10. The Beauty And The Beast
Nota: questo capitolo extra è quasi tutto dal punto di vista
Anette e riprende la side-story accennata agli inizi di DOR che butta
nel mix anche il cantante dei Sonata Arctica, Tony Kakko.
Questo capitolo è lunghissimo quindi armatevi di santa pazienza perché non
sono le mie quattro parole solite! xD
Per il resto vi lascio leggere e ci vediamo come al solito in fondo.
From Dreamer of dreams,
Now it's to you.
Relive forever of that one day,
From days of famine,
To days of feasts,
The tale of The Beauty and the Beast.
1 Settembre 2007, ore 15 e 32
Finlandia, Tampere, Tullikamari Backstage
Il primo settembre segnava il primo giorno di scuola ed i Nightwish erano
pronti a barcamenarsi in nuove date di riscaldamento in madrepatria in vista
del tour europeo di supporto a Wishmaster.
Il caos era assoluto e la situazione attuale prometteva già nuove cime di
follia collettiva e coma alcolico.
Anette sospirò paziente mentre si godeva la pausa prove seduta su una
cassa ed i ragazzi ridevano e chiacchieravano con Tero ed alcuni ragazzi sul
palco.
Quell’agosto, punteggiato da una festa di ferragosto che sicuramente
sarebbe diventata leggendaria negli anni a venire, l’aveva passato su a Kitee
con i suoi genitori, ma quella piccola pausa non era stata una delle più
piacevoli…suo padre Johan non l’aveva lasciata in pace un attimo con il suo
cattivo umore riguardo a ‘quell’hobby da quattro soldi’ ed il fatto che ‘stava
sprecando tempo che avrebbe dovuto essere dedicato allo studio!’.
Quell’aperto dissenso non le aveva fatto bene e, piuttosto che rimanere in
casa a studiare, aveva preso a vagabondare per i sentieri e le betulle attorno
al lago di Kitee alcune volte accompagnata da Sonia ma il più del tempo da
sola.
Non le piaceva il silenzio sinistro di quei boschi e più di una volta si era
trovata a cantare piano per riempirlo.
I Nightwish erano diventati troppo importanti ormai.
Amava esibirsi con i ragazzi e, se avesse dovuto riassumere quegli ultimi tre
o quattro anni, l’avrebbe fatto ricordando le soddisfazioni e non i momenti
peggiori.
Le sue lezioni di canto con Kirsti si erano interrotte e Tuomas era troppo
occupato con i suoi momenti creativi, Marco aveva usato tutto il tempo
libero a disposizione con la band di suo fratello, Emppu era partito e Jukka si
era accasato ufficialmente con Satu.
Dopo la fine del tour messicano, i suoi rapporti con i ragazzi si erano
raffreddati, non la sorprendeva questa svolta in effetti. Si sentono ancora
a disagio per quello che è successo, e poi hanno scoperto che sono una
donna…alla buon’ora!
Adesso più di prima la trattavano con rispetto e riguardo, manco fosse
diventata una bambola di porcellana che il minimo contatto avrebbe potuto
scheggiare.
Stessa cosa non si poteva dire quando sarebbe partito il nuovo tour.
Era sicura che dopo i primi due giorni il pullman non sarebbe più stato lo
stesso dopo il consumo di un paio di casse d’alcolici ed il passaggio del
Night Owl Broadcast.
Per quanto la riguardava, aveva tutte le intenzioni di mantenersi il più
possibile lontano dalle esagerazioni, dalla cagnara e dalle condizioni
climatiche estreme. In più aveva tutta l’intenzione di studiare per un paio d’
esami: si era ripromessa che un giorno o l’altro sarebbe riuscita a prendere
quel maledetto diploma all’Accademia!
Per quel momento comunque aveva deciso di riposarsi un po’, appoggiando
la testa sulle ginocchia e chiudendo gli occhi.
“Jukka mica visto An?”
Un tic prese a farle guizzare il sopracciglio destro. Guardati intorno, o
sommo tastierista! Inforca gli occhiali cavolo!
“AAAANNNNN!”
Ma che spreco fiato, non ci arriverà mai da solo…
Anette slacciò un braccio dalla sua posizione rannicchiata e lo sventolò
nella sua direzione.
“Ah, eccoti qui!” esclamò sollevato, raggiungendola con un altro ragazzo
che Anette non aveva mai visto. Era alto quanto Tuomas con un’aria gentile
ma un po’ incolta e le sorrideva, genuinamente curioso. Le tese la mano
“Tony Kakko, piacere.”
“Ciao…?” la nostra lanciò un’occhiata interrogativa al loro tastierista,
accettando la mano che le era stata offerta.
Tuomas sorride grattandosi il capo e prese a spiegare, imbarazzato “Tony fa
parte dei Sonata Arctica, ci conosciamo da parecchio e gli ho chiesto
se gli andava di coprire le mie parti cantate live del materiale iniziale. Ha
accettato quindi l’ho chiamato on board.”
“…e giusto in tempo per una prova!” dichiara Tony con un sorriso,
battendogli la spalla “Sono davvero felice di cantare per il tuo gruppo,
Tuommi! Ho sentito parlare parecchio di te, posso chiamarti Anette?”
“Okay…” Anette non suonava convinta. Aveva sentito parlare dei Sonata
Arctica ma, da quando faceva parte della band, aveva incontrato un
mucchio di musicisti e faticava a mantenerli tutti a mente.
Marco e Jukka le avevano dato un’infarinatura generica sul metal e le varie
band emergenti ma di certo non era una enciclopedia unita.
Spronati da Tuomas ripresero il soundcheck, Anette un po’ nervosa.
