Attimi rivelatori

di DorotheaBrooke
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Nota per la lettura: le drabble sono ispirate rispettivamente agli episodi 30, 11, 25 (sigh!). La prima riguarda Near, le altre due L


Non sei uno strumento per completare il mio puzzle?
Tutti lo sono, invece.
Sentimenti. Speranze. Deboli echi che non raggiungono la mia ragione.
Solo la meta è reale, prendere Kira è ciò che conta.
Ho maneggiato le tessere troppo rudemente, sono andate in frantumi.
Tu hai ucciso i membri della mia squadra, ma sono io il vero colpevole.
Se ti avessi fermato quel giorno all’orfanotrofio, se avessi placato la tua rabbia …
Non ho voluto sprecare tempo, confrontandomi con le tue passioni.
Eppure non credevo che la coscienza che io ritenevo inutile potesse bruciare così intensamente.
Fa troppo male, come il sole inclemente sulla mia pelle albina.
Voi spararmi? Fallo.


Ukita è morto.
Un volto e un nome, eppure …
Possibile che non vi sia un limite al suo potere?
Cenere, sangue e ossa nelle sue mani, è questo ciò che siamo?
Ipocrita.
Dicevo di essere pronto a sacrificare la mia vita, ma è stato lui a morire …
Solo il volto, tanto è bastato …
Il mio cuore da vigliacco rimbomba nelle mie orecchie. Lo ignoro.
La rabbia di Aizawa è fuoco che consuma la mia anima colpevole, ma la voce che esce dalle mie labbra è gelida come la morte.
Mentre la sua presa si allenta, so di averlo convinto.
Prego che non veda il fremito delle mie mani.


Patetico, che della nostra amicizia questo sia il momento più autentico.
Non so se sia più mortifero il gelo che striscia inesorabile sotto la mia pelle o il falso calore del tuo abbraccio .
Un coup de dés jamais n'abolira le hasard.*
Ho sfidato il destino e l’orrendo potere che ti aveva concesso.
Ho fallito.
Sorridi.
Vuoi che nel mio ultimo sguardo rimanga impressa l’immagine del tuo trionfo.
Eppure mi pervade una calma più profonda della morte.
Il corpo che stringi è  stato lo strumento più indegno nelle mani della legge.
La mia sconfitta non è la tua vittoria.
Altri verranno.
La giustizia trionferà.
Ricordami, perché dovremo incontrarci ancora.


*Citazione dall'omonima opera di Mallarmé




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