SKATE
PRINCE & THE OTHER ONE
Il sole tramonta dietro
ai grattacieli, ed i lampioni di Temogne Street si accendono
contemporaneamente, rischiarando lo skatepark della periferia. Sono le
19.24.
La recinzione metallica
scintilla minacciosa alla luce di una mercedes bianca che passa
sfrecciando per la strada asfaltata, prima di scomparire dietro alla
prima curva.
-Cazzo, Maddie,
l’hai vista quella? Mi ci compro tutta P-city con quella
bambina- fischia il Bruto, distogliendo temporaneamente
l’attenzione dalla sua ragazza, Angie, che rimane
letteralmente a bocca asciutta.
Si sistema la
troppo-mini-gonna scozzese e scuote i ricci castani.
Maddie sembra non
averlo nemmeno sentito, perché si lancia
sull’Half-pipe senza un parola. Esegue un elementare Ollie, e salta giù dallo
skate.
-Mia zia ne ha una
ancora più cattiva- dice Rage, togliendosi il cappuccio di
felpa –E’ una bambola di fuoristrada, con le ruote
grandi quanto le tette di Paola-.
Meth fa una faccia
terrificante, e sputa in un angolo
-Ricorda, bimbo,
ricorda che niente è più grande delle tette di
Paola- mormora serio, prima di afferrare Rage a tradimento e dargli una
bella grattata sulla capoccia.
Dietro di loro le ruote
di uno skate frenano improvvisamente. Un ragazzo dai folti capelli
rossi ed una cicatrice che gli taglia la carne tra orecchio e mandibola
lo prende tra le mani ruvide, girandogli le ruote rovinate
dall’usura.
-Ehy, Scar, che
c’hai oggi? Te ne stai li, solo e zitto, come un coglione. Mi
sento solo…- piagnucola il Bruto, lasciando Angie
definitivamente. Lei arrossisce di stizza, ma non dice niente.
-Niente non
c’ho, hai capito? E va a fanculo e non mi rompere il
cazzo…-
-Calmo, bello, calmo.
Ma mi vuoi dire che è successo? E’ da sta mattina
che ce le hai girate, basta vedere come hai risposto alla Martinelli.
Lo sai che quella ti boccia di nuovo se non fingi di aver messo almeno
un po’ la testa a posto? Vuoi passare tutta la tua vita in
quel buco di merda?- chiede fintamente incazzato.
Scar fa una smorfia
-Passami una sigaretta-.
Sono le 20.01.
Dall’altro lato della strada, davanti al muro decorato di
graffiti, stanno cinque ragazzi ben vestiti, quattro di loro hanno lo
skate sotto braccio. Una ha con se un pacco di fogli da buttare.
-Ohy, arrivano i pezzi
grossi- esclama Meth, ghignando.
I cinque attraversano
la strada, fermandosi proprio di fronte agli altri sei, che nel
frattempo si sono raggruppati in branco. Scar, come sempre,
è il primo della fila, perché la sua cicatrice fa
sempre una gran paura.
Gli altri sono
capeggiati da Jowel, un ragazzo moro dall’aria viziata e la
puzza sotto il naso. Dietro di lui, Lisa, Tribb, Rai e Freddie prendono
posizione, allineati uno affianco all’altro.
Sono le 20.03.
-Oggi siente in
anticipo…- fa notare gentilmente Rage, fingendo di guardare
l’ora su un orologio che non porta –O, che
sbadato!- ride –Tanto voi siete sempre in anticipo-
-Da quanto in qua hai
tirato fuori i coglioni, finocchio?- l’apostrofa Tribb,
facendo sobbalzare l’abbondante mole che si porta appresso
-Ehy, lascialo in pace,
donna cannone- ghigna Meth, tirandosi Rage da una parte
–Perché non te la prendi con qualcuno della tua
stessa stazza? O, aspetta, è impossibile-.
Tribb diventa paonazzo
dalla rabbia, e sembra diventare ancora più grosso,
scatenando l’ilarità del Bruto, che scoppia in una
fragorosa risata
-Ma senti tu
questo…- Tribb sta per gettarsi su di lui, quando Lisa
interviene, come sempre, con un potente grido di battaglia che le
imporpora le guance e le drizza i capelli biondi e liscissimi
-Sentite, oggi non
siamo venuti qui per prenderci a cazzotti. Ok, anche per questo se non
ci lasciate lo skatepark dopo le otto, come eravamo
d’accordo. Ma, prima, è di questo che volevo
parlarvi-. Tra tutti i fogli che porta tra le braccia ne estrae uno
rosso, dall’aria sgualcita, ma dove è facile
leggere.
PUBLIC
SKATE CONTEST
18-09-07 dalle ore 14.00
saranno aperte le
iscrizioni per la competizione
ufficiale organizzata
dalla B.B.S.
Le squadre ammesse
devono essere
In possesso del titolo
provinciale
Ed essere composto da
sei skater.
I vincitori parteciperanno ai
campionati
Internazionali!!
-Che roba
è?- gracchia Angie che, nonostante le zeppe, non riesce a
vedere un cazzo. Ma tutti la ignorano, e si concentrano su Lisa ed i
suoi occhi azzurri
-Dove l’hai
trovato?-
-L’ho
downlodato da internet l’altra sera, l’ho trovato
per caso. Avete letto bene? Una sola squadra per provincia,
perciò solo uno di noi- sussurra
-Scar, secondo me
questi ci vogliono fregare…- gli mormora
all’orecchio Meth, prima di essere fulminato da una furente
Lisa
-Se non volete crederci
siete liberi di farlo, ma alla fine il posto l’otterremo noi-
-E come, di grazia?- le
chiede il Bruto, sventolando le ciglia per imitarla alla perfezione
-E’ tuo padre
il sindaco, di grazia?- soffia altezzosa, mentre Rage raschia i denti
-Puttana-
-Siamo alle solite, vi
approfittate dell’oro in cui nuotate e non perdete occasione
per farci notare la merda in cui viviamo. Bravi, felici di aver
intrattenuto questa inutile conversazione con voi- abbaia Maddie
-Siete stati voi a
cominciare, noi eravamo qui per una proposta amichevole. I
più bravi di voi ed i nostri più capaci. Una
squadra singola, e siamo felici tutti-.