Non sapeva come cantasse Tony e si sorprese ad osservarlo mentre leggeva
il testo di Beauty and the Beast ed accettava il microfono e gli
auricolari che gli porgeva Tero. Poi parlò con Tuomas che abbassò alcuni
accordi ed annuì.
Per fortuna poteva farsi un’idea prima della sua strofa.
Di norma quella canzone era più veloce live ma non l’avevano mai utilizzata
molto a causa del rifiuto categorico di Tuomas al microfono.
Alla fine il tastierista mise mano alla N364 ed Emppu, Jukka e Marco lo
seguirono di comune accordo in una versione un po’ più ristretta dell’intro
per risparmiare tempo.
Tony si era avvicinato e mancò di poco il suo attacco ma non fu un grande
problema poiché Anette era rimasta congelata sul posto sorpresa e perse
anche lei il suo segno di mezzo secondo, salvata da Tuomas.
Il resto della prova filò abbastanza bene ed alla fine Jukka scese dalla sua
postazione “An! Eri in ritardo!”
“Ho avuto un lapsus, scusate!” replicò lei, imbarazzata.
“Hai una voce stupenda.” commentò Tony con un sorriso.
“Anche tu.” Voce perfetta e calata nel ruolo!!! YES!
“Oh beh, rispetto a Tuomas ci vuole veramente poco!” s’inserì Tero
portando loro delle bottigliette d’acqua e facendo ridacchiare i ragazzi.
Subito venne colpito dal tastierista “Che simpaticone! Perché non canti tu
allora, eh?”
Intanto Anette rimuginava sulla prova se non si sbagliava Tony era un
tenore leggero, dal timbro pulito, quindi…
“Non è che-” “Non è che-”
Avevano cercato di parlare allo stesso momento e si bloccarono assieme,
imbarazzati.
Tony si passò una mano sulla barbetta “Prima tu.”
“Beh…” Anette cercò di superare il disagio iniziale “Stavo pensando che
potresti alzare di un tono se non ti senti confortevole con la parte.”
“Mi hai letto nel pensiero…”
La nostra annuì speranzosa, ma Tony scosse la testa con un sorrisino
“Sarebbe più facile per entrambi, credo ma non aspettarti grandi cose
classiche, non ho per niente la tua bravura.”
“Per quanto ho sentito sei bravo, hai un’ampiezza tenore ed uno stile
leggero.”
Tony le lanciò un’occhiata strabiliata e Marco s’intromise, agganciando la
spalla di lei.
“Eh, devi scusarla, sta sclerando dietro agli esami dell’accademia! Lei è
perfettina ed i vocaboli professionali sono il suo pane quotidiano!”
ridacchiò il nostro bassista.
“Tuomas non me l’avevi detto che la vostra vocalist studia canto lirico!!!”
esclamò in panico Tony, sudando improvvisamente freddo,
terrorizzato.
“Sono mica matto! Se te lo dicevo mi scappavi a gambe levate!!!” replicò
Tuomas, agganciandolo per un braccio per levargli le vie di fuga e fumando
la sua sigaretta molto noir con voce strascicata “Eh, è dura trovare gente
disposta ad affiancarla, sai…”
“Ma…ma…” il povero Tony era lì lì per tuffarsi fra Tero e Jukka e cercare la
ritirata quando arrivò Ewo con una cartellina, la punta della matita che
spuntava da dietro un orecchio e con passo allegro, tese l’enorme manona a
Kakko “Tony, vero? Bella prova! Tuomas qui mi dice che canti in una
band…”
Il loro manager aveva agguantato il poveretto e lo stava allontanando dal
gruppetto, continuando a battergli la spalla ritmicamente come per
tranquillizzare una bestia spaventata.
“Ahi - ai, Ewo è entrato in modalità talent-scout!” commentò Emppu,
tenendo ben stretta fra le mani una lista di focaccia che Marco occhieggiava
goloso.
“Chi si offre per andare a salvarlo tra un paio di minuti?” chiese Tuomas,
controllando il laccio di uno dei suoi braccialetti.
“Nah…”
Dieci secondi dopo dei Nightwish non era rimasta che Anette, gli altri si
erano tutti defilati chi per una scusa chi per un’altra. La cantante tirò un
sospiro paziente, ovviamente sarebbe toccato a lei salvare il nuovo
arrivato.
Ed eccomi invischiata in un nuovo tour con una banda di finlandesi non
proprio sani di mente!
[…]
On the first gig of the tour in Hamburg, the bands had a pasta food fight
backstage.
In Bremen, Sinergy’s Alexi Laiho got the magical number 6.66 off the
Breathalyzer.
In Herford, Anette’s in-ear monitor broke and she had to sing at the top of
her lungs just to be
able to hear her own voice.
In Frankfurt, someone in the audience had a heart attack.
In Ludwigsburg, they broke their earlier record with 970 tickets sold and that
night…
[…]
12 Ottobre 2007, ore 2 e 36
Nightwish Caravan, Ludwigsburg-Berlino
I festeggiamenti erano ancora in pieno svolgimento mentre il pullman
correva in direzione della capitale tedesca.
La notte successiva eravamo stati invitati ad una premiere e nel bus la festa
era ancora nel suo vivo più vivo…avevamo raggiunto un nuovo record di
biglietti venduti per un solo concerto!!!
Le cuccette erano state prese d’assalto dai componenti della crew
Nightwishiana in coma etilico, compresi Tero ed Ewo che avevano tirato
capocciate da tutte le parti cercando di ballare classico nell’area
soggiorno.
Tuomas, inizialmente sobrio si era trasformato in una spugna alla vodka,
colorandosi le unghie di nero con un marker e - capelli calati sul viso -
borbottava qualcosa di misterioso su un bambino, l’innocenza
e una rosa. Al suo fianco Marco si stava tatuando con il suddetto
pennarello indelebile un cuoricino su una chiappa.
