terzo capitolo
Incontro alla capitale
La capitale pervasa da una aria festosa e piena di gioia. Ad Avlynn
sembrava di vivere in un altro mondo. Le varie bancarelle erano piene
di gente e i venditori urlavano ad alta voce ciò che vendevano e
a quale prezzo.
La taverna, perché tale sembrava, con gli archi a trionfo
che ne abbellivano la struttura lignea e il soffitto a cassettoni,
donava la sensazione del tempo sospeso. Per giunta, tutti i
mobili, nella penombra delle lanterne, sembravano caldi e pieni di
ricordi. Il locandiere, un simpatico vecchietto, se ne stava
immobile al di la del bancone, aspettando -con pazienza- i
clienti.
Mentre i nostri entravano, un uomo con i capelli rossi stava
scendendo le scale lignee, che erano poste al centro del grande
salone principale. Con la forma a chiocciola, salivano fino al
piano più alto dell'edificio. Il corrimano, che ne seguiva
l'andatura, era intagliato a mano con qualche fiore colorato ad olio
per abbellirlo. L'uomo non si curò dei nuovi arrivati,
uscendo dalla porta principale, mentre Avlynn ed Arti raggiungevano
il locandiere per avere le camere. Erano ancora le 6 del
pomeriggio, quindi, Avlynn decise di andare a fare un giro in
città.
Il mercato si estendeva per tutte le vie principali, con contorno di
stendardi e fiocchi colorati. Le lanterne, che piano, piano si
accendevano davano calore ai vari oggetti in vendita e il cielo
sull'imbrunire, si stava sempre più scurendo, per costruire
un velo di magia a quella capitale così lontana da casa.
«Ah, quanta roba! Vediamo se trovo un armaiolo»
parlò alla sferetta che le andava sempre dietro, questa fece una
specie di capriola dalla felicità. Probabilmente, oltre al
mercato, vi erano anche negozi e quindi Avlynn cominciò la sua
ricerca, intanto Arti si era sistemato nella sua camera alla
locanda, poggiando la chiave di Avlynn sul comodino vicino al letto.
Dopo molto girare, Avlynn, aveva trovato un armeria -anche grazie
alla sua compagna di avventure- sulla strada ad Ovest della via
principale. Entrando, si sentì subito a casa. Tutte le
armi dei vari lavori, dal ladro al cacciatore, per passare ai
grandi spadaccini o gli arcieri. Tutte queste armi erano in
esposizione, poste su chiodi -sulla parete- o tenute in ceste di
vimini intrecciati. Separate per misura, tipo di arma e prezzo,
erano davvero ben fatte e rifinite. Alcune di esse erano cesellate
sulle lame, altre impreziosite da gemme, molte erano semplici con
solo qualche intaglio sul manico ma non meno resistenti. I mastri
artigiani ci mettevano amore e tempo per fabbricare quei gioielli,
che -nelle mani di esperti- si sarebbero trasformate in vere e
proprie armi da combattimento.
Il proprietario era un uomo robusto, con la barba e delle braccia da
cacciatore, probabilmente ne aveva forgiata qualcuna da solo.
Guardava la ragazza da buon padrone, chiedendosi che diavolo fosse
quella cosa luccicante che le volava attorno.
Avlynn si guardava attorno, scrutando le varie spade, molte non
avevano la guaina. La sua bravura raggiungeva il massimo con le spade
ad una mano, però anche le spade bastarde¹, le andavano
bene. Mentre lei guardava le armi, fuori dall'armeria si sentiva il
vociare e il sussurrare delle persone, ma anche i vari litigi e
risse, che non potevano mancare in una stradina secondaria. I due,
all'interno, non ci facevano caso, finché, la porta del
negozio, si aprì bruscamente rivelando un uomo con degli
stracci e dei pugnali alla vita. Il proprietario lo fissò con
diffidenza, mentre l'altro si muoveva in direzione delle spadone a
due mani. La nostra lo guardò dal basso verso l'alto, non
era abituata a certe maniere, ma era anche vero che lei conosceva
solo la nobiltà di Algora, non era mai scesa nei piani bassi
del regno. Anche quando viaggiava per le varie città, non
andava oltre le case dei nobili.
Ad ogni modo, le sembrava, quanto meno scortese non salutare.
Però, visto che il proprietario non aveva detto nulla, si
rimise a guardare le spade, lasciando perdere.