Angie sbuffa e si torce
le mani
-Che noia! Ehy,
‘more, quand’è che mi accompagni a
casa?-.
Il Bruto la ignora
(ancora) e porta lo sguardo su Scar, insieme a Rage, Maddie e Meth
-Non mi sembra una
cattiva idea- sussurra Maddie –E’ una proposta equa
ed amichevole-.
Gli altri annuiscono
contemporaneamente, prima di zittirsi immediatamente quando Scar
solleva gli occhi scuri dal volantino, e li porta su Jowel.
Un lampione si spegne
alle loro spalle, e tutto diventa più buio.
-Mi sembra una
stronzata- mormora Scar –E lo sapete perché?
Perché questi qui non sono altro che dei vigliacchi, e per
questo che ci sfidano. Hanno paura di non riuscire a batterci in una
sfida regolamentare-
-Ma che bastardo!-
ringhia Rai –E dai Jowel! Che ti prende? Ci ha chiamati
vigliacchi e te ne stai zitto e buono?-.
Jowel non risponde, ma
stringe i pugni e si rivolge a Scar
-Che cosa proponi,
allora?- chiede superbo, ma senza guardarlo nemmeno per un momento
-Un O.U.T.- soffia tra
i denti –Non dirmi che hai paura, principino-.
Solo allora Jowel si
decide a guardare Scar in faccia, e non si scompone davanti
all’espressione di marmo del suo rivale. Anzi. Assottiglia
gli occhi chiari e porge una mano pallida ed affusolata
-Rai, Freddie, Tribb ed
io- dice Jowel
-Maddie, Meth, il Bruto
ed io-risponde Scar.
20.11h. La prima a
dover eseguire il suo trick è Maddie. Si sistema sulla sua
tavola e fa aderire le scarpe sul tail
-Si parte, piccola-
dice, prima di lanciare nuovamente sull’half-pipe.
Esegue un Flip Indy da Tony Hawk e poi uno Shove-it pazzesco. Poi si lancia in un Aerial.
Scar si poggia sulla
ringhiera e si accende un’altra sigaretta. Sembra proprio la
prima volta che si sono incontrati.
-Vai
Maddie, vai! Sei l’unica ragazza che conosco che ha le tette
e sa andare su uno skate decentemente!- grida il Bruto, applaudendo
fragorosamente –Brava, brava la mia allieva!-.
Maddie
scende dallo skate e gli tira una gomitata nello stomaco, che lo fa
piegare in due
-Non
sono la tua allieva, maniaco, e smettila di provarci con me se non vuoi
che te li stacco a morsi-
-Anche
quello dev’essere piacevole, fatto da te- ghigna, prima che
lei gli tiri un calcio nei coglioni.
Meth
ride della scena dall’alto dell’half-pipe, ma non
dice niente, e comincia il suo numero, mentre Rage lo guarda, nascosto
sotto il cappuccio della sua felpa, e lo invidia con tutto il cuore.
Vorrebbe essere come lui, bastardo, sexy, maleducato e menefreghista.
Sono anni che cerca di imitarlo, ma non ci riesce mai.
Scar
sta al lato della pista, fumandosi una Malboro Light fregata a sua
sorella intanto che commenta le acrobazie di Meth. Poi qualcosa
distoglie la sua attenzione.
Sono
un gruppo di ragazzi, tra cui una biondina con un fisico da ragazza
squillo ed il trucco da Cenerentola, una palla umana dai capelli da
sfigato tagliati con una forma a ciotola, un tipo dal fisico slanciato
ed i capelli castani e un ragazzo dai lunghi capelli neri, raccolti in
una coda da cavallo, con il piercing all’orecchio sinistro.
I
quattro si avvicinano, attraversano la strada, ed entrano nello
skate-park.
Scar
butta per terra la sigaretta e si pulisce la bocca con una mano,
mettendosi dritto in piedi in linea di collisione con i nuovi arrivati.
Riconosce la biondina. E’ la figlia del sindaco.
-Che
cazzo volete?- sbotta
-Farci
un giro sull’half-pipe, proprio come fate tu e i tuoi amici-
dice il ragazzo moro. A Scar basta uno sguardo per capire che
è un duro, e la cosa gli piace parecchio.
-So
chi sei- dice Meth, che è sceso dalla pista –Tuo
padre è quel bastardo di imprenditore che ha tolto la
fabbrica alla mia famiglia- ringhia –Se non vuoi che ti
spacchi la faccia, togli il tuo culo da questo posto-
-Abbiamo
il diritto di usare lo skate-park come voi- interviene la palla umana.
Scar assottiglia gli occhi, trattenendo Meth quando questo fa per
scattare in avanti per prendere a pugni quell’obeso
-Voi
non avete il diritto di fare un cazzo, hai capito? Questo è
il nostro quartiere, il quartiere di quelli che il pane se lo
guadagnano con i propri denti e che non possono permettersi uno
skate-park in giardino come voi. Questa è l’unica
cosa che abbiamo, non ce la porterete via-
-Non
fare tanto il gradasso, credi che i nostri genitori ci diano tutto
ciò che vogliamo?- chiede la bionda
-Perché,
non è così?- mormora Rage a denti stretti.
Le
due fazioni si scrutano per qualche istante, ma nessuno sa come
comportarsi. Non capiscono dove stia il problema, ma tutti sentono che
c’è. Per quanto riguarda i ragazzi del quartiere,
ciò che più brucia è
l’invidia verso quei dannati figli di papà, che
girano su vespe e moto costose, si vestono di griff e mangiano
francese, mentre loro sono costretti a combattere con il padre
alcolista, la madre puttana ed il fratello drogato. Come credono che se
la sia fatta, Scar, quella cicatrice? Stando seduto su un divano
Versace sorseggiando champagne e mangiato pasticcini mentre uno
schiavetto nero lo sventaglia con una piuma di struzzo?
