Il virus
Il
virus.
Jethro
Gibbs entra nel parcheggio sotterraneo dell’edificio del NCIS e cerca un posto
per parcheggiare, oggi è in ritardo, al mattino presto quando arriva lui non ci
sono mai problemi di parcheggio, ad un certo punto nota un posto vuoto, ma appena
accenna ad avvicinarsi si accorge che c’è già una macchina che si avvicina,
così si ferma, l‘auto s’infila nel posto libero, dopo di che ne esce il
direttore Jennifer Shepard.
Gibbs
sorride e si avvicina, abbassa il finestrino e attira la sua attenzione, “Jen,
se arrivo in ritardo in ufficio è colpa di una donna che mi ha appena rubato
l’unico posto libero.”
Jen
si gira e sorride a sua volta, “Potevi sfoderare il tuo fascino, forse quella
donna ti avrebbe lasciato il posto…”
“Non
spreco il mio fascino per un parcheggio, ma potrei chiedere a quella donna se
viene a cena con me una di queste sere…” Gibbs va a cercare un atro posto.
Jen
sorride e si reca all’ascensore, quando sale schiaccia il bottone del suo
piano, poi sentendo il rumore di passi che si avvicinano mette la mano sulla
fotocellula per aspettare la persona che sta arrivando, dopo qualche secondo
arriva Gibbs.
Jen
sorride, “Trovato un posto?”
“Già,
e forse anche compagnia per cena…” Gibbs schiaccia il pulsante del piano già
selezionato.
Jen
lo guarda, “Cosa ci vieni a fare al mio piano?”
Gibbs
schiaccia il pulsante del piano più basso, “Volevo accompagnarti, ma forse non
era una buona idea.” Fissa la porta che si chiude e non aggiunge altro.
Jen
sente il profumo del caffè che lui ha immancabilmente in mano.
Arrivati
al piano dove c’è l’unità operativa lui scende dicendo, “Buona giornata
Direttore.”
Certo
che Gibbs sa come far sentire in colpa una persona, lei poteva farsi
accompagnare fino al piano superiore.
Quando
scende dall’ascensore guarda giù e vede Gibbs che schiaffeggia DiNozzo sulla
nuca, l’agente più giovane deve aver detto una delle sue solite battute.
Jen
si sofferma a guardare la squadra, DiNozzo e Ziva si stuzzicano come due
ragazzini, McGee li guarda e dice loro di comportarsi da adulti, Abby, che
arriva in quel momento, posa una busta sulla scrivania di Gibbs e aspetta che
lui la apra, lo guarda con occhi adoranti, come una figlia guarda i padre che
ai suoi occhi è un supereroe, è così che Abby vede Gibbs, lui di sicuro la vede
come una figlia da tenere sotto la sua ala protettiva, Gibbs legge il contenuto
della busta, si alza e da un bacio sulla nuca ad Abby che va via contenta, poi
Gibbs consegna la busta a DiNozzo.
Jen
decide di andare nel suo ufficio, in fondo ha del lavoro da fare.
Il
telefono sulla scrivania di Gibbs, suona, “Gibbs:”
Dopo
che ha riattaccato il telefono si alza, “DiNozzo…” Tony si alza di scatto,
qualcosa da fare? Un nuovo caso? Sempre meglio che stare qui e non avere niente
da fare.
“Si
capo…”
Gibbs
sorride, “Vado un attimo sotto da Ducky che ha bisogno di me…” Tony è deluso.
Quando
Gibbs arriva in sala autopsie trova Ducky alla scrivania che riempie moduli.
“Ducky,
cosa posso fare per te?”
Il
medico alza lo sguardo, “Potresti riferire al Direttore che il mio assistente
sta diventando ogni giorno più bravo.”
Gibbs
lo fissa stupito, “Non è una cosa che dovresti fare tu? In fondo sei il suo
supervisore.”