Nelle strade, intanto, il mago stava correndo, lo seguivano degli
uomini, non proprio raccomandabili. L'uomo dai capelli rossi
entrò ansimando nell'armeria, dove Avlynn e il proprietario
stavano tranquilli a decidere sul prezzo della spada, che la ragazza
aveva scelto. All'entrata del mago i tre presenti si girarono con
facce stupite. La palla, invece lampeggiò, ma nessuno su ne
accorse, nemmeno il mago, visto che lei era dal lato opposto della
ragazza, rispetto al nuovo arrivato. Il rosso si guardava in giro con
un libro tra le braccia. La nostra protagonista lo guardava con
circospezione, mai aveva visto una persona, di qualunque mestiere,
vestito a quel modo. L'altro cliente, invece, faceva finta di
nulla e continuava a guardare le armi. Il mago camminava continuando
a guardare la porta, dalla quale era entrato. Poi, ad un certo,
mentre Avlynn e il proprietario erano tornati a discutere sul prezzo,
si riaprì la porta. I tre che stavano seguendo il mago lo
avevano seguito fino a li.
Di li a poco si consumò una vera a propria battaglia. I tre
uomini si avvicinavano minacciosi al mago, mentre il proprietario si
apprestava a prendere una spada da dietro al bancone. la ragazza,
con la spada, non ancora pagata, in mano, diede man forte
all'uomo -lasciando l'amica oltre il bancone- e anche il cliente
scortese si unì alla rissa. L'unico che non faceva nulla era il
povero malcapitato dai capelli rossi, il quale preferiva rimanersene
a distanza da quegli oggetti acuminati. Non era il tipo da armi
affilate e armature d'acciaio.
«Ma dove sono finito?" si chiedeva, restando dietro ad una
delle ceste di vimini, con il libro stretto al petto. Nel mentre
guardava il combattimento, tre contro tre, che si stava consumando
davanti a lui, per l'intera armeria. I sei contendenti si
scambiavano le lame tra loro o ne prendevano di nuove, ma a lui
sembravano solo dei barbari e nient'altro.
Il mago se ne voleva solo stare per i fatti suoi, quando i tre che,
lo avevano inseguito, vedendolo con in mano il libro magico.
Mentre stava immerso nei suoi pensieri quasi non veniva trafitto dalla
punta di una lancia, fermata prontamente da Avlynn.
«Non si mettono di mezzo gli indifesi!» urlò
all'uomo che aveva di fronte. Grazie al colpo parato, l'uomo si
scaraventò al di la del mago, facendo cadere delle lame
ancorate alla parete. «Tutto bene?» chiese infine
la ragazza al mago. Lui la guardò con gli occhi spalancati e
annuì con la testa.
«Aattenta!» la avverti il mago, indicandole le
spalle. Si girò in tempo per evitare la lama,
pericolosamente vicina alla sua gola. Ancora accovacciata sul
pavimento fece lo sgambetto al suo avversario, gli prese la lama e
poi prese il mago per il braccio facendolo andare dietro al bancone,
dove incontrò la sferetta di Avlynn.
«Ma tu..."
La disputa si spostò fuori dall'armeria, quando uno dei tre
malviventi venne scaraventato fuori dal proprietario. I due,
rimasti dentro seguirono il compagno e Avlynn con gli altri due gli
andarono dietro. I fendenti continuavano a riecheggiare per le vie e
molte persone urlavano o chiamavano aiuto, alcuni aiutavano i nostri
lanciando verdure sui volti dei tre ladri.
Avlynn, scaraventò il suo avversario, di nuovo nell'armeria.
L'uomo si si ritrovò contro il bancone sbattendo la schiena su
di esso. Lei seguì il malvivente, il quale -ripresosi per la
botta- la prese per la vita e la lanciò dall'altra parte del
bancone, dove il mago se ne stava al riparo. Il rosso si
scostò appena in tempo per evitare la colluttazione.
«Quello è troppo grosso per voi, lasciate perdere"
«Vuoi essere salvato?» chiese l'azzurra, tentando di rimettersi in piedi.
