Gone with the Wind
Gone
with the Wind
Oggi sono dell’umore: “voglia di lavorare saltami addosso
che mi sposto più in là”.
Oddio, non è che non abbia voglia di andare al lavoro, non
ho proprio voglia di lavorare, il che è diverso! La semantica è tutto!
Sarà che oggi devo girare con Jesse o sarà che devo fingere
di avere una certa intimità con lui, ma la cosa mi risulta difficile da quando
ormai ci salutiamo a malapena e stare a stretto contatto con lui mi rende
nervosa e sento di non riuscire a dare il meglio di me.
Jesse è un caro ragazzo, molto gentile e premuroso fin quasi
alla nausea, ma è testardo come un mulo! Ecco che cosa ha rovinato quello che
doveva essere il matrimonio dell’anno! Lui voleva che ci trasferissimo in
Australia alla fine di House MD e che i nostri figli crescessero là, lontano da
questa vita consumistica e … com’era che aveva detto? Ah già! Poco libera. Voleva
che potessero andare in bicicletta per strada e che per merenda scegliessero
una mela. Forse sarò strana io, ma nonostante abbia passato la mia infanzia in
questi Stati Uniti d’America dove niente è più sano, in bicicletta sono andata
ovunque fino a quando non ho potuto permettermi un’auto e per quanto riguarda
le mele … quale bambino sano di mente sceglie una mela come merenda?
Ok, Los Angeles probabilmente non è una città adatta alla
bicicletta, ma Santa Monica, Santa Barbara o anche Monterey sarebbero state
delle cittadine tranquille immerse nel verde adatte per far crescere un
qualsiasi bambino, ma lui non ha voluto sentire ragione. In effetti, nemmeno io
ho voluto cedere, ma io voglio i miei figli vicino e poiché ritengo che anche la
mia carriera sia importante, almeno per ora non sono disposta a ritirarmi a
vita privata, così ho deciso di non cedere su questa questione.
Ok, è vero, non ho ancora dei figli, eppure dentro di me
sento il mio orologio biologico ticchettare inesorabilmente verso una vita
priva di tali gioie. Lo so, ho solo 29 anni (voi dite che sono ancora nel fiore
degli anni, io non ne sono più così sicura), ma avere dei figli lo sento come
un impellente desiderio straziante. Mi hanno detto che è l’istinto della
sopravvivenza della specie a crearmi questa sensazione, eppure non riesco a
combatterla efficacemente così mi sono ritrovata a comprare un cucciolo di
cane, la mia piccola Ava, che mi insegue ovunque. I colleghi scherzando dicono
che è la mia ombra e in tutta onestà non posso dar loro torto: occupandomi di
lei, sento un po’ meno pressante il desiderio di avere un bimbo mio tra le
braccia. Ma qui sorge un altro problema: non voglio avere un figlio dal primo
che capita; voglio un figlio da una persona specifica con tanto di primo,
secondo e terzo nome, cognome e se non erro, dotato pure di un titolo
nobiliare!
È proprio necessario il nome?
Io penso di no, quindi per il momento, lo tengo per me. Se
non avete capito chi è, primo siete tonti e secondo forse non avete nemmeno
capito chi io sia.
Lui è il motivo che mi spinge ogni giorno a fare oltre
un’ora e mezza di strada per arrivare agli studios quando mi basterebbero
quindici minuti nella direzione opposta per poterlo incontrare.
Lo specchio mi dice che sono carina, so di esserlo, me lo
dicono da quando avevo 14 anni e Richard Gere mi ha voluto accanto a sé per
essere la sua bambina sulla schermo, eppure per “lui” sembra che io non esista.
O meglio, a volte ho come l’impressione che mi fissi mentre sto facendo
dell’altro, che i suoi occhi mi seguano mentre mi sposto da una parte all’altra
del set, addirittura a volte ho l’impressione che con solo uno sguardo possa
strapparmi di dosso tutti i vestiti, ma altre volte sono come un fantasma e mi sento
che mi ignora quasi fossi una mosca fastidiosa che per caso si è trovata a
passare sulla sua strada.
E allora?
E allora io divento esuberante, parlo ad alta voce e rido
come una scema solo per farlo voltare verso di me, mentre nel mio intimo mi do
dell’adolescente idiota, ma non riesco a fermarmi e non mi accontento di avere
il suo sguardo su di me, così mi ritrovo a toccarlo senza che io abbia ordinato
alle mie mani di muoversi.
