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Ebbene
sì, signori, sono tornata. Dopo due mesi sono riuscita a
scrivere questo nono capitolo e non ho nemmeno idea di cosa pensare.
Siamo arrivati ad un momento cloui e ho dovuto meditare e studiare a
lungo su come proseguire per non rovinare tutto. Così, dopo
averci pensato a lungo, l'episodio 7x22 "The Proton Transmogrification"
mi ha dato la giusta ispirazione per buttare giù questo capitolo
che dire che è stato un parto gemellare è un eufemismo
<.<
Ci sono leggeri riferimenti anche ad altri episodi della settima
stagione, ma anche se non l'avete vista non importa perchè
verranno spiegati o in questo capitolo o nei prossimi (o prossimo se
decido di chiudere baracca e burattini con questo).
Detto questo, ci si vede gente~
Capitolo 9: L'alterazione dello Status Quo
La luce del sole filtrava attraverso le tende per poi
raggiungere il viso di Amy. Dopo una smorfia di fastidio aprì gli occhi e
guardò l'ora sull'orologio: le 8:02.
Si appoggiò sui gomiti e scostò leggermente le coperte.
Sheldon dormiva accanto. Era a pancia in giù, un braccio sotto il cuscino e il
viso rivolto verso di lei. Amy sorrise vedendo la sua espressione così
tranquilla e serena, tutto il contrario di quando era sveglio.
Ripensò alla prima sera in cui Sheldon si trasferì a casa
sua. Era così nervoso all'idea di condividere il letto con lei che cercò in
tutti i modi di convincerla a farlo dormire sul divano.
<<...quindi, in
sintesi, ritengo che il divano sia la scelta più consona. >>
Amy alzò gli occhi al
cielo esasperata.
<< D'accordo. Se
vuoi passare i prossimi trent'anni a dormire sul divano, accomodati. >>
disse tranquillamente indicando l'oggetto.
Sheldon serrò le
labbra e si guardò attorno in cerca di un'idea. Il divano andava bene per una o
al massimo due notti, poi sarebbe diventato problematico avere un sonno
ottimale su un oggetto che, oltre a non avere le dimensioni opportune, era
anche scomodo. Un materassino gonfiabile? No, non aveva il minimo supporto
lombare e, a parità, sarebbe stato più comodo su una panchina del parco. Poteva
piantare una tenda nel bel mezzo della stanza, ma Amy probabilmente si sarebbe
un tantino infervorata. Un sacco a pelo magari? Ottimo per i mesi invernali, ma
d'estate sarebbe morto dal caldo quindi lo escluse. O forse una brandina da
mettere nella camera della figlia. Ma doveva trovava una brandina a quell'ora?
Notò che lo sguardo di Amy si stava assottigliando sempre di più e che aveva
una strana ombra minacciosa per cui, se davvero non voleva passare le prossime
notti a dormire sul tappetino del bagno, decise di arrendersi. Rassegnato si
diresse nella camera da letto. Un sorriso di vittoria di dipinse sul volto di
Amy e lo seguì.
<< A metà del
letto c'è una linea divisoria immaginaria. Io non invado la tua parte e tu
farai lo stesso. >> borbottò tirando su le coperte e infilandosi dentro.
<< Va bene.
Linea immaginaria. Ho capito. >> acconsentì Amy sdraiandosi anche lei.
Rimasero a fissare il
soffitto per qualche minuto.
<< Per quanto
tempo durerà questa fantomatica linea immaginaria? >> chiese.
<< Per tutto il
tempo cui reputo necessario. >> disse sistemandosi le coperte come era
solito fare. << E sappi che se per caso dovessi toccarmi nel cuore della
notte mi metterò a urlare. >> aggiunse tirandosele fin sotto il mento.
