I don' t need eyes to See.

di T O U K A
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Era buio.
Non che potesse  veramente accorgersene, da quando aveva perso la vista, dai muri del bunker in cui era rinchiusa, ma sapeva che, da qualche parte, il sole stava sorgendo.
Ogni giorno voleva farla finita. Ma per i mutanti come lei non c’ era via d’uscita. Non avrebbe potuto darsi fuoco, tagliarsi le vene, spararsi, perché il suo corpo avrebbe resistito.
Erano molti anni che era depressa.
In molti lo avrebbero chiamato dono, ma lei no.
Amava la sua vita di un tempo, e le era stata strappata via così precocemente che non aveva neppure avuto il tempo di viverla, o come almeno adesso le pareva.
Il suo passatempo preferito era fumare. Fumava e fumava, senza interruzione. Non lo faceva perché ne era dipendente –essendo una mutante, non le faceva né caldo né freddo-, ma lo faceva perché le dava la speranza che un giorno forse sarebbe morta.
Lo desiderava ardentemente.
Era tutto successo un giorno lontano. Lei era la collaboratrice televisiva più in della società, e aveva appena raggranellato una somma piuttosto vasta per girare un documentario sulla piramide di Cheope.
Suo zio Rick, manager e assistente, aveva insistito per farla andare, così che lei non volette deluderlo e acconsentì.
Non c’ era giorno che non si pentisse della sua scelta.
Tutte le leggende erano vere.
Ra, il Dio del Sole, era all’ interno della piramide, bhe, in realtà, lui si trova in ogni raggio di sole, ogni torcia, ogni cosa che lui possa controllare. Sole.
Erano gli Anni ’90, in cui la scienza ormai aveva dato fuoco a tutte le sciocche superstizioni popolari. Lei era giovane, superficiale, e voleva solo fare il suo lavoro.
Ra, con lei, non ebbe pietà.
Non la uccise, la tramutò in un Mutante. Cosa che, secondo alcuni punti di vista, può essere anche molto peggio.
Suo zio non era riuscito ad aiutarla, a dire il vero, quando lei uscì a tentoni dalla piramide, non c’ era nessuno.
La vista, assieme a tutti gli altri sensi, se n’ era andata. Assieme a tutte le paure  e le sciocche convinzioni della persona che era.
Ma lei Vedeva.  I suoi occhi ciechi non vedevano, come fanno tutti.  Analizzavano la coscienza vitale delle persone che erano state prima di lei.
Uscendo dalla piramide, aveva Visto la presenza di schiavi, faraoni, esploratori, dei. Eppure era sola.
Ma ora, nel bunker in cui era rinchiusa, non filtrava un raggio di luce.
Perché era lì? Aveva seguito una traccia dettatale dalla Vista. Era Fresca –sempre che degli esseri millenari come i Mutanti potessero intuire il sentore di “fresco”- e non appena passò per la sua vacua mente, si tirò in piedi dall’ essere metamorfo che era, e camminò. Man man che camminava, le coscienze cambiavano.
 Si evolvevano, modificandosi. Quella lunga camminata era interminabile forse era solo nella sua testa, e lei era lì, morta sul pavimento della piramide, ma si sentiva di camminare, di avanzare.
Poteva essere incorporea, sparsa in tutte le lande desolate della Terra, eppure aveva coscienza. E camminava.
Ma aveva sonno.
Oh, se aveva sonno. Ai Mutanti non è permesso morire, ma dannarsi per l’ eternità è concesso.
Una parte della sua coscienza si lasciò cadere sui fili delle coscienze che percorreva. Un’ altra, forse, continua a camminare. Forse anche sino ad oggi cammina, calpestando le coscienze, riesumandole e portandole alla luce, oppure nascondendole per sempre.
Forse, un’ altra parte, il lato più umano, è proprio qui in questo bunker e sta scrivendo questa lettera in cerca d’ aiuto.
Sa che prima o poi Morte, la sua gemella, potrebbe trovarla, e attende.

 

°°Spazio dell’ “autrice”°°
Questa FF mi è venuta su un po’ per caso, ripensando a albo firmato da Neil Gaiman, “Sandman”.
Rileggendo quanto avevo scritto, mi è persino venuta in mente un po’ Mystica, la mutante di X-Men.
Non preoccupatevi se non ci trovate un filo conduttore, forse è stata l' unica cosa che ero certa che non ci sarebbe stata.




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