La
Principessa del Sogno
d’Amore
Dedicata
a
michelegrandragone
Hatori
fantasiosa91
kogarashi
hinata21
jojina
eles
Shirin
Sweeting
Jojipv
Katy 92
miyabi
lilli84
francyXD
preziosoele
Len chan
jaj984
HimeChanXD
Arianna980
e a tutti quelli che hanno
messo “Estate ’92- Ai no Natsu” nei preferiti!
Una notte una comune studentessa, una
ragazza come tante altre, fece uno strano sogno.
La giornata appena trascorsa era stata
piuttosto massacrante: un compito andato male, un litigio con i genitori, una
figuraccia nell’ora di ginnastica. Però c’ era un pensiero fisso, uno solo, che
continuava a tormentarla. Tutte le ragazze della sua classe- tutte, nessuna
esclusa- avevano ormai trovato un ragazzo. Lei, naturalmente, era l’unica pecora
nera che si distingueva.
Non che le importasse granché: sinceramente
stava benissimo così, il poco tempo
libero che aveva a disposizione lo trascorreva interamente a scrivere,
all’inseguimento del suo sogno di diventare una grande romanziera. Non avrebbe
certo avuto il tempo di badare a un ragazzo, perché il genere maschile, si sa,
necessita di tante attenzioni!
Si addormentò con questi pensieri che ancora
le vagavano per la mente, e forse fu per questo che fece un sogno piuttosto
bizzarro.
Nel sogno indossava la divisa dell’asilo,
pur mantenendo la propria età, e stava prendendo un tè al latte con una giovane
e bellissima donna dai capelli biondi acconciati in modo raffinato, che
indossava però un vestito rosa confetto un po’ pacchiano.
-
Ehm… salve… - tentò la
ragazza, non sapendo come comportarsi.
-
Oh, scusami, cara… un’altra
zolletta? – fece l’altra.
Completamente spiazzata, la nostra amica non
sapeva cosa rispondere.
-
Sì, grazie… - accettò,
tanto per dire qualcosa.
-
Allora, tesoro, stavamo
dicendo… a te piacciono gli occhi dorati? Io preferisco quelli azzurri del mio
principe… ma se tu dici di apprezzare quelli giallo lupo…
La ragazza non fece in tempo a rispondere:
“Eh? Cosa? Ma che sta dicendo?”, che la sveglia suonò, lasciandola con un palmo
di naso.
Sbatté due volte le palpebre, un po’
perplessa, e poi si alzò.
-
Ehi, dico a te! Daichi! Mi senti?
-
Eh? Ciao, Hime-chan! Non ti ho sentito arrivare!
-
Per forza, eri talmente immerso nella lettura! Ma che cos’è? Non
mi sembra un libro. Anzi, ha tutta l’aria di… una rivista per ragazze?!
-
Sì, esatto, proprio così.
-
COSA? E perché la stai leggendo? – domandò la ragazza, chiedendosi
se quello che aveva di fronte fosse il vero Daichi o no.
-
Piantala di urlare, e guarda qua – le rispose lui mostrandogliela
– Non è di quelle che si comprano oggigiorno in edicola, è molto più
vecchia.
-
Ehi, è vero! – notò Himeko, dando un’occhiata alla data stampata
sulla copertina - Le ragazze che la leggevano apparterranno ormai alla
generazione scorsa… ma dove l’hai trovata?
-
In una vecchia libreria vicino alla stazione dei treni. Di solito
hanno un sacco di roba interessante, in quei posti, e ogni tanto ci faccio una
capatina. Stavolta sono arrivato proprio al momento giusto: il proprietario
stava per buttare una pila di queste vecchie riviste, rimaste invendute in
magazzino per chissà quanti anni, e me le sono fatte dare senza dover pagare uno
yen!
-
Però! – esclamò la ragazza, ammirata – Ma cosa ci trovi di così
interessante?