<< Non credi di
esagerare? >>
<< Oh no,
affatto. Non esagero mai quando si tratta di dormire. >>
La linea immaginaria stabilita da Sheldon durò molto meno
rispetto a quanto si aspettava Amy. All'inizio dormiva in una posizione così
rigida e vicino al bordo che se si fosse mosso di un solo centimetro sarebbe
caduto per terra. Ora invece dopo diversi mesi aveva abbandonato la sua
abituale posizione per avvicinarsi di più a lei. Era sicura che più di una
volta l'avesse osservata a lungo appena sveglio. Ricordava anche di due dita
che percorrevano la sua guancia in un tocco leggero, ma non era certa che fosse
vero o semplicemente un sogno.
Si alzò con cautela per non svegliarlo, ma bastò il leggero
spostamento della coperta per fargli uscire un lamento, girarsi dall'altra
parte ed emettere un lungo respiro.
Preparò la colazione stando attenta a non far rumore e diede
un'occhiata veloce all'orologio sulla parete. Ancora una decina di minuti e
Sheldon si sarebbe messo sul divano a guardare Doctor Who come ogni sabato. La
programmazione era stata spostata di un'ora e Amy ricordò bene di quanto si
fosse lamentato del cambiamento, rovinandogli così la sue abitudini. Lei invece
era più che grata dato che, almeno nel week end, poteva evitare la tv accesa
già la mattina presto.
<< Buongiorno. >> bofonchiò Sheldon facendo
capolino in salotto e allacciandosi la vestaglia blu.
<< Oh, buongiorno. >> disse girandosi per
guardarlo.
Lui si era già sistemato sul divano pronto a guardare la sua
amata serie.
<< Oggi devo dare l'addio all'Undicesimo Dottore per
la terza volta e ancora non riesco a farmene una ragione. Spero solo che Peter
Capaldi sia degno di interpretare il Dodicesimo con la stessa efficacia e lo
stesso carisma di Matt Smith nei panni dell'Undicesimo. Anche se nessuno sarà
mai in grado di raggiungere la bravura di David Tennant nel ruolo del Decimo
Dottore. >> disse con una punta di rammarico.
Praticamente stava parlando da solo dato che Amy tra tutti
questi Dottori, rigenerazioni e quant'altro non aveva mai capito niente. Gli
portò la tazza con i cereali e si sedette accanto a lui, a gambe incrociate.
Iniziò l'episodio,
appena il tempo di far vedere la sigla di apertura e già c'era qualcosa che non
andava. Un rumore costante e fastidioso proveniva da una Amy concentrata a
capire qualcosa dal piccolo riassunto a inizio puntata.
<< Amy, sei in grado di masticare quei cereali in modo
da non infastidire la mia visione dell'episodio? Sembra che qualcuno stia
buttando dei sassi dentro un tritarifiuti. >> disse con il solito tono
saccente.
<< Scusa tanto se il mio modo di mangiare di urta
tanto. >> sbottò.
<< E questo è il motivo per cui mi sono lamentato a
lungo del cambio di programmazione. Almeno prima ero da solo. >> mormorò
ricevendo un'occhiataccia dalla ragazza.
Amy sospirò e pensò bene di ignorarlo. Sapeva che quando
Sheldon rispondeva male, o meglio, rispondeva in un tono più provocatorio e
insolente del solito, era perchè c'era qualcosa che lo preoccupava, ma non
voleva ammetterlo.
<< Sei turbato per qualcosa? >> chiese tenendo
lo sguardo fisso sullo schermo dove le luci delle immagini trasmesse danzavano
sul suo viso.
Sheldon la guardò stupito chiedendosi come facesse sempre a
intuire quello che provava. Eppure era molto bravo a nascondere le sue
emozioni. Era una cosa che faceva con molta naturalezza, ma con lei quei
semplici trucchetti non funzionavano. Dopo tutti quegli anni passati insieme
ormai lei lo conosceva fin troppo bene.
<< No, va tutto bene. >> disse secco.
