Ciao
a tutti, ve l'avevo già anticipato nei capitoli della
precedente storia ed ora eccomi qui.
Ho
preso spunto da alcune persone che mi hanno chiesto come mai la pazza
sclerotica di Sharon Bells fosse diventata così sadica ebbene,
ora ve lo spiegherò per bene con questa piccola storia sulle
sue origini.
Buon
divertimento:-)
Un
bacio dalla vostra Fly90.
LE
ORIGINI DELLA FOLLIA.
Una
bimba poco più che neonata piangeva disperata cercando
conforto.
Le
urla si fecero intense mano a mano che il tempo scorreva ma la bimba
restò sola con i suoi disturbi.
Nessuno
la consolò, la prese in braccio, le cantò la ninna
nanna.
L'unico
rumore che si unì al pianto della piccola fu quello sommesso
della madre che nella stanza accanto si tappò le orecchie con
entrambe le mani borbottando rabbiosa.
Lei
non la voleva quella figlia, non era in grado di mantenerla, di
curarla.
Fino
a un anno fa la sua vita era come quella di tutte le normali
adolescenti e poi...un pomeriggio mentre tornava a casa dalla scuola
un uomo l'aveva trascinata in un vicolo.
Non
aveva avuto il coraggio di dire niente dell'accaduto cercando
disperatamente di dimenticare.
Due
mesi dopo dovette guardare in faccia la realtà, la sua vita
era rovinata, spazzata via per sempre.
Scoprì
di essere incinta e i genitori la costrinsero a tenere la bambina
nonostante lei avesse chiaramente espresso il desiderio di abortire.
Non
voleva avere nessun ricordo di quel giorno.
La
notte ancora si svegliava con il cuore in gola e la sensazione di
avere un peso che la schiacciava, il volto dell'uomo le ritornava
alla mente come se fosse stato ieri invece che un anno fa.
La
ragazza si alzò dal letto e si avvicinò alla culla dove
la bambina ancora piangeva paonazza in volto stringendo i pugnetti.
Un
espressione di puro odio le si disegnò sul volto.
Più
la guardava e più le sensazioni di quel giorno le stringevano
il cuore e lo stomaco in una morsa gelida.
A
passo spedito la madre della donna la scostò bruscamente
prendendo in braccio la piccola.
“Sharon!
Tesoro ora la nonna ti dà la pappa.” Cantilenò la
donna portando la bimba in cucina e scoccando un'occhiataccia alla
ragazza ancora impalata accanto alla culla.
Sharon
crebbe nonostante l'odio della madre.
I
nonni la coccolavano cercando di rimediare alle mancanze della madre
finché poterono.
Purtroppo
quando la bambina ebbe compiuto dieci anni la nonna si ammalò
gravemente fino a morire nel giro di due mesi.
Il
nonno la seguì soltanto un anno dopo lasciandola sola con la
madre.
Sharon
si sentiva sola come non lo era mai stata, la madre non aveva che
offese e parole cattive per lei.
Poi
arrivarono le botte, botte che facevano male, botte che le lasciavano
lividi in posti strategici dove la gente non poteva vederli.
A
volte aveva il desiderio di sfogarsi, di dire a qualcuno cosa la
madre le faceva ma aveva paura di lei, di quello che le avrebbe fatto
in seguito così stava in silenzio.
La
sua vita procedette così per altri cinque anni finché
la madre non trovò un fidanzato.
Sharon
si stava facendo giovane donna e la madre iniziò ad essere
gelosa delle occhiate che il fidanzato le lanciava di sottecchi,
occhiate maliziose cariche di desiderio.
Una
sera mentre la madre era al lavoro Phil ( il fidanzato della madre)
le si avvicinò e lascivamente le posò una mano sudicia
sulla coscia facendola risalire versò l'alto.
Lei
provò a scostarsi e ad allontanarlo ma lui era troppo forte e
la spinse sul divano sotto al suo pesante corpo.
In
quel momento la porta si aprì e un urlo acuto sgorgò
dalla gola della madre di Sharon.
Phil
si scostò all'istante sbalordito mentre Sharon si lanciava ai
piedi della madre piangendo disperata e cercando di spiegare cosa
fosse successo.
“Sei
una svergognata! Fuori di qui!” Furono queste le ultime parole
che sentì prima di essere letteralmente buttata fuori casa.
Si
chiese il perché sua madre non le avesse creduto, perché
nonostante avesse visto chiaramente che Phil si stava approfittando
di lei non le aveva creduto.
Perché
l'aveva lasciata in mezzo ad una strada?
Provò
a bussare con tutte le sue forze gridando mille scuse e frasi
sconclusionate ma quella porta non si aprì.
Dopo
quelle che dovevano essere ore la ragazza si alzò da terra e
con le lacrime che le rigavano il viso vagò per la città
senza una meta.
Troppo
stanca per camminare si accasciò accanto alla serranda di un
supermarket e si addormentò raggomitolata su se stessa per
tenersi caldo.
Vagò
per un intera settimana vivendo di elemosina sotto alla pioggia e
sotto al sole, senza una casa ne una doccia ne un pasto caldo.
Era
sola al mondo.
Aveva
quindici anni e non aveva più una famiglia ne un posto dove
andare.
Si
sentiva sola e la vita non aveva più colori per lei.
Pensò
ai nonni, alle loro coccole, al bene immenso che voleva loro e a come
la sua vita fosse cambiata dopo la loro morte.
Ricordò
d'improvviso che la nonna le aveva parlato di una sorella che viveva
nei dintorni.
