E poi me ne innamorai

di Wozzugururu
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E POI ME NE INNAMORAI

 

Fu il secondo giorno più bello della mia mia vita. Eppure fu proprio quel giorno che la rese un inferno per molti anni a venire.

Lui si presentò all'appuntamento con una camicia spiegazzata e vistosamente sudicia. I capelli castani erano stati spazzolati in fretta, e in più punti formavano dei vistosi nodi. Non stava certamente dando la migliore immagine di sé, eppure nei suoi occhi verdi, nel suo sorriso a trentadue denti, si poteva leggere solo la gioia di trovarsi in quel piccolo ristorante con la donna di cui si era palesemente innamorato. “Mia madre se n'è andata” disse per scusarsi “così velocemente che neanche me ne sono accorto.”.

Non so per quale ragione, eppure quella sua goffaggine mi fece dapprima sorridere, poi ridere di gusto. E poi me ne innamorai.

Passai con lui dei bellissimi momenti, così belli che da lì a qualche anno ci sposammo in una bellissima chiesa di Madrid. Il sole splendette caldo e radioso tutto il giorno del nostro matrimonio. Soltanto una piccola nuvola, durante i nostri giuramenti, fece calare una lieve ombra sull'altare, quasi a presagire ciò che l'infausto destino aveva in serbo per me.

Da quel giorno in poi la mia vita può essere paragonata ad un inferno. Pablo si dimostrò inaffettivo, freddo, distaccato. Il nostro rapporto si trasformò in una serie di occhiate, di saluti mugugnati fra i denti la mattina presto e falsi baci sulle guance prima di concederci al riposo notturno.

Certo, ci fu anche una breve parentesi felice nel nostro stare insieme, e quella parentesi portò nostro figlio. Ma non durò a lungo, e per me tornarono le solite giornate grigie, mentre osservavo come anche mio figlio mi considerasse alla stregua di una serva. Era così piccolo, eppure aveva già perso tutta la sua innocenza a causa dell'uomo che un tempo avevo chiamato amore.

Così mi decisi.

Fu il giorno più bello della mia mia vita. Era mattina presto, il sole timido dei primi giorni di febbraio splendeva sulla mia ritrovata serenità e libertà.

Passai qualche anno da sola, assaporando a poco a poco l'indipendenza che avevo perso così di colpo. E poi...

Lui si presentò all'appuntamento con la camicia spiegazzata. Teneva i capelli biondi molto corti, tanto che si sarebbe potuto dubitare che fosse totalmente calvo. Appariva trasandato eppure nei suoi occhi azzurri brillava la stessa luce che avevo già visto in un altro ragazzo, tanti anni fa. “Mia madre è andata via di casa” disse per scusarsi “ così velocemente che non ho fatto neppure in tempo a rendermene conto.”. La sua goffaggine mi fece dapprima sorridere, poi ridere di gusto. E poi me ne innamorai.  





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