infilarono in macchina.
“Anche la limo…” Commentò Annika, quando
l’auto fu silenziosamente ripartita. “Cosa altro
dovrò aspettarmi da questa serata?” Si chiese poi, quasi
intimorita.
“Ma non sei contenta che faccia tutto questo per te?” Le domandò l’amica sorpresa.
“Sì, ma…” Rispose titubante Annika.
“…gli imprevisti, le sorprese, mi rendono nervosa e quando
m’innervosisco tendo a chiudermi e diventare antipatica, non
voglio fare questo stasera, ci tengo troppo…”
“Non essere sciocca!” La rimproverò Claudia,
prendendole la mano. “Stasera ci saranno solo sorprese positive
per te!”
“Desidero solo che tutto vada per il meglio.” Replicò seria Annika.
“Non ti preoccupare.” La rassicurò l’altra.
“Mi sembra che Bill abbia organizzato tutto in modo
spettacolare!”
Annika la guardò con un sorriso compiaciuto. “Adoro il fatto che sia così pignolo!”
“Solo tu puoi amare un difetto simile!” Sbottò divertita Claudia.
“Guarda che Tom è perfino più pignolo di Bill…” Le fece notare l’amica.
L’altra ragazza alzò le mani, spalancando poi gli occhi.
“Ah, non m’importa! La mia storia con Tom è finita e
ti pregherei di non crearmi complicazioni, stasera!”
“Ok.” Acconsentì Annika con una nota scettica nella voce.
Claudia fece uno sbuffo di finto rimprovero, mentre l’altra
ridacchiava di sottecchi, finché l’amica non le diede una
spintarella col gomito ed entrambe si misero a ridere.
Bill si guardò intorno, piuttosto compiaciuto del fatto che il
suo piano stesse funzionando per il meglio. La festa era stata
organizzata in un locale che prima era una piscina; in fondo alla
grande vasca tappezzata di piastrelle azzurrine, ora vuota, era stato
installato il bar e il resto era adibito a pista da ballo, mentre
sopra, intorno alla ringhiera in stile vecchia fabbrica inglese, erano
disposti i tavoli di ferro battuto. Le luci illuminavano di azzurro e
verde tutto l’ambiente. C’era già un sacco di gente,
perché lui aveva fatto passare la cosa come una festa
promozionale per l’imminente uscita del disco.
Ora mancava solo lei e il ragazzo fremeva nell’attesa.
Occhieggiava costantemente la porta, cercando di scorgere i suoi
capelli biondi varcare la soglia; aspettava con ansia di vederla con
addosso quel vestito.
“Hey, Bill.” Lo chiamarono, obbligandolo a voltarsi.
“Ti cerca il deejay…” Gli comunicò Benjamin,
il suo giovane manager da cui si era fatto aiutare per
l’organizzazione.
“Senti Benji, ti ho chiesto di aiutarmi proprio per togliermi
questi problemi, lo sai che non sono bravo a scegliere le
musiche…” Replicò annoiato il cantante, con un
gesto noncurante, cercando di non perdere comunque di vista la porta.
“Sì, lo so.” Annuì l’altro. “Ma
si tratta di quella canzone che hai chiesto e quindi pensavo che
volessi occupartene personalmente.” Aggiunse.
“Oh, allora, se è per quello…” Esalò
Bill. “Vado subito.” Dichiarò quindi, allontanandosi
a malincuore dal suo punto d’osservazione. “Ah,
Benji.”
“Sì?”
“Se arriva Annika e non sono in vista, mi fai uno squillo?” Gli chiese, prima di salire alla postazione del deejay.
“Ok, non ti preoccupare!” Gli assicurò il manager,
con un cenno del capo; lui, un po’ riluttante, salì le
scale.
Annika e Claudia arrivarono alla festa verso le nove e mezza; appena
entrate si guardarono intorno un po’ smarrite, non credevano di
trovare tanta gente, ma poi Claudia, più esperta di ambienti del
genere, spinse l’amica ad addentrarsi nel locale. Entrambe, ad
ogni modo, erano incuriosite dall’ambiente. Si presero per mano,
incamminandosi.
