“Insomma, è
solo mamma!” sembrava stesse cercando di
convincere se stesso più che lei.
Scosse la testa come per scacciare
un brutto
pensiero.
“Non è mica tua
mamma. Quello sarebbe terribile. Spaventoso.”
“Hey!”
“Che vuoi? È
normale che abbia paura. Sono anni che Atena
mi minaccia di morte violenta ogni volta che oso anche solo avvicinarmi
a te.
Mia madre invece ti adora. Non ci vorrà niente,
sarà felicissima e vorrà già
comprare il bouquet per il matrimonio.”
Entrambi arrossirono.
“Magari di quello ne
parliamo più avanti, eh?”
Era una giornata di inizio
settembre, e Percy e
Annabeth si trovavano a pochi passi dall’appartamento di lui
e davanti al
dilemma di dire alle loro famiglie della relazione
che ormai si protraeva da due settimane.
Annabeth aveva davvero poco di cui
essere nervosa, a
Sally era sempre stata simpatica ed il sentimento era più
che reciproco. Magari
avesse avuto una madre – o matrigna – come Sally
Jackson. Cioè, Blofis.
Recentemente, la mamma di Percy aveva coronato il suo sogno di
diventare una
scrittrice e anche quello di un
matrimonio felice. Per una volta, le cose sembravano andare per il
verso
giusto. Anche Paul, il patrigno di Percy non era male. Era un tipo
apposto,
aveva persino preso parte alla Battaglia di Manhattan con Sally mentre
lei e
Percy erano sull’Olimpo. Insegnava Letteratura, quindi sapeva
anche un mucchio
di cose sulla mitologia. I suoi genitori mortali avrebbero dovuto
imparare da
Sally e Paul. Sally era… tutto per Percy. Capiva tutto di
lui e lo supportava
in ogni occasione, anche quando veniva espulso da metà delle
scuole private di
tutta Manhattan. Frederick Chase e sua moglie invece non si erano
nemmeno
accorti che Annabeth, una bambina di
sette anni fosse scappata di casa, fino a quando erano andati
a chiamarla
in camera per la cena e non l’avevano trovata.
“Secondo me se
n’è già accorta,” disse ad un
tratto
Annabeth.
“Cosa?” chiese
Percy confuso.
“Credo che tua madre
sappia già di noi due. E’ sempre
stata in grado di leggere tra le righe di quello che succedeva tra noi
negli
anni, e poi ci conosce così bene..”
“Non so. Forse hai
ragione tu, come sempre. C’è un
solo modo per scoprirlo, no?”
“Bambini, finalmente! La
cena è quasi pronta. Paul,
sono arrivati!” Sally stritolò Annabeth in un
calorosissimo abbraccio e
accarezzò i capelli di Percy, per farlo dovette alzarsi in
punta di piedi–dei,
quant’era cresciuto il suo bambino!
Paul li salutò entrambi
con un sorriso ed un “Ciao
ragazzi” che Percy gradì più del bambini
utilizzato da sua madre.
“Allora, cosa ci
raccontano questi due eroi
dell’Olimpo?”
“Mamma, guarda che noi
siamo due persone modeste. Ci
fai arrossire con tutte queste lusinghe.”
“Su, Percy, non capita
tutti i giorni che tuo figlio e
la sua ragazza salvino il mondo! Siete stati straordinari, ragazzi,
dovete
raccontarmi come esattamente –“
Percy sbiancò.
“Come hai detto,
scusa?”
“Dovete raccontarmi come
siete riusciti a–“
“No, prima.”
“Siete stati
straordinari!”
“No, ancora prima. La
parte di tuo figlio e… e la
sua–“
“Ragazza?
Perché, non è così?” chiese
Sally,
portandosi la mano destra alla bocca.
“Beh, ecco…
noi non–
non ci aspettavamo che tu.. che tu
sapessi. Di noi due,” farfugliò Percy.
Sally sorrise. “Come
avrei potuto non accorgermene? E’
un’ora che vi scambiate occhiatine. Ho sempre saputo che
prima o poi sarebbe
successo.”
Percy temette che sua madre
chiedesse loro più
dettagli su come si erano finalmente decisi o che facesse altre domande
imbarazzanti, ma fortunatamente Sally si astenne. Continuò a
sorridere durante
tutta la cena, ma non disse altro.
Finito di mangiare, Percy e
Annabeth aiutarono a
sparecchiare e poi si appropriarono del divano del salotto. Sally
portò il pc
con cui stava lavorando in cucina e Paul si mise a leggere nello
studio,
chiudendo anche la porta per dare loro un po’ di privacy.
Percy gradì molto e ne
approfittò per premere le sue
labbra su quelle di Annabeth. Dopo un attimo di titubanza, lei
ricambiò felice
portandogli le mani dietro alla nuca e giocando con i suoi capelli. Non
fu un
bacio lungo, ma viste le circostanze andava bene così.
“Beh,”
cominciò Percy risistemandosi sul divano e avvolgendo
un braccio attorno alle spalle della sua ragazza, “Direi che
i miei l’hanno
presa bene.”
“Ovvio, che ti aspettavi?
Loro non faranno storie per una
stupida faida che va avanti da
tremila anni, loro ci accettano
sempre e comunque per quello che siamo e per quello che
facciamo.”
“E per quanto riguarda i
nostri genitori divini?
Quelli che ci giudicheranno in base ai loro pregiudizi? Cosa diremo a
loro?”
