Un grande specchio brillò nell’oscurità della piccola stanza
dove era alloggiato. Una delle due fedeli guardie che lo sorvegliavano giorno e
notte si alzò e corse a riferire la notizia alla sua signora. Le istruzioni
erano chiare: informarla di qualunque mutamento dello specchio, a qualunque ora,
in qualunque giorno.
La guardia arrivò alla sua meta e bussò piano all’imponente
porta di legno chiaro: aspettò diversi minuti, non giunse nessuno e fece per
andarsene, ma giusto quando stava per togliere il disturbo una esile figura
scura sgusciò fuori dalla porta e lo squadra da capo a piedi.
L’uomo abbassò imbarazzato lo sguardo di fronte a quello
pungente della sua signora: lei indossava una lunga veste bianca, appena
ricamata, e la guardia la vedeva per la prima volta con i capelli sciolti e
privi del velo violaceo che li ricopriva con grazia.
“Ebbene?”
La guardia fissò un po’ imbarazzata la sua signora, poi parlò
con voce appena tremante ma risoluta “Come da ordine,sono venuto ad avvisarvi
dei mutamenti dello specchio”
La donna ricambiò lo sguardo del soldato,poi tornò rapidamente
all’interno della camera; l’uomo non resistette alla tentazione e sbirciò
dentro; la sua signora si era chinata in avanti e stava dicendo qualcosa
all’altro occupante del letto a bassa voce, parlando con tranquillità e
naturalezza. Sparì dalla vista della guardia e tornò indietro qualche istante
dopo, avvolta in un mantello scuro come la notte, indossando un paio di
scarpette nere, simili a quelle rosa della figlia. Gli fece un cenno brusco e
partirono in silenzio, scivolando senza un rumore lungo i corridoi deserti:
l’uomo faceva parte di una squadra segreta agli ordini della signora e nessuno
sapeva della sua esistenza; la guardia la condusse all’alta torre in fretta,
s’inchinò all’inizio della lunga scala a chiocciola e indietreggiò umilmente.
La donna cominciò la sua salita, calpestando senza un rumore i
gradini di pietra vecchia e consunta; la seconda guardia s’inchinò a sua volta
una volta che lei giunse alla fine della scalinata e si ritirò come la sua
compagna, scendendo rapidamente i gradini.
Lei aspettò che sparisse completamente, poi entrò nello
minuscola sala dove l’aspettava lo specchio; richiuse la porta, abbassò il
cappuccio e fissò truce la superficie argentina di fronte a lei, il volto
verdastro e bello che le ricambiava lo sguardo.
“Malefica”
“Beatrice”
Il silenzio calò tra le due donne, la strega e la regina.
La prima, ferita e sofferente, guardò la seconda, bella e
furiosa, che le ricambiava lo sguardo. La maga nera risentiva ancora delle
conseguenze della battaglia con il principe Filippo giusto qualche settimana
prima: sangue le sporcava le labbra rosse e il mento aguzzo e profondi tagli e
bruciature le rovinavano la fronte alta e spaziosa, il suo lungo abito nero, un
tempo elegante e austero, era ridotto un mucchio di brandelli sanguinanti.
“Sapevo che mi avresti ricevuta”
“Taci”
Rispose la regina, fissandola con un odio, un odio così grande
che raramente aveva provato. S’avvicinò di qualche passo e fissò la strega, le
labbra tirate in una linea sottile e tagliante e gli occhi ridotti a due fessure
furiose.
“Cosa vuoi, Malefica? Tormentare ancora la mia famiglia?
Distruggere la vita di Stefano?!
Tentare di uccidere la nostra unica bambina?!”
La sua voce si fece sempre più acuta e isterica, i suoi capelli
biondo scuro schioccarono attorno al viso pallido e delicato, magia risplendeva
sul pavimento pietroso in un circolo dai decori complessi. Il mantello nero, che
improvvisamente si era alzato attorno a lei, svolazzò nell’aria e la camicia da
notte bianca s’incollò alla sua esile figura. Gli occhi blu scuro brillarono con
minuscole pagliuzze d’argento, le pupille diventarono due profondi buchi
neri.
La strega tentò una risata sarcastica, che risuonò come uno
stridulo gracchio.
“Non sarebbe una cattiva idea, effettivamente, mi toglierei una…
fastidiosa…”
Prese fiato, portandosi una mano al petto, sempre ben decisa a
non distogliere lo sguardo dagli occhi della regina.
“Una fastidiosa… spina… Rosaspina… dal fianco”
“Ancora, Malefica, ancora?! Non sei soddisfatta di ciò che hai
già fatto?! Basta, basta!
Lascia stare la mia famiglia!!”
“Calma, sorella”
La regina tacque, stringendosi addosso il pesante mantello
scuro.
“Non chiamarmi così. Ho smesso di considerarmi tale troppo tempo
fa”
“Piantala di fare l’attrice”
Sbottò la strega, riuscendo a mettersi in piedi, pesantemente
appoggiata ad una colonna gotica.