«Certo»
«Allora taci!» gli urlò l'azzurra, mettendosi
finalmente in ginocchio, senza notare l'uomo che - da oltre il bancone-
li stava per affettare con un ascia. Il primo colpo colpì il
legno, poi, prima che potesse sferrare un altro colpo e rompere del
tutto il bancone, i tre sentivano i rumori delle spade e lance, che
cozzavano tra loro, dei quattro contendenti ancora fuori. Poi a
quel rumore si aggiunse quello delle grida dei passanti. Il
proprietario e l'altro uomo si davano da fare per fermare i fendenti ed
evitare che le persone si facessero male, ma gli altri due parevano
dei veri assassini. All'improvviso un suono echeggiava per le vie.
Erano le guardie della capitale accorse per il casino, Le armature
viventi, perché ciò sembravano, fermarono i quattro
duellanti, ma prima che potessero entrare il mago tirò vicino
a se Avlynn. «Che fai?»
«Ricambio il favore!» proclamò, alzando la voce,
poggiando la mano sinistra sul pavimento. Apparve una luce ai loro
piedi e poi i due sparirono lasciando solo una nuvola di polvere e il
terzo uomo accecato.
Alla locanda Arti stava cominciando a preoccuparsi. Avlynn non era
ancora tornata ed ora ormai ora di cena. Stava per uscire dalla
porta, quando una luce si formò nella sua stanza,
rivelando, poi, Avlynn e il mago caduti dalla parte opposta del
letto, rispetto al ragazzo. Il sincronizzatore ci rimase di stucco,
nel vedere le due figure sul pavimento tentare di alzarsi.
«Avlynn. Ma che diavolo?» chiese tornando indietro, aggirando il letto per aiutare l'amica.
«Chiedilo a lui» protestò la ragazza.
«Dove diavolo siamo?» domandò poi pulendosi dalla
polvere
«Alla locanda»
«Alla locanda? Come diavolo hai fatto... Un momento...»
«Dov'è la palla volante?» chiese in preda al panico
nel piccolo spazio angusto, tra il letto e il muro.
«Intende questa cosina?» chiese Atlas, facendo spuntare
dalla maglia la guida della ragazza. Avlynn ne fu contentissima e la
prese in mano. Da quando Arti l'aveva fatta riapparire al campo la
creatura si era affezionata a lei. Il mago fu contento di vedere la
scena e sopratutto di aver ricambiato il favore
«Ad ogni modo, ho usato il teletrasporto per arrivare
qui» spiegò il mago, uscendo dal piccolo spazio tra il
letto e il muro, posizionandosi proprio a metà strada trai piedi
del letto e la finestra «Viene meglio all'aperto, ma in quel
momento non avevo scelta»
«E voi siete?» chiese Arti, camminando oltre l'uomo,
mentre Avlynn puliva l'esserino dalla polvere residua, rimanendo tra il
letto e il muro. Il mago, si girò verso la voce e si
ritrovò gli occhi di Arti proprio davanti. Appena li vide
strinse le mani del sincronizzatore, contento
«Oh, sincronizzatore, finalmente non ci speravo
più! E' un vero onore, poterla conoscere, sono davvero
onorato...»
«Ok, ora basta!» esclamò Avlynn, fermando il
mago, dopo aver camminato verso di loro, ed essere arrivata alle spalle
di Atlas «Chi sei? Che diavolo era quello?»
interrogò lei
«Oh, giusto. Mi chiamo Atlas e sono un mago dell'isola.
Quello di prima, come già detto, era il teletrasporto, una
della magie base » spiegò con ancora le mani sopra quella
di Arti, ma rivolto alla sua salvatrice che stava, a sua volta
superando Arti verso la porta.
«Magia!» esclamò Avlynn, girandosi con occhi
luccicanti, poi, afferrò Arti per il mantello e lo scostò
da davanti ad Atlas, infine, si mise a fare domande al mago. Atlas,
sentendosi in colpa per Arti -il quale era finito accanto alla
testata del letto, sulla parete opposta della finestra, per colpa di
Avlynn- rise nervoso verso di lei «Mi chiamo Avlynn e ho sempre
voluto vedere una magia» sorrise lei. Il mago sempre
sorridendo -con una gocciolina sulla testa- le indicò il
sincronizzatore. Lei seguì lo sguardo, notando il ragazzo
totalmente spalmato sul muro, mentre la sa creazione tentava di capire
se stava bene. Una gocciolina cadde dalla fronte di Avlynn nel vedere
la scena e tutto quello che riuscì a dire fu «Ops»
Quella sera cenarono insieme, intanto la sferetta si era coricata nella
camera di Avlynn, la quale aveva ricevuto la chiave dal sincronizzatore
prima della cena. Il mago spiegò loro che doveva parlare a tutti
i costi con Arti, e grazie alla divinazione aveva scoperto che lo
avrebbe incontrato proprio li alla capitale.