-
Guarda che non è una rivista frivola come quelle di oggi: in fondo
c’è una rubrica interessante che pubblica i racconti inviati dalle lettrici, e
quello di questo numero è davvero bellissimo! Sarà la quarta volta che lo leggo:
la storia è originale, e ha uno stile fresco ma curato. Meriterebbe di essere
pubblicato in un libro!
-
E come si intitola questo racconto? – chiese Himeko, ormai
curiosa.
-
Il titolo originale è “Ai no Yume no Hime” – rispose lui,
mostrandole meglio la pagina.
-
“La
Principessa del Sogno d’Amore”? Mi sembra un po’ banale.
-
Anche a me,
all’inizio, ma in realtà la storia è davvero bellissima!
-
E chi è l’autrice?
-
Bella domanda. A quanto pare le ragazze non firmavano mai con il
loro vero nome, ma inventavano una sorta di pseudonimo. Qui la ragazza in
questione si firma come “Mountain Flower”.
-
In inglese? E perché proprio “Fiore di Montagna”?
-
Chi lo sa. Magari per lei aveva un significato particolare.
Comunque aveva davvero un grandissimo talento, questo è certo.
-
“La Principessa del Sogno d’Amore”…
- ripeté Himeko, tra sé e sé - Mi piacerebbe poterlo leggere…
-
Tieni, te la presto! – fece Daichi, porgendole la rivista – Ma poi
restituiscimela, mi raccomando: se la perdessi non saprei più dove andarla a
ripescare.
-
Tranquillo, non preoccuparti! Adesso andiamo a casa?
-
Eh?
-
Guarda che le lezioni sono finite da un po’, anche se tu te ne sei
stato tutto il tempo qui sulle scale a leggere! Avanti, andiamo! È una così
bella giornata!
La studentessa non aveva pensato a quello
strano sogno per tutto il giorno.
Anzi, a dire il vero se n’era completamente dimenticata.
Ma se ne ricordò all’istante quando, appena
addormentatasi, si ritrovò in una specie di radura sulla riva di un fiume,
mentre tutt’intorno non si vedevano altro che alberi. Una foresta fittissima che
si allargava per chissà quanti chilometri.
Aveva addosso la divisa delle scuole medie,
e davanti a lei sedeva una donna dai lunghi capelli neri piuttosto spettinati.
La pelle scura e l’aspetto fiero le suggerirono che potesse trattarsi di
un’appartenente alle tribù dei nativi d’America.
-
Ehi, un’altra pannocchia? –
fece la donna, porgendole una lunga pannocchia gialla
arrostita.
-
Ehm… no grazie, ho già
mangiato – rispose la ragazza, sempre più sorpresa.
-
Come vuoi – ribatté
l’altra, mordendo la propria con evidente appetito – Comunque non capisco cosa
ci trovi nei capelli castano-rossicci. Vuoi mettere con quelli neri come il
corvo, tipici del mio popolo? Però sono d’accordo con te quando dici che li
preferisci spettinati dal vento e non meticolosamente curati…
La nostra amica spalancò gli occhi,
sgranandoli sbalordita, e si ritrovò a fissare il soffitto della propria
camera.
-
Ehm… - disse –
ehm…
uo capisco cosa ci trovi nei capelli
castano-rossicci. .. enteQuella sera la pioggia cadeva a catinelle,
ma non era solo il tempo atmosferico ad essere di umore nero. Anche il clima a
casa Nonohara non era dei migliori.
-
Proprio oggi! Proprio oggi doveva lavorare! – gridava la madre di
Himeko esasperata, la cena già pronta in tavola.
-
Non arrabbiarti così, mamma. Lo sai che questo film è molto
importante per la sua carriera; sapevamo fin da subito che avrebbe dovuto
lavorare parecchio – cercava di calmarla la figlia maggiore Aiko.
