Nei
giorni successivi a Roma e nel Lazio ci fu gran fermento per riprendere la vita
di prima. Arrivarono i rifornimenti, tornarono le autorità, i politici ne
approfittarono per farsi pubblicità; autorità di ogni religioni
reinterpretarono in innumerevoli chiavi ciò che era accaduto.
Anche
vescovi, monsignori e cardinali cattolici raggiunsero il Vaticano per decidere
il da farsi, dopo che erano stati uccisi così tanti alti prelati. La prima cosa
che fecero fu convocare un conclave per eleggere il nuovo pontefice.
Nell’attesa
della proclamazione, Gabriel pensò fosse bene non farsi vedere in giro. Michela
ospitò lui, Claudia, Isaia, Immanuel, Niklos e alcuni
altri nella Villa della propria famiglia. I suoi parenti erano resuscitati
assieme a tutti gli altri ed erano stati ben contenti di accogliere tutta
quella gente.
Anche
i Templari erano risorti, essi erano ben accolti da tutti; sì, era tornato in
vita pure Fylan, ma passare qualche giorno all’Inferno
gli aveva fatto cambiare decisamente atteggiamento e modo di vedere le cose.
Sebastiano si occupava di tenere le comunicazioni tra loro ed Isaia.
Sebastiano
ed Alonso erano ormai due figure di riferimento a cui tutti i religiosi (e non
solo) si affidavano per la riorganizzazione; inoltre erano coloro che si erano
contrapposti al male fino in ultimo e, quindi, erano considerati un po’ santi,
un po’ eroi.
La
fumata bianca non si fece attendere, incredibilmente ci fu appena dopo il primo
scrutinio: quasi all’unanimità era stato eletto come nuovo papa Alonso.
Il
suo modo pacifico di operare, la sua saggezza, la sua fede avevano
impressionato tutti quanti e in lui si ravvisò la nuova guida per una Chiesa
che doveva riprendersi da una dura ferita.
Alonso
fu molto onorato da questo incarico. Chiamò allora Gabriel, Isaia, Michela,
Claudia ad aiutarlo nel decidere quale impulsi e direttive dare alla nuova
Chiesa; ovviamente non mancò alle riunioni San Giovanni che si dilungò
parecchio e alla fine venne scelto come Consigliere ufficiale di ogni Papa che
sarebbe venuto da lì in avanti.
Gabriel
insisté parecchio affinché fosse abolito l’obbligo di celibato per i preti e
l’ottenne, tuttavia non tornò a fare il sacerdote. Si costruì una finta
identità (dopo quel che aveva fatto, non sarebbe stato certamente ben visto
dalla gente, nonostante il perdono) e con Claudia aprì un nuovo Centro
d’Ascolto per la gente dotata di poteri e col passare degli anni aprirono varie
succursali, sia in Italia che all’estero.
Stefano
aveva abbandonato gli studi di teologia e del seminario, aveva conseguito una
laurea in psicologia e una in antropologia e aveva collaborato fin da subito
con Gabriel e Claudia.
Isaia,
invece, rimandò la decisione circa la vita affettiva a più avanti. Per oltre un
anno si occupò di riformare i Templari e rivedere il loro tipo e metodo di
intervento, rendendoli guerrieri di Dio, contro il demonio, ma senza uccidere
indiscriminatamente, anzi cercando di indirizzare i malvagi fermati verso i
Centri d’Ascolto.
Si
tenne in contatto telepatico quotidiano con Michela che non gli disse di essere
incinta.
Riorganizzati
e riformati i Templari, Isaia tornò a Roma per rivederla. Si stupì nel trovarla
con in braccio un bambino di pochi mesi, con gli occhi verdi. Credette, temette, che lei avesse ripreso la propria
relazione con Niklos, che era rimasto nella Villa,
volendo diventare un mago e smettere di essere uno stregone.
La
ragazza, allora, gli spiegò che il bambino (chiamato Samuele) era frutto della
loro prima unione e che lei non gli aveva detto nulla, perché non voleva
condizionarlo.
Isaia,
però, aveva preso già la propria decisione: sposare la ragazza.
Isaia
e Michela si sposarono, fecero celebrare il rito ad Alonso e come testimoni
c’erano Gabriel, Claudia e Sebastiano (che era stato pure il padrino di
Samuele). Il loro, però, non fu un matrimonio ordinario: lei, coi vari figli,
viveva nella Villa assieme al resto della sua famiglia; Isaia restava lì quando
gli era concesso, altrimenti era spesso in missione per i Templari. Il loro
rapporto, però, non ne risentì, anche grazie alla telepatia che li rendeva
sempre vicini, a parte un periodo di un paio d’anni in cui Isaia era rimasto
bloccato in una dimensione a parte ed era stato dato per morto, ma questa è
un’altra storia.