<< È per ieri
sera. >> non era una domanda, ma una affermazione. Sheldon aprì e richiuse
la bocca, incerto su cosa dire. Voleva negarlo, ma ciò l'avrebbe portato a
mentire e, si sa, Sheldon Cooper non mente mai. Ma non poteva nemmeno
ammetterlo come se niente fosse. Non di fronte a lei, tra l'altro.
<< Non devi prenderla così. >> continuò Amy.
<< Siamo sposati e viviamo insieme da diverso tempo. È normale volere un
po' di...intimità. >>
Normale.
Quella parola era sempre più presente nella sua vita.
È normale comportarsi
in questo modo. È normale reagire così, Sheldon. È normale provare questi
sentimenti...
Odiava quella parola. La odiava perché non riusciva a
capirla. Quello era il suo modo di vivere, la sua normalità. Perché tutti
quanti dovevano sempre sostenere il contrario?
<< Capisco anche che se non vuoi...bhè dovrò
rispettare la tua decisione...>>
Sheldon ora aveva gli occhi fissi sul pavimento in
un'espressione cupa.
<<...e farmene una ragione. >> concluse atona.
Dopo pochi attimi però le labbra di Amy si piegarono un
piccolo sorriso che doveva sembrarle confortante, ma a Sheldon apparve solo
triste.
<< A me piaci così come sei. >> Amy portò una
mano sulla sua guancia e si alzò, portando via entrambe le tazze ormai vuote.
La osservò
raggiungere il bancone della cucina e poi muoversi da una parte
all'altra per mettere un po' in ordine.
A me piaci così come
sei.
Quella frase cominciò a ronzare nella mente del fisico anche
se cercava in tutti i modi di concentrarsi sulla serie tv. Una domanda si
formulò inevitabilmente. Era giusto non fare nulla per cambiare, nonostante lei
sia cambiata per lui e abbia rinunciato a tante cose che avrebbero potuto
renderla più felice?
<< No, non è vero. >> disse Sheldon come se si
fosse ricordato solo ora di rispondere. Lei si girò incuriosita. << Tu
vuoi che io cambi. >> si alzò e con pochi passi ridusse la distanza che
li separava arrivando a pochi centimetri da lei. << Non è così? >>
mormorò con voce grave fissandola intensamente.
Lei trattenne il respiro per qualche secondo. << Io
non voglio costringerti a fare qualcosa che non vuoi. >>
Sheldon le passò la mano sul viso spostandole i capelli.
<< Io ho capito che tu...>>
Il rumore del cellulare che vibrava sul piano della cucina
lo interruppe. Voleva ignorarlo, ma la curiosità era troppo forte per cui andò
a rispondere.
<< Leonard? Come mai chiami a...>> il viso si
fece di colpo cupo. << Quando?...OK, capisco...Va bene...>>
Chiuse la chiamata e appoggiò il cellulare con insolita
lentezza. Amy lo interrogò con lo sguardo.
<< Il professor Proton è morto. >> disse con
sospiro.
<< Mi dispiace. >> mormorò Amy toccandogli una
mano, ma lui si ritrasse. Spense la tv negli ultimi 10 minuti dell'episodio e
scomparve in camera.
***
Penny camminava su e giù per il salotto con una certa ansia.
Era nervosa all'idea di condividere la notizia con Leonard un po' perchè non se
l'aspettava e un po' perchè non sapeva come avrebbe reagito. Guardò di sfuggita
l'orologio e si accorse che il tempo stava passando troppo in fretta per i suoi gusti.
Improvvisamente la porta d'ingresso si spalancò e appena
vide il compagno sulla soglia intento ad appoggiare le chiavi nel solito posto
mentre dava una veloce occhiata alla posta, gli si scagliò contro.
<< Leonard! Ho una notizia da darti! >> gridò
euforica non riuscendo a stare ferma.
<< Cos...Ma che ti prende? >> chiese notando la
sua esagerata esuberanza.
<< Mi hanno presa per una parte in un importante film!