Dio! È così frustrante!
Penso di averlo sorpreso la prima volta che si è ritrovato
le miei mani addosso, la sua espressione era sorpresa e stupefatta, ma col
passare del tempo sembra essersi abituato al mio tocco e la cosa mi manda in
estasi.
Qualche giorno fa sono venuti ad intervistarci per le
nomination agli Emmy e io mi sono comportata come al solito, o almeno così pensavo
… ma quando mia sorella mi ha costretto a rivedermi, mi sono stupita di quante
volte l’ho toccato e di quante volte lui mi ha guardato sorridendo, mi sono
sentita morire per la vergogna, sembrava che avessi scritto in faccia: io amo
Hugh Laurie!
Ops … mi è sfuggito, così adesso lo sapete tutti.
Ebbene si! Io mi sono ritrovata innamorata del mio brillante
collega Hugh Laurie e nemmeno so come sia successo.
Inizialmente c’era sicuramente ammirazione per la sua
bravura, per la sua pazienza e per la sua estrema precisione, ma più il tempo
passava e più mi sono ritrovata attratta da lui in quanto uomo. Mi hanno attirato
le sue insicurezze, i suoi timori, le sue paure e anche le sue piccole manie
hanno fatto la loro parte. Non posso dire il momento preciso in cui è successo,
ma è successo e ho mandato a rotoli il mio futuro che avevo attentamente
programmato a tavolino.
Qualcuno dirà che è stato quando ci siamo baciati, quel
mattino del 2 gennaio 2007. Io non penso. Avevo avuto da pochi giorni una
romantica richiesta di matrimonio in francese dal ragazzo perfetto per me. Il
fatto che io non avessi capito una parola di quello che mi aveva detto Jesse
mentre guardavamo Parigi dall’alto della torre Eiffel non aveva minimante
scalfito il romanticismo del momento, eppure, rivisto con il senno di poi, forse avrei dovuto capire che Jesse ed io non
ci conoscevamo come pensavo io.
Ma stavamo parlando di quando mi sono accorta di essere
innamorata di Hugh … ebbene me ne sono accorta quando gli ho detto quelle
fatidiche parole nell’ultima puntata della terza stagione: I’ll miss you.
Mi sono accorta che erano reali e che invece di dirgli che
mi sarebbe mancato, avrei voluto urlargli in faccia che lo volevo lì,
direttamente sulla scrivania, davanti a tutti, ma non l’ho fatto perché pensavo
di essermi immedesimata troppo nel ruolo di Cameron e così ho cercato di
buttarmi tutto alle spalle continuando i preparativi per questo matrimonio
pantagruelico e pianificando i miei viaggi di lavoro in Europa, ma non è
servito a nulla.
Le piccole manie di Jesse, il suo essere molto controllato,
il suo voler tornare in Australia mi irritavano, ma ho cercato di ignorare
quelle sensazioni e mi sono detta che era un momento passeggero, che tutto si
sarebbe dissolto nel fatidico momento del si. Ah che errore! Non ricordo
nemmeno bene com’è cominciato il discorso sull’educazione dei figli e del dove
andare a vivere dopo House MD (oddio … ci sarà un dopo House?), ma in men che
non si dica ci siamo ritrovati su fronti opposti con nessuno dei due disposti a
cedere. Abbiamo continuato a fingere che tutto fosse perfetto come la carta patinata
delle riviste ci presentavano, siamo andati a numerosi eventi, ci siamo fatti
fotografare vicini, ho sbandierato il mega diamante che mi aveva regalato, ma
ormai era solo una facciata e io non ho più resistito. Abbiamo litigato
furiosamente e se non ricordo male devo anche avergli tirato qualcosa addosso,
ma alla fine abbiamo concordato che tutto era concluso. I nostri agenti ci
hanno consigliato di aspettare, di riprovare, di andare da un terapista, ma
entrambi sapevamo che tutto questo era soltanto un rinvio dell’inevitabile così
abbiamo rifiutato ogni loro proposta. L’unica proposta che abbiamo accettato è
stato di rimandare l’annuncio ufficiale della rottura per permettere agli
autori di modificare un poco i nostri copioni e ai fan di digerire la nostra
separazione.