-
Sì, ma nel giorno di uno dei nostri anniversari…
-
Mammina, ma tutti gli altri genitori di anniversari ne hanno
soltanto uno. Perché tu e papà ne avete così tanti? – chiese Yumeko, la più
piccola.
-
Perché c’è quello del giorno in cui ci siamo fidanzati, quello di
quando io sono tornata dal mio viaggio intorno al mondo, quello di matrimonio… e
questo è quello del giorno in cui ci siamo conosciuti! Non può mancare proprio
oggi! – esclamò la donna, la cui voce si alzò pericolosamente di tono all’ultima
frase.
-
Diciamo che non è affatto facile per papà essere il marito di una
scrittrice dalla memoria di ferro… - tentò di sdrammatizzare Aiko, mentre la
sorellina si mise a ridere.
-
A proposito, ragazze – si interruppe la donna – Dov’è finita
Himeko? Di solito, quando la cena è pronta, è la prima a fiondarsi a tavola.
-
Credo sia ancora in camera sua – rispose Aiko.
-
Vado a chiamarla! – si offrì Yumeko, correndo su per le scale.
Dopo un po’ la piccola tornò giù,
dicendo:
-
Non vuole scendere, dice che deve finire una cosa…
-
Che strano – fu il commento delle altre due.
-
… è sdraiata sul letto a leggere una rivista preistorica, e sembra
molto presa…
-
Una rivista preistorica? – chiese la madre, interdetta. Da quando
per Hime-chan la lettura veniva prima della cena? – Voglio vederci chiaro!
La donna si tolse il grembiule e
salì le scale, seguita a ruota da Aiko e Yumeko. Dopo aver bussato alla porta di
Himeko, entrarono tutte e tre.
-
È permesso? – chiesero.
Quella notte la studentessa si infilò sotto
le coperte con aria titubante. Che strana donna avrebbe incontrato, stavolta?
Cosa le avrebbe offerto? E che cosa le avrebbe detto?
Quando si addormentò e cominciò a sognare,
per un impercettibile istante rimase un po’ delusa. Quella in cui si trovava non
era altro che una delle stanze della casa di sua nonna, quella in cui si
ricevevano gli ospiti e si celebrava la cerimonia del tè. Tutte cose che ad una
ragazza moderna come lei non interessavano più di tanto.
La delusione durò appena un istante perché,
l’attimo dopo, la giovane si accorse di avere davanti una splendida donna dai
capelli neri raccolti sulla nuca, la pelle diafana e gli occhi dal taglio
orientale. Giapponese, senza dubbio. Oltretutto indossava un kimono veramente
bello, e sedeva in modo molto aggraziato, mentre le porgeva una tazza di tè
verde.
Non disse niente mentre gliela offriva, ma
la studentessa accettò con un sorriso.
-
Trovo interessante
l’accento straniero, ma preferirei maritarmi con un uomo che da piccolo ha
imparato la mia stessa lingua… - disse dolcemente la donna, mentre la ragazza
sorseggiava il suo tè.
La nostra amica rischiò di scottarsi con la
bevanda bollente e di rovesciarsela sulla gonna della divisa del liceo ma, dato
che si trattava di un sogno, in
realtà non successe niente di tutto ciò.
L’unica cosa che la studentessa fece davvero
fu tirarsi a sedere di scatto sul letto non appena aprì gli
occhi.
Strabuzzarono gli occhi. Himeko
era effettivamente immersa nella
lettura di una vecchia rivista, sdraiata comodamente sul letto. Una rivista che
a sua madre era però molto familiare…
-
Dove l’hai trovata? – chiese, facendo sobbalzare Hime-chan, che
non le aveva sentite entrare.
Dopo una breve spiegazione da
parte della ragazza, tutto fu subito chiaro.
-
E bravo Daichi! Anche se non sembrerebbe proprio il tipo che tiene
d’occhio tutte le librerie che trova! - disse Aiko, sedendosi sul letto accanto
alla sorella.