>> battè la mani e fece una piroetta sentendosi al settimo cielo.
<< Davvero? >> sorrise il fisico abbandonando la
posta su un angolo della scrivania e stringendole le spalle in un gesto
affettuoso.
<< Sì! E indovina chi ci sarà anche nel cast? >>
Penny prese una pausa per creare suspance e Leonard non
provò neanche ad indovinare dato la sua poca conoscenza riguardo ad attori non
strettamente pertinenti alla fantascienza.
<< Will Wheaton! >> si rispose da sola mentre
Leonard strabuzzava gli occhi.
<< Oh, ma è fantastico! >>
<< È tutto merito suo. Dopo che è stato mandato via da
quell'orrendo film di gorilla è stato chiamato per un altro film decisamente
più impegnativo e non a basso costo. Quando il regista gli ha chiesto chi
potesse fare la protagonista lui ha fatto il mio nome! >> la bionda prese
un paio di respiri per calmarsi e tornò a parlare in un tono più tranquillo.
<< Ho fatto il provino stamattina e al regista sono piaciuta subito! Le
riprese inizieranno settimana prossima. >> disse con un sorriso a
trentadue denti.
<< Sono davvero contento per te. >> disse il
fisico accarezzandole una guancia. Per qualche secondo si guardarono negli
occhi poi Leonard corrugò la fronte dubbioso.
<< Perchè non mi hai detto che avevi il provino
stamattina? >>
Penny fece schioccare la lingua e si guardò attorno
pensierosa.
<< Bhè vedi il fatto è che...>> si bloccò
davanti alla sua espressione interrogativa. Se gli diceva la verità probabilmente
ci sarebbe rimasto male. Forse era meglio inventarsi qualcosa.
<< ...Semplicemente mi sono dimenticata. >>
scrollò le spalle e gli mostrò un sorriso finto.
Leonard alzò un sopracciglio perplesso.
<< Dimenticata? Di solito tormenti tutti con questa
storia del provino. L'ultima volta ne hai parlato così a lungo che me lo sono
persino sognato di notte! >> abbassò poi lo sguardo sulle sue mani.
<< E se proprio vuoi saperlo neanche lì ti avevano presa. >>
mormorò guardandola di sottecchi per paura di una sua reazione.
Penny sbuffò. << Ok va bene lo ammetto! >> alzò
le mani in segno di resa. << Se non te l'ho detto è solo perchè tutte le
volte che te ne parlo va a finire che non mi prendono mai. >>
<< L'hai fatto per scaramanzia? >>
<< Mi dispiace tesoro...>> si avvicinò e gli
diede un bacio poi sorrise divertita. << Non è colpa mia se porti sfiga.
>>
<< Ah e così io porto sfiga? >> disse sorridendo
e facendo finta di esserci rimasto male.
<< Sì, ma solo per quanto riguarda il lavoro. Per il
resto mi sento la donna più fortunata del mondo. >> mormorò a un soffio
dalle sue labbra. << Se sto per realizzare il mio sogno è solo per merito
tuo. Mi sei stato più vicino di chiunque altro e senza di te che mi spronava ad
impegnarmi e a dare il meglio di me, probabilmente mi sarei arresa da tempo.
>>
Leonard si imbarazzò a sentire tutte quelle parole di
apprezzamento. Era una delle poche volte in cui Penny gli faceva capire che
davvero ci teneva a lui e che lo considerava parte integrante della sua vita.
<< Ho preso del vino per festeggiare e anche un
completino molto sexy. >> mormorò maliziosa staccandosi da lui e andando
verso il frigorifero.
<< A questo punto non vedo l'ora di festeggiare.
>> disse seguendola
***
Sheldon rimase tutto il pomeriggio chiuso in camera. Aveva
dato l'impressione che non gli importava un granché, ma dentro di sé era
sconvolto. Aveva appena perso una figura di riferimento, l'uomo che l'aveva
spinto a diventare uno scienziato.