Jukka ed Emppu non si vedevano da nessuna parte ma Anette sperava che
quei momenti da backstage non finissero immortalati per sempre sulla
pellicola fotografica del loro chitarrista o qualcosa sarebbe andato
irrimediabilmente storto con la credibilità dei Nightwish.
Il caravan si era fermato ad una stazione di servizio per mezz’ora di pausa e –
finalmente! – Anette scese dal mezzo, respirando avidamente la
dolce, gelida aria d’Ottobre, e sedendosi su un dissuasore di cemento grata
che il clima mantenesse i ragazzi rintanati nel loro fumoso rifugio
alcolico.
In mano una delle dispense che stava cercando di studiare a spizzichi e
bocconi, gli occhi quasi chiusi nell’intento di leggere le parole alla luce
arancione dei lampioni. Tanto dormire là dentro mi è precluso…
No, la nostra Anette non era di buon umore.
Nonostante tutti i suoi buoni propositi era stanca, con la gola verso la
raucedine, un doloroso ciclo mensile e gli occhi a palla nel controllare che
nessuna delle sue tazze di tè – suo unico lusso on-the-road – venissero
corrette accidentalmente con dell’alcool dai maschi che la circondavano 24/7
nell’ultimo mese e mezzo.
Negli ultimi giorni i ragazzi della crew, compresi Tuomas, Marco e Jukka l’
avevano lasciata a cuocere nel suo brodo dopo una serie di risposte
caustiche.
“Hey…”
Anette alzò il capo trovandosi davanti Tony, sospirò “Hey…”
Non capiva come faceva Mister Kakko a stare in piedi dopo essersi scolato
una bottiglia di vodka e due di birra scura…
“Tè al limone dalla macchinetta? Offro io.” aveva indicato con il capo l’
entrata del corridoio che portava ai bagni dell’autogrill dove si sentivano
risatine.
“Okay.”
Entrarono nella piccola stanzetta non riscaldata e ci volle un momento
perché il ragazzo cacciasse dalla tasca alcuni centesimi e digitasse il primo
ordine.
Anette si era seduta su una panchina di plastica scricchiolante,
osservandolo.
“È vero quello che dice Jukka?” domandò d’improvviso Tony, controllando
il bicchierino.
“Cosa dice Jukka?” si ritrovò a domandare lei, accettando il tè e tenendolo a
coppa per scaldarsi le dita intorpidite.
“Dice che sei in sindrome premestruale.” continuò Tony tranquillo mentre
travasava il primo bicchierino di caffè in un secondo e si sedeva accanto a
lei.
Per poco Anette non sputò la bevanda ma si riprese con alcuni colpi di
tosse e la gola che bruciava “Si nota tanto?”
“Un pochino.”
“Grazie per la sincerità!”
“Prego.”
Dalla porta del bagno dei maschi si sentirono altre risate poi uscirono Jukka
ed Emppu ricoperti di carta igienica, nel caso del chitarrista le strisce
ordinate a forma di ali strisciavano per terra mentre l’altro teneva le braccia
in avanti tipo mummia.
“PISSSSTTTTAAAAA!” strillò il nano e seguì il compare fuori, lasciando
indietro solo un silenzio pietoso.
“Meraviglioso…” commentò imbarazzata Anette “Questo mi ricorda com’è
che riesci a stare in piedi dopo la bevuta?”
“Ho fatto finta di bere…” Tony sorrise “Voglio dire, metà bottiglia l’ho
bevuta il resto se l’è scolato Tero!”
Il ginocchio di lui colpì leggermente la gamba di Anette “Più ti conosco più
penso che tu sia un fenomeno…”
“L’alcool che parla immagino-“
“No no! Sul serio! Sei così costante in quello che fai, non so proprio come
riesci a studiare mentre intorno c’è un baccano infernale!”
“Abitudine?” replicò Anette con un sorrisino “No, la verità è che sono
molto testarda. Non smetto finché non raggiungo i miei obbiettivi.”
Seguì un breve silenzio tranquillo mentre sorseggiavano dai loro
bicchierini.
“Posso farti una domanda, Anette?”
“Spara.”
“Se sei così intenzionata a finire i tuoi studi di canto classico non sarebbe
più facile lasciare i Nightwish?”
“Sì, in effetti sì…” rispose la ragazza, dopo un po’ “Ma essere on the road
con i ragazzi non è una perdita di tempo. Trovo che sia straordinariamente
utile come artista, e nell’ultimo anno ho…”
La sua voce si spense mentre Tony la guardava fissare lo sguardo azzurro
su un punto indefinito, persa nei propri pensieri. Non osava
distoglierla.
“…no, sono felice di fare parte dei Nightwish.” concluse lei, scuotendo la
testa cocciuta.
Tony le tirò appena la manica della giacca con una smorfia buffa “Non stai
dicendo tutta la verità, forza confessa!”
Anette sorrise ma subito gli angoli della sua bocca si piegarono all’ingiù ed
abbassò lo sguardo sul bicchierino ormai finito “Beh…non è niente di
sorprendente in fondo.”
“Ovvero?” la incalzò Tony.
Anette si mosse a disagio sotto il suo sguardo così simile a quello di
Tuomas.
“A mio padre non gli va giù che io sia in tournee con un rapporto
maschio/femmina di 32 a 1. Ha l’idea che sia sempre fasciata in pelle e
borchie dalla mattina alla sera!”
Tony cercò di trattenere la risata ma non ci riuscì, schiaffandosi comunque
una mano sulla bocca per soffocarla.
“Anche Tuomas ed i ragazzi ci ridono su…vorrei che facesse gioire anche
papà mi renderebbe la vita immensamente più facile.” Anette aveva preso a
giocherellare con un bottone del suo giubbotto, un po’ imbarazzata.