-Non
siamo fortunati come credete, anche noi abbiamo i nostri problemi-
-Anche
noi abbiamo i nostri problemi- fa il verso il Bruto –Sparite,
se non volete che vi prendiamo a pugni-.
Il
ragazzo moro allunga le labbra in un sorriso, rivolgendo
un’occhiata complice ai suoi compari. Poi si tira su le
maniche.
20.15 Maddie scende
dall’Half-pipe con un sorriso che farebbe invidia alle
presentatrici televisive e ai loro trattamenti lifting da milioni di
dollari, lanciando un’occhiata di sfida a Rai. Lui non coglie
la provocazione, ma sale sulla pista e si sistema sullo skate. Le
scarpe dai lacci verdi grattano un po’ per tastare la tenuta,
poi anche lui comincia la sua prova, imitando alla perfezione quella di
Maddie.
Scar osservò
Rai e si dice che si, in fondo quello stronzetto culo rotto ha del
talento. Non al livello suo, di Maddie o di Meth, ma di certo
è più bravo di Rage o del Bruto. In effetti, tra
tutti i suoi avversari uno solo può aspirare a sconfiggerlo,
ed è lo stesso ragazzo con cui va a letto da ormai tre mesi.
Si da del deficiente,
mentre gli lancia uno sguardo fugace. L’ha sempre trovato
sensuale, ma non pensava che sarebbero arrivati a quel punto.
Fine
Maggio e piove, a dirotto. L’acqua ha inondato i viottoli
della periferia, cascate scendono per le scale di piazza di San Pietro.
E, sotto i portici, in attesa di un autobus che di certo non
arriverà perché il traffico dev’essere
una cosa fuori dal mondo, c’è Scar, che sta
cercando di accendere una sigaretta mezza inzuppata che fa i capricci a
causa dell’umidità. Non ha un ombrello, indossa
solo un giubbotto in pelle ed un paio di jeans scoloriti sopra le
scarpe da ginnastica dalla suola quasi bucata che emettono un rumore di
gomma alquanto fastidioso ad ogni suo passo. Ma a lui non gliene frega
un cazzo.
Sta
mattina gli hanno comunicato che suo padre è finito dentro,
di nuovo, questa volta per otto mesi. Non che gli importi, questa
dev’essere la decima volta, ma è
l’umiliazione che lo fa andare in bestia. Quando entra a
scuola, gli sguardi sono puntati su di lui. Tutti. E tutte le volte
è la stessa storia.
Adesso,
perciò, ha le palle leggermente girate e la gran voglia di
spezzare le ossa a qualcuno ma, purtroppo, nei paraggi non
c’è un anima.
Finchè
non arriva Jowel.
Ha
addosso un cappottino Calvin Klain coordinato con il maglioncino bianco
Lacoste, i jeans Armani e le scarpe Adidas che aveva visto da
Footlocker qualche giorno prima, e che gli erano subito piaciute un
sacco. E’ per questo che sa che quel fottuto paio di scarpe
vale quanto tre notti di sue madre ad assecondare le voglie perverse di
uno sconosciuto.
Jowel
lo raggiunge alla fermata, tenendosi a debita distanza, e poggia lo
zaino ai suoi piedi. Scar si chiede che ci faccia lì. Lui
non frequenta il suo stesso istituto, probabilmente va al classico o
allo scientifico. Ma non glielo chiede perché, onestamente,
nemmeno di quello gli importa granché.
Invece
rimane incantato dalle goccioline di pioggia che, sensualmente, si
stanno infilando nel colletto del cappotto, o di quelle che scendono
lungo la giugulare, o di quelle che gli bagnano il viso. E’
una visione, non come quelle immagini davanti a cui ti fai una sega.
No, Jowel è di più. E’ un angelo.
Peccato che sia solo apparenza.
-Che
hai tanto da fissarmi? Cerchi il modo più rapido di
ammazzarmi?- chiede ad un tratto. Scar si riscuote in fretta dai suoi
pensieri
-Non
proprio, grazie per avermi suggerito un modo divertente per passare il
mio tempo-.
Jowel
lo manda al diavolo, poi punta lo sguardo sulla pioggia. Fitta,
scrosciante, liberatoria. Gli piace la pioggia, il suo odore,
la sensazione di indipendenza che trasmette.
-Ho
saputo di tuo padre, mi dispiace-.
Scar
alza lo sguardo di scatto. Lo sta prendendo in giro?
Cos’è, vuole dimostrare la sua
superiorità facendogli pensare quello che sua padre ha fatto?
-Bastardo!-
grida, prima di fiondarsi contro di lui in un impeto d’ira
mal trattenuto. Inchioda Jowel al muro che, preso alla sprovvista, non
ha il tempo di reagire, e viene colpito da due pugni in pieno
stomaco.
-Stronzo…-
con un movimento repentino, riprendendosi, inverte i ruoli, e questa
volta tocca a Scar prendersi un pugno sulla mascella. Il ragazzo
mugugna dal dolore, toccandosi con la lingua il labbro sofferente.
Poi
guarda Jowel. I suoi occhi inchiodati sulla sua lingua, il ginocchio
tra le sue gambe. Non ha il tempo nemmeno di pensare, perché
il suo istinto ha la meglio.
Violentemente,
l’afferra per i capelli baciandolo con impeto sulla bocca.
Il
sapore del sangue si mescola a quello del bacio, mentre cerca il
sopravvento sulla lingua dell’altro.
Gli
morde il labbro inferiore, gioca al gatto e al topo in
quell’umido angolo di paradiso che è la
bocca di Jowel, gli tocca tutto il corpo da sopra quella fastidiosa ed
inutile stoffa.
Poi
poggia la fronte contro la sua spalla, e sospira.
20.34 Rai ha sbagliato
l’Aerial per un soffio, cadendo in malo
modo sull’asfalto. Maddie sogghigna, ma non dice niente per
quello che, in teoria, dovrebbe essere rispetto ma che, in
realtà, risulta più che altro come un muta presa
in giro. Hanno conquistato la O, ma Scar è immerso in tutte
altre elucubrazioni per esultare insieme alla sua banda. Anche Jowel
sembra dello stesso umore tetro, perché risponde in malo
modo a Lisa, e non l’ha mai fatto, prima.