Michela,
oltre a prendersi cura dei figli, si tenne occupata collaborando spesso con la
Congregazione della Verità.
Sebastiano
divenne nel giro di pochi anni il più giovane Generale della Compagnia di Gesù
(più giovane anche di Acquaviva), nonostante ciò gli
conferisse molte responsabilità, trovò sempre il tempo per occuparsi
direttamente degli esorcismi e per trascorrere del tempo con la moglie e i
figli del suo maestro. Si prendeva cura di loro quando Isaia era lontano e si
divertiva soprattutto ad addestrarli nell’uso delle spade e si teneva sempre in
allenamento con gli abitanti della Villa.
In
Villa viveva appunto anche Niklos che rimaneva non
solo per apprendere la magia, ma anche perché si era innamorato (ricambiato) di
una zia di Michela.
Passarono
vent’anni, si tennero sempre in contatto tutti quanti tra di loro, vedendosi
quando ce ne fosse l’occasione, nonostante gli impegni li tenessero molto
occupati e li portassero in vari posti differenti.
Un
giorno una brutta notizia venne annunciata dai telegiornali di tutto il mondo:
un malore aveva colpito il Santo Padre, ormai più che ottantenne.
Gli
amici della combriccola ricevettero tutti una telefonata che li informava di
come Alonso li desiderava al proprio capezzale. Qualsiasi fosse la loro occupazione
in quel momento, trovarono il modo di sospenderla per andare a Roma.
Isaia
arrivò dopo un viaggio in aereo, senza perdere tempo era subito andato in
Vaticano, dove Alonso era tenuto sotto stretta osservazione dai medici ed erano
state portate tutte le apparecchiature necessarie.
Nell’anticamera
davanti all’ingresso degli appartamenti del Pontefice, Isaia trovò Gabriel e
Claudia che stavano aspettando. Si salutarono calorosamente, si guardarono con
preoccupazione.
Erano
tutti e tre vicini ai sessant’anni, ma non avevano certo l’aria di essere
vecchi. Certo le rughe avevano segnato, seppur non eccessivamente, fronti e
contorno occhi, Isaia era completamente brizzolato e del grigio spuntava anche
trai capelli di Gabriel, che era un po’ ingrassato, ma la giovialità illuminava
i loro volti e li faceva apparire più giovani. Claudia era magrissima come
sempre, si tingeva i capelli e ricorreva a molti prodotti per limitare le
rughe.
“Come
mai siete qua e non dentro?” chiese il templare.
“Ci
hanno detto di aspettare, ora c’è il medico che lo sta visitando.” spiegò
Antinori.
“Le
televisioni sono state molto vaghe circa che cosa lo abbia colpito e neppure su
internet ho trovato maggiori approfondimenti, voi sapete qualcosa di più?”
“No,
rimangono tutti molto sul vago e questo mi fa temere ancora di più.”
Presto
sopraggiunsero assieme Michela e Sebastiano. Isaia subito raggiunse la moglie,
l’abbracciò, la baciò e poi le chiese: “I ragazzi?”
“Non
sono venuti, li vedrai dopo: ti aspettano trepidanti.” gli sorrise lei.
“Forse
anche Alonso avrebbe voluto vederli …”
“No,
ha detto solo noi.” intervenne Gabriel “Quando ha ci ha fatto convocare, ha
fatto dire che oggi voleva solo noi; i nostri figli un’altra volta.”
“Sì,
è bene non affaticarlo.” aggiunse Claudia.
Nel
giro di breve giunsero anche Stefano e poi Immanuel.
Stefano
salutò con un certo trasporto e abbracciò Gabriel e Claudia (che negli ultimi
cinque anni aveva visto raramente, poiché l’apertura dei Centri d’Ascolto
all’estero li aveva tenuti lontani), salutò piuttosto calorosamente anche
Sebastiano (che non provava affatto del risentimento per essere stato quasi
ucciso in battaglia da lui, anzi probabilmente ciò gli aveva fatto nutrire
stima per l’altro giovane), infine passò a salutare Isaia e Michela. La ragazza
gli sorrise e si diedero due baci sulle guance, il templare, invece, lo guardò
con freddezza e si limitò ad una rapida stretta di mano.
Dopo
qualche altro minuto d’attesa, il medico uscì dalle stanze, disse che il
pontefice poteva ricevere visite, ma non disse nulla circa il suo stato di
salute. Andarono tutti quanti assieme dentro la stanza dove si trovava Alonso.