In realtà, dopo aver avuto un colloquio in stile cuore in
mano con la mia assistente, sono venuta a sapere che su internet ci mancava
poco che lo champagne scorresse a fiumi perché i fan lo vedevano come un
avvicinamento possibile a Hugh. Sono rimasta basita, non sospettavo minimamente
che i fan potessero anche solo pensare una cosa del genere, ma ancora una volta
la mia assistente mi ha aperto gli occhi e mi ha fatto leggere dei racconti che
si chiamano Real Person Fic, ne sono uscita con il viso in fiamme e il cuore
che batteva a mille.
Ero stata scoperta!
Ancora una volta la mia assistente è venuta in mio aiuto e
mi ha detto che ne esistono altre con Hugh e Lisa come protagonisti e allora
sono tornata a respirare, il mio segreto era salvo!
Un’ultima occhiata allo specchio per vedere se ho sbaffi di
dentifricio, afferro le chiavi dell’auto e sono pronta per affrontare un’altra
giornata di lavoro. Tra un paio di giorni chiuderemo il set per la pausa estiva
e non so se essere felice o meno della cosa. So che Hugh tornerà a Londra dalla
sua famiglia, mentre io non ho ancora fatto dei piani chiari in merito. C’è il
matrimonio di Robert e poi ho quell’impegno in Texas, ma penso che il resto
dell’estate lo trascorrerò a San Diego a fare un po’ di surf, anche se in
effetti dovrei tornare a Chicago dalla mia famiglia, ci penserò quando sarà il
momento e magari sentirò che cosa intendono fare mia sorella e suo marito.
Sono arrivata agli studios e noto che tutti mi stanno
guardando in modo strano. Avevo controllato, non avevo sbaffi di dentifricio, che
mi sia sporcata mentre bevevo il mio frappuccino che ho preso da Starbucks?
Individuo la mia assistente e con un cenno della mano attiro la sua attenzione.
Anche lei ha quella faccia sorpresa che hanno tutti.
“Ciao! Perché hai quella faccia? Ho una macchia sulla
camicetta?” – Chiedo mostrando il mio miglior sorriso.
Vedo che si stropiccia il bordo della camicia, è nervosa,
cattivo segno. – “Non ti hanno avvisato che oggi non giri?” – Mi dice turbata.
La mia espressione deve essere di stupore assoluto perché la
vedo fare quasi un balletto sul posto. – “Non mi hanno detto nulla. L’hanno
rimandata? Jesse ha dei problemi? Gli sceneggiatori hanno deciso di cambiare le
nostre battute?” – Chiedo io vagliando ogni tipo di possibilità.
Lei diventa ancora più imbarazzata, non sa dove guardare. –
“A dire il vero è stata annullata.” – Con un sussurro che la brezza mattutina
sembra volersi portar via.
Devo avere un’espressione shockata, perché vedo che non sa
dove posare gli occhi e certamente evita il mio volto. – “Chi è stato? David?
Brian? Kate?” – Nominando le persone più probabili che possono fare il bello e
il cattivo tempo sul set.
Lo sguardo della mia assistente viene distratto dal rombo di
una Harley Davidson che proprio in quel momento sta passando alla mia sinistra.
Vedo che indugia sull’uomo anche quando entra nel suo trailer e un dubbio mi
assale. – “E’ stato Hugh?” – Sono stupefatta. – “E’ stato lui a togliermi anche
questa scena?” – Chiedo incredula mentre il tono della mia voce si alza di
un’ottava, forse più.
Un cenno del capo da parte di lei e mollo tutto. Ho bisogno
di parlargli, ma già mentre faccio i primi passi comprendo che non parlerò:
urlerò tutta la mia frustrazione. Dopo una quarta stagione costretta a fare la
comparsa non sono disposta a ripetere questa performance nella quinta.
Arrivata al suo trailer non busso nemmeno, probabilmente
devo aver dimenticato le buone maniere. Apro la porta con così tanta forza che
ho quasi l’impressione di strapparla dai cardini e il lato umoristico dentro di
me non sembra essere morto quando mi chiedo se in quel momento sono verde come
Hulk.
Faccio qualche passo all’interno del trailer e mi trovo davanti
uno Hugh attonito con solo i jeans addosso.