Questa volta tocca a
Freddie salire sull’Half-pipe. Il ragazzo si stiracchia. Ha
inizio la sua partita.
Scar ricorda la
sequenza di Freddie, l’ha già vista da qualche
parte. Da bravi deficienti, hanno dimenticato di imporre una delle
regole fondamentali. Che stronzi, approfittare di quella giornata di
merda per metterglielo nel culo. Certo, perché altro modo
non hanno per vincere, oltre che fregarlo. Eppure lui è
sicuro di farcela a batterli anche così, perché
una delle poche certezze che ha nella vita è che, quando
è su uno skate, buttarlo giù è un
impresa impossibile
All’inizio
era stato solo sesso. Splendido, adrenalinico, meraviglioso, impagabile
sesso. Quel genere di sesso che ti rende esausto e appagato allo stesso
tempo, quel genere di sesso che non smetteresti mai di fare per ore,
ore ed ore, finchè ogni singolo membro del tuo corpo non
domanda aiuto a gran voce.
Poi,
una sera come tante, nella camera da letto di Jowel,
all’ultimo piano di una villetta all’inglese
perfettamente curata da un’equipe di giardinieri stranieri,
è cambiato qualcosa. Qualcosa di grosso.
Scar,
come ormai ogni notte da due settimane, si arrampica per
l’edera e raggiunge la finestra aperta di Jowel, e si infila
nella sua stanza. Fuori è buio, e le pareti tappezzate di
poster e foto danno alla stanza un’aria ancora più
calda del solito.
Sul
letto da una piazza e mezzo è disteso Jowel, che legge
corrucciato un libro sgualcito. Scar sorride e si avvicina al ragazzo,
prendendolo di sorpresa con un sussurrato “Boh”.
Jowel
sobbalza per lo spavento, e gli da del coglione, prima di mettersi
seduto e sospirare. La maglia del pigiama gli è leggermente
scivolata sulla spalle, e Scar sente il suo corpo chiedere
frettolosamente di finire quel che la fortuna ha
già cominciato. Il rosso si arrampica sul letto, baciando
Jowel sul collo. Ha aspettato per tutto il giorno quel momento, ed ora
che può finalmente stringere Jowel tra le braccia si sente
molto più tranquillo. Ma c’è qualcosa
che non va.
Jowel,
infatti, non sospira, non asseconda i suoi movimenti. Anzi. Resta
immobile, fissando il copriletto arancione.
-Ehy,
che ti prende?- gli chiede Scar, strofinando la guancia contro il suo
torace
-Niente-
mormora in risposta Jowel –Oggi non mi va- dice, poi si
scosta, lasciando Scar come un pesce lesso.
-Come
sarebbe a dire non ti va?- sbraita
-Sono
giorni che lo facciamo in continuazione. Sono stanco, ho
anch’io i miei limiti- mormora, voltandogli le spalle
–Vai via, non sono in vena-.
Scar
si alza, incazzato come una furia. O, certo, a lui non va! E lui che ha
aspettato tutto il giorno come un coglione deve tornarsene a casa a
mani vuote perché lui non ne ha voglia? E’ pronto
anche a violentarlo, pur di avere ciò che gli spetta
di… appena afferra Jowel per un polso, facendolo voltare, le
parole che avrebbe voluto gridargli contro gli muoiono in gola.
Jowel
ha gli occhi lucidi ed un’espressione che Scar non gli ha mai
visto, nemmeno quando si picchiano a sangue. Un grosso nodo gli
aggroviglia le budella, mentre l’espressione si addolcisce.
-Che
succede, Jowel?- chiede. Non è abituato a consolare le
persone, e si sente molto imbranato a proposito. Con i suoi amici
è “una pacca e via” ma sa che in quella
situazione non basterà.
Jowel
abbassa lo sguardo e Scar capisce che non sa che fare. Non
dev’essere facile confidarsi con un ragazzo con
un’inquietante cicatrice sul volto che ti minaccia di morte
ogni volta che ne ha la possibilità. Ma Scar, questa volta,
si stupisce da solo. Solleva il mento di Jowel con due dita, e gli
poggia un leggero bacio sulle labbra. Stranamente, la fame di sesso
è sparita, e al suo posto una strana voglia, mai provata
prima, la sostituisce.
Prende
Jowel per una mano e lo accompagna fino al letto. Si siede e se lo tira
addosso, facendogli appoggiare la schiena al suo petto. E’
una strana situazione, in realtà, è un strano se
stesso quello che ora accarezza la mano di Jowel. Ma, per qualche
strana ragione, va bene così.
-Hai
un sogno, Scar? Uno di quei sogni che ti legano il cuore e minacciando
di strappartelo via se non li realizzi? I sogni sono
importanti, ti permettono di andare avanti anche quando gli ostacoli
sembrano insormontabili, divengono le tue ali, e nulla sembra
impossibile quando li insegui.
Ma
cosa accade quando un sogno si infrange? Quando qualcosa che credevi
ormai quasi tangibile, tanto l’avevi inseguito, e che potevi
già quasi assaporare scompare, brucia come un pezzo di
carta?-.
Scar
non riesce a capire, tutto quel discorso. Per lui, il più
grande sogno è sempre stato quello di fuggire da quella
realtà puzzante di marcio. Ma non crede che Jowel si
riferisca a quel tipo di sogno, così non dice nulla. E
rimane in attesa.
-Ho
sempre voluto essere diverso, fare la differenza. Al giorno
d’oggi, l’unico modo in cui puoi fare la differenza
è diventare presidente. Ma se io, invece, volessi fare la
differenza come pittore, ci sarebbe qualcosa di male? Ci sarebbe
qualcosa di male nel non essere come mio padre, corrotto ed ipocrita?
Ci sarebbe?- dice, soffocandosi con le sue stesse parole –Io
non lo voglio fare, Scar, non voglio vivere la vita in una bugia che si
traveste da diplomazia. Voglio essere me stesso-.
