Fandom: Juuden Sentai Kyoryuger
Rating:
Verde
Personaggi/Pairing: Kyoryuger
Tipologia:
OneShot
Genere: Malinconico,
Sentimentale
Avvertimenti: SPOILER,
Post-finale.
Disclaimer:
Personaggi,
luoghi, nomi e tutto ciò
che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente
storia, non mi appartengono.
ASPETTANDO
KING
“King-dono...”
La voce
affaticata di Utsusemimaru fece voltare di scatto i compagni
superstiti, i cui occhi era pieni di lacrime, smarriti nel dolore.
“Utchii...”
sussurrò Ian, allungando una mano tremante verso il samurai
che si
reggeva a Dantetsu e a Doctor Ulshade per non cadere.
“Nonno...
Ma cosa...?” Yayoi sembrava smarrita mentre il suo sguardo si
spostava alternativamente sull'anziano parente e sul cielo azzurro
ormai sgombro di nubi.
“Utchii...”
ripetè Nossan, a cui sfuggì un singhiozzo; ma fu
Souji, al suo
fianco, ad agire e, mosso un passo in avanti, cadde senza forze ai
piedi di Ian stesso: il corpo del più giovane, ferito e
pieno di
lividi, venne scosso da singulti e tremiti, con grosse lacrime a
cadere lungo le guance.
“Noi
temevamo...” rantolò Kyoryugreen, afferrando un
lembo ancora
intatto dell'elaborata veste del compagno samurai; questi, incapace
di reggere a quell'ondata emotiva, si lasciò cadere a
propria volta
in ginocchio e subito le braccia di tutti andarono ad avvolgerlo in
una stretta poderosa fatta di lacrime, rimpianti e infinito dolore.
Erano
rimasti soli.
Senza King –
pur avendo in qualche modo vinto – non avrebbero
più avuto la
forza di rialzarsi da lì, di rimettere in piedi le loro
vite, di
tornare a sorridere come avevano imparato a fare sinceramente da
quando quell'uragano rosso era piombato nelle loro esistenze,
squassandole e sconvolgendole da cima a fondo.
Ian
stringeva Souji e Utchii con una forza tale da incrinare loro le
costole ma tutti avevano bisogno di quella vicinanza, assoluto
bisogno.
“King-dono...”
Kyoryugold piangeva disperato mentre rabbia, odio e disperazione si
avvicendavano nel suo cuore, ghermendolo con artigliate possenti che
lo laceravano ad ogni respiro: aveva nuovamente perso qualcuno di
importante, per l'ennesima volta l'aveva perduto per mano di Deboth.
Nessuno
avrebbe più sofferto, ora, ma lui comunque non aveva
più nulla in
cui sperare.
“Almeno
non abbiamo perso anche te...” disse Yorkland in un sussurro
strozzato.
Amy annuì,
rannicchiata tra Yayoi-chan e Nossan, ma il suo cuore era pesante:
“Però è ingiusto... King... King
è un bugiardo...” singhiozzò
la ragazza, lisciandosi la gonna tutta strappata e bruciacchiata:
“Diceva sempre che siamo un team, una squadra. Che saremmo
morti
assieme o non saremmo morti affatto...” a quelle parole il
suo
cuore minacciò seriamente di creparsi in tanti pezzettini
irrecuperabili.
Ora cosa
avrebbero fatto?
“Non
piangete, giovani guerrieri che avete percorso la via dei grandi
dinosauri!”
La voce
possente di Dantetsu alle loro spalle li fece voltare e, stupefatti,
i guerrieri sopravvissuti videro il padre di King sorridere con
orgoglio, il viso illuminato dagli ultimi scampoli di luce del
tramonto che picchiava direttamente in viso: “Non piangete
per
coloro che non ci sono più, non versate lacrime per i morti
ma
gioite per i vivi.”.
A quelle
parole, Souji non ci vide più e, a larghe falcate, si mosse
verso di
lui; teneva il pugno stretto al fianco, camminare gli recava dolore
al corpo ferito e al cuore a pezzi ma si impose di continuare a
muoversi e di trarre da quel dolore la forza per respirare ancora e
prendere a calci l'uomo dinanzi a sé.
“Torin...”
sussurrò con voce furiosa, muovendo un passo.
“Ramires...”
un altro passo ancora.
“Tessai...”
ormai erano faccia a faccia.
“KING!”
gridò, caricando un pugno poderoso; lo scagliò
quindi con tutta la
rabbia e la forza che aveva e che gli derivava dal dolore in cui era
stato gettato con violenza dalla morte dei suoi amici, nel vuoto
pneumatico dei suoi sentimenti improvvisamente inariditesi per le
troppe lacrime versate.
Dantetsu non
disse nulla ma bloccò con la mano direttamente speculare a
quella
del più giovane quel gancio aggressivo.
“Abbiamo
combattuto assieme... Siamo stati feriti assieme e ci siamo sostenuti
vicendevolmente...” singhiozzò Rippukan, immobile,
con lo sguardo
puntato negli occhi impassibili dell'adulto: “Io piango per
loro,
piangiamo per loro perché nessun altro, oltre a noi,
può farlo,
nessun altro li può ricordare! Piango perchè ho
perso i miei amici
e se anche Deboth è stato sconfitto... Noi... Abbiamo
perso.”
ammise Souji, ormai le lacrime non avevano più freno e lui
cadde in
ginocchio a terra.