La sua aura abbacchiata aveva messo un freno all’allegria del ragazzo
“Cos’altro?”
Anette gli lanciò un’occhiata brevissima prima di iniziare timidamente “Non
è facile studiare canto classico ed allo stesso tempo essere una vocalist per
un gruppo metal. Non è la mancanza di tempo per studiare, ma una
questione di reputazione: i miei professori mi vedono raramente a lezione e le
poche volte che riesco ad attendere mi sento sempre uno strano animale.
Canto classico ma i loro pensieri sono chiari: si chiedono tutti perché non
sono ancora passata ai corsi di musica leggera – che fra parentesi avrei
intenzione di prendere il prossimo anno! – e come se avessi un grosso tatoo
addosso che mi brandisca come ‘quella strana, brava ma strana!’. Più di una
volta ho sentito altri studenti bisbigliare ‘Ma sì, canta per quella band…’
quasi come se fossi un’appestata.”
La ragazza fece una pausa e Tony dovette ammettere con se stesso che, se
si fosse ritrovato nella sua stessa situazione, non sarebbe stata una
passeggiata.
Anette prese un respiro profondo e ricominciò “È lo stesso tipo d’
isolamento che ho dovuto affrontare all’inizio quando i Nightwish erano
appena entrati nella scena metal alcuni anni fa…pensavano tutti che fossi
una specie di mascotte o groupie!” nonostante l’argomento le sfuggì una
risatina ed anche Tony sorrise debolmente.
“Anette, sei una forza sul palco. Qualunque cosa ti dicano dietro le spalle.”
Lei gli regalò un sorriso un po’ tremulo “Faccio del mio meglio.”
Un lontano suono di tromba li risvegliò da quel momento, segnale di raduno
soffiato da Tero, e corsero indietro al pullman già in moto per un’altra notte
di viaggio…
[…]
In Berlin, Nightwish had their most bizarre show so far. The local cinema
owner Willy Bogner
opened his new IMAX theatre with a film that featured Nightwish’s
“Walking in the Air” on
its soundtrack, and the band was taken to the theatre in luxury Audis. They
were asked to
play the song at the premiere without amplifiers so that the audience
wouldn’t be disturbed –
and to top it all, they did not even get to see the film!
In Marseille, Tuomas’ rented keyboards went haywire. Something in the
factory settings
made the instrument suddenly burst into a disco beat, completely surprising
the band,
crew, and audience alike.
[…]
21 Ottobre 2007, ore 16 e 35
Francia, Marsiglia, Jas de Rod, camerini
Erano arrivati a Marsiglia quel mattino presto ed avevano fatto un
soundcheck appena erano riusciti ad organizzare la venue con la
strumentazione propria accoppiata a quella a nolo, poi erano usciti tutti per
qualche ore di libertà alla scoperta della meravigliosa cittadina francese
nonostante la pioggia incessante.
Anette aveva declinato l’invito dei ragazzi con la ferma intenzione di portarsi
avanti con lo studio e poi aveva la certezza che rimanere in balia di quel
clima non avrebbe giovato alla performance di quella sera!
Tony era rimasto indietro semplicemente perché non gli piaceva girare sotto
la pioggia quindi erano rimasti solo loro e Toni Peiju, l’assistente del loro
manager, imbucati nei camerini del backstage.
Tony aveva adocchiato sul palco una delle Korg a nolo di Tuomas,
cercando uno sgabello ed iniziando a suonare per non annoiarsi. Dopo un
po’ Anette l’aveva raggiunto, scoprendo che Kakko aveva studiato due
anni di tastiere al conservatorio per poi lasciare e la cantante gli aveva
confessato di non avere una grande dimestichezza con quello strumento ed,
a causa degli ultimi anni in tour, aveva dimenticato le poche lezioni di piano
prese da adolescente.
“No no! Non così…accidenti!” protestò disperato Tony per l’ennesima
volta quel pomeriggio, afferrando gentilmente le mani di Anette e
sostituendole con le sue sui tasti, spingendo un accordo e tenendo i palmi
ben alti in modo che la posizione delle sue dita fosse ben visibile.
Anette seduta al suo fianco scosse la testa “Sono una frana in caduta libera!
Anche Tuomas ha provato ad insegnarmi all’inizio del nostro primo tour ma
alla fine ha lasciato perdere!”
“Dai, prova ancora una volta!” esclamò paziente Tony.
~
Marco era tornato indietro solo perché aveva dimenticato le sigarette nei
camerini dove aveva scambiato qualche parola con Toni, impegnato nel
redigere un rapporto manageriale sull’andamento del tour per la casa
discografica.
Non aveva intenzione di tornare verso lo stage ma la curiosità aveva
prevalso dopo aver sentito accesa almeno una delle tastiere di
Tuomas.
Aveva raggiunto il palco ed aveva visto che allo strumento erano seduti
vicini Kakko ed Anette in una fitta conversazione a voce bassa.
D’improvviso la risata argentina di lei risuonò per il locale e gli strappò un
sorriso.
Era bello vederla divertirsi almeno un po’.
Negli ultimi tempi si era isolata completamente dal mood da tour e rimaneva
sempre molto tesa, in apprensione per i propri studi ormai alle battute finali,
e per i quali era diventata quasi maniacale.
Era opinione comune che la ragazza aveva bisogno di svago o comunque
qualcuno di esterno a tutti loro con cui parlare, e se Tony Kakko era la
persona giusta per mandare in porto il miracolo allora Marco non aveva
opposizioni da porre alla scelta di Anette.
Per il resto, mentre ridava privacy ai due, il bassista si chiedeva come l’
avrebbe presa Tuomas.
Probabilmente non bene.