“Ciao Jen. Vedo che hai dimenticato le buone maniere.” – Mi
dice con il suo tono calmo e pacato, come se nulla lo sconvolgesse, men che
meno la mia presenza nel suo santuario.
Per un attimo mi sento intimorita e perdo un poco della
rabbia che mi aveva spinto fino a lì, ma quando lo vedo prendere con noncuranza
il suo pacchetto di sigarette qualcosa dentro di me scatta nuovamente e mi
ritrovo a meno di mezzo metro da lui, con le sue sigarette accartocciate in una
mano.
L’espressione di lui è impagabile. Sembra un ragazzino
spaventato sorpreso a fumare nei bagni della scuola. Mi ritrovo a puntargli un
dito sul petto nudo. – “Tu non hai il diritto di boicottarmi!” – Dico a voce
alta e apparentemente ferma. – “Per un anno ho fatto la brava ragazza e ho
detto sempre di si ai tagli delle mie scene, ad essere relegata a fare il ruolo
di comparsa, ma adesso basta! Se non vuoi lavorare con me, dimmelo! Mi faccio
rescindere questo maledetto contratto e vado a fare altro.” – La mia voce sta
diventando stridula e per quanto io cerchi di non mostrare la mia debolezza, mi
ritrovo a tremare dalla testa ai piedi mentre marcio apparentemente minacciosa
su di lui.
Devo fargli paura sul serio, perché continua a camminare
all’indietro con quell’espressione colpevole in volto. I polpacci di lui
toccano il materasso mentre io continuo ad avanzare con il mio indice
minaccioso puntato sul suo petto, l’unica cosa che può fare per cercare di
sfuggirmi è sedersi sul letto e sperare che io non decida di camminargli
addosso con i miei tacchi aguzzi.
“Amo Cameron! Amo il mio personaggio. Lo amo nonostante
tutti gli stravolgimenti che le hanno fatto e proprio perché lo amo voglio fare
bene il mio lavoro! Ma non posso farlo se vengo continuamente ostacolata.
Capisco il mercato, capisco le logiche di potere, ma non capisco perché anche
tu adesso mi voglia intralciare in questa maniera.” – Prendo fiato, non urlavo
così tanto dall’anno scorso. – “Tu mi hai deluso.” – Dico con un sussurro,
mentre lo sconforto prende il posto della rabbia.
Le braccia mi ricadono lungo i fianchi e mi sento come se
tutta la forza che era dentro di me se ne fosse fuggita via con quello sfogo.
Vedo la sua espressione cambiare, non sembra più spaventato:
sembra solo infinitamente triste.
Mi afferra una mano. Il movimento inizialmente è brusco
eppure il tocco è delicato. Penso che sia la prima volta in cui c’è un contatto
fisico tra noi iniziato intenzionalmente da lui e mi sorprendo di trovarlo
piacevole, anche se nulla dovrebbe esserlo in questa situazione.
“Jen, mi spiace …” – Inizia tentennante. – “Avevo capito che
non gradivi molto questa scena con Jesse.”
Ancora un poco di rabbia mi sostiene. – “Non sono una
ragazzina da proteggere Hugh! Sono una professionista e anche Jesse lo è, i
nostri problemi personali rimangono fuori da questo set, è un impegno che ci
siamo presi ed intendiamo rispettarlo. Non sta a te decidere che cosa gradisco
o meno. Nessuno mi ha aiutato quando ho dovuto interpretare Cameron che si offriva
a Chase, anzi, tutti siete rimasti in disparte sorridendo perché non capivate
quale fosse il problema. A volte mi sono chiesta se mi immedesimavo troppo in
Cameron, ma a quanto pare siete voi a soffrire di questa sindrome di
immedesimazione. Voi avete deciso che Cameron e Chase dovevano corrispondere
inequivocabilmente a Jen e a Jesse, senza chiederci nulla, senza domandarvi chi
siamo nella realtà. Quando sono sul set sono Cameron e non permetto alla mia
vita privata di interferire con il mio lavoro, quindi impara a farti gli affari
tuoi e dillo anche ai tuoi amici.” – Gli rimetto in mano il pacchetto di
sigarette che ho accartocciato con rabbia. – “Te le ripagherò.” – Dico io
mentre libero la mia mano dalla sua presa, ora ho bisogno di una doccia e forse
di una sessione di boxe.