-
Guarda che ti sbagli, Daichi è il tipo che fa queste cose – rispose
Himeko.
-
E Shintaro come sta? – saltò fuori la più piccola – È tanto che
non lo vedo!
Le tre sorelle, occupate a
parlare tra loro, non si erano accorte che la madre si era inginocchiata sul
tappeto, la rivista fra le mani tremanti, mentre due grosse lacrime cominciavano
a scenderle lungo le guance.
-
Non ci posso credere…
quanto l’ho cercata… e non si trovava più da nessuna parte… - ripeteva.
-
Mamma, ma cos’hai? – chiese Aiko preoccupata.
-
Perché stai piangendo? – fece Yumeko.
-
Non è niente, non preoccupatevi – rispose la donna, asciugandosi
le lacrime – È solo che… l’ho cercata così a lungo…
-
Davvero? Non dirmi che anche a te piaceva “La Principessa del Sogno
d’Amore”! – esclamò Himeko.
La madre sobbalzò, sorpresa.
-
L’hai letta? – chiese.
-
Non tutta, la stavo leggendo quando siete entrate. Ma a Daichi è
piaciuta moltissimo!
-
Di che cosa si tratta? – domandò Aiko.
-
È un racconto che si trova in quella rivista. Lo scrisse molti
anni fa una ragazza che si firmò…
-
…
Mountain Flower – concluse la madre.
-
Esatto! Ma scusa, come fai a saperlo? Te lo ricordi dopo tutto
questo tempo? – fece Himeko stupita.
-
Vorrei ben vedere – rispose la donna, sorridendo – Perché Mountain
Flower sono io.
Quella mattina, mentre stava andando a
scuola, la ragazza non poteva fare a meno di chiedersi il significato di quegli
strani sogni. Sembravano tre puntate del medesimo sceneggiato: si somigliavano
molto, il canovaccio su cui si basavano era sempre lo stesso.
Inoltre quelle tre donne avevano un aspetto
familiare… pensa che ti ripensa, non appena la studentessa posò la cartella sul
proprio banco, il ricordo la colpì come un fulmine a ciel sereno.
Ecco dove le aveva viste! La donna bionda
era la principessa di una fiaba occidentale che le era stata letta da una
maestra ai tempi dell’asilo. Quella indiana la protagonista di un film americano
che raccontava le avventure della principessa di una tribù delle foreste, visto
un pomeriggio di qualche anno prima a casa di un’amica delle medie.
E la donna dai lineamenti giapponesi? Ma era
una principessa vissuta ai tempi dell’epoca Edo, che avevano studiato proprio un
mese prima! Sul libro era anche riportato il suo ritratto, e persino il kimono
era lo stesso.
“Allora, ragioniamo” pensò la ragazza,
mentre il professore proseguiva con la spiegazione “Tre notti, tre sogni e tre
principesse. Tutte mi offrono qualcosa. Tutte fanno discorsi sconclusionati sui…
ragazzi? Una parla di occhi, l’altra di capelli e l’altra ancora di… accento? Ma
che cosa significa?”
Persa nei propri pensieri, la nostra amica
non si era accorta che le sue compagne non avevano fatto altro che ridacchiare
eccitate tutta la mattina. Questo perché, prima dell’ultima ora, il professore
presentò loro un nuovo arrivato. Veniva dall’Europa, ma aveva studiato il
giapponese di base in un corso frequentato prima di partire.
Aveva capelli dal color castano vivo, quasi
rossiccio. L’accento inglese era terribile. E gli occhi erano di un marrone
talmente chiaro da sembrare quasi… dorato. Come le foglie
d’autunno.
“O gli occhi dei lupi?” pensò la ragazza
inconsciamente.
Le componenti della sua classe non
persero tempo nel fare avance al nuovo compagno. Disgustata dal loro
comportamento (“Ma non avevano tutte il fidanzato?”), la nostra amica si ritirò
in biblioteca a scrivere, in preda ad un’improvvisa
ispirazione.