“Hey, voi due, bellissime!” Le fermò però una
voce conosciuta; si voltarono e videro Georg salutarle col braccio
alzato, mentre gli andava incontro.
“Ciao, Georg!” Lo salutò Annika, seguita subito dal saluto di Claudia.
Il ragazzo si fermò davanti a loro e indugiò con
un’occhiata su Annika: dai suoi grandi occhi blu, abilmente e
pesantemente truccati di nero, fino alle sue gambe sottili fasciate
nelle velatissime calze nere. Le sorrise, infine, compiaciuto.
“Sei stupenda, fatti vedere.” Le disse poi, porgendole la
mano; lei la prese e lui le fece fare una giravolta, per vederla anche
dietro. Annika rise allegra.
“Allora?” L’interrogò infine la ragazza.
“Beh, mi sento uno sfigato adesso…” Rispose mesto Georg.
Annika capì subito perché parlava così e si
sentì di rassicurarlo. “No che non lo sei!”
Esclamò imbronciata. “Il fatto che io ti abbia respinto
non vuol dire che tu non sia un ragazzo meraviglioso! E ce ne sono un
milione di ragazze meglio di me!”
“Dammi solo un po’ di tempo, piccola.” Le chiese allora il bassista. Annika gli sorrise dolcemente.
“Abbracciami.” Gli ordinò quindi lei, allargando le braccia.
“Non voglio sciuparti.” Replicò lui.
“Non dire cavolate, vieni qua.” Ribatté la ragazza,
circondandogli il collo con le braccia. Georg sorrise rassicurato,
stringendola a se.
I due ragazzi si erano appena sciolti dall’abbraccio, quando
furono raggiunti da Gustav e Silke, che salutarono cordialmente Annika
e Claudia, poi il gruppetto si spostò verso il bar, scendendo le
scale della vasca. Annika si guardò intorno piacevolmente
sorpresa da quell'originale locale.
“Ma voi sapete dove è Bill?” Domandò quindi
agli altri; ormai erano alla festa da un po’ e lei moriva dalla
voglia di vedere il cantante.
“Io, sono il paggio che ti condurrà da sua altezza.” Le rispose una voce ironica alle sue spalle.
Era Tom, che le sorrise, beffardo e splendido, da sotto la bandana blu
che portava quella sera. Le porse la mano e lei la prese, facendosi
tirare piano verso di lui, che la salutò con un lievissimo bacio
sulle labbra, quindi la osservò compiaciuto.
“Mh, vedo che il mio fratellino ti ha plasmata a sua immagine e
somiglianza…” Commentò infine, sarcastico come suo
solito.
“Se non mi piacesse, non mi sarei vestita così.” Affermò sicura e divertita Annika.
“Giusto.” Annuì Tom. “Andiamo?” Le
chiese poi, lei accettò con un cenno del capo, sempre tenendolo
per mano.
Prima di sparire di nuovo tra la folla con la festeggiata, Tom si
accorse che c’era anche Claudia. Le sorrise tranquillo,
indicandola col gesto della pistola e facendole un ironico occhiolino.
La ragazza scosse e abbassò il capo, sorridendo.
Tom accompagnò Annika attraverso i tavoli intorno alla piscina
vuota, fino ad una scala di metallo che conduceva al ballatoio dove
c’era la postazione del deejay. Fecero appena in tempo a mettere
il piede sul primo gradino, che videro Bill scendere affrettato. Il
cantante si bloccò, quando li vide.
I suoi occhi scuri, come sempre perfettamente truccati, incrociarono
quelli blu della ragazza, che per quella sera erano bistrati allo
stesso modo. I loro sguardi restarono incatenati.
Bill era completamente vestito di nero quella sera. Si era messo i
pantaloni comprati quella volta con Annika, quelli aderenti con le
borchie lungo la gamba, uno dei suoi innumerevoli giubbotti di pelle e
una maglietta con un teschio nero lucido in rilievo, che però si
notava appena sotto la giacca. I capelli più sparati e neri che
mai e, intorno al collo, tre catene una più grossa e lunga
dell’altra. Assolutamente stupendo. Semplicemente Bill.