Scar
sospira
-Non
capisco- ammette
-Mio
padre vuole che frequenti giurisprudenza, e che diventi avvocato. Oggi
mi ha minacciato, quando gli ho detto che non l’avrei fatto.
Mi ha colpito, qui- e così dicendo si solleva la maglia del
pigiama ed un livido bluastro fa la sua comparsa. Scar capisce che non
è stato fatto a mani nude, ma non parla, ha paura di
chiedere. Suo padre è sempre stato un criminale, ma non
avrebbe mai fatto del male alla sua famiglia.
-E’
la prima volta che lo fa- sussurra, ma i suoi occhi dicono “
ma ho paura lo stesso”. Scar non sa cosa lo spinga a voler, a
tutti i costi, rendere felice quel moccioso. Affonda il viso
nei capelli di Jowel, e lo culla col respiro. Lui si rilassa,
chiude gli occhi, e si lascia avvolgere dal profumo di Scar, un
po’ troppo forte, perché gli solletica il naso, ma
ugualmente inebriante. E rassicurante.
Scar
attende che Jowel si addormenti, e gli carezza le guance pallide ed i
capelli scuri.
Ed
è in quel momento che prende la sua decisione. Non pretende
che gli altri lo capiscano perché, al momento, non si
capisce nemmeno lui. Ma una nuova consapevolezza l’ha
investito, forte e chiara. Sarà lui a far
realizzare i sogni a quel principino viziato, costi quel che costi. E
‘fanculo tutto il resto.
20.45 Freddie balza
giù dallo skate con sul viso stampata una di quelle
espressioni che mandano la pazienza di Scar a farsi un giro nel paese
del Non Ritorno.
Le labbra tirate in un
sorrisino di superiorità da far andare in bestia perfino
Maria Teresa di Calcutta, la mano portato al cappellino con un gesto di
nonchalance da terza media ed il passo
deciso di uno che le vuole proprio prendere. Il Bruto è
già sul piede di guerra ma Meth lo ferma con
un’occhiata. Spetta a lui prendersi la rivincita.
Si sistema i guantoni
da ciclista ormai quasi completamente sfibrati e prende sotto braccio
lo skate. Poi, prima di salire sulla pista, si prende Rage da una parte
e gli sussurra qualcosa che Scar non riesce a sentire, ma che puoi
intuire molto bene, vista la reazione violenta di Rage, che gli ha
tirato una gomitata nelle costole che perfino Scar geme, soffocando una
risatina.
Meth sale sulla rampa e
si sistema sulla tavola. Non c’è scampo per
Freddie, sarà Game Over.
Meth parte con un Ollie, probabilmente
perché non vuole far cagare sotto Freddie dopo nemmeno
trenta secondi. Infondo, Meth ha un gran cuore.
Prosegue con un Grab, sul lato sinistro
dell’half-pipe, poi si cimenta in un Lip, evidente presa per il culo
del suo avversario, vista la velocità con cui è
stata effettuata la manovra.
Si volta verso Scar, e
ghigna. Poi riparte a tutta velocità.
Meth
è da sempre il suo migliore amico. Sono cresciuti insieme
nel ghetto, hanno frequentato lo stesso asilo, la stessa scuola
elementare, le stesse medie ed ora lo stesso istituto.
Non
hanno molto in comune, a parte la passione sfrenate per gli skate. E
per il cazzo.
Il
primo ad accorgersene fu Meth. Cioè, il primo a rendersi
conto che qualcosa nel suo sistema ormonale era andato a farsi fottere,
fu Meth.
Seconda
media. Ora della Grill, docente di “Come passare
un’ora a scaccolarsi senza che se ne accorga”,
parlava di qualcosa che poteva lontanamente somigliare ad un ronzio
fastidioso.
Scar
(che a quel tempo non si chiamava ancora Scar, anche se era
già il capo della loro piccola banda di delinquenti da
strada) si divertiva a fare sesso SMS con una delle 3°, facendo
leggere, con un ghigno, di tanto in tanto, i messaggini a Meth. Lui,
del canto suo, era concentratissimo su una strana bruciatura nerastra
che faceva singolare mostra su un foglio del suo quaderno.
Di
che poteva essere frutto? Di una sigaretta? Del fornello della cucina?
E, accettando la seconda ipotesi, come sarebbe potuto accadere? Lui non
tirava mai i quaderni fuori dallo zaino.
Forse
erano stati gli alieni, o forse qualche forza robotica sconosciuta alla
scienza umana. Mentre rifletteva su queste questioni esistenziali, Scar
gli tirò una spintarella e gli fece leggere l’SMS
di Barbie.
“Ti
slaccio i jeans e lo prendo in bocca. Diventa sempre più
grosso e duro, sono eccitata al massimo. I capezzoli mi sono diventati
duri, voglio che tu mi prenda!!!”.
Meth
lanciò a Scar uno sguardo di disgusto, un po’ per
il messaggio, un po’ perché Barbie era proprio un
cesso. Scar rise sommessamente, scarabocchiando qualcosa sul banco.
“Lo
so bene che tu preferiresti fosse il Bruto”
sogghignò, mentre la faccia di Meth si contorceva in una
smorfia orripilata “O Rage”. E fu quando lesse quel
nome, scribacchiato a matita e illeggibile se non decifravi la
calligrafia di Scar, che capì che, volente o nolente, era
indiscutibilmente una checca.
Scar
l’aveva capito in terza media. Per lui le cose furono molto
più semplici. La sua ragazza non lo eccitava e
provò con un ragazzo. Da quel momento, per lui, il genere
femminile poteva andarsi a far benedire.
Comunque,
è proprio a tutto questo che Scar sta pensando mentre,
seduto sull’half-pipe, aspettano che cali il sole. Le tinte
del cielo sono arancioni, sporche di bianco, azzurro e spruzzate di
rosso.
Scar
fuma una Camel e Meth sorseggia birra dalla bottiglia. Hanno entrambi
un alito che sa di fogna.
Poi
Meth si gira verso di lui, così, all’improvviso,
ed appoggia la testa ad una mano.