Quando terminò, si accorse che di fronte a
lei era seduto il nuovo arrivato. Era tutto spettinato, forse per lo sforzo di
sfuggire alle arpie. La ragazza lo osservò attentamente, ma lui sembrava tutto
concentrato sui fogli che lei aveva appena finito di riempire con la propria
calligrafia.
-
Non ci capisco molto –
esordì lui, con accento terribile – Ma mi sembra una storia interessante. Mi
piacerebbe disegnarla.
-
Disegnarla? Sai
disegnare?
Con un sorriso cordiale, il ragazzo le prese
la penna di mano e girò l’ultimo foglio scritto, rimasto bianco sul retro. In
pochi tratti, caratterizzò una splendida ragazza indiana, i capelli al vento e
lo sguardo fiero.
-
Ehi, le somiglia
tantissimo! – ammise la nostra amica, sorpresa.
-
La prima principessa mi
sembra di conoscerla. Ma la più bella è la terza – e in due ghirigori fece
sorgere sul foglio la figura di una donna in kimono con una tazza di tè in
mano.
La ragazza gli sorrise, sinceramente
ammirata. E lui ricambiò.
Quello fu l’inizio di una cooperazione
proficua tra una scrittrice e un illustratore di grande talento, che
cominciarono a trascorrere tutto il loro tempo libero assieme, finché i loro
progetti artistici ebbero successo. E finché quell’amicizia sfociò in un
sentimento molto più dolce e profondo.
Tutto grazie a tre Principesse, che erano in
realtà soltanto una. E grazie ad un sogno d’amore, che divenne poi
realtà.
Mountain Flower
-
CHE COSA? L’HAI SCRITTA TU?
-
Non urlare così! – protestò Yumeko – Guarda che ti sentiamo
benissimo!
-
Oh, scusa – rispose Himeko – È solo che… mamma! Ma davvero?
-
Sì, certo – rispose la donna, tranquilla.
-
Beh, a pensarci bene “Fiore di Montagna” è proprio il tuo nome –
intervenne Aiko.
-
Ehi, è vero! – ammise la sorella di mezzo dopo una breve
riflessione – Ma è incredibile lo stesso!
-
Incredibile è che, dopo tutto questo tempo, abbia ritrovato questa
rivista. Non sapete quanto l’ho cercata! Questo è stato il primo racconto che ho
scritto.
-
Il primo della tua carriera di scrittrice! – esclamò la più
piccola, ammirata.
-
Sì, esatto. Ma non è solo per questo che è così importante. Se voi
esistete, lo dovete tutto a questo racconto. Perché è stato grazie ad esso che
io e vostro padre ci siamo conosciuti.
-
Wow! Racconta! – esclamò Himeko su di giri.
-
In realtà è una storia piuttosto breve. A quanto pare vostro padre
aveva gli stessi gusti di Daichi, perché anche lui aveva letto questa rivista, e
con essa il mio racconto. Gli era piaciuto così tanto che voleva a tutti i costi
conoscere colei che l’aveva scritto, cioè io: la misteriosa “Mountain
Flower”.
-
Ma come ha fatto? Aveva solo un indizio così insignificante… -
rifletté Aiko ad alta voce.
-
Beh, fece la cosa più logica: scrisse alla rivista dicendo che
voleva avere il mio nome. Naturalmente gli risposero che non era possibile, ma
lui non si diede per vinto. Prima cominciò a tempestarli di telefonate, e poi
andò da loro di persona. Alla fine quei poveretti, che avevano i miei dati tra i
nomi delle studentesse che avevano pubblicato delle storie, mi contattarono,
chiedendomi il permesso (anzi, praticamente pregandomi) di dare il mio indirizzo
a quel ragazzo così insistente. A me sembrò una cosa molto interessante, così
accettai. E due giorni dopo incontrai vostro padre. Poi… da cosa nasce cosa… ed
eccoci qui! Tra l’altro l’anniversario è proprio oggi!
