20/03
3 a.m. PARCHEGGIO ISOLATO
Una donna si ferma davanti ad un'automobile. Sta cercando qualcosa
nella borsa da cui, dopo alcuni secondi, estrae una chiave che
inserisce nella toppa.
Non riesce a girare la chiave che un uomo la afferra da dietro
tappandole la bocca con una mano guantata. La donna agita gambe e
braccia, cerca con tutte le sue forze di liberarsi, cerca di urlare. La
presa dell’assalitore è troppo salda. Con un morso
ferisce la mano dell'uomo che le tappava la bocca, urla! Purtroppo per
lei l'ora tarda e il luogo isolato le impediscono di trovare l'agognato
aiuto. L'uomo che indossa un passamontagna la chiude, in lacrime, nel
baule di una berlina.
Dopo un tragitto dalla lunghezza indefinibile, la macchina si ferma e
all'interno del bagagliaio un cellulare inizia a suonare. La donna lo
lascia suonare a lungo, sino a che la suoneria non cessa. Dopo pochi
secondi, il cellulare riprende a trillare.
- P-pronto!?
- L’ho vista piangere.
– il tono della voce calda, dall'altro lato del telefono,
sembra dispiaciuto. – Vicino al telefono ci deve essere una
benda, la indossi.
Dall’altro capo del telefono non si sente risposta ma la
donna rinchiusa esegue l'ordine senza tentennamenti. Il rapitore
riattacca.
CLAC
Si apre il baule e la donna viene aiutata ad uscirne, non appena fuori
inspira ed espira a più riprese, rumorosamente.
- Si lasci guidare da me.
Come pochi attimi prima, la donna fa esattamente ciò che le
viene detto. Nel tragitto perde la cognizione del tempo, dello spazio;
c'è solo quella mano, quella voce e null'altro.
- Si sieda.
Per la prima volta la donna sembra non fidarsi, ma la presa
dell’uomo sul polso si fa più salda e dolorosa e
si lascia andare.
- Ora si tolga la benda aprendo gli occhi
a poco a poco, la luce potrebbe risultare accecante.
Non appena i suoi occhi le permettono di vedere con chiarezza, stordita
si guarda attorno.
- Mah…
È il ritratto della confusione.
- È casa mia.
Sul tavolo, vicino alla sedia, trova un biglietto:
“Ora tocca a lei!
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