-Merda-
impreca, mentre Scar ride e getta per terra la sigaretta. Ama il loro
rapporto, vuole un fottuto bene dell’anima a quel frocetto
del suo migliore amico.
-Lo
so che ti sei fatto fregare da quella mezza sega di Rage, testa di
cazzo, perché ci hai messo così tanto tempo, per
farmelo capire?-.
20.47 Meth conclude con
un Boneless. Scende dalla pista e sorride,
angelico, nella direzione di Freddie. Sono due a zero per loro.
Praticamente, hanno vinto.
Però Jowel
non sembra dell’idea di voler mollare, o lasciare le cose a
metà, per lo meno. Infatti, fa cenno a Tribb di raggiungere
la pista, e lui lo fa senza obbiettare. Non sarà un gran
numero, Scar lo sa già da principio.
Quell’imbecille è troppo pesante, i trick migliori
sono fuori dalla sua portata.
E’
passato un mese e mezzo. Scar non ricorda di essere stato con qualcuno
per più di una settimana eppure il tempo, con Jowel, sembra
passare esageratamente in fretta.
La
cosa che lo lascia di stucco è che hanno smesso di fare solo
sesso. Cioè, fanno anche quello (e molto) ma hanno preso la
stravagante abitudine di restare a parlare dopo averlo fatto. Per lo
più, chiacchierano di stronzate, si danno baci a tradimento
e si fanno qualche pompino, così, tanto per il gusto di
vedere la faccia sorpresa e spaesata dell’altro.
Una
volta, Jowel gli ha perfino letto una poesia che hanno studiato a
scuola, e che a lui è piaciuta particolarmente. Scar non gli
ha chiesto perché ha voluto condividerla con lui, ha
preferito immaginare che Jowel l’abbia fatto semplicemente
perché vuole che abbiano qualcosa che li identifichi come
“insieme”. In effetti, fatto da Scar, suona
piuttosto come un discorso idiota, quello appena fatto.
Perché lui è un duro, un menefreghista, e di
avere un ragazzo fisso che fa la femminuccia leggendogli poesie non
è decisamente nel suo stile di vita. Ma con Jowel
è diverso.
Da
un po’ di tempo ha come la sgradevole sensazione che ci sia
qualcosa di sbagliato. Non sa che cosa sia, ma una strana inquietudine
lo assale ogni volta che pensa a Jowel e ai soldi che suo padre
sborserà per la sua istruzione, e
all’Università molto lontana dalla loro
città alla quale Jowel deciderà di
iscriversi, al probabile matrimonio di Jowel con una ragazza a modo e
per bene. E, ogni volta che pensa a tutte queste puttanate, ha come la
sensazione di essere fuori posto, nella sua vita.
Poi
quando guarda Jowel, dopo che hanno fatto l’amore, come
adesso, che si fa baciare la fronte e la bocca, si rassicura. Vorrebbe
dirgli quello che lo turba, vorrebbe essere confortato. Ma ogni volta
che prova a farglielo capire, dalla bocca non escono altro che frasi
ironiche e cattive.
Jowel
gli passa una mano sulla cicatrice, e la osserva attentamente,
corrugando la fronte.
-Cos’è
successo?- domanda
-Avevo
sedici anni, è stato uno dei miei professori-
-I
vostri professori vi picchiano?-
-I
nostri professori ci violentano-.
E’
strano dire a Jowel quello cose, che nemmeno a sua madre, o davanti al
giudice ha voluto ammettere. -Mi guardava spesso durante educazione
fisica, sapevo di piacergli. Un giorno mi ha sorpreso nello
spogliatoio, quand’ero rimasto solo. Mi ha minacciato con un
pezzo di vetro. Mi ha fatto spogliare e mi ha scattato delle foto. Poi
mi si è avvicinato. Io ho avuto paura, per la prima volta
nella mia vita, ne ho avuta davvero. Ho provato a scappare, ma lui mi
ha fermato, graffiandomi con quel pezzo di vetro. Quando si
accorse di avermi sfigurato, probabilmente se la fece sotto.
Mi lasciò lì-.
Jowel
non ha fiatato per tutto il racconto, e Scar crede, per un momento, di
averlo impressionato. Poi Jowel gli bacia la guancia ferita e mormora,
quasi impercettibilmente
-Cicatrice
sexy- ed il sussurro si spegne sulla sua bocca.
20.56 Tribb si
è fatto una tale figura di merda che, perfino Angie che non
ci capisce un cazzo di skate, ammette che è stato lo
spettacolo più orribile della sua vita. Tutta quella trippa
traballante, poi…
Ora tocca al Bruto, che
sale sull’half-pipe sicuro come se fosse Mullen. Si lancia
giù per la rampa. Ma non vede il sassolino.
Scar
capisce di essere innamorato di Jowel, e non c’è
molto da dire, in proposito.
E’
un pomeriggio di fine Giugno e la sua gang è riunita allo
skate-park. Il Bruto, con la sua nuova ragazza, Viky, è
appartato in un angolo, mentre cerca di staccarle la lingua con la
famosa e testata “mossa risucchio”. Meth cerca di
spiegare a Rage come diavolo si fa il Lip, ma il biondino non sembra
essere in grado di comprendere e, forse, vista la sua fisionomia
minuta, è quasi impossibile da realizzare.
Maddie
sperimenta un Madonna sull’half-pipe, mentre Scar scende,
dall’altra parte, eseguendo un semplice Manual. Ad un tratto
qualcosa lo colpisce in testa, facendolo voltare imprecando.
A
tirare una pallina da tennis è stata Lisa che,
sghignazzando, gli fa la linguaccia, protetta su tutti i fronti dai
suoi amici. Jowel è, come sempre, al capo della comitiva,
con lo skate graffitato sotto braccio.
-Sono
le otto- fa notare, -O avete dimenticato come si legge il
complicatissimo strumento che è l’orologio?-. Scar
salta giù dalla pista e gli si para davanti, sogghignando
-Forse
sei tu a non saperlo leggere, principino, siete in anticipo di sette
minuti-.