Ducky
si alza e mette una mano sulla spalla del suo amico, “Amico mio, vi ho visti
prima nel garage, penso che tu abbia più influenza di me…”
Gibbs
sorride, “Che cosa fai? Mi controlli? Mi spiace non credo di avere molta
influenza con lei, almeno non più…”
Con
questo si allontana un po’, ma il suo cellulare squilla, “Gibbs.” La sua solita
risposta secca, “Ciao Jen…” Guarda Ducky che sta sorridendo, “Arrivo subito.”
Chiude la comunicazione e guarda il suo amico, “Non dire nulla…”
Ducky
osserva il suo amico che va via, “Non potrò parlare, ma il tempo mi darà
ragione ragazzo mio…”
Prima
di andare al piano superiore all’ufficio del direttore, Gibbs di ferma dalla
sua squadra, “Tutto a posto ragazzi?” Senza aspettare sul serio una risposta
guarda se sulla sua scrivania ci sono messaggi e poi sale le scale.
Come
sempre saluta Chintya, la segretarie ed entra senza bussare, trova Jen che
guarda fuori dalla finestra.
“Volevi
vedermi?”
“Jethro,
ti chiedo scusa…” Jen lo guarda un attimo poi riporta lo sguardo fuori della
finestra.
Gibbs
è un po’ spiazzato, “Per cosa?” Non sa cosa aspettarsi.
“Per
il mio comportamento di prima in ascensore, mi perdoni?”
Jen
questa volta lo guarda negli occhi, lui la guarda e poi sorride, quel sorriso
speciale che fa impazzire le donne, Beh, a lei succede sempre.
“Jen…”
Si avvicina e le prende la mano “Non hai nulla da farti perdonare, almeno non oggi…”
Si avvia alla porta e la apre, “Ah dimenticavo, per la cena? Quando sei
libera?”
E’
fermo con la mano sulla maniglia, lei sorride, “Già la cena… Stasera?”
Lui
apre di più la porta, “Quando hai finito vieni giù, ti aspetto.”
Quando
Gibbs va via lei si siede alla scrivania e chiama la sua segretaria, “Chintya,
annulla i miei appuntamenti del tardo pomeriggio, questa sera ho un impegno e
non voglio sorprese.”
Chintya
sorride, ha sentito l’ultima parte di comunicazione tra il suo capo e Gibbs,
“Va bene, devo avvisare l’autista?”
“No
sono venuta con la mia macchina questa mattina.”
La
sera Gibbs guarda l’orologio per l’ennesima volta, ‘ma quando scende?’
DiNozzo
si alza, “Capo, io vado, ci vediamo domani.”
Gibbs
lo guarda andare via e si accorge che l’ufficio è vuoto, gli altri sono andati
via senza che lui si accorgesse.
Dopo
qualche minuto scende Jen, forse ha aspettato che l’ufficio fosse vuoto.
“Andiamo?”
Gibbs
si alza dalla scrivania e spegne le luci, “Hai un posto dove vuoi andare?”
“No,
decidi tu.”
Entrano
in ascensore e si dirigono al garage, quando si avvicinano alla macchina di
Gibbs vedono passare a vecchia Morgan di Ducky che li saluta con un colpo di
clacson.
Gibbs
sorride, ‘Già… Mi controlla’
Dopo
venti minuti Gibbs parcheggia davanti a un ristorante italiano.
Quando
entrano Jen si guarda intorno e ha un brivido, i tavoli sono occupati tutti da
coppie, anche loro sembrano una normale coppia che va a cena, il ristorante è
abbastanza pieno e le persone li guardano, il cameriere li accompagna, quando
passano accanto ad un tavolo, lei si sente chiamare, “Jennifer…”
Quando
si gira riconosce l’ammiraglio Foster in compagnia di una signora, l’uomo si
alza e le stringe la mano, “Ciao Jennifer, come stai? Conosci mia moglie
Stephany?” Indica la donna seduta al suo tavolo.
Jen
stringe la mano alla donna, “Forse ci siamo viste a qualche serata, come sta
signora Foster?” Poi si rende conto che entrambi stanno guardando Gibbs che si
è tenuto un po’ in disparte, ‘come deve
presentarlo? Amico o collega?’