Lo sguardo che si scambiarono durò un lunghissimo, intenso
momento, durante il quale Tom pensò bene di lasciarli soli,
tornando sui suoi passi.
Bill, alla fine, le sorrise, in quel suo modo dolce, birichino e
inimitabile e Annika non poté fare altro che ricambiare con
tenerezza; poi lui allargò le braccia e lei salì i pochi
gradini che li separavano, abbracciandogli la vita e posando il capo
sul suo petto. Il ragazzo la strinse, Annika alzò il viso e,
finalmente, si scambiarono un bacio.
Tom, fermo poco più in là, li osservava, sorridendo compiaciuto, sinceramente felice per il fratello.
“Sono una bellissima coppia, vero?” Affermò una voce
alla sua sinistra; lui si girò e vide Claudia porgergli un
bicchiere di champagne.
Il ragazzo lo prese, poi piegò il capo di lato e invitò
silenziosamente Claudia a brindare. Lei lo fece, facendo tintinnare il
bicchiere contro quello di Tom, quindi bevvero.
Il chitarrista, mentre la ragazza ancora beveva, la osservò,
indugiando sulle pieghe della maglia che andava scoprirle la schiena, o
sull’ondeggiare della coda sul collo.
“Stasera stai proprio bene.” Le disse infine, lei lo guardò, sorpresa e divertita.
“Beh, anche tu.” Replicò quindi, lasciandosi andare
ad una lunga occhiata al corpo magro ed elegante di Tom impacchettato
in una bella magliettona blu con scritte argento e nere.
“L’oro ti dona.” Continuò lui, disegnando con gli occhi la curva del suo seno.
Claudia aggrottò la fronte insospettita. “Questo me lo
avevi già detto, tempo fa, ma ormai so che la tua memoria
è un groviera in certe cose…” Affermò
sarcastica.
“Tanto vale ripetersi, a volte.” Ammiccò Tom, prima di muovere il piercing con la lingua.
La ragazza si fece ancora più sospettosa. “Senti ma… che ci stai provando?” Gli chiese infine.
Tom perse il sorriso malandrino, aprì appena la bocca, stupito,
poi arrossì e abbassò il capo, ridacchiando nervoso.
“Scusa…” Mormorò quindi, mentre lei sorrideva
furba. “…proprio non ce la faccio a non fare il
seduttore…” Si giustificò quindi.
“Tranquillo, ti conosco bene.” Ribatté serena la
ragazza. “Andiamo a ballare?” Gli chiese poi,
sorprendendolo definitivamente, ma dopo lo stupore iniziale, Tom
accettò di buon grado.
La festa continuò, tra risate, musica, balli e qualche drink.
Bill e Annika, praticamente, non si scollarono per un attimo. Tom e
Claudia si girarono garbatamente intorno, ma in modo tranquillo, senza
farsi trascinare dalla loro solita impulsività. Gustav e Silke
erano la coppia più adorabile del mondo, simpatici e romantici.
E Georg, per dimenticare di essere stato scartato da Annika,
passò la serata a crearsi un piccolo harem tutto per se.
Era passata mezzanotte, quando Bill trascinò nuovamente Annika
in pista. Lei accettò, nonostante cominciasse a farle un
po’ male la gamba, in fondo era poco che le avevano tolto il
gesso e portare i tacchi tutta la sera non aiutava.
“Bill, sono un po’ stanca…” Disse al cantante, quando ormai erano allacciati sulla pista da ballo.
“Lo so.” Rispose lui annuendo. “Però volevo
dedicarti questa canzone…” Aggiunse con fare misterioso.
“Quale canzone?” L’interrogò perplessa lei,
visto che in quel momento passava solo una dolce musichetta strumentale.
“Questa.” Fece Bill, alzando la mano per fare un cenno al deejay. Una musica dolce partì subito.
You want commitment,
Take a look into these eyes
They burn with fire
Until the end of time
And I would do anything
I'd beg, I'd steal, I'd die
To have you in these arms tonight
“Allora, ti piace?” Le domandò il cantante, cullandola tra le braccia.