Il
pontefice era seduto a letto, tutti quanti gli si strinsero attorno e lo
salutarono uno alla volta, con viva commozione. Alonso li guardò sorridente e
iniziò a dire: “Es muy belo
revederve de nuovo todos asieme. Non recordo l’ultima
volta che ci siamo riuniti todos quanti. Siamo sempre
lontani, ognuno ha i suoi impegni … Ci siamo impegnati por megliorare
la Chiesa ma, sopratodos, per ascoltare più atentamente la voce de Dio por compiere il suo volere e
aiutare la gente a trovare la pace e la salvecia!”
guardò Sebastiano “I gesuiti sono tornati ad esere
ambasciatori de Dio ne i cuori de li hombre,
sostengono centinaia de persone con la loro Direcione
Spirituale e il loro impegno ne li esorcismi e ne il combatere
il demonio es indispensabile!”
Alonso
spostò poi lo sguardo su Gabriel, Claudia e Stefano e si complimentò anche con
loro: “Gracie a voi, ormai, in ogni città c’è un
Centro d’Ascolto e Sostegno por la gente dotata de poteri. Avete aiutato muy hombre a trovare la pace con
sé stessi e a trovare un impiego utile por le loro doti, li avete aiutati a sentirse parte della comunità e non de li esclusi e avete
insegnato a le altre persone a non temerli. Es muy importante esto lavoro, avete
permeso all’umanità de fare un gran passo avanti.”
Spostò
gli occhi su Isaia: “E tu, hermano, hai reformato i templari e hai trasformato un ordine
sanguinario, nei difensori del bene, nei punitori del male, ma non dei malvagi.
Avete sconfito demoni; avete mandato a monte i progeti di chi era immerso nell’oscurità e lo avete aiutato
a tornare a la luce. Bravissimi.” respirò profondamente “Bravissimi a todos quanti noi! Non dobiamo
però scordare che todos questo es
stato possibile porché nessuno de noi era solo, bensì
poteva contare su l’aiuto de li altri. Nessuno ha agito por il proprio prestigio,
nessuno l’ha consederata una competizione; ciascuno
de noi ha portato avanti il proprio progeto come
parte de qualcosa de più grande non solo necessario a li altri, ma pure dependente da li altri. È stata la nostra amicizia, la nostra
unione a permetere che todos
questo si potesse realizzare, quindi non permetete
che i vostri impegni posano indebolire la nostra coesione, trovate sempre del
tempo da dedicare ai vostri amici ed hermani!”
“Alonso!”
esclamò Gabriel “Noi non ce lo scorderemo mai! Io ho due famiglie: quella
piccola, con Claudia e i nostri figli, e quella grande, con tutti voi!”
“Ne
li ultimi anni, non siamo mai riusciti a trovarce todos asieme. Una volta vedevo
Isaia, un’altra te … Sebastiano, por fortuna, abita qui vicino! Cossì anche tra di voi: ogni tanto incontri uno o l’altro,
ma sempre separati dal resto del grupo! Guarda! Por poterve revedere finalmente todos asieme, ho dovuto fingere
de stare male!”
“Fingere?!”
sbalordirono quasi tutti i presenti.
Alonso
scoppiò a ridere: “Sì. Avevo muy voglia de revederve todos quanti, ma avevo
paura che, per un problema o per l’altro, qualcuno de voi sarebe
sicuramente mancato. Alora mi sono conultato con Sebastiano e con Michela e abiamo pensato che l’unica maniera d’esere
certi che non ci fosero defecioni,
fosse quela de simulare un malore.” si alzò in piedi “Tranquilli!
Come vedete, sto benissimo!”
I
due complici si scusarono per l’inganno, ma furono subito perdonati, tanta era
la gioia di vedere Alonso in piena salute.
“E
ora, hermani, si va todos a
casa di Isaia e Michela, dove es una grigliata che ce
aspeta, asieme ai vostri
figli e a qualche altro invitato.”
Tutti
quanti andar dunque alla villa, dove appunto trovarono tutto pronto per un
ottimo pranzo all’aperto; i ragazzi avevano pensato ad apparecchiare, mentre di
cuocere la carne e le verdure se ne erano occupati i più grandi come Giorgio,
Samuele e Clara (la prima figlia di Gabriel e Claudia), coordinati da Niklos, che avrebbe preso parte alla riunione anche lui
alla riunione.
Appena
scese dall’auto e si fece vedere, Isaia fu circondato, salutato e abbracciato
dai suoi otto figli (contando anche Giorgio); oltre a Samuele (unico ad avere
gli occhi verdi), erano nate tre femmine (tra cui la più piccola che aveva
appena quattro anni), un altro maschio e due gemelli biondi.
Gabriel
e Claudia, invece, furono accolti dai loro soli tre figli.