Mi giro e vado verso l’uscita strascicando i piedi sulla
moquette, mi sento come appena uscita da una lavatrice.
Sono quasi alla porta quando mi sento abbracciare da dietro
e un sussurro delicato arriva nelle orecchie. – “Mi spiace … mi spiace.”
Mi blocco. Che sta succedendo? Sono ancora forse nel mio
letto e tutto questo è solo un sogno, oppure è reale e lui mi sta abbracciando
veramente?
“Mi spiace … mi spiace.” – Continua a ripetere come una
cantilena, mentre la sua stretta diventa quasi invadente.
Sposto un poco il capo e vedo le sue labbra a pochi
centimetri dalla mia pelle. Non so cosa mi stia prendendo, ma una forza
sconosciuta sembra comandare le mie azioni e mi ritrovo a posare lei mie labbra
su quelle di lui.
Sono calde come questa giornata di fine luglio, sono morbide
come la panna fresca e dolci come lo zucchero filato.
Lui non si ritira come avevo immaginato, ma le appoggia con
maggiore forza e un fuoco mi si scatena dentro. Mi ritrovo ad abbracciarlo
mentre le nostre labbra continuano a toccarsi ripetutamente, ancora e ancora.
Entrambi abbiamo gli occhi chiusi: forse abbiamo paura che guardandoci negli
occhi tutto questo finirà.
Mi stringe a sé, facendomi sprofondare il viso nel suo
torace nudo. – “Sono un egoista Jen.” – Bisbiglia accarezzandomi la schiena. Io
rimango in silenzio, voglio sentire che ha da dirmi. – “Non l’ho fatto per te.”
– Mi dice ancora tenendomi più stretta. – “L’ho fatto solo ed unicamente per
me.”
Il mio cuore fa una capriola. Io aspetto, ma lui sembra aver
deciso di non dire più nulla. – “Che cosa hai fatto per te Hugh?” – Chiedo
esitante cercando di incoraggiarlo a parlare.
Lui mi accarezza i capelli, mentre io mi perdo nel sapore
della sua pelle. – “Non volevo che baciassi Jesse, non un’altra volta.” – Mi
dice in un soffio. – “Non davanti a me, non davanti a milioni di persone.”
Ora sono io ad aumentare la presa su di lui. – “Perché?” –
Chiedo commossa.
“Perché ti voglio per me.” – Mi dice piano, mentre bacia i
miei capelli.
Sono estasiata, sono le parole che attendo da oltre un anno
e che mai avrei pensato di sentire da lui. – “Anch’io ti voglio per me.” – Dico
mentre sento le lacrime pungermi dietro alle palpebre.
Lo sento irrigidirsi: forse non avrei dovuto dirglielo.
“Io non sono libero.” – Mi dice allentando la presa che ha su
di me.
Costringo le mie braccia ad allentare la stretta, per poi,
lentamente, scivolare fuori dal suo abbraccio.
Faccio un passo indietro e finalmente lo guardo.
Anche lui si costringe ad aprire gli occhi e a guardarmi.
“Lo so.” – Sussurro. Allungo una mano e gli accarezzo il
volto. – “Spero che sarai mio almeno come House, anche se le cose per Cameron
si fanno sempre più difficili.”
Rimaniamo a fissarci per interminabili momenti: non potremo
più guardarci senza sapere che cosa proviamo l’uno per l’altro eppure, questo
sentimento rimarrà nascosto al mondo.
“Addio Hugh.” – Mentre riprendo la mia strada per l’uscita.
“Addio Jen, buona fortuna.” – Mi sussurra quando ormai sono
all’aperto.
La mia assistente mi sta ancora attendendo davanti al trailer,
quando mi vede fa per parlare, ma con un gesto le chiedo di non farlo: almeno
per oggi voglio che l’ultima cosa che ho sentito siano le sue parole.
Salgo in macchina e mi dirigo verso casa, ho bisogno di
stare sola, ho bisogno di chiudere il mondo fuori per un giorno, ho bisogno di
coccolarmi nel ricordo del suo abbraccio, ho bisogno di piangere su me stessa e
di prendermela con Dio e con il destino per avermi spezzato il cuore.
Quello che farò domani non lo so, del resto, come disse
Rossella O’Hara: ci penserò domani, perché domani è un altro giorno.
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