«Come hai fatto a scappare dall'isola?» chiese Arti,
addentando un pezzo di carne. Ad Avlynn pareva che non mangiasse da
mesi.
«Ho usato un vecchio passaggio magico fino alla penisola
Plima!» spiegò «Ad ogni modo, ora è
inutilizzabile, si può usare solo per entrare! Ho distrutto
il pannello dall'altra parte» precisò. «Volevo
tanto conoscervi! Vi devo dire una cosa molto importante!»
disse in modo serio.
«Chiamami Arti e dammi del tu! Non servono formalità»
«Scusate, ma è una mia pecca. Do del "Lei" a chiunque non conosca da anni!»
«Capisco!» si stupì il più giovane. In
realtà tra i due, Atlas era quello più giovane, visto
tutte le volte che Arti era rinato, ma al momento il mago aveva 29
anni, mentre l'altro solo 21. Avlynn se ne stava seduta a
mangiare, sentendo i discorsi dei due uomini accanto a lei. Sulle
prime parevano due amici che non si vedevano da anni, ma poi
passarono alle cose serie. Atlas era partito dall'isola
perché, ultimamente, stavano succedendo troppe cose strane.
Il suo maestro sembrava impazzito, e tutti i libri sparivano.
«Il mio maestro è il capo di noi maghi, fino a 5
anni fa era l'uomo che ho sempre conosciuto e che mi ha fatto da
mentore, ma ultimamente è impossibile anche solo ragionarci
con lui!» spiegò. Dopo di che, finita la cena,
vennero invitati dal mago in camera sua. Atlas tirò fuori dal
cassetto -di una scrivania in dotazione ad alcune camere- la
collana. Prese il libro al suo interno, facendolo tornare alle
dimensioni originali ad Arti «I libri, della grande
biblioteca magica stanno sparendo, uno dopo l'altro. Sono
riuscito a salvare uno dei più importanti tomi, ma molti altri
sono a rischio!»
«Il fatto che i libri spariscano, non è legato al mio
compito! Essendo oggetti inanimati, non risentono dei sentimenti
delle persone» spiegò Arti. Atlas scosse la testa.
«Forse voi non lo sapete, ma ultimamente abbiamo trovato una
tecnica che ci permette di fondere l'animato con l'inanimato. Molti
dei libri magici, sono stati creati tramite gli elementi e il loro
comandamento! Alcuni di essi possono essere letti solo tramite
l'elemento con il quale è stato fuso"
«Quindi possono essere letti solo dove ci sono gli elementi in
questione?» chiese scettica Avlynn. Le piaceva la magia, ma
non credeva che fosse così assurda.
«Potrà sembrarvi assurdo signorina, ma è proprio così!»
Arti si sedette sul letto, accanto ad Avlynn, aprendo il libro pote
vedere le pagine bianche. Il sincronizzatore guardò il mago.
«Anche questo?» domandò. Atlas scosse il
capo, inginocchiandosi davanti ai due compagni di viaggio. Premette
il palmo destro sugli occhi di Arti e appena le mani furono tolte i
suoi occhi cominciarono ad illuminarsi e le scritte apparvero a lui.
«E' un incantesimo d'illusione, solo una magia agli occhi
può rivelare le scritte!» precisò Atlas
«Almeno su questo libro!» Arti si mise a leggerlo.
Intanto Avlynn continuava a non vedere.
Mentre il ragazzo dagli occhi arancioni leggeva, gli altri due si misero a parlare.
«Credi che riesca a leggerlo, dopotutto è un libro di magia!»
«La nostra magia si tramanda da persona a persona, non
attraverso i libri! Nei nostri tomi ci sono solo informazioni sugli
elementi, il mondo, l'universo e, nel nostro caso, sul
sincronizzatore» spiegò il mago sedendosi sul suo
letto, accanto ad Avlynn. Le camere della locanda erano,
più o meno, tutte uguali, ma a volte cambiavano
disposizioni dei mobili e i colori delle stoffe. La ragazza si stese
con schiena sul letto, mentre Arti continuava a leggere. Intanto la
notte andava avanti.