“Sì.” Rispose Annika sorridendo, mentre la canzone
si face più ritmata e coinvolgente. “Questa serata
è davvero piena di sorprese…” Aggiunse allegra,
mentre lui le faceva fare una giravolta.
“Beh, adesso, ti manca solo di spegnere le candeline.” Le
ricordò allora Bill, stringendola in una specie di casché.
“Mi stavo giusto domandando che fine avesse fatto la
torta…” Mormorò Annika, mentre si rimettevano
dritti. Bill si staccò da lei.
“Andiamo.” Le disse, porgendole la mano.
“Dove?” Replicò perplessa lei, prendendola.
“Via.” Rispose il cantante, allontanandosi dalla pista da ballo con Annika appesa alla mano.
“Via?” Esalò incredula la ragazza. “Ma…
e Claudia, i ragazzi…” Balbettò, mentre lo seguiva.
“Tranquilla, anche loro avranno una torta.” Dichiarò
misterioso Bill, con aria cospirativa, trasportandola fino al
guardaroba, ma Annika si fermò all’improvviso,
costringendolo a fare lo stesso.
“Bill, non possiamo andarcene via così.”
Affermò decisa e seria. Lui, però, le sorrise con calore.
“Stai tranquilla, Pippi.” Le disse rassicurante. “Ai
ragazzi ho già spiegato tutto ed anche a Claudia.”
“Claudia sa tutto?!” Esclamò stupita Annika.
“Sì, le ho spiegato prima, quando sei andata in
bagno.” Le spiegò tranquillo. “Non ti preoccupare, a
lei ci pensa Tom!” Aggiunse allegro, riprendendo la marcia.
“Spero di no…” Mormorò preoccupata Annika,
mentre lo seguiva a prendere la giacca e poi fuori dal locale, dove la
limo bianca era in attesa col motore acceso.
I want you like the roses need the rain
Like a poet needs the pain
Like a sinner need to change…
Annika non immaginava certo, dopo quella serata spettacolare, di
ritrovarsi a casa di Bill, sola con lui, ma ora la situazione non le
dispiaceva. Seduti sopra il grande tavolo lucido, nella penombra intima
dell’inviolata sala da pranzo, con in mezzo a loro una semplice
torta adornata da diciotto candeline rosa, si guardavano negli occhi
sereni e un po’ divertiti.
“Ti piace la torta?” Le chiese Bill; i suoi occhi
brillavano d’ambra nella semi oscurità creata dalle luci
basse e dorate.
“Sì, è bellissima, grazie.” Rispose Annika,
osservando i tre strati ricoperti di glassa rosa e riccioli di panna.
“Ma perché hai messo su tutto questo?”
Lui fece un sorriso ruffiano e furbo. “Volevo festeggiare da solo con te.”
“A me non sarebbe dispiaciuto festeggiare anche con gli
altri…” Soggiunse la ragazza, piegando il capo di lato.
“Ah, no!” Fece subito Bill, sventolando una mano, poi il
suo sguardo s’illanguidì. “Stanotte sei soltanto
mia.” Dichiarò quindi, con un’occhiata che avrebbe
liquefatto un iceberg.
Annika perse le parole per qualche secondo, stordita dalla luce dorata
dei grandi occhi del ragazzo. “Tu sei la persona più
dolce, pazza e imprevedibile del mondo, Bill Kaulitz.” Gli disse
infine.
Il cantante le sorrise in quel suo modo speciale, poi allungò un
braccio oltre la torta e le sfiorò il viso con la punta delle
dita; lei fece un sorriso timido, abbassando gli occhi.
“Adesso spegni le candeline, sennò la torta si riempie di
cera!” La esortò quindi, recuperando il suo tono infantile.
“Va bene.” Acconsentì Annika e lui batté le mani.
“Esprimi un desiderio!” Trillò poi, obbligandola a riflettere un attimo, prima di prendere fiato.
Annika, dopo qualche secondo, fece un sospiro, guardò un attimo
Bill, quindi, con un lungo soffio, spense quasi tutte le candeline; ne
rimasero tre che furono spente con un piccolo soffio aggiuntivo. Bill
applaudì pimpante, mentre la ragazza rideva sommessamente.