~
Tony ed Anette continuavano a scherzare con la Korg, ignari di essere stati
spiati per qualche minuto.
“Il piano non è il mio punto di forza…preferisco cantare!”
“Non mi dire!” motteggiò ridendo Tony, cambiando qualche impostazione di
campionatura “Proposito mi è venuta un’idea nuova per B&B dal
vivo…”
“Sarebbe?” replicò lei, curiosa. Nell’ultimo periodo aveva imparato ad
ascoltare le sue idee, il più delle volte non si rivelavano niente male e, da
quando si era abituata alla sua voce, i live erano saliti di uno scalino in
termini di performance.
“Non so come funzioni l’opera ma ecco…immagino che in una
rappresentazione chi canta non stia perfettamente fermo immobile, vero?”
“No, dipende da un bel po’ di cose. Principalmente il cantante tende a non
strafare con i movimenti per non esercitare troppa pressione sulla sua
respirazione. Almeno è così a livello lirico, nei musical questa idea è
facilmente ribaltata con l’esercizio.”
“Ho notato che tendi a muoverti meno quando canti certe sezioni…”
“I testi di Tuomas non mi permettono di perdere la concentrazione un
momento…tende ad infilare parole difficili da rendere.” Anette stava
stressando una ciocca di capelli della sua coda in un tic nervoso “Oltretutto
non oso cambiare le posizioni delle pause quindi il respiro è vitale.”
La ragazza si voltò verso Tony che la guardava con un sorrisetto, la testa
appoggiata alla mano e si ritrovò quasi a squittire imbarazzata “Ti annoio a
morte quando parto con i miei ragionamenti, vero?”
“Al contrario, sei una fonte di ispirazione per migliorarsi.” dichiarò Tony,
strizzando gli occhi “Non mi sorprende che essere a diretto contatto con
Tuomas in saletta di registrazione ti abbia fatto diventare perfezionista e
comunque la mia idea stava nel ricreare una sorta di visività alla storia dietro
Beauty and the Beast.”
“Della serie calarsi nei loro panni?” obbiettò Anette, un po’ dubbiosa. La
versione di Tuomas non era molto canon e finiva tristemente.
“Sì. Niente di impossibile, magari qualche gesto stilizzato, potrei girarti
intorno all’inizio poi riprendere qualcuna delle immagini del testo.”
“…” An guardava dritto davanti a sé poi si scosse “Mi piace come idea ma
bisogna sentire cosa ne pensano gli altri.”
Tony ridacchiò, facendola sentire un po’ offesa “Quando parli così sembra
quasi che stia cercando di strapparti dal nido familiare!”
Quella frase gli procurò solo un pugnetto sul bicipite ed un “Davvero molto
maturo, Tony!”
21 Ottobre 2007, ore 23 e 58
Francia, Marsiglia, Jas de Rod
Il concerto era finito ma la calca nel locale era ancora folle ed i ragazzi erano
impegnati a scolarsi quante più birre possibile prima di dondolare stanchi
fino al caravan per un’altra notte di viaggio in direzione della Spagna.
Anette aveva tremato per un momento quando Tuomas era sceso nelle
quinte alla fine della canzone in cerca di qualche spiegazione a proposito del
loro comportamento.
Tony aveva scelto di infilzare la patata bollente con il tastierista che si era
trovato entusiasta dell’idea, ed il fatto si era chiuso lì con suo grande
sollievo ed avevano terminato il concerto come al solito.
Aveva atteso che i ragazzi e la crew vuotassero il camerino prima di iniziare a
struccarsi e passare da ‘Anette vocalist’ a solo ‘Anette’.
Per fortuna si era appena cambiata quando la porta dello stanzino si aprì all’
improvviso ed entrò Tony con fare circospetto sotto il suo sguardo
incuriosito.
“Ho paura che siamo stati noi a sabotare senza accorgercene il set di tastiere
di Tuommi!” disse il ragazzo tutto d’un fiato, bianco come un cencio “Se lo
scopre ci ammazza!”
“Intendi quel disco beat…?”
“A-ha! Siamo spacciati!” il ragazzo si era infilato una mano nei capelli ed
Anette sorrise, afferrando la propria borsa e prendendolo per l’altra mano,
tirando appena.
“Tony, non importa. Ormai è successo e credi a me, Tuomas non verrà a
stanarti per così poco! Poi è stato divertente dai!”
“Non ne sarei così sicuro…” borbottò lui.
“Abbi fede, ha altro a cui pensare stasera.” si ritrovò a reiterare lei
con un sorriso triste.
Il tastierista aveva flirtato impunemente con una ragazza del posto per tutta
la sera, non ci voleva una boccia di cristallo per prevedere il resto della
sua serata…
“Voglia di accompagnarmi fino al pullman? Non mi và di firmare autografi e
pensavo di dormire un po’ finché possibile…”
“’kay, sono il tuo bodyguard!”
“Scemo…”
23 Ottobre 2007, ore 22 e 37
Francia-Svizzera, da qualche parte sul confine
Anette si strinse bene al collo la sciarpa, evitò Tero che ondeggiava
pericolosamente nel suo sedile e scese dal caravan nella piazzola di sosta
dell’autogrill nel quale avevano deciso di fermarsi per quella notte.
Il volume della festa si era – se possibile – innalzato ancora grazie all’
aggiunta dai ragazzi dei Sinergy al mix ed Anette era fuggita quasi
dalla disperazione dopo l’ennesima trovata oscena di quella manica di
pazzoidi.