“Signora
Foster, David… Vi presento Jethro Gibbs…”
Gibbs
sorride, Jen ha appena evitato di chiarire il loro rapporto, si avvicina e
stringe le mani, “Ammiraglio, signora…”
Poi
si allontanano per raggiungere il cameriere che li aspetta accanto ad un
tavolo. La serata è molto piacevole, passano il tempo a chiacchierare di molte
cose, Jen sorride di come lui si illumina quando parla dei ragazzi
dell’ufficio.
Quando
Gibbs accompagna a casa Jen ferma la macchina davanti a casa, spegne il motore,
scende e l’accompagna alla porta, “Jethro, grazie… è stata una piacevolissima
serata.”
Lui
sorride, “Sono contento che tu mi abbia rubato il posto stamattina, buona notte
Jen.” Si avvicina e la bacia sulla guancia, si sofferma un po’ sul gesto poi si
allontana, a metà strada dalla sua auto si gira, “Ti serve un passaggio per
domani?”
Jen
pensa, ‘perché no, in fondo la sua auto è
in ufficio.’
“Si
grazie, a che ora passi?”
Jethro
sorride a quello che pensa, ‘Potremmo
svegliarci insieme domattina.’
“A
che ora devi essere in ufficio? Alle otto ti va bene?” Lui di solito ci va
prima, ma lei arriva sempre per le otto e mezza.
“Va
benissimo, buona notte Jethro.”
Lei
entra in casa e chiude la porta, ‘Avrei
potuto svegliarti io domattina con un caffè…’
Il
mattino dopo alle otto meno dieci Gibbs suona alla porta di Jen e la trova
pronta.
Lei
lo guarda e nota che ha gli occhi stanchi, “Hai lavorato alla tua barca
stanotte?”
Lo
conosce molto bene.
“Si,
fino alle quattro di questa mattina, non riuscivo a dormire, e tu cosa hai
fatto per avere un viso così stanco?”
Lei
sorride, anche con un buon trucco non riesce ad ingannarlo.
“Ho
letto, non avevo sonno.”
Il
viaggio fino in ufficio avviene in silenzio, entrambi sono immersi nei propri
pensieri.
Appena
arrivati al parcheggio Gibbs si guarda intorno, “Forse oggi riesco a trovare
subito un parcheggio…”
Jen
ride.
Quando
arrivano all’ascensore trovano il dottor Mallard in attesa.
“Jethro,
direttore…”
“Ducky…”
Jen arrossisce, ‘dopo che ieri sera ci ha
visto andare via insieme cosa penserà nel vederli arrivare insieme?’
“Ducky,
in ritardo oggi?” Gibbs lo fissa.
Il
dottore lo guarda negli occhi, “Avevo una commissione da fare…”
Poi
finalmente arriva l’ascensore.
Arrivati
al piano dell’obitorio il medico scende, “Ah Jethro, appena puoi vieni giù, ti
devo parlare…”
Le
porte si chiudono lasciando fuori un più che divertito dottore.
Jen
si accorge di non aver parlato e di non aver nemmeno alzato lo sguardo, “Ieri
ci ha visto andare via insieme…”
Gibbs
la guarda, “Già, cosa avrà pensato…” E’ in qualche modo divertito anche lui, sa
che quando andrà giù da suo amico subirà il terzo grado.
Quando
arrivano al piano della squadra scendono entrambi, i ragazzi sono già presenti
e alzano lo sguardo quando li vedono arrivare, “Capo.” E’ quasi un coro.
“Buongiorno
direttore.” Come sempre McGee è il più educato.
DiNozzo
e Ziva accennano col capo, anche se Ziva sorride, come ogni volte che vede Jen
in compagnia di Gibbs, sa quanto lei tenga al loro capo…
Gibbs
si siede alla sua scrivania e Jen prosegue per salire le scale che portano al
suo ufficio, “Ci vediamo dopo.”
