Ghost & Busters
GHOSTBUSTERS-ACCHIAPPAFANTASMI
L'ultimo team up
Dedicato alla memoria di Harold Ramis.
Raymond Stantz. Quando
si era addentrato nella stazione dei pompieri ormai in disuso da anni,
aveva trovato trovato solo una coppia di senzatetto venuta a rifugiarsi
per la notte.
- Una notte da fantasmi... - Commentò ironicamente.
Sfidando
il buio circostante con una torcia elettrica, difettosa come il suo
fisico, si chiese perché non aveva aspettato il mattino per addentrarsi
nella ex centrale del suo vecchio lavoro.
Trovò la risposta
nella notizia che lo aveva gettato nello sconforto, e fatto vagabondare
senza meta per New York City per tutto il giorno.
L'esimio
collega Egon Spengler si era spento definitivamente, in seguito a
complicazioni causate da una vasculite infiammatoria autoimmune. Era
una causa di decesso complicata e difficile da nominare, e quindi si
addiceva perfettamente, ironia della sorte, allo stile dei paroloni
usati in vita dal "cervellone" della ex-squadra.
L'occhialuto
professore era anche stato l'unico a non aver mai smesso di combattere
la crociata in difesa di New York, anche dopo i ripetuti scioglimenti
della squadra.
Tossì. - Eh, gli anni stanno cominciando a farsi sentire. - Commentò amaramente.
Il
vecchio Egon aveva persino fondato una seconda squadra, con l'aiuto
della sempre fedele Janine Melnitz - un vero peccato che lei ed Egon
non fossero mai convolati ad una vera storia d'amore - e dell'eterno
amico Slimer. Purtroppo gli anni passarono e l'interesse della popolazione verso i fenomeni paranormali scemò naturalmente.
Non
importa quanto la Grande Mela fosse stata salvata, anzi, continuasse ad
essere sempre in pericolo di qualche invasione o minaccia criminale: la gente
dimentica in fretta, a maggior ragione in una realtà frenetica e
inarrestabile come quella Newyorkese.
Anche Superman veniva dimenticato, l'Uomo Ragno, tutti i grandi eroi, figurarsi i tanto decantati Acchiappafantasmi.
L'undici
settembre, poi, la data famigerata che sconvolse in modo irrevocabile la
città, spezzò definitivamente ogni contatto tra presente e passato. La gente voleva solamente guardare e andare avanti.
Il vecchio Raymond si districò goffamente tra i cumuli di cianfrusaglie che ingombravano l'edificio. Oscillando il fascio di luce all'interno dell'androne, l'anziano signore avanzò con circospezione.
Le
emozioni suscitate da quel luogo erano miste: tanti ricordi legati ai
tempi passati, ma anche una certa inquietudine, merito delle voci
che volevano quel luogo come infestato dai fantasmi.
E in effetti era vero: con tutte le presenze spiritiche catturate in quegli anni!
Ray
avanzò, passo dopo passo, quando una presenza sbucò alle sue spalle e
per poco non gli fece raggiungere il buonanima Spengler, per via di un
infarto.
- Ho fame. Del cibo, datemi del cibo!
L'ex
acchiappa-fantasmi tirò un sospiro, mentre con la mano libera si
premette la mano sul cuore tamburellante. Il fascio di luce illuminò un
barbone, che infastidito dalla torcia, ripeté la domanda.
- Hey, amico, non hai qualcosa da mettere sotto i denti? Sto morendo di fame!
- E io per poco non morivo d'infarto, grazie a te. - Rispose seccato Ray.
- Scusa? - Domandò il senzatetto. - Non ho capito.
- Nulla. - Tagliò corto Ray, frugando nella giacca.
Un
paio di Twix, e un sacchetto di caramelle. Li aveva
comprati per i nipotini, ma sarebbero stati certo più utili a quel
poveraccio.
- Vanno bene lo stesso? Non è proprio un panino o che..
Il barbone gli strappò avidamente il bottino. - Sempre meglio di niente!