Amy entrò un paio di volte per cercare di consolarlo, ma lui
la ignorò completamente. In quel momento non aveva voglio di vedere nessuno,
nemmeno lei.
Si addormentò poco dopo. I suoi sogni furono popolati dal
professor Proton che, in veste di Jedi, lo aiutava e gli stava vicino
esattamente come Obi wan-Kenobi fece con il giovane Luke Skywalker.
<< Dovresti
apprezzare di più le persone che ti stanno accanto. >> disse Proton con
aria seria.
Sheldon alzò un
sopracciglio perplesso. << Non capisco cosa intendi. >>
Proton era in piedi al
centro della stanza mentre Sheldon era seduto sul suo solito posto, immerso
nella visione del quarto film di Star Wars. Lo fissò per alcuni secondi prima
di proseguire.
<< Stai dando
per scontato la loro presenza nella tua vita, ma non ti rendi conto che senza
di loro non sei più nessuno. Non vuoi ammetterlo, ma sai che solo loro sono in
grado di riempire la tua vita e di renderti felice. >>
<< Loro chi?
Intendi forse i miei amici? >>
chiese.
<< No non sto
parlando di loro. È vero, hanno avuto un ruolo importante e lo avranno sempre,
ma io mi stavo riferendo alla donna che hai accanto e a tua figlia. >>
Sheldon rimase
bloccato, incapace di dire una sola parola.
<< Hai già perso
delle persone che ti stavano a cuore senza mai dire che gli volevi bene.
>> continuò riferendosi a suo padre e suo nonno. << Non rifare lo
stesso errore o finirai per pentirtene. Proprio come ho fatto io. >>
<< In che senso?
Cosa intendi dire? >>
Proton sospirò e si
prese una lunga pausa prima di proseguire.
<< Vedi, quando
ero insieme a mia moglie davo per scontato il fatto che sapesse che ci tenevo a
lei, che l'amavo. Non mi piaceva esternare i miei sentimenti, ero convinto che
lei lo capisse da sola. Inutile dire che
quando mi ha lasciato mi sono pentito per sempre di non averglielo mai detto.
>>
Il fisico incupì lo
sguardo. Amy sapeva che l'amava anche se non era mai riuscito a dirglielo
apertamente. Lo sapeva e non aveva bisogno di dirglielo continuamente.
O forse sì?
<< M-ma
io...>>
Si avvicinò e portò
una mano sulla sua spalla mentre faceva passare lo sguardo dal suo viso, alla
tv e poi di nuovo su di lui. Ammorbidì un po' l'espressione del viso anche se
rimaneva serio. << La vita è breve, Sheldon. Non sprecare il poco tempo
che hai. >>
Sheldon si svegliò agitato e con il fiato corto come se
avesse trattenuto il respiro a lungo. Dalla poca luce che filtrava dalla tenda
capì di aver dormito fino a sera.
Sentì la porta aprirsi e Amy si affacciò timidamente. Quando
lo vide seduto sul bordo del letto entrò e si sedette accanto a lui.
<< Va tutto bene? >> chiese mettendogli una mano
sulla schiena.
Il fisico si lasciò andare in un lungo sospiro. << Sì,
più o meno. >>
Amy abbozzò un mezzo sorriso. << Vieni di là. La cena
è quasi pronta. >>
Lei si alzò, ma si bloccò appena sentì le dita di Sheldon
afferrarle il polso.
<< Aspetta. >> mormorò. << Resta un po'
qui. >>
<< D'accordo. >> disse rimettendosi dov'era
prima.
Restarono in silenzio per interminabili secondi.
<< La morte di Proton ti ha turbato molto. Perché non
ne parli? >>
<< Cosa dovrei dire? >> chiese non capendo.
Amy scrollò le spalle. << Non lo so. Quello che vuoi
tu. >>
Sheldon ci pensò su. << Ho fatto un sogno prima.