Il libro conteneva preziose informazioni sulle varie pietre, la loro
possibile ubicazione. Contenevano anche i vari esperimenti apportati
dai maghi, lungo i secoli, dei sedimenti del mondo. Quando Arti
smise di leggere, si sentì il pesante rumore del libro
chiuso. Il sincronizzatore si sedette sulla poltroncina, davanti
alla scrivania, con un cuscino da supporto.
«Qualche problema?» chiese Avlynn, rialzandosi.
Arti alzò la testa al richiamo per guardare l'altra, sorrise
e, infine, si alzò in piedi.
«Bene! Abbiamo una meta» proferì uscendo dalla
camera, lasciando, prima, il libro al mago e ringraziandolo. I
due, rimasero sul letto si guardarono con sguardi interrogativi,
poi seguirono la figura dell'altro, il quale, saltellando, se ne
andava in camera sua.
«Se non la smette di prendere decisioni senza avvisare, gli
arriva un altro pugno!» esclamò l'azzurra. Il mago si
mise a ridere sotto i baffi, poi si diedero la buona notte e anche
Avlynn tornò nella sua stanza.
La mattina seguente, la fanciulla scese le scale, già pronta
e accompagnata dalla fida pallina, quando vide Arti ed Atlas che
mangiavano la colazione in uno dei tavoli della seconda sala, la
quale si apriva oltre la porta accanto al bancone. Si sedette con
cura, notando una spada al fianco del sincronizzatore.
«Da quando sai usare le armi?» chiese, prendendo un
tozzo di pane. Lui guardò la spada e poi le sorrise,
porgendogliela.
«Veramente, l'ho trovata in camera. Forse l'hai persa a
causa del teletrasporto?» propose. Lei la prese in mano,
era senza guaina, ma la lama era molto ben lavorata, con una gemma
blu in cima all'elsa e tre piccole gemme azzurre sul proteggi mani in
oro. La lama, anche se non di prima scelta, era ben limata e
temprata.
«Non è la stessa spada con la quale mi avete salvato da qquell'uomo?» chiese Atlas osservandola meglio.
«Si, probabilmente, non avendola lasciata, mi ha
seguito! Anche se non l'ho pagata è comunque in mano mia. E
poi l'armaiolo non ha notato nulla» fece spallucce lei
appoggiandola al tavolo. Quella spada era di buona fattura, certo
non come la sua, ma per il momento andava più che bene.
«Ma l'hai rubata» protestò Arti verso la compagna di viaggio.
«Si può definire un incidente, visto che "qualcuno", mi
ha teletrasportata alla locanda, prima che io potessi pagarla»
precisò inchiodando il mago con sguardo ironico, lo stesso che
-di solito- era riservato ad Arti. Atlas sorrise di rimando mentre Arti
scuoteva la testa
«Allora, per ricambiare che ne direste di prendermi con voi?» domandò ai due.
«Mi dispiace m...»
«Ma certo, sarà un vero piacere avere un mago in
squadra» professò Avlynn tirando un calcio da sotto il
tavolo alla gamba di Arti per zittirlo. Il sincronizzatore si
ritrovò con la propria mano alla bocca per evitare di urlare dal
dolore.
I tre cominciarono il viaggio, quella stessa mattina, presero dei
cavalli -con i soldi ricavati dalla vendita degli oggetti di Atlas-
poi si diressero verso Algora.
«Fammi capire, vuoi andare ad Algora?!» chiese il, quasi, cavaliere.
«Si!»
«Ti sei forse dimenticato che io non posso metterci piede?» fece presente.
«Come mai?» domandò Atlas sul cavallo accanto ad Avlynn.
«Problemi personali!» declassò lei, tornando a
guardare Arti, che cavalcava davanti a loro due. I tre non
cavalcavano in fila indiana, anzi Atlas era accanto ad Avlynn, mentre
Arti apriva la via, la sferetta invece svolazzava, in mezzo ai tre
cavalli.
Oltre alle provviste e agli utensili, sui cavalli, vi erano anche
tutte le stoviglie di Arti e anche la tenda. La spada, invece,
era incastrata nella cintura d'oro, doppia, che Avlynn portava
alla vita.
«Non lo hai spiegato nemmeno a me» ci pensò
Arti. «Ad ogni modo, non hai di che preoccuparti, siamo
diretti in un luogo nel quale non ti riconoscerebbero mai»
spiegò lui. «E poi, ad Algora, c'è l'unico
porto volante del continente!»