In quella particolare serata non si sentiva incline a lasciar correre e quindi
aveva deciso per uscire e fare una sortita all’autogrill per uno spuntino
sostanzioso…gli ultimi buffet pre-concerto avevano lasciato a desiderare in
qualità ed assortimento. Sì, preferiva essere schizzinosa piuttosto che
passare una nottata a vomitare…
Quindi si era scelta una insalata mista con tanto di bottiglietta d’acqua
frizzante, passando una mezz’ora di pace ininterrotta ed ritornando verso al
bus aveva trovato che non era la sola ad aver lasciato la nave quella
sera.
Qualcuno aveva abbassato un portellone del vano bagagli e si era seduto
comodamente mentre il fumo grigio di una sigaretta saliva in alto.
“Hey! Il fumo ti rovina la voce!” esclamò quando riconobbe Tony, che
incassò le spalle beccato in flagrante.
“Mi serve, sapessi a cosa ho assistito là dentro…!”
Anette scosse la testa e si sedette al suo fianco “Niente che quei masnadieri
facciano potrebbe veramente sorprendermi ormai.”
Il ragazzo ridacchiò “Come quando ci siamo messi a cantare insieme
Barbie Girl? Le facce di Jukka e Tero? Impagabili!”
Anche lei rise, spingendo appena la sua spalla e guardando il piazzale poi
esitò un momento prima di accettare il mozzicone con timidezza “Non ho mai
provato…”
“Tira e mandalo nei polmoni.” spiegò semplicemente Tony.
Anette analizzò la sigaretta mezza consumata fra le sue dita poi chiuse le
labbra sul filtro e inspirò appena.
Bastò per toglierle del tutto la curiosità perché si mise quasi subito a tossire,
la gola che bruciava e gli occhi che iniziarono a lacrimare.
“Dritta di schiena o mi spiri e Tuommi mi fa lo scalpo!!!” commentò un po’
preoccupato lui, battendole la schiena “Anzi…non dirgli che ti ho fatto
fumare o si trasforma e mi sfonda!”
La nostra era nella scomoda posizione di ridere tossendo, per qualche strana
ragione Kakko quando beveva si rilassava ed iniziava ad seminare un
sarcasmo divino su qualsiasi cosa.
Ripresasi dalla tosse si era appoggiata alla sua spalla con un sorriso che non
sembrava aver intenzione di andarsene mentre una serie di colpi e urli
alcolici si facevano sentire dall’interno.
“An…”
“Mmmh?”
“Mi piaci.”
La nostra si irrigidì e spostò la testa per incontrare lo sguardo dolce di Tony
che continuò con tono più sommesso “Probabilmente mi pentirò domani
mattina.”
Anette non aveva parole ed il ragazzo non gliele permise perché né
approfittò per abbassare il capo e rubarle un bacio.
Non stupido come quelli immaturi dei suoi anni adolescenti che si davano di
solito in caso di scommesse o giochi con la bottiglia alle feste, od ancora
quelli più recenti di una paio di ragazzi conosciuti alla Sibelius, che
comunque mancavano di tatto.
Quello di Tony fu un bacio breve ma che sapeva del gusto amaro della
nicotina ed un accenno di vodka, non frettoloso e nemmeno forzoso.
Ed Anette si trovò a chiudere gli occhi, ammettendo che c’era un
potenziale in quel semplice tocco ma era già finito.
Mi chiedo se baciare Tuomas potrebbe essere lo stesso…
Gli occhi le si allargarono mentre registrava ciò che era appena successo ed
il cuore faceva un tuffo in basso.
Tony la vide chiaramente impallidire e tentò di parlarle “A-”
Si era alzata di scatto, alzando le mani fra di loro e parlando con una voce più
acuta del suo tono abituale, come se stesse per piangere “Mi dispiace! Non
posso…!”
Ed era corsa via, risalendo la scaletta.
26 Ottobre 2007, ore 12 e 22
Austria, Vienna
Marco aveva deciso di aggregarsi alla gente che aveva deciso di girare l’
antica città austriaca nonostante l’hangover colossale della sera
prima.
Del gruppo facevano parte Winnie Pooh con la sua macchina fotografica,
alcuni ragazzi delle luci, Kakko ed Anette.
Tuomas, Jukka e Tero erano rimasti in stato comatoso sulle cuccette del
pullman.
Avevano passato il mattino a girovagare per la Innere Stadt ed il
bassista aveva notato qualcosa di strano in Anette: la giovane donna aveva
cercato di mantenersi sempre fra di loro e mai da sola, in più non aveva
rivolto la benché minima parola a Tony.
Che avessero litigato? In più Mister Kakko sembrava preoccupato ed in
cerca di qualche spiegazione.
Qui gatta ci cova…
~
“Mi dispiace! Non posso…!”
Di tutte le cose che avrebbe potuto porre avanti aveva scelto le più
sbagliate.
Anette non aveva pace e sentiva che la sua ragionevolezza era scesa sotto
la soglia di guardia.
Era solo un bacio innocente dopotutto e Tony non era da buttar via ma la
vocina fastidiosa della sua coscienza non la lasciava vivere.
E Tuomas?! Dov’è finita tutta la tua mega-cotta spaziale per Mister
Korg?!
Non l’aveva confidato a nessuno, sarebbe morta di vergogna piuttosto: quel
bacio le era piaciuto.
Da una parte era stufa di aspettare che il sommo poeta si accorgesse di lei e
non nutriva molta speranza in un miracolo.
Le mancava il coraggio di fare il primo passo…proprio ora che aveva
trovato il suo posto nel gruppo, non avrebbe sopportato il disagio di una
dichiarazione che avrebbe mandato a rotoli quel fragile equilibrio.
Sapeva di dover una spiegazione a Tony ma non aveva idea di dove
cominciare…
27 Ottobre 2007, ore 20 e 43
Austria, Vienna-Wels
Il caravan finnico si era fermato per l’ora di cena a metà strada dalla prossima
venue ed avevano cercato un bel locale nel quale rifocillarsi e ripararsi dal
vento e dalla pioggia che batteva.
