«Non senza
di te, Fosco! Solo con te, Fosco!»
«Guarda
che ti sento...»
[Maleficent ]
I
like you [like a crow]
Gli occhi della fata
guardano oltre la barriera di rovi che ha eretto ormai tanti - troppi -
anni prima. Guardano a quel castello che pian piano viene ricostruito,
le cui macerie hanno smesso di fumare solo da qualche giorno ormai; non
è stato facile per gli umani domare le fiamme e lei ha
finito per dare una mano, forse temendo che l'aiuto di quelle tre
sciocche rimbambite finisse per distruggerlo completamente.
C'è
stato un tempo, ora all'apparenza così lontano, in cui ha
guardato allo stesso modo il castello arroccato sulla collina e i suoi
sentimenti erano diversi da adesso, talmente da sembrare appartenere ad
un'altra vita.
Buffo.
Fino a qualche anno prima - sedici possono sembrare un battito di
ciglia, per una creatura fatata - desiderava vedere crollare quelle
mura e i suoi abitanti con lo stesso ardore con cui adesso vuole che
tutto torni al suo posto per poter accogliere a dovere la bestiolina.
Aurora.
«Sbaglio
o quello è un sorriso, Malefica?»
La
voce allegra ed a tratti insinuante che la raggiunge ha il potere di
farla sobbalzare appena, colta in fallo, voltando di poco il capo sopra
la spalla per poter far rientrare il ragazzo in nero nel suo campo
visivo.
«Sai,
ti preferisco da corvo...»
Fosco
sorride un po' di più, e le piccole rughe d'espressione
attorno ai suoi occhi gli illuminano il viso dandogli l'aspetto di un
monello. Compie qualche passo in avanti, allargando le braccia in un
gesto di resa, ed ammicca alla sua padrona che alza gli occhi al cielo,
esasperata.
«Ritrasformami
pure, ma ciò non toglie che tu stessi sorridendo»
commenta. E sembra così scioccamente felice che la fata non
ha proprio - cuore - voglia di fare quanto appena suggeritole.
Del
resto sarebbe inutile, si dice, quel corvo tornerebbe un irritante
persona nel giro di qualche secondo. Minuto, se fosse davvero fortunata.
«Perché
lo hai fatto?»
Domanda,
invece. E questo sembra prendere in contropiede il pennuto,
perché smette di sorridere fastidiosamente e abbassa le
braccia lungo i fianchi, sinceramente perplesso.
Sembra
voler dire qualcosa, apre e chiude la bocca, si acciglia anche, e
sembra buffo per un istante, tanto da costringere Malefica a
distogliere discretamente lo sguardo per evitare di ridere e dargli un
altro motivo per prenderla in giro e tediarla.
Gonfia
il petto, il corvo, e poi dà in un sospiro greve sembrando
arrendersi all'evidenza del non aver compreso cosa l'altra voglia
sentirsi dire, voltando appena il capo di lato e guardandola con un
occhio nero, attento «Perché... ho fatto
cosa?»
La
fata continua a guardare il castello, soffermandosi sulla torre su cui
è finito tutto. Le sue grandi ali hanno un lieve fremito,
che può spacciare per un soffio di vento più
forte tra le piume, ma sa che è stato colto dallo sguardo
del suo servitore e che, con lui, non serve a nulla cercare di
dissimulare. O mentire.
E'
forse la creatura che la conosce più di tutte, dopo sedici
anni passati al suo fianco.
«Perché
mi hai seguita?» domanda, e sembra quasi un quesito casuale
dato che non sembra voler prendersi neppure pena a voltarsi per
guardare l'espressione sul viso del giovane alle sue spalle.
Fosco
sembra, per un secondo, sinceramente sorpreso. Tutto si aspettava meno
che quello. E' quasi tentato dal prendere a girarle intorno come fa
sempre - e sa che la infastidisce da morire; ma si trattiene in
virtù di questa consapevolezza. E perché sa che,
nonostante il tono in cui è stata posta, quella domanda
è davvero seria.
«Perché...»
inizia, e le si affianca nel parlare. Anche il suo sguardo va al
castello, e ritira quasi nervosamente le braccia dietro la schiena,
cercando di darsi un tono. O forse di sembrare a suo agio e del tutto
tranquillo.
Cosa
che, registra la fata nel guardarlo con un sopracciglio inarcato, non
gli riesce granché bene «...perché
è quello che fanno i servitori, no? Seguire la propria
padrona anche nelle missioni suicida»
Malefica
alza gli occhi al cielo, spiegando un'ala quel tanto che basta per
colpirlo appena e farlo barcollare.
Ma
forse non è più abituata ad avere le sue ali e ci
mette un po' troppa forza, perché il corvo rischia proprio
di schiantarsi per terra.
E
non sa cos'è che la spinge, una caduta del genere non gli
farebbe nulla e l'ha fatto precipitare da molto più in alto,
ma quella stessa ala si piega dolcemente attorno al corpo di Fosco e lo
blocca in tempo, avvolgendolo.
Il
corvo boccheggia, incredulo, osservando il profilo della sua padrona.
Gli occhi di Malefica non lo guardano, ma scorge qualcosa nel baluginio
della moltitudine di colori che li contraddistingue.
Forse
è per questo che sfida la sorte e abbassa le mani,
accarezzando con timore e devozione le piume che lo cingono, facendo
scorrere le dita chiare fino a sfiorare il corno osseo posto proprio in
cima all'ala «E perché la mia vita è
tua, Malefica. Sin dal giorno in cui l'hai salvata»
Rabbrividisce
la fata, o forse è solo una sua impressione. Ma non si
sottrae al suo tocco, sebbene lo senta in qualche modo estraneo e
avverta il desiderio di lasciarlo e allontanarsi; l'ultimo che ha
toccato le sue ali le ha strappate via brutalmente, lasciandola con due
moncherini e un cuore sanguinanti.
Non
dice nulla, voltandosi a guardarlo. Non dice assolutamente nulla,
leggendo in quegli occhi scuri la sincerità e avvedendosi di
cos'altro essi nascondano.
Sorride
soltanto, mentre quello che adesso è di nuovo un corvo
gracchia offeso, guardandola con rimprovero anche quando lo accarezza
quasi dolcemente, appollaiato sulla sua spalla.
«Continuo
in ogni caso a preferirti da corvo, Fosco.»
|