-
Wow, mamma, è una storia bellissima! – esclamò Yumeko.
-
Sì, è così romantica! – concordò Aiko.
-
Pazzesco, se penso che siamo nate grazie ad un racconto… -
commentò Himeko - … che tra l’altro non hai più visto in tutti questi anni…
-
Sì, è vero, questo numero non sono più riuscita a trovarlo,
nonostante l’abbia cercato per tanti anni – ammise la donna – Ma non crediate
che mi fossi dimenticata della storia che mi ha permesso di trovare l’amore
della mia vita! Avete mai fatto caso ai vostri nomi?
Lo sguardo interrogativo delle
tre sorelle valse più di qualsiasi risposta.
Hanako si alzò, appoggiò la
rivista sul comodino e si avvicinò al letto su cui si trovavano le sue tre
figlie.
-
La
Principessa… – iniziò, sistemando con le dita la frangia di
Himeko –
-
… del Sogno… - bisbigliò, dando un bacio sulla fronte a Yumeko
–
-
… d’Amore – concluse in un sussurro, prendendo le mani di Aiko fra
le sue.
Le sorelle erano rimaste senza
parole, colpite e commosse.
-
Sono a casa! – la voce dell’unico uomo di casa si udì forte e
chiara, nonostante la pioggia scrosciante.
-
Oh, ecco vostro padre! – si riscosse la donna, afferrando la
rivista e precipitandosi giù dalle scale – Taro, guarda cos’ha trovato Himeko!
Ma… oh! Taro!
-
Un mazzo di fiori per il fiore più bello – disse l’uomo, porgendo
alla moglie un grande bouquet, che la pioggia aveva reso ancora più
profumato.
-
Questa l’hai presa da un mio libro! – esclamò la donna,
felice.
-
Sì, e anche da un mio film! – ribatté lui – Comunque spero che ti
piacciano, tesoro.
-
Moltissimo! E guarda un po’ cos’ho qui?
-
Non ci posso credere! Sono anni che… oh, cielo, sono commosso…
Marito e moglie continuarono a
ridere e parlare come due ragazzini alla prese con la prima cotta, mentre le tre
sorelle, su in camera, ascoltavano in silenzio i loro genitori ancora tanto
innamorati.
-
Che ne pensate? – disse Himeko, la prima a rompere la quiete –
Dite che riuscirò a farmi regalare quella rivista da Daichi? Magari potrei
convincerlo promettendogli un autografo dell’autrice!
Spiegazioni per il pubblico
italiano
I nomi originali dell’anime
sono:
Himi – Himeko
Yucchi - Yumeko
Annie – Aiko
Mamma – Hanako Yamano (cognome da
ragazza)
Piccolo dizionario
giapponese-italiano:
hime = principessa
yume = sogno
ai = amore
yama no hana (Yamano Hanako) = fiore di montagna
Capito? Spero di non aver fatto una cosa
troppo complicata, ma guardate che io non ho inventato niente. Sembra quasi che
questa storia fosse già racchiusa
nei nomi dei protagonisti, come se la dolcissima Megumi Mizusawa ci avesse
pensato!
Comunque questa one-shot mi è stata un po’
ispirata dalla bellissima puntata “Il sogno di Hermes”: l’aneddoto del viaggio e
delle lettere, una per ogni giorno dell’anno, era davvero fantastico, così
poetico! Però abbastanza verosimile da poter accadere veramente, non
credete?
Forse il racconto non è il massimo, ma è la
cosa più interessante che mi sia venuta in mente, soprattutto avendo ben chiaro
il carattere della madre di Himi, che non è certo una donna come tutte le
altre.
Spero tanto che quest’ultima one-shot vi sia
piaciuta!
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