Tribb
ringhia, ma né Scar né Jowel gli prestano
attenzione. Si fissano, si studiano, si mangiano.
-Fai
sloggiare i tuoi amici, Scar- sibila tra i denti, e nei suoi occhi
c’è un accenno di malizia
-Non
mi faccio dare ordini da te-.
Jowel
inarca –sensualmente- un sopracciglio, prima di sorridere
-Lo
so- mormora e sottintende “Mi piaci per questo”.
Scar
non ribatte. Per lo meno, non lo fa con le parole. Perchè se
Jowel guardasse meglio nei suoi occhi castani, vi leggerebbe mille
risposte, alla sua provocazione. Ma Jowel non ci presta attenzione, e
gli sfugge quel primo, timido, soffocato “Ti amo”.
20.57 Il Bruto cade a
terra con un ruzzolone. Il suo skate è scivolato lontano, ma
nessuno ci presta attenzione. Tutti sono concentrati sulla figura del
Bruto che, senza nemmeno un graffio, si rialza da terra, sistemandosi
le borchie ai polsi.
Hanno perso la
possibilità di vincere l’O.U.T. per colpa sua, ma
Scar non sembra arrabbiato. Anzi, il Bruto ha come la sensazione di
avergli appena fatto un favore.
Con un ringhio si
toglie di mezzo, andando a recuperare la tavola.
Come
l’half-pipe rimane vuota, uno strano silenzio cala nello
skate-park, tirato e teso fino allo spasimo.
Jowel guarda Scar, che
spegne l’ennesima sigaretta.
-Vi lascio
l’onore, vostra altezza- dice, fingendo un maldestro inchino
–O non potete accettare nemmeno questo?-. Gli occhi di Scar
si fanno fessure e la sua bocca una smorfia.
Jowel non reagisce.
Prende lo skate e sale sull’Half-pipe. Gratta sul tail, si
sistema i guanti, respira a fondo.
Ha i jeans sgualciti,
la felpa con le maniche sollevate fino al gomito, il piercing che
luccica alla luce del lampione.
Scar si appoggia alla
ringhiera. Jowel è stato il suo angelo. Gli ha curato le
ferite, baciato le piaghe e aperto il cuore. E poi ha mandato tutto a
puttane.
Scar ha imparato da
tempo a non fidarsi dei ricchi snob, ma aveva creduto che Jowel fosse
un’eccezione. E, anche se non lo fosse stata, non credeva, in
ogni caso, che avrebbe fatto così male.
Sono
nel letto di Jowel, rannicchiati uno accanto all’altro. Scar
gli carezza la schiena, passa le dita su per la sua spina dorsale,
provocandogli tanti piccoli brividi, che si ripercuotono lungo tutto il
corpo.
Chiacchierano
di Danny Way e del suo kickflip to indy e ogni tanto ci scappa qualche
bacio, giocoso, sul collo e nelle orecchie, sulle guance e sulla
fronte.
Poi
Jowel si gira, avvolge il collo di Scar con le braccia e se lo tira
sopra, carezzandogli la bocca con la lingua. Gli morde le labbra e
sorride un po’, mentre lo fa. Hanno entrambi le bocche gonfie
e rosse, e le lingue impastate, ma trovano il tutto stranamente
piacevole.
Scar
sa che non c’è niente di sbagliato nel voler
baciare, tenere stretta una persona, coccolarla, anche se non
è per il sesso. E’ stato Jowel ad insegnarglielo.
E sa anche che, se c’è una cosa che non vuole
smettere di fare, è proprio questa. Perché Jowel
è sensuale, bellissimo e candido. Ma è anche
sicuro di sè, deciso e forte, ma non così tanto
da impedirgli di prendersi cura di lui. Ama tutto di Jowel, fino
all’ultimo lembo della sua pelle, ed è per questo
che dirgli
-Ti
amo- gli sembrerebbe quasi d’obbligo, se non per la paura che
ha di essere mandato al diavolo.
-Che
cosa…hai…detto?-.
Scar
si riscuote dai suoi pensieri proprio quando Jowel lo sta allontanando
da sè
-Ho
detto…-
-Hai
detto “Ti amo”!- esclama Jowel, portandosi una mano
sulla bocca –Cazzo, hai detto “Ti amo”-.
Scar
capisce di aver sbagliato, lo sente per istinto, ma ora non ha il
coraggio di ammetterlo.
Jowel,
del canto suo, resta immobile, sempre con quella mano sulle labbra.
-Dire
“Ti amo” è impegnativo, Scar-
Scar
sente il cuore che balza nel petto, ma non parla
-Io
sono il figlio di…lo sai, se mio padre viene a sapere che
vado con gli uomini, che vado con te, che sei uno del
ghetto…- come lo pronuncia, vorrebbe averlo già
rimangiato.
Scar
è impallidito, e ha stretto i pungi
-Uno
del ghetto?- sibila –E’ per questo che mi stai
rifiutando?-
-Non
intendevo dire…lo sai, ma per mio padre è questo
quello che siete, cazzo, io non posso farci niente! E non posso nemmeno
stare con te, perché rovinerei la vita a tutti e due! Lo
capisci?-.
Ma
Scar non capisce, non vuole capire. O, forse, ha capito fin troppo bene
-No,
rovineresti la vita solo a te stesso. Perché se sei il
figlio modello puoi avere tutto quello che vuoi, no? Se sei il figlio
modello tuo padre non ti negherà niente, se sei…-
-Basta!-
grida Jowel, ma Scar non l’ascolta. Non più.
-Credi
davvero che tuo padre ti lascerà fare quello che vuoi della
tua vita? Svegliati una buona volta! Il mondo non è come un
bel film, principino, prima o poi dovrai affrontare la
realtà-.
Jowel
abbassa lo sguardo
-Non
è colpa mia se non ti amo - sussurra, dando il colpo di
grazia a quel povero cuore che per anni ha sanguinato e che
ora è ridotto ad un fascio di muscoli
senz’anima.
Jowel sale
sull’Half-pipe e tira un profondo respiro che sa di sigaretta.
La
vita è una partita a dadi, giocata col destino.