“Percy,”
rispose lei “pensi che mia madre e Poseidone
non sappiano? Che non se ne siano già accorti? Gli dei sono
praticamente onniscienti,
e credimi, la cosa mi spaventa. Ma non devi preoccuparti. Se Atena
avesse
voluto polverizzarti, ti avrebbe già dato in pasto alle
civette,” gli disse con
un sorriso.
Percy non riuscì a
capire se fosse seria o se stesse
scherzando, quindi non rispose.
Dopo qualche minuto Annabeth
riprese a parlare. “Silena
sarebbe stata entusiasta.”
Percy sfoggiò la sua
espressione più confusa. “Di
cosa, scusa?”
“Di noi,”
rispose indicando le loro mani intrecciate.
“È dalla tua seconda estate che cercava di
convincermi di chiederti di uscire
ai fuochi del Quattro.”
“Ma l'hai fatto. L'estate
del Labirinto...”
“Già. Quando
lei e Beckendorf si sono messi insieme.
Erano così felici! Silena passò metà
della sera a preparare me, lei impiegò
solo dieci minuti a truccarsi, i vantaggi di essere una figlia di
Afrodite…”
“Sono abbastanza sicuro
che Beckendorf si fosse fatto
procurare un calmante dai fratelli Stoll quel pomeriggio. Era
nervosissimo...”
“Mi mancano.”
Percy la strinse più
forte. “Erano due persone
fantastiche.”
“Degli eroi.”
“Si è fatto
tardi.”
“Dai, ti accompagno a
casa.”
Percy adorava pronunciare quella
frase. Dopo aver
sconfitto i Titani aveva pure preso
la patente! Aggiungendo anche che aveva conquistato Annabeth, poteva
affermare
con certezza che quella era stata l’estate più
bella di sempre.
E poi, si sentiva figo.
Annabeth era più grande
di lui – di un mese, ma
comunque – e
non aveva la patente. Né
tantomeno la macchina.
“Adori dirlo,
eh?”
“Ci puoi
scommettere.”
Erano arrivati
all’edificio dove Annabeth viveva nel
suo piccolo appartamento in affitto. Era una situazione provvisoria, in
poco
più di una settimana si sarebbe trasferita nel convitto
della scuola che
avrebbe frequentato quell’anno.
“Beh, allora ci vediamo,
Percy.”
“Domani?”
chiese speranzoso. “Possiamo vederci
domani?”
Annabeth ci pensò su.
“Non posso. Devo andare al
cantiere prima che cominci la scuola, poi mi sarà difficile
recarmici ogni
settimana…”
Il
cantiere
nel
linguaggio di Annabeth era l’Olimpo, che nel linguaggio dei
mortali si traduce
in Empire State Building.
“Magari ti vengo a
prendere presto, mangiamo un gelato
e poi ti accompagno all’Empire…” era
quasi una supplica.
Percy non aveva mai avuto una
relazione prima di
Annabeth. Ma sapeva che sarebbe cambiato tutto, con l’inizio
del semestre.
Negli anni si era abituato alla
presenza costante di
Annabeth durante l’estate e anche alla sua assenza durante
l’inverno. Ma
quest’anno erano cambiate tante cose. Il loro rapporto era
cambiato. Erano
fidanzati ora. Questo significava che avrebbero dovuto vedersi, no? Con
che
frequenza? E se Annabeth avesse preferito uscire con le sue amiche di
scuola,
piuttosto che con lui? E se uno più figo di lui
l’avesse invitata al ballo? E
se –
“Okay,” rispose
Annabeth.
Basta
con tutti questi ‘e
se’,
si disse. Già
ne ho abbastanza di complessi esistenziali.
“Allora passo a prenderti
domani?” ripetè con maggiore
sicurezza.
Annabeth sorrise.
“D’accordo.” Si slacciò la
cintura
di sicurezza e si sporse verso di lui per baciarlo, cogliendolo di
sorpresa.
All’inizio Percy
ricambiò il bacio con foga, poi
rallentò, cercando di assaporare ogni istante, ogni respiro,
e prese ad
accarezzare dolcemente i capelli di Annabeth finchè
– con riluttanza – lei non
si staccò.
La guardò scendere dalla
macchina e rovistare nella
borsa cercando le chiavi del portone, poi quando fu entrata e scomparve
dalla
sua vista, Percy riaccese il motore e partì.
Sarebbe
stata una nuova avventura, quell’anno
scolastico. Diversa da tutte quelle che avevano passato fino ad allora.
Una nuova
avventura, ricca di nuove esperienze da vivere insieme. Si prospettava
la più
bella avventura che avessero mai avuto, pensò Percy
sorridendo mentre
percorreva le strade di Manhattan fino a casa.
Se solo avesse saputo che la regina
degli dei lo stava
osservando. Se solo avesse saputo cosa il Fato aveva ancora in serbo
per loro…
Angolo
autrice: salve! Ho
trovato questa fic tra i
documenti del mio computer – completamente abbandonata e
dimenticata – risaliva
tipo al 2012, quindi ho pensato che fosse il caso di rispolverarla e
pubblicarla :)
Come erano
carini e piccini Percy ed
Annabeth, prima che Era incasinasse tutto quanto…
Spero che
la mia storiella vi sia
piaciuta, magari lasciatemi qualche recensione!
Comunque
grazie a tutti della lettura,
Ginny_theQueen <3
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