“La mangiamo?” Chiese lei poi.
“Certo!” Annuì entusiasta il ragazzo, prendendo con
l’indice un ciuffo di panna e porgendoglielo; Annika lo
leccò quasi con divertito timore.
I due ragazzi, a quel punto, si guardarono negli occhi, entrambi rapiti
dallo sguardo dell’altro, un’enorme, bellissima emozione
che attraversava ogni cellula. L’aria era immobile e impregnata
di profumo di torta alle pesche. Bill sorrise, si sporse, appoggiando
una mano sul tavolo. Annika ricambiò allo stesso modo,
sporgendosi verso di lui.
Le loro labbra s’incontrarono quasi timidamente, sfiorandosi
leggere, in un bacio dolce e lento, pieno di tenerezza e passione
trattenuta. Quando terminò, rimasero coi volti vicini, occhi
negli occhi.
“Ti amo, Annika.” Mormorò serio Bill, gli occhi
più espressivi che mai. Lei sorrise felice, con aria furba.
“Il mio desiderio si è appena avverato…” Affermò quindi, prima di baciarlo di nuovo.
FINE
NOTE:
- La canzone usata nel capitolo, ovviamente senza
scopo di lucro, è “In these arms” dei Bon Jovi
dall’album “Keep the faith”. Se avete bisogno della
traduzione, ditemelo nelle recensioni, ve la metto.
RINGRAZIAMENTI:
Mi dovete perdonare, perché io non so fare lunghi discorsi
teatrali e ampollosi per ringraziarvi delle bellissime parole che avete
lasciato per questa storia e per me (che certamente non le merito),
spero ad ogni modo che capiate quanto ho apprezzato tutto quello che mi
avete scritto, ogni parola, ogni commento, ogni suggerimento. Ho
scritto molte storie e tante ne ho pubblicate su questo sito, ma questa
è stata la prima, come ho già detto, a superare le cento
recensioni; per questo posso solo ringraziare voi, che avete
assiduamente seguito la fanfiction e commentato con cura e precisione
ogni capitolo e mi avete messa nei vostri preferiti, ma anche quei
quattro meravigliosi ragazzi che rispondo al nome di Tokio Hotel.
Quindi grazie a tutti voi e a Bill la Regina delle Dive, Tom il
seduttore timido, Georg l’Uomosesso e Gustav il meraviglioso
essere umano. Spero che la sincerità delle mie parole passi
attraverso queste poche righe e vi arrivi almeno un po’. E non
dubitate, penso che ci risentiremo presto…
Ora perdonatemi, ma devo sprecare alcune parole per delle specifiche persone.
Sarakey: ormai una cara amica,
anche se non abbiamo potuto ancora incontrarci di persona, ma spero
succederà presto. Perdonami di farti sprecare tempo dei tuoi
meravigliosi vent’anni ad ascoltare i miei deliri sulla
solitudine e il fato, grazie per la pazienza. Ti voglio bene.
Princess: oh, mia cara compagna di filmini pseudo erotici! (non fraintendete, i protagonisti sono sempre i soliti quattro).
Grazie ancora per il suggerimento sulla canzone, anche se poi
l’ho cambiata la validità resta. Resti sempre una delle
migliori autrici che abbia letto in queste pagine e adoro chiacchierare
con te sugli sviluppi e gli intrecci dei nostri protagonisti. E non
temere, lo spaccalegna arriverà presto!
Loryherm: la quale mi ha
lasciato alcune delle più belle recensioni mai avute per una ff.
Non temere, presto ti ripagherò, mi sto mettendo in pari!
kit2007: un’altra cara
ragazza che mi sopporta nei momenti depressi. Spero che l’epilogo
sia un pagamento sufficiente. Ben tornata dalle vacanze, sempre che non
ci risentiamo prima.
Infine, un grazie speciale a due ragazze speciali: RubyChubb e Lady Vibeke, le altre due carissime MS. Tutte per i Tokio Hotel, Tokio Hotel per tutte!
Non mi resta che salutarvi con un arrivederci a presto e un bacio grandissimo!
Lunga vita e prosperità.
Sara
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