Gibbs
accenna col capo ed inizia a leggere gli avvisi che ha trovato sulla sua
scrivania, “DiNozzo…” Aspetta che Tony lo guardi, “Nulla? I criminali sono
tutti in vacanza?”
Tony
si alza e si avvicina alla scrivania de suo capo, “Si capo, per ora tutto
tranquillo.” Cerca di sbirciare i messaggi di Gibbs.
Anche
se Gibbs non lo guarda lo conosce molto bene, “Tony…” DiNozzo si tira su di
scatto per non far vedere che cerca di leggere.
“Si
capo…”
“La
prossima volta puoi leggere tranquillamente i miei messaggi prima del mio
arrivo, così potrai cestinare quelli non interessanti ed evitare un
torcicollo…”
DiNozzo
va a sedersi alla sua scrivania, ‘Beccato…’
Gibbs
si alza, “Vado a prendere un caffè…”
Entra
nella caffetteria all’angolo e prende un caffè per lui e uno di quelli speciali
per Abby.
“Ciao
Gibbs.” La ragazza alla cassa gli da il resto.
“Ciao
Linda, buona giornata.”
Quando
rientra nell’edificio del Ncis va direttamente in laboratorio da Abby.
“Gibbs…”
Appena entra Abby gli corre incontro e lo abbraccia, “Ho bisogno di un
consiglio.” Corre nel retro ed esce con in mano due giacche nere, “Quale ti
piace di più?”
Per
Gibbs sono entrambe uguali, ma conoscendo Abby e le sue stravaganze , sa che di
certo ci devono essere delle piccole differenze.
“Quello
alla tua destra.” La bacia sulla guancia e va via.
Sull’ascensore
decide di andare all’obitorio da Ducky, prima o poi dovrà affrontare il suo
amico, quando arriva trova Palmer con una pila di fogli in attesa
sell’ascensore.
“Palmer…”
Si fa da parte e cede il passo al giovane dottore.
“Grazie,
agente Gibbs…”
Quando
entra Ducky alza lo sguardo e sorride, “Jethro…”
Dal
tono di voce vuole dire tutto e niente.
“Donald…”
Gibbs usa il nome proprio del medico, in fondo anche lui è divertito.
“Amico
mio, se stasera non hai impegni vorrei gustarmi un buon picchiere di whisky con
te a casa mia.
“Verrò
volentieri a casa tua Ducky.”
La
giornata passa senza nuovi casi e tutti ne approfittano per mettere a posto
cose vecchie lasciate in disparte.
Alla
sera a casa di Ducky i due amici passano una piacevole serata, il medico
continua a stuzzicare il suo amico, e Gibbs continua a negare che tra lui e Jen
ci sia altro, oltre l’amicizia.
Il
giorno dopo Gibbs arriva in ufficio e scopre di essere il primo, legge i
messaggi e ne scrive uno, ‘Tony… voglio
trovare un caffè sulla mia scrivania quando ritorno…” Lo mette come secondo
biglietto e va su nell’ufficio di Jen.
Lei
è arrivata presto quella mattina, non è riuscita a dormire, è passata da Gibbs con
la scusa di alcuni documenti da firmare ma lui non era a casa, ‘chissà dove era?’
Jen
sente aprire la porta e guarda su dalle carte che sta leggendo. “Gibbs…”
“Direttore…”
Jen
lo guarda, “Cosa vuoi?”
“Sapere
come stai, e vedere cosa vuoi tu, dato che ho trovato un biglietto sulla mia
scrivania con scritto che volevi vedermi…”
Jen
continua a guardarlo, “Non ti ho lasciato nessun biglietto, forse ti sei
sbagliato, ma ho visto Ducky seduto alla tua scrivania poco fa…”
Gibbs
sorride, ‘E bravo Ducky…’
“Già
forse mi sono sbagliato…” Esce senza aggiungere altro.