Mettendo
in bocca le due tavolette al cioccolato, masticò in maniera oscena, e
senza aspettare di finire il boccone, aprì con uno strappo la borsa
delle caramelle.
Si fermò all'istante, quando un urlo disumano giunse alle orecchie di entrambi. Il mendicante, con la bocca ancora piena di poltiglia di cacao e nocciole, si guardò intorno, con terrore. D'improvviso, una disgustosa forma verde schizzò fuori dal terreno. Sia Ray che il barbone urlarono, mentre la massa viscida investì il barbone. Ray si ammutolì, mentre il mendicante continuò a urlare, più forte di prima.
Dopo
che la voce si spense nela gola del senzatetto, questi scoprì di essere
coperto da capo a piedi da una appiccicosa bava verde. Tremante, si
azzardò a fissare la massa svolazzante. Si accorse che questa massa
aveva una bocca e delle braccia. Nella cavità, stavano sparendo tutte
le leccornie, compreso il boccone stava masticando pochi istanti fa.
Vedendo la lingua dell'essere che puliva i resti del pasto dai lati della bocca, il pover'uomo si sentì il prossimo della lista. La prospettiva lo fece urlare di nuovo di terrore, mentre sbloccandosi dalla sua paralisi cominciò a correre via.
- Vuole mangiare anche me! - Si sentì in lontananza, in mezzo ai passi trafelati.
Ray guardò la creatura, stupito.
-
Vapore a erranza di quinta classe! - Commentò, meccanicamente,
estrapolando dalla sua esperienza nel campo nel paranormale. Ma non era
solo quello. Il vapore lo stava guardando a sua volta con aria intensa e incredula.
E quegli occhi erano inconfondibili, tali che Ray ebbe un moto di
emozione.
.- Slim...
Venne interrotto dal fantasma che volò immediatamente verso di lui, a braccia spalancate. Lo slancio gettò entrambi a terra.
- Ray! - Urlò la creatura, strofinando felice il muso contro la faccia del povero scienziato, il quale tentò di parlare.
- Brllblbl!... Brbllblbl! ....
Affondando
le mani nella poltiglia verde, riuscì ad allontanare l'affettuoso
spettro, poi sputacchiò ripetutamente per liberarsi dalla disgustosa
bava verde.
Una volta liberata la cavità orale, Ray poté finalmente pronuciare quel nome, come non faceva ormai da anni.
- Slimer!
- Sì! Sono io, ti ricordi ancora di me! - Piagnucolò il fantasma verde, avvinghiandosi di nuovo al vecchio amico.
- Chi non muore si rivede! - Commentò Raymond, ridacchiando alla paradossale uscita. Per quella creaturina il tempo era decisamente relativo. Chi è già morto non può mica morire di nuovo, tantomeno invecchiare. Sicché un'altra domanda si fece strada.
- Sei rimasto sempre qui?
Slimer annuì, sul punto di scoppiare a piangere.
-
Ah, caro, piccolo, Slimer. - Commentò teneramente Ray accompagnando una
carezza al suo vecchio amico, per poi osservare con lieve disgusto
la mano inzaccherata. - Non sei affatto cambiato.
- E... e Peter, Winston, Egon?
- Son cambiate molte cose, piccola patata in umido. - Rispose amareggiato il vecchio scienziato.
Negli ultimi tempi aveva avuto il presentimento che qualcosa in Egon non andasse. Lui,
che era sempre stato un fissato del metodo scientifico, senza sconti
per filosofie o romanticismo di sorta, si era un po' ammorbidito negli
ultimi tempi.
Nelle saltuarie telefonate che li univano, lo sorprendeva spesso a recitare frasi fataliste o amareggiate. Quando
glielo faceva notare, Spengler si limitava a minimizzare, ripetendo
spesso: "Con l'età la mia razionalità comincia ad abbassare la guardia".
Raymond accarezzava da anni l'idea di un comeback. Forse anche per un senso di colpa nei confronti di Spengler, per rimediare alla sensazione di averlo lasciato solo.