Pure
le altre famiglie si radunarono. Si misero a tavola e iniziarono l’allegro
pranzo, riconoscendo che, in fondo, era stata una felice idea, quella di
Alonso, di costringerli a riunirsi.
Nessuno
aveva il posto fisso a tavola, si alzavano e si scambiavano di sedia, per poter
parlare un po’ con tutti. Ovviamente i ragazzi e i bambini stavano volentieri
tra di loro, a parte i figli di Isaia che facevano a gara per stare col padre,
organizzando dei turni per avere le sue attenzioni.
Claudia,
Michela e Teresa parlarono a lungo assieme, prima di rivolgersi ad altri.
Alonso
si divertiva a spostarsi da un amico all’altro e raccontò almeno tre volte la
storia di Pedro, rammaricandosi che il vecchio amico fosse ormai morto e non
potesse essere anche lui lì.
Sebastiano
era brioso e conversava con tutti, col suo solito modo di fare esplosivo, e
aveva iniziato a chiedere chi volesse partecipare ad un torneo di spada, dopo
pranzo.
Stefano
stette abbastanza in compagnia della sua famiglia oppure vicino a Gabriel che,
comunque, non vedeva da mesi, visto che lavoravano in città diverse e lontane. Quando,
però, i suoi occhi verdi caddero sul giovane Samuele, solo al barbecue, lo
raggiunse e intavolò una conversazione con lui. Il ragazzo fu felice di parlargli;
non si vedevano molto spesso, anzi quasi raramente, tuttavia avevano istaurato
un buon rapporto. Stefano era sempre stato gentile e comprensivo con Samuele che
si fidava di lui e, diventato adolescente, aveva preso l’abitudine a scrivergli
abitualmente delle mail e a confidarsi e chiedergli consiglio. Il ragazzo, in
fondo, vedeva poche volte Isaia, come i suoi fratelli poteva sempre contare su
Sebastiano, tuttavia il gesuita, appunto, doveva prendersi cura un po’ di tutti
e otto (prediligeva soprattutto i gemelli) e, comunque, era molto occupato come
Generale della Compagnia di Gesù.
Samuele,
quindi, aveva trovato un sostegno importante in Stefano e ne era contento,
nonostante sapesse che suo padre non provava gran simpatia per quell’uomo,
nonostante ne ignorasse il motivo. Una volta, il ragazzo aveva chiesto a
Stefano come mai si interessasse solo a lui e non ai suoi fratelli, l’uomo
aveva risposto vagamente: “In te rivedo qualcosa di mio.”
La
grigliata fu dunque un successo, tutti erano soddisfatti. Mentr’erano più o
meno al caffè, Immanuel vide una figura aggirarsi più in là nel parco, non
disse nulla a tal proposito, ma si scusò e si alzò da tavola. Camminò nella
direzione doveva aveva visto passere un uomo, che poi vide vicino al frutteto. Lo
raggiunse. Era Serventi, non invecchiato di un solo giorno.
“Ciao,
Bonifacio.” disse con tranquillità Immanuel “Sei venuto a vedere il tuo
successo?”
“Successo?
Non mi pare proprio … È andato tutto alla rovescia!”
“Perché?
La Chiesa è stata rovesciata dal suo interno, proprio come diceva la profezia.”
“Ma
non doveva andare in questa maniera!”
“Che
cosa non ti piace? Finalmente non c’è più guerra. È venuto il tempo della
comprensione, dell’armonia, dell’accettazione. La gente coi poteri può vivere
tranquillamente, senza nascondersi, senza essere temuta. La nuova umanità che
aspettavi sta nascendo.”
“Fai
presto, tu, ad essere tranquillo, hai vinto tu! Ha vinto lo spirito. Mentre io
e la terra abbiamo perso!”
“Bonifacio,
sei tu che hai voluto la guerra, io non l’ho mai desiderata e non ti ho mai
combattuto. Hai lottato contro te stesso e non te ne sei neppure accorto! Cielo
e terra non sono in contrapposizione, ma sono un’unica cosa: quel che è sopra
è come sotto, come in Cielo così in Terra, ciò che qui unirete sarà unito nel
Regno. Queste frasi mostrano la via. Malkuth e Yessod, soli, sono aridi, devono diventare un’unica cosa
per ottenere la floridezza.”
Serventi
si sentì illuminato, quasi dandosi dello stupido come quando ci si arrovella a
lungo a trovare la soluzione di un problema e, quando la si trova, ci si
accorge di quanto fosse semplice e ci si chiede come mai non la si sia
individuata subito.
Bonifacio
annuì, guardò con gratitudine Immanuel ed entrambi si strinsero la mano.
La
stella bianca aveva portato pace e armonia nel Mondo, riconciliandolo così con
il Cielo.