La compagnia era allegra, fin troppo se si contava il terzo round di birra che
iniziava ad intiepidire gli animi dei nostri finlandesi.
Ewo stava diventando tutto rosso in viso e flirtava impunemente con la
cameriera, una bella ragazza bionda dagli occhi freddi come il ghiaccio che
sembrava a tanto così dal picchiarlo in testa con il vassoio. Jukka e Tuomas
stavano ovviamente complottando qualche cosa di probabilmente molto
stupido da come ridacchiavano.
Gli altri componenti della crew scherzavano fra loro ma c’era una persona
che la guardava…e lei faceva di tutto per non incontrarne lo sguardo.
Come se servisse a qualcosa…
Aveva terminato di cenare in silenzio e fece per alzarsi dalla tavolata subito
seguita da una serie di lamentele.
“An dove te ne scappi, rimani qui ancora un po’!” aveva esclamato Emppu
con una faccina infelice, agguantandole un avambraccio in una morsa
decisa.
“Il nano ha ragione, piccina, tu studi troppo e devi divertirti un po’ di più!”
gli dette manforte Marco, battendole alcune piccole pacchette sull’
avambraccio dall’altra parte.
“Ho solo voglia di qualcosa di caldo poi vado a dormire…” replicò lei con
un debole sorriso.
Emppu però non voleva farsi convincere e cercò l’attenzione di Tuomas e
Jukka dall’altra parte del tavolo “Ditele qualcosa anche voi!?”
Jukka si limitò ad alzare le spalle e Tuomas corrugò la fronte per poi
rispondere un “Ma faccia un po’ come crede…” con un tono indifferente
che avrebbe potuto far piangere un bambino ma le faceva solo puntare i
piedi a terra ed arrabbiarsi.
Lo strumento non è così importante quando è perfetto, basta che suoni,
vero?!
Marco aveva intercettato l’occhiata acida che aveva lanciato al tastierista e
l’aveva spinta appena, scuotendo la testa.
Non era la prima volta che doveva mordersi la lingua per quei suoi
comportamenti, quindi recuperò la giacca dallo schienale della sedia e si
avviò nel parcheggio dell’osteria con il vago pensiero per una selezione di tè
che aveva comprato qualche settimana prima in un mercatino locale in
Francia, chissà se avrebbe fatto bene ai suoi nervi…
[…]
L’acqua era bollita con un fischio acuto nel silenzio insolito del pullman ed
Anette aveva passato alcuni minuti a scegliere l’infusione più adatta: un
delicato profumo di gelsomino che danzava nell’aria, accompagnato dalle
note più scure ed amare del tè.
Era una strana combinazione.
La porta del pulmino venne aperta dall’esterno mentre era occupata a
cercare tazza e piattino e quindi non vide subito il nuovo arrivato e per poco
le ceramiche non le caddero di mano quando Tony le diresse un sorriso,
alzando le mani in un gesto di resa “Sono qui in pace, caso mai stessi
pensando di lanciarmi qualche cosa!”
Anette sbuffò poi alzò gli occhi al cielo, in ultimo sembrò rendersi conto di
chi aveva davanti e tornò ad occuparsi le mani, cercando di ignorare il
proprio nervosismo.
Tony si avvicinò, mimando le sue azioni e nel giro di qualche minuto si
erano seduti al tavolino della zona giorno.
Anette si sentiva in una situazione particolarmente scomoda, ogni volta che
alzava gli occhi, incontrava quelli di lui, seduto di fronte ed in un paio di casi
Tony le aveva sorriso.
No, ora basta!
La cantante prese un bel respiro ed incrociò le braccia davanti a sé, pronta
per uno scontro che non aveva veramente il coraggio di affrontare.
“Senti Tony io-” si era zittita quando lui scosse la testa.
“Da quanto tempo?” domandò quindi con voce gentile.
“Scusa?” Anette era rimasta stupita da quella domanda apparentemente
senza filo logico ma qualcosa le faceva accapponare la pelle mentre
incontrava gli occhi chiari del ragazzo.
“Da quanto tempo sei innamorata di Tuomas?” elaborò quindi con
delicatezza.
“…”
Anette era rimasta immobile mentre sentiva come se un secchio d’acqua le
fosse stato improvvisamente rovesciato addosso. La lama fredda del panico
che le chiudeva lo stomaco in una morsa ed un momento dopo la diga dei
suoi pensieri impazziti si era rotta.
È il suo migliore amico! Se Tuomas viene a saperlo non avrò più il
coraggio di-…no, stai calma An e cerca di mentire!
“Non è vero.” dichiarò con troppa fretta per risultare sicura di sé.
La fronte del ragazzo si increspò di delusione “Anette-”
“Non capisco come ti è venuta in mente una cosa del genere!” continuò lei,
con una risatina falsa e cercando di sembrare divertita da quell’idea.
“Allora perché sei scappata l’altra notte?” ribatté Tony, seccato, bevendo
un sorso.
“Potrei avere un ragazzo che mi aspetta a casa.” rispose An senza mostrare
alcuna convinzione in quello che stava dicendo.
“No, non credo. All’inizio lo ammetto non riuscivo a capire la tua reazione
poi ci ho riflettuto…” spiegò il giovane con calma “Non sei capace d’
ingannare, e nemmeno di dissimulare i tuoi pensieri. Il tuo volto è un libro
aperto e ho visto come lo guardi.”
Per un’interminabile momento l’unico rumore udibile era la pioggia che
scendeva rapida e veloce sul tettuccio del veicolo, mentre il cuore di Anette
batteva come un tamburo per l’agitazione.