"La vera, autentica, originale, squadra acchiappafantasmi!" Proponeva entusiasta agli ex-colleghi.
Ma non raccolse mai gli entusiasmi sperati.
Peter si rifiutò categoricamente.
"Te li immagini al giorno d'oggi quattro ciccioni che corrono dietro ai fantasmi?"
Anche Winston era scettico.
"Lo
farei anche, in nome della nostra vecchia amicizia. E se c'è lo
stipendio fisso, io faccio tutto quello che mi dite. Ma al giorno
d'oggi, l'unico stipendio fisso me lo garantisce il mio attuale lavoro."
Impiegato alle assicurazioni, bella sicurezza.
Persino Egon declinò l'offerta.
"Sono uno scienziato, io voglio studiare i fantasmi. Per acchiapparli posso addestrare qualcun altro".
Questi
'qualcun altro' andavano e venivano nel corso degli anni,
due squadre ufficiali e diversi apprendisti, ma gli anni passavano
e i soldi diminuivano.
Finiti i finanziamenti, Egon fu costretto
a sciogliere la società, riservando giusto il minimo necessario per
mantenere l'unità di contenimento attiva e funzionante.
Ritornando
alla realtà, di fronte agli occhi imploranti del piccolo amico, Ray
crollò e buttò fuori la notizia che lo stava consumando.
- Egon è morto! - Disse in un solo respiro. - Ci ha lasciati.
Seguì una scena straziante, dove Ray e Slimer si abbracciarono da vecchi amici, bisognosi di farsi forza l'un altro. Un colpo di tosse, però, disturbò il quadretto.
Ray
e Slimer si voltarono in direzione del nuovo apparso. Quest'ultimo
trovò alquanto inquietanti le espressioni stupite che lo fissavano come
un... beh, non c'era da stupirsi, dopotutto lo era.
- Non venite a dirmi che non avete mai visto un fantasma. - Commentò, aggiustandosi gli occhiali.
-E-Egon? - Sussultò Ray. Slimer era troppo scosso per fare o dire alcunché.
-
Sì, lo so. Sono morto. - Rispose il dottore definto, con straordinaria
naturalezza. - Ah, scusate. Ciao Ray, Slimer, quanto tempo, vero?
L'unico vivo del trio cominciò a cercare qualche cosa da dire, e riuscì a tirare fuori solo delle scuse.
-
Tu... tu sei vivo...cioé no, morto. Ed io l'ho saputo solo dopo. Non
ero accanto a te quando... Non c'era nessuno di noi... Oddio Egon, mi
dispiace! - Disse infine, scoppiando in lacrime.
- Oh, lascia
stare, Ray. - Rispose Spengler, senza scomporsi. - Non puoi avere colpe:
è la vita che va avanti così. Nasciamo, viviamo, muoriamo,
diventiamo... fantasmi.
- Sì, però... - Tentò di controbattere
Raymond. Ma Slimer in quel momento scattò per andare ad abbracciare,
anzi, investire Egon,
-
Adesso che siamo della stessa materia organica, possiamo interagire,
vero Slimer? - Commentò lo spettrale studioso, cercando di scollarsi di
dosso il vecchio amico verde. - Comunque rimani decisamente
appiccicoso. - Poi, rivolgendosi a Ray. - E a proposito, Ray, sono
contento che tu sia qui. Ho bisogno di un favore.
- Un... favore? - Chiese Ray confuso.
-Precisamente. - Confermò Egon.
- Che cosa posso fare?
-
Vedi, - Spiegò Egon. - Tu lo sai bene. Ho passato la vita a studiare i
fantasmi, ed ora che sono diventato uno di loro, ho appreso conoscenze
tali da poter dire ch'io ne sappia meglio di chiunque altro... chiunque
"vivente" - Si corresse.
- Va bene. - Annuì Ray, ma non capisco.
- Diciamo che sono arrivato alla conclusione che sia arrivato il momento di... staccare la spina.
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