«Porto volante?... Ad Algora non c'è nessun porto volante» disse lei.
«Oh si che c'è. E' sulla punta, oltre il bosco
Infinito» precisò il sincronizzatore. Avlynn prese un
mestolo, e glielo tirò in testa. «Aia. E adesso che
c'è?»
«Quel bosco è considerato maledetto e tu vuoi passarci in mezzo?»
«Senza contare che dovremo passare il muro e poi cavalcare fino
al bosco» s'intromise il mago «Non credo, nemmeno
io, che sia una buona idea» continuò Atlas.
«State tranquilli, non passeremo il muro! Ci dovrebbe
essere un passaggio magico, che porta direttamente dall'altra parte
del bosco» spiegò Arti.
«E come mai io non lo conosco?» chiese delucidazioni il mago, stupito che Arti sapesse certe cose.
«Probabilmente, perché è molto vecchio,
scommetto che nemmeno il tuo maestro, sà della sua
esistenza»
«Se ci fosse stato un passaggio del genere, i due regni
l'avrebbero chiuso, come hanno fatto con il muro!»
proclamò Avlynn.
«Il muro è stato costruito, dopo la guerra tra i due
regni, di 20 anni fa! Il passaggio magico non veniva più
usato, già all'epoca, da almeno 3000 anni.
Probabilmente se lo sono dimenticati» spiegò
«Oh, almeno, lo spero» sospirò il ragazzo.
Avlynn lo fulminò da dietro e il mago rise. Al mago,
sembravano due ragazzini.
La cavalcata, si protrasse per un giorno intero, dopo di che si
fermarono nel villaggio abbandonato, montarono la tenda e accesero il
fuoco.
«Entro domani, dovremo riuscire ad arrivare all'entrata, si
trova a Nord del muro» disse Arti dando una ciotola ad Atlas.
«Quindi, dovremo cambiare la direzione verso Nord,
domani!» esclamò il mago prendendo la ciotola e
ringraziando. Arti annuì e cominciò a mangiare.
Avlynn, intanto -dopo aver servito i due- cominciò a
mangiare per ultima. La palla di fuoco risplendeva nella notte,
illuminando quel villaggio abbandonato, con tutti letti, ormai
mangiati dalle termiti e i tetti dei quali ne rimaneva solo lo
scheletro. I tre mangiavano e parlavano in armonia, con la sferetta
che svolazzava da uno all'altro felice di trovarsi in compagnia.
«Da dove spunta? Non pensavo che lei fosse una maga, signorina?» proclamò Atlas
«Infatti non lo è. Quella pallina è una mia
creazione» spiegò Arti, aprendo la mano in modo che
l'oggetto della conversazione vi si posasse, mentre con l'altra teneva
ferma la ciotola.
«Certo che però è offensivo chiamarla palla, sfera
o o esservino. Dovremmo darle un nome» proferì Avlynn
«Che ne dite di Lamia?» chiese la ragazza
«Anche Uma, non starebbe male» propose Atlas. I due
tirarono fuori nomi femminili a raffica, quasi divertendosi, Arti
invece chiuse gli occhi con l'esserino in mano e scosse la testa.
«Guardate che è un maschio» proclamò alla
fine. I due compagni guardarono il sincronizzatore come se avessero
visto un fantasma, infine, Avlynn si alzò e prese la palla tra
le mani, questa si fece prendere tranquillamente da lei.
«Sei un maschio?» domandò cominciando a ricordare
le notti, durante le quali ci aveva dormito insieme. La cosa circolare
incrementò il suo colora, da arancione arrivò vicino al
rosso, come se si fosse imbarazzata. «Ok! Allora che ne dici di
Eles, si può usare per tutti i generi» sorrise lei. La
sferetta prese a fluttuare felice, per poi dirigersi da Atlas, mentre
Avlynn lo seguiva². Arti, invece, era sbiancato solo a sentire quel nome.
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Scusate il ritardo, ma per una settimana non è andato internett,
quindi non è colpa mia, adesso sono tornata attiva, quindi
godetevelo. Sotto le sole due note
¹ Le spade bastarde, sono le spade che possono essere impugnate con una o due mani
² Da ora in poi mi rivolgerò alla sfera "Eles" al maschile, invece che al femminile.
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