“Solo noi
possiamo ricordarli...” ripeté mentre Kirkland,
affrettatosi al
suo fianco, lo abbracciava teneramente.
Dantetsu li
guardò con un lampo di compassione negli occhi.
“Non
piangete, giovani guerrieri.” ripeté egli.
“E di tuo
figlio non ti importa nulla?” chiese Ian con tono tagliente:
“Adesso che lo hai sacrificato, sei soddisfatto?”
aggiunse il
pistolero.
“Capisco
il vostro dolore, ragazzi, ma prima o poi vi renderete conto che
questo vostro rancore e questa vostra rabbia non ha il minimo
significato. Abbiate fiducia, vi sarà tutto chiaro e presto
vi
accorgerete che anche la morte può essere
ingannata.”.
“C-Cosa
vuol dire questo...?” Yayoi e Amy si erano avvicinate
timidamente
ai compagni, Utchii le seguiva senza proferire parola e con lo
sguardo basso; dietro di lui, Nossan aveva gli occhi rossi e le
guance arrossate per le lacrime che non smettevano un attimo di
cadere.
“Lo
vedrete presto. Ricordate di tenere sempre con voi le Juudenchi e
aspettate. Vedrete che queste mie parole non saranno sempre vane alle
vostre orecchie e al vostro cuore.” disse soltanto, prima di
incamminarsi lontano, la schiena voltata verso i ragazzi confusi e lo
sguardo all'orizzonte.
“Tornerà.”
Doctor Ulshade aveva affiancato la nipote, stringendole con forza una
spalla: “Torneranno.” aggiunse, con un enigmatico
sorriso in
volto.
“Nonno,
non riesco a capire...” azzardò debolmente la
nipote con la voce
rotta.
“Non
temete, prima o poi vi sarà tutto chiaro. Daigo-kun
è forte.”.
“Vuoi dire
che...?” Souji si era alzato in piedi con l'aiuto di Ian ed
entrambi guardavano l'anziano loro predecessore con espressione
sbalordita e, forse, anche speranzosa.
“Io non vi
ho detto nulla.” sorrise quest'ultimo: “Andiamo,
Yayoi-chan, ci
sono ancora molte cose da fare.” disse poi, allungando la
mano alla
nipote cosicchè ella la afferrasse.
La ragazza
scosse la testa e, dopo essersi scambiata uno sguardo carico di
promesse con i compagni, accettò il gesto del nonno:
“Tornate a
casa anche voi, ragazzi. Abbiamo molte cose da fare prima che tutto
torni come deve tornare.” concluse.
E mentre i
due Kyoryuviolet si allontanavano lentamente sulla stessa via
percorsa da Dantetsu, sulla piana sassosa rimasero solo Rippukan e
compagni.
“Io voglio
fidarmi di loro.” disse all'improvviso Amy, determinata:
“Voglio
fidarmi delle loro parole.” decretò con decisione.
“E se non
fosse così...?” Ian era insicuro, spaventato quasi.
“Facciamo
come hanno detto, Ian-dono.” Utsusemimaru voleva aggrapparsi
a
quella possibilità con tutto sé stesso: King-dono
doveva essere
vivo, non poteva averli lasciati, non voleva pensare ad una simile
eventualità, non in quel momento che aveva ritrovato la
speranza di
andare avanti.
Souji
sospirò poi prese sottobraccio Utchii e cominciò
a muovere un
timido passo in avanti, sulla medesima strada percorsa in precedenza
dagli altri, poteva seguirne tranquillamente le impronte lasciate
sulla lingua di terra e sabbia che si allungava verso l'orizzonte:
“Torniamo a casa. King tornerà, pensiamo a
questo.”.
“Souji-dono...”
sussurrò il samurai.
“Voglio
credere di poter rivedere King.” disse semplicemente:
“Voglio
pensare che, da qualche parte, lui sia ancora vivo e che stia solo
aspettando il momento buono di fare una delle sue entrate in scena
da eroe.” sorrise malinconicamente.
“E' vero.
Lui è fatto così!”.
Nossan, che
fino a quel momento era rimasto in silenzio, incapace di aprire
bocca, aveva parlato con una vena di pianto nella voce:
“Cerchiamo
di essere ottimisti e torniamo a casa, la città ha bisogno
di essere
rimessa in piedi.” e, per la prima volta in quelle ore, egli
sorrise.
“Well
said, Nossan!” disse incoraggiante Amy con un
saltello.
“Allora
faremo così. E quando King tornerà, lo prenderemo
a calci.”
propose Ian.
“Ci sto.”
disse soltanto Souji: “Così imparerà a
farci preoccupare così.”.
“Che ne
dite di venire da me per stasera? Non ho voglia di restare da
sola.”
“Dobbiamo
prima dare una rattoppata a Utchii prima che ti sanguini sui tappeti,
Amy-chan.”
“Gentle
sarà più che felice di farlo.”
Con i cuori
relativamente più leggeri, i ragazzi si incamminarono,
abbracciati,
verso casa, non prima però di avere alzato lo sguardo al
cielo che
incominciava a trapuntarsi di stelle e aver pronunciato una promessa
silenziosa ad esso e alla persona che, lo sentivano ormai
chiaramente, chiamava a gran voce i loro nomi e li urlava attraverso
lo spazio siderale, donando loro un sorriso capace di spezzare anche
le tenebre più fitte.
“Noi ti
aspetteremo finchè vorrai, King... Ma ti preghiamo, torna da
noi...”.
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