“Siamo sorelle e nulla può cambiare questo fatto”
“Malefica cosa vuoi?!”
“Calma, Bea. O sveglierai l’intero castello, compreso il tuo
caro marito.
Ma non credo che tu voglia che Stefano venga qui vero?”
La regina si zittì di colpo per qualche istante, poi s’avvicinò
al vetro dello specchio fino a quasi sfiorarlo con la punta del piccolo
naso.
“Malefica”
Sibilò furiosa, la voce solitamente calma e dolce ridotta ad un
suono stridente e acuto: ricordava fin troppo bene la maledizione che la sorella
aveva scagliato su sua figlia, e la odiava profondamente per questo
“Cosa diavolo vuoi da me?”
“Aiutami, sorella”
“Come, scusa?”
Chiese sbalordita la regina Beatrice, fissando con astio e
sorpresa la strega.
“Non fingerti idiota, sorella!”
Le rispose Malefica, ugualmente scocciata, ricambiando lo
sguardo della sovrana.
“Aiutami, Beatrice!”
“Mai!”
“Sapevo… che mi avresti… risposto così…”
Malefica scivolò un po’ lungo la colonna, sentiva le forze che
l’abbandonavano, ma non staccava gli occhi da quelli blu scuro della sorella al
di là dello specchio. S’artigliò con la mano ferita ad una decorazione e la
squadrò con disprezzo.
“Vuoi difendere la tua nuova famiglia, rinnegando tua sorella,
Beatrice…?”
Perse l’appiglio e cadde a terra in un mucchio informe di
stoffa; la regina scattò in avanti quasi inconsapevolmente per aiutarla e
Malefica rialzò giusto in tempo lo sguardo per cogliere il movimento preoccupato
dell’altra: Beatrice si fermò subito, imbarazzata e seccata che l’avesse vista
in quell’attimo di debolezza.
“Oh, piccola, piccola Beatrice, che vuole aiutare la sua cara
sorella…”
“Non puoi chiedermi d’aiutarti dopo ciò che hai fatto a Stefano
ed Aurora”
“Stefano s’è l’è cercata!”
“Solo perché non t’ha invitata ad uno stupido battesimo?!”
“Il battesimo di mia nipote!”
“Ti sei mai chiesta perché non t’ha invitata?! Forse a cause
della tua pessima fama!”
“E tu non ti ricordi perché l’hai sposato?! La vera
ragione?!”
La regina si strinse nel suo mantello nero e indietreggiò,
abbassando lo sguardo, e quando parlò la sua voce era bassa e triste,
malinconica e in qualche modo colpevole, appena un sussurro.
“Io amo Stefano”
“Forse lo ami ora”
Ribatté con veemenza la strega, avvicinandosi a sua volta allo
specchio.
“Forse ti sei davvero innamorata di quello sciocco, ma--”
“Non chiamarlo sciocco, non offendere mio marito!”
“Sei stata così stupida da innamorartene davvero?! Il potere,
Beatrice, il potere, per questo hai sposato Stefano!”
“Non è vero!”
“Sai che è vero!”
“Smettila!”
Urlò la regina, andando a sbattere con il palmo della mano
sullo specchio, con violenza, e fissò la sorella negli occhi ancora una volta,
le labbra delicate stirate in una smorfia quasi felina. Nuovamente la magia la
circondò e tracciò complicati segni sul pavimento e Malefica indietreggiò appena
dall’altra parte dello specchio quando vide che la furia della sorella stava
trapassando la magia della lastra che le collegava.
“Smettila, Malefica! Non venirmi a dire se amo o meno mio
marito!
Tu sai cos’è l’amore, cos’è la gioia di avere un uomo che ti
ama?
La sensazione di amare qualcuno più di te stessa?!
Ma no, come potresti, sei troppo egoista!”
Stavolta fu Malefica ad infuriarsi: si risollevò da terra con
un unico fluido movimento a pianto il palmo là dove anche sua sorella l’aveva
appoggiato trasmettendole una sensazione di gelo assoluto: i suoi occhi
brillarono di rosso e si fecero furiosi, era offesa dalle parole della sorella.
La regina cercò d’indietreggiare, ma s’accorse con orrore che la sua mano non si
staccava dallo specchio,era come se la mano della strega tenesse incollata anche
la sua: la guardò terrorizzata e soffocò l’urlo spaventato che le salì alle
labbra quando vide l’espressione furibonda di Malefica; tentò di utilizzare la
magia, ma la bontà e la gentilezza del suo cuore poco potevano contro la rabbia
e la crudeltà nel cuore nero della sorella maggiore.
“Ora ascoltami, Beatrice. Tu mi aiuterai.”
La regina non rispose, ma si morse le labbra, cercando
inutilmente di ricacciare indietro le lacrime spaventate che le colmavano gli
occhi. Malefica storse la bocca sottile e fissò la sorella, cercando di farle
capire che non scherzava, riuscendoci perfettamente.
“Tu mi aiuterai. O Stefano scoprirà qualcosa di poco carino su
sua moglie e sul perché si sono sposati”