Era..strano. Non saprei bene neanche'io. >>
Amy continuava a passare la mano sulla schiene in modo
protettivo, come se stesse consolando un bambino.
<< Mi ha...mi ha detto parecchie cose. >>
<< Chi? >>
<< Proton. >> rispose con ovvietà. Lei si bloccò,
poi riprese con quel gesto.
<< E cosa ti ha detto? >>
<< Mi ha detto che devo apprezzare maggiormente le
persone che ho accanto e inoltre ha
fatto intendere che guardo troppa tv. >> disse assumendo un'espressione
leggermente imbronciata a causa dell'ultima affermazione che Proton aveva
sottinteso con lo sguardo. Si girò poi verso di lei corrugando la fronte con
aria interrogativa.
<< Secondo te guardo troppa tv? >>
Amy sorrise. << Penso che la domanda che dovresti
porti sia un'altra. >> Aspettò qualche secondo, ma il fisico non disse
nulla. << Stai apprezzando le persone che ti sono vicine? >>
chiese.
Lui temeva quella domanda perché sapeva che la risposta era
incerta. Sì, le apprezzava, ma non era mai riuscito a farlo a capire a nessuno
di loro. Forse però questa volta era diverso.
<< Credo che senza di te la mia vita sarebbe stata
molto diversa. Se prima ero convinto che mai nessuno potesse in qualche modo
infrangere la mia idea di non avere alcun tipo di legame emotivo o di
relazione, ora devo ricredermi. >>
Amy sgranò gli occhi e trattenne il respiro emozionata. Il
fisico attorcigliò una ciocca dei suoi capelli tra il pollice e l'indice,
saggiandone la morbidezza.
<< Credo che quell'indovina avesse ragione. >>
Lentamente si avvicinò al suo viso e Amy rimase immobile, aspettandolo.
<< L'-l'indovina...? >> riuscì solo a chiedere.
Ricordava di quando Penny l'aveva costretto ad andare insieme lei dalla
cartomante per farsi predire il futuro. Cosa però gli aveva detto la donna era
rimasto un mistero. Fino adesso.
Il resto della frase
rimase bloccata in fondo alla gola. Lui le era arrivato a un soffio e le labbra
erano vicinissime, ma non si toccavano ancora.
<< Tu sei la chiave della mia felicità. Sono stato
stupido a ignorarlo per tutto questo tempo. >> abbozzò un mezzo sorriso
ironico. << Ma guarda, mi sono appena dato dello stupido per la prima volta.
>> mormorò prima di catturare le sue labbra in un lungo bacio.
La attirò a sé in un gesto protettivo. Le mani avevano
iniziato a percorrere la sua schiena raggiungendo le esili spalle per poi
ridiscendere nuovamente verso il basso fino a soffermarsi sui suoi
fianchi.
Amy portò le mani sulla sua nuca avvicinandolo ulteriormente
a sé, eliminando completamente ogni distanza, sia reale sia immaginaria.
Non rifare lo stesso
errore...
La voce di Proton riecheggiava come un eco distante nella
sua mente. Sembrava come se fosse esattamene lì accanto e che gli stesse
dicendo cosa doveva fare.
Non avrebbe rifatto quell'errore.
Aumentò l'intensità con cui baciava quella bocca e le mani
avevano preso a esplorare sotto la sua maglia, arrivando dove non erano mai giunte
prima. Lasciò che fosse il suo istinto a guidarlo.
Non sprecare il poco tempo che hai.
Lentamente la fece sdraiare sul letto, stendendosi sopra di
lei e sostenendo il proprio peso con i gomiti per evitare di schiacciarla.
Amy aveva il respiro irregolare e il cuore aveva iniziato a
martellargli nel petto. Non emetteva alcun suono quasi avesse paura di rovinare
tutto. Riuscì solo a sfiorargli le braccia con la punta delle dita.
<< Sheldon...>>
Diglielo. Diglielo che la ami.