Era
venuta al funerale della donna e le era parsa gentile e amorevole,
forse avrebbe potuto cercare un appoggio da lei.
Convinta
dell'idea vagò per un altra settimana chiedendo ad ogni
persona disposta a rivolgerle la parola indicazioni per trovare zia
Norbet.
Fu
una ricerca lunga ma alla fine una ragazzina la portò
all'ingresso di una ridente villetta circondata da fiori colorati.
“Ecco,
tua zia sta qui. Buona fortuna!” Le sorrise la giovane prima di
lasciarla lì davanti alla porta con il cuore a mille cercando
il coraggio di bussare alla porta.
Quando
finalmente riuscì a farlo trattenne il fiato finché la
porta si aprì rivelando il viso gioviale di un allegra donna.
“Tesoro,
cosa ci fai qui? Stai bene?” Le chiese la donna osservando le
sue condizioni con apprensione.
La
fece entrare e le offrì una cioccolata calda ed un bagno
quindi l'ascoltò accarezzandole piano i capelli mentre si
sfogava.
“Sharon,
puoi stare qui se vuoi.” Le disse semplicemente.
Iniziò
la sua nuova vita credendo che fosse un sogno.
Finalmente
aveva trovato la felicità, la zia la amava, le aveva dato una
casa e una parvenza di famiglia.
Ma
le cose cambiarono in fretta, la zia si rivelò per ciò
che era davvero.
Iniziò
a trattarla come una schiava obbligandola a pulire casa tutto il
giorno senza mai riposarsi.
Come
se non bastasse arrivarono anche le offese, le umiliazioni e infine
le bastonate.
Quando
pensava che Sharon stesse esagerando tirava fuori il vecchio bastone
del padre e con esso la batteva selvaggiamente tanto da ridurla
incapace di muoversi per giorni.
Nonostante
ciò nella sua vita un raggio di sole la prese alla sprovvista
in un giorno di pioggia all'età di diciotto anni.
Andava
spesso a fare la spesa sempre nello stesso supermercato e ogni volta
notava un ragazzo biondo che la osservava sorridendo quasi che stesse
aspettando proprio lei.
Non
aveva mai avuto un ragazzo prima d'ora e a dire il vero non aveva mai
avuto nessun interesse verso il genere maschile date le precedenti
esperienze con il fidanzato della madre.
Dopo
settimane di appostamenti da parte del ragazzo finalmente trovò
il coraggio di parlarle e così una parola tira l'altra si
diedero appuntamento per il giorno seguente.
Fu
così che Sharon si innamorò perdutamente di Justin,
solo con lui aveva scoperto la felicità, solo lui la faceva
stare bene come non lo era mai stata in vita sua.
Quando
riuscì a raccontargli la sua intera vita lui parve turbato ed
un mese dopo le chiese di sposarlo promettendole che sarebbero andati
lontano da lì e avrebbero cominciato una nuova vita insieme.
Appena
tre mesi dopo erano felicemente sposati e vivevano in un piccolo
paesino lontano dalle persone che le avevano fatto del male.
Tutto
questo durò tre anni, tre anni di paradiso seguito poi
dall'inferno bruciante.
Justin
cominciò a bere fino a diventare violento ma Sharon era ormai
abituata al dolore fisico tanto che decise di rimanergli accanto
perché certa del fatto che l'uomo l'amasse nonostante tutto.
Purtroppo
tempo dopo venne a sapere che il marito la tradiva con una collega.
Il
mondo le crollò sotto ai piedi scaraventandola nell'oblio.
Fu
allora che qualcosa le scattò dentro, una rabbia cieca, una
sete di vendetta così forte da toglierle il fiato.
Aspettò
il rientro del marito e con una calma glaciale lo accoltellò
dieci volte in pieno petto.
Nessuno
l'avrebbe più fatta soffrire, nessuno l'avrebbe più
maltrattata.
No,
ora era una donna forte ed era lei a doversi rifare delle angherie
subite.
Prese
un aereo che la portò lontano, si tinse i capelli di nero,
assunse una nuova identità cambiando solo il cognome e infine
si sottopose a diversi interventi chirurgici per modificare la
fisionomia del viso fino a rendersi irriconoscibile.
Tornò
a New York ed aprì un centro benessere inviando delle lettere
false di finti premi per un soggiorno nel centro alla madre, a Phil e
alla zia.
Il
suo piano era quello di ucciderli uno ad uno torturandoli in modi
indicibili grazie anche al personale del centro che aveva
accuratamente selezionato nelle carceri più abominevoli.
Fu
così che si prese la rivincita su quelle persone che non
l'avevano mai amata.
Guardò
una per una tutte le torture subite dalle vittime sentendosi sempre
meglio come se un grosso peso le fosse stato levato di dosso.
Avrebbe
dovuto fermarsi ma ora che aveva assaggiato la gloria della
sofferenza non poteva fermarsi.
Così
anno dopo anno le vittime aumentavano vertiginosamente, le torture
diventavano sempre peggio e la donna diventava sempre più
assetata di sangue.
Fu
così che Sharon Bells diventò un assassina temibile e
misteriosa.
Forse
la durezza della vita ha fatto si che perdesse la ragione, forse era
già scritto nel destino che quella bambina tanto odiata
diventasse un giorno una bestia peggiore di quelle che ha incontrato
o forse semplicemente è nata con il seme della follia
impiantato dentro di sé.
Nessuno
potrà mai saperlo per certo ma è così che la
vittima è diventata carnefice.
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