Quando
ritorna alla sua scrivania sorride nel vedere che c’è un bicchiere di caffè che
lo aspetta, ‘Bravo DiNozzo, vedo che hai
capito…’
La
giornata procede senza grosse novità, sono tutti impegnati a sbrigare rapporti
e scartoffie lasciate indietro nelle giornate più indaffarate.
DiNozzo
sta finendo di compilare un rapporto ed è discretamente felice, oggi è venerdì
e forse tanto per cambiare se non appaiono nuovi casi potrà uscire ad un orario
decente e andare in qualche locale.
Ad
un certo punto vede che McGee si alza dalla sua scrivania e con aria
preoccupata dice, “Capo si sente bene?”
Tony
segue lo sguardo di McGee che ha la scrivania proprio di fronte a quella di
Gibbs, infatti pare che Gibbs non stia molto bene, ha il viso sudato e fissa il
vuoto.
Anche
Ziva si è alzata e si avvicinano tutti alla scrivania del loro capo, Tony mette
una mano sulla spalla di Gibbs, “Capo?”
Ora
Gibbs trema e quando lo guarda si capisce che fa fatica a mettere a fuoco la
vista, “Non so… Male alla… testa…” Fatica a parlare, Tony lo guarda e poi si
rivolge a McGee, “Pivello, chiama Ducky e digli di venire su.”
Ad
un certo punto Gibbs inizia a tremare visibilmente, tanto che Tony lo afferra
prima che cada dalla sedia, “McGee aiutami, lo corichiamo in terra.” Afferrano
Gibbs che ora trema tantissimo, è in preda a delle convulsioni, tanto che Tony
fatica a tenerlo, teme che si faccia del male contro la scrivania, “Ziva chiama
un’ambulanza!”
Quando
arriva Ducky si rende subito conto che la situazione è seria, ci sono DiNozzo e
McGee che faticano a tenere fermo Gibbs che si dibatte per le convulsioni,
“Attenzione che non si faccia male, avete chiamato un’ambulanza?”
Ziva
si avvicina, “L’ho chiamata io, arriva.”
Intanto
Jenny Shepard ha sentito confusione e si è affacciata alla balconata e quando
si rende conto che sono tutti intorno alla scrivania di Gibbs corre giù per le
scale in preda al panico.
Quando
si avvicina sente Ducky che parla, “Deve avere la febbre molto alta, finché non
sappiamo che tipo di virus o malattia lo ha contagiato, mettiamo l’ufficio in
quarantena, non sappiamo se c’è rischio biologico.”
Jenny
accenna col capo e fa chiudere gli accessi, appena arrivano gli addetti
dell’ambulanza sono già equipaggiati con tute asettiche e ne hanno portata una
per Gibbs, Ducky gli ha intanto somministrato un calmante ma continua ad avere
le convulsioni, aiuta i paramedici a sistemare Gibbs e appena lo hanno portato
via guarda Jenny, “Non capisco cosa possa avere, ma finche non siamo sicuri
dobbiamo tenere la zona isolata, preleverò dei campioni di sangue da tutti noi
e li mando ad analizzare.”
Jen
è molto spaventata. “Cosa può essere Ducky?” Le trema la voce.
“Non
lo so Jen, dobbiamo aspettare gli esiti degli esami.”
A
tutti viene preso un campione di sangue e portato in laboratorio analisi, dopo
circa mezzora chiamano Ducky dicendo che sono tutti puliti, mentre per Gibbs si
tratta di uno strano virus che non è ancora stato isolato, Ducky raduna la
squadra per metterli al corrente, “Allora, noi siamo a posto, gli esami sono
negativi, mentre per Gibbs si tratta di una strana forma virale, dagli esami
risulta che è un ceppo che si avvicina molto a una forma di sifilide, quindi
dovrebbe essere trasmissibile con rapporti sessuali e scambio di sangue,
mettiamoci al lavoro e cerchiamo di scoprire chi possa aver avuto rapporti
intimi con Gibbs nei passati sei mesi, io tra poco vado in ospedale per vedere
come sta.”
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