La voce di Proton si confondeva con la sua parte irrazionale
ed emotiva. La stessa che aveva sempre soffocato e ignorato per paura di
finirne succube. E la stessa che aveva all'improvviso sentito il bisogno di
mostrare ad altri.
A lei.
La luce fioca proveniente dai lampioni esterni illuminava
debolmente i loro volti. Riuscivano solo a guardare il luccichio negli occhi di
entrambi e a loro questo bastava.
<< Mi dispiace. >> disse dopo averla osservata a
lungo nella penombra. << Mi dispiace di non avertelo mai detto. >>
mormorò con voce grave.
Le braccia gli facevano male, ma ignorò il formicolio che si
diffondeva dal polso fino alla spalla.
<< Ho sbagliato a credere di non aver bisogno di
qualcuno. >> Si avvicinò al suo orecchio sfiorando il lobo con la punta
del naso. << Ti amo, Amy. >>
Lei chiuse gli occhi cercando di imprimere in modo
indelebile quelle parole nella mente.
<< Ti amo anch'io. >> sussurrò nella
semioscurità della stanza.
Lui sorrise compiaciuto e la baciò sulla bocca staccandosi
solo per toccare in modo impercettibile con le labbra il mento e il collo
liscio che sembrava di velluto.
Amy ritornò indietro con la mente a quella notte di quasi un
anno prima. Era tutto molto simile, ma solo di una cosa si discostava. Lui non
era ubriaco, sapeva quello che faceva.
<< Se...se dovessi perderti io credo che...>>
Non finì la frase. La
morte di Proton l'aveva angosciato parecchio e per una frazione di secondo
immaginò lei al posto di Arthur.
Amy lo rassicurò aumentando l'intensità con cui gli sfiorava
la guancia.
<< Non pensarci. Io sono qui adesso. >> disse accennando
un sorriso.
Lui annuì riacquistando più serenità.
Le alzò delicatamente la maglia scoprendo porzioni di pelle
sempre maggiori. Non credeva sarebbe mai arrivato il momento in cui avrebbe
esposto la parte più nascosta e profonda di se stesso. Non credeva che avrebbe
mai anche solo pensato di farlo.
Voleva toglierle quell'indumento che lo intralciava, che
creava una sorta di protezione, come se fosse lì per dargli ancora la
possibilità di ripensarci un'altra volta. Aveva paura di tutte quelle emozioni
che stavano prendendo piede dentro di lui e che non pensava nemmeno di
possedere.
Non riusciva ad allontanarsi, nè tantomeno a fermarsi e più
sentiva la sua pelle a contatto con la sua più si accorgeva di quanto, in
effetti, la desiderasse.
Era diverso rispetto a quando desiderava un nuovo videogioco
o una nuova action figure. Era un desiderio represso, istintivo e in quel
momento avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di soddisfarlo. Pur di averla.
Le mani continuavano a salire in un tocco leggero e Amy
inarcò la schiena per permettergli di sfilare la maglia con facilità.
La contemplò per diverso tempo rendendosi conto che ormai la
sottile barriera tra di loro era stata infranta.
Tornò a sfiorare ancora il suo collo con movimenti lenti,
inebriandosi del suo profumo. Non ne avrebbe mai avuto abbastanza. Era lo
stesso che sentiva ogni volta che gli passava accanto, lasciando una scia che
gli ricordava che lei era lì. Lo stesso che riempiva la casa e con cui si
addormentava la sera.
Amy voleva assaporare ogni singolo momento senza mettergli
fretta. I suoi tocchi erano così delicati che per certi istanti le sembrò tutto
un semplice sogno. Un sogno da cui non si sarebbe mai svegliata.
Aveva così tanto desiderato quelle mani su di sé che ora
faticava quasi a crederci.
Sheldon aveva deciso di cambiare e lo stava facendo solo per
lei.