Incolla le scarpe sul
tail, si strofina le mani.
Non
puoi sapere ciò che sarà domani
Parte con un Lip, fottutamente perfetto. Guarda
Scar. Non ha mai amato qualcuno nella sua vita.
Ma
puoi imparare dal ieri.
Fino a quel giorno.
Esegue un Grab, i capelli si sciolgono, le
mani tremano quando il trick è finito.
Vincono
coloro che si fanno beffe della fortuna
Ma non può
permettere ad un ragazzo qualunque di mandare a fanculo i sogni di una
vita.
I litigi, i silenzi, le
mosse false, le bugie. Tutto per frequentare la scuola
d’arte, tutto per poter decidere il suo futuro. Ci sono cose
che nemmeno l’amore può vincere, e una di queste
è la forza di non mollare.
Degli
altri
Ama Scar, lo ama da
mandare tutto a puttane, lo ama alla follia, lo ama per quello che
è. Lo ama e basta, lo ama e punto.
Aerial, Flip indy, un altro Grab.
Lui sa che cosa Scar
vorrebbe: vorrebbe che lasciasse la sua casa, vorrebbe, probabilmente,
quelle cretinate come “una casa e una capanna”,
vorrebbe dargli tutti i risparmi di una vita per permettergli di andare
a quello scuola.
Ma lui, lui, Jowel, lui
artista, lui principe dello skate, cosa vuole?
E
di se stessi.
Non lo sa, vorrebbe
saperlo, ma non lo sa.
Scar lo osserva e
rimane in silenzio.
Perdono
coloro che confidano nei sogni
Perché Jowel
è stato solo un bel sogno.
Perché
sognando si incontra solo l’inferno.
Jowel ha eseguito una
serie di trick da manuale, impeccabili, senza sbavature. Ma Scar sa di
potere fare di meglio. Non ne dubita nemmeno per un istante.
Si prepara per la
partenza. Come sempre, prima di ogni sfida, gli tremano le dita e sente
un brivido, mentre lo stomaco si ingarbuglia per
l’eccitazione.
Vincere, battere Jowel
e dimenticarlo per sempre.
Nient’altro
è importante.
Parte con un Pop-Shove it, sconfinando in un Ollie.
Flette le ginocchia,
mentre la collanina d’oro scivola leggera fuori dalla felpa.
Esegue un Lip e poi un Nollie, seguiti da un Grab e da un fantastico, quando
mirato, Aerial degno di Maddie quando
è di giornata, e con questa mossa hanno vinto.
Scar lo sa. Lo sa bene.
Ma che gli importa? Lui non vuole solo vincere, no, lui vuole
umiliarli, vuole far vedere a quegli stronzetti chi è che
comanda, vuole dimostrare al mondo, e non solo a loro, che lui, anche
se cresciuto in un ghetto, anche se non possiede sette appartamenti ed
una suite, può farcela ad ottenere quello che vuole.
E’ c’è un trick, un solo,
l’indimenticabile, che può farlo vincere davvero,
anche con se stesso.
Perché Scar
deve riacquistare la fiducia, la consapevolezza di potercela fare, deve
abbattere anche quell’ultimo muro, quel trick che non
è mai riuscito a fare.
L’adrenalina
gli monta al cervello e da lì è tutto in discesa.
-Che cazzo fa?- strilla
Angie, quando vede Scar riprendere velocità.
Rage sgrana gli occhi,
Maddie impreca e Meth gli grida, forte, di non farlo, di fermarsi,
maledizione!
Ma Scar non lo sente.
Un giro della morte,
uno solo, deve fare solo quello. Abbattere un muro, l’ultimo,
e dimenticherà anche Jowel.
Un trick.
Si lancia in discesa.
L’ultimo
trick.
Non è colpa
mia se non ti amo.
Un Loop.
Scar ruzzola a terra,
sbatte la schiena, sente il sapore amaro del sangue in bocca. E poi
più niente.
09.32. California. Da
qualche parte lungo l’oceano, è stata montata
un’half-pipe, dove ragazzi provenienti da tutto il continente
si sono radunati, per disputare il public skate contest.
Sulla sabbia, con i
granelli tra le dita ed i vestiti sgualciti, ci sono otto ragazzi. Non
figli di un sindaco, eredi di un tagliateste, nati per sbaglio o
bastardi per natura.
Solo otto ragazzi,
sette skate ed un sogno. Quello di vivere la propria vita, fregandosene
degli altri, e di quello che pensano.
Perdono
coloro che confidano nei sogni
Scar aveva ragione.
Jowel era stato solo un bel sogno.
Perché
sognando si incontra solo l’inferno.
Ma i sogni a volte si
avverano.
O forse no.
09.47
-Ragazzi- dice Meth
–Fra dieci minuti tocca a noi-.
Ma nessuno si muove.
Assaporano, ancora per un istante, la brezza del mare.
Meth sorride a Rage,
lui ricambia.
Lisa lascia che le
scappi un sospiro, ma nessun’altro fiata.
Scar e Jowel sono
lì, insieme.
Ma
è da lì
In una vecchia
fotografia scattata per caso.
Che
comincia la risalita verso la luce.
Fine
eHm...
Che dire su questa
storia? Niente direi, assolutamente niente.
E' nata per caso,
per gioco, come tutte le altre mie creazioni. Sperò,
però, di aver trasmesso qualcosa, con questa storia.
La forza di lottare
e credere nei proprio sogni è la cosa più
preziosa che abbiamo.
Non rinunciate mai
ai vostri desideri.
Lottate, senza
sosta, così, quando li realizzerete, sembreranno ancora
più belli.
Dedico questa storia
alla mia squadra, anche se la maggior parte di loro non la
leggerà mai.
Lo faccio
perchè anche noi abbiamo un sogno, e stiamo lottando per
renderlo possibile!
Naturalmente, vi
sarei grata se lasciaste un commentino! Mi fa piacere sapere che ne
pensate delle mie storie e mi da la carica per scriverne delle altre.
Grazie in anticipo,
un bacio, la vostra
Ni-chan
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