Il cellulare sul comodino iniziò a vibrare richiamando la
loro attenzione, ma prima che il fisico riuscisse a raggiungerlo Amy lo afferrò
con un gesto veloce.
<< Siamo occupati! >> sbottò senza nemmeno
guardare chi era. Lo riappoggiò senza prestare molta cura e Sheldon la guardò
con disappunto.
<< Potrebbe essere qualcuno di importante. Forse
vogliono informarmi che con la mia scoperta ho il premio Nobel assicurato,
oppure Stan Lee ha finalmente accettato il mio invito a uscire per mangiare un
gelato insieme. >>
<< Hai intenzione di lasciare le cose a metà, Sheldon
Lee Cooper? >> chiese maliziosa mentre intrecciava le mani dietro la sua
nuca.
Lui abbandonò la sua espressione infastidita per far spazio
a un sorrisetto complice. Infilò due dita sotto la spallina del reggiseno
facendola scivolare lungo la spalla.
<< Dopo tutti questi anni dovresti sapere che detesto
interrompere qualcosa, Dottoressa Fowler. >>
In poco tempo si liberarono dei vestiti che vennero gettati
in malo modo sul pavimento e bastò poco per far si che si unissero e
diventassero una cosa sola.
Il fuoco che sentivano dentro veniva alimentato sempre di
più mentre i loro corpi si muovevano e si intrecciavano in un crescendo di
passione e desiderio.
Si abbandonarono sulle lenzuola sfiniti e ansimanti.
La strinse a sé in un abbraccio e lei si lasciò cullare da
quelle braccia ancora una volta.
<< Amy...>> mormorò debolmente al suo orecchio.
Lei gli accarezzò la schiena sentendolo irrigidirsi ad ogni
suo tocco.
Sheldon si tirò su appena, quel tanto che bastava per
guardarla negli occhi. Fece scivolare le dita lungo il suo braccio fino a
passare un pollice sulla sua guancia calda. << Non mi lascerai mai vero?
>>
Amy scosse la testa. << No, mai. Resterò per sempre
qui, accanto a te. >>
<< Anche se
dovesse intromettersi un geologo con la fissa per le rocce? >> chiese con
un velo di preoccupazione.
Amy ridacchiò per quella frase che risultò essere un
miscuglio di timore e ingenuità. Appoggiò il palmo della mano sul suo petto
sentendo i battiti veloci e intensi.
<< Nessuno si metterà in mezzo, Sheldon. >>
Il fisico si riversò su un fianco e la cinse per le spalle
attirandola a sé, sentendo un'altra volta il suo corpo stretto al suo. Inspirò
il profumo dei suoi capelli lasciandosi travolgere dalle emozioni provate tutte
insieme in un solo momento.
Lei appoggiò la fronte sul suo collo e chiuse gli occhi.
<< Io sono già innamorata del fisico più intelligente e
strano del mondo. >>
~°~
Sì
ci sono anche delle note finali perchè dovevo dire un'ultima
cosa, ma non potevo certo dire tutto prima o avrei rovinato la
sorpresa no?
Ok, su le mani chi avrebbe voluto qualcosa di più dettagliato. (Vi vedo brutti pervertiti u.u)
A
parte gli scherzi scrivere questa scena è stato un'agonia, non
tanto per il momento in sè (sì anche per quello, ma qui
sono io che mi faccio mille problemi), ma più che altro
immaginarsi uno Sheldon in certi momenti non è affatto facile.
Quindi io ho immaginato una cosa simile e spero che anche voi l'abbiate
apprezzato. Mettere qualche frase alla Sheldon avrebbe solo rovinato la
scena secondo me, perciò ho preferito "umanizzarlo"
completamente. Infondo anche quando nella serie si arriverà a
questo momento penso che ci sarà già stato il
cambiamento, o meglio, la crescita del personaggio.
Accidenti se mi sono dilungata non volevo essere così puntigliosa e noiosa, sorry!
Ora vi lascio davvero e un immenso grazie a tutti♥
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