La ragazza dovette inghiottire un paio di volte prima di riuscire a spiccicare
parola “Tony, ti prego, non-”
“Puoi stare tranquilla non dirò una parola e non ti costringerò a fare nulla a
proposito.” si affrettò a chiarire lui con un sorriso triste che quasi subito si
tramutò in una smorfia d’amarezza “Tuomas non si merita nemmeno un
decimo di quello che possiede se non vede al di là delle apparenze. Peggio
per lui.”
“Pensavo che fossi suo amico…”
“Certo che lo sono ma questo non significa che approvo automaticamente
tutti i suoi atteggiamenti!” esclamò lui, bevendo dalla tazza e rabbrividendo
“Con l’andare del tour le sue buone maniere vanno peggiorando sul serio! È
un buzzurro!”
“È solo stanco.”
“Lo difendi pure?!”
Non poté fare a meno di arrossire alla sua occhiata indagatrice, sentendosi
una perfetta stupida.
“Anette, se io avessi la fortuna di possedere una minima parte dell’affetto
che tu provi per lui io…” le parole sembrarono mancargli e Tony sorrise,
passandosi una mano sulla faccia e sospirando a fondo “No, lascia
perdere…”
Lei si morse un labbro, abbassando lo sguardo sulla sua tazza che non
aveva ancora toccato e che stava venendo fredda col passare dei
minuti.
In effetti Tuomas nell’ultimo periodo era diventato parecchio scostante,
passava un mucchio di tempo con i ragazzi dei Sinergy, spesso era
alticcio e più di una volta lui e Tero erano stati trascinati di peso nel caravan,
troppo ubriachi per reggersi in piedi.
Solo alcuni giorni prima il tastierista aveva litigato prima con Emppu, poi con
lei e Marco accusandoli di non dare il 100% sul palco. L’aveva chiamata
‘ragazzina’ ed erano volate anche parole più grosse ai danni dei
ragazzi.
A quel punto era intervenuto Tero e Jukka che avevano indetto una sosta
su una piazzola ed avevano portato il tastierista a fare un giro per
sbollentare. Mezz’ora dopo erano tornati indietro ma Tuomas si era chiuso
in un mutismo di tomba ed aveva preso a scarabocchiare uno dei suoi
quadernetti con un vigore furioso, non guardando in faccia nessuno.
Anette strinse la ceramica, facendosi coraggio prima di mormorare “Tu sei
diverso da Tuomas.”
Tony la guardava interrogativo, aspettando che continuasse.
“Mi conosce da molto tempo…all’inizio della band ha continuato a
chiamarmi continuamente Nettan per mesi prima di capire che m’
imbarazzava. Mi tratta come una bambina ma vuole la perfezione di una
grande Diva sul palco. Se ci penso davvero quasi tutti i ragazzi non fanno
che fare attenzione e proteggermi ma non si sono mai resi conto che la
bambina non c’è più.”
“An…”
“Quando sei arrivato ho visto la differenza per la prima volta: tu mi tratti
come una persona adulta, Tony. Non cerchi di indorare le pillole o
zuccherarmi le medicine.” una lacrima traditrice le stava scendendo sulla
guancia e lei la portò via in fretta “Probabilmente non sono equa nei
confronti degli altri ma sto finendo gli studi, presto avrò un diploma
accademico in mano e…amo fare parte dei Nightwish ma mi rendo
conto che non potrò reggere la situazione per molto e che i miei sogni
glitterati dell’inizio non sono che quello: sogni. Alla fine di questo tour mi
aspetto che Tuomas mi sbatta fuori dal gruppo; di me gli interessa solo una
parte: le corde vocali.”
La ragazza non piangeva ma il suo viso era contratto in un’espressione
demoralizzata che avrebbe commosso anche una pietra.
Tony a metà di quella confessione le aveva coperto le mani con le proprie,
ed alla fine si era spostato sulla divanetta di lei, posandole un braccio dietro
le spalle per confortarla un po’, con chiari istinti assassini nei pensieri.
Anette singhiozzava appena ma le lacrime non scendevano ed il ragazzo si
sorprese quando la sentì ridacchiare.
“Grande mossa questa…”
“Eh…?”
Anette si appoggiò meglio contro la sua spalla “I ragazzi sono buoni come
dei pezzi di pane ma se avessero assistito a questo crollo di nervi sarebbero
scappati tutti!”
“Hai molta fiducia nell’altro sesso…”
“Puoi biasimarmi?” lei aveva alzato gli occhi per incontrare i suoi a poca
distanza.
Tony fece finta di rifletterci poi scosse la testa con un sorrisetto “A pensarci
bene…no!”
L’atmosfera della stanza si era sollevata assieme alle loro risatine e, quando
tutto si fu calmato, Anette aveva preso a giocare con l’orlo del suo cardigan
color acquamarina.
“Ho una cosa da confessarti.” mormorò, sembrando più calma “Credo sia
meglio che non ci siano gli altri…”
“A-ha?”
“Quella notte…” Anette distolse lo sguardo, troppo imbarazzata ma decisa a
continuare “Non mi aspettavo che mi baciassi ma-”
“Sono così scarso?” domandò Tony un po’ ansioso.
“Fammi finire!!!” esclamò Anette, punzecchiandolo nello stomaco “Subito
dopo sono scappata perché mi sono sentita in colpa ma in effetti non né ho
nessuna e…ed il fatto che canto per i Nightwish, che canto per
Tuomas…” una breve pausa e le sue dita gli avevano stretto la mano per
un momento, continuando “…non cambia che il tuo bacio mi sia piaciuto.”
“…”
Anette gli lanciò un’occhiata quando non ottenne risposta, un pizzico di
nervosismo visibile.
“An, sei sicura che-” borbottò infine Tony confuso.
“Non è una ripicca: la band non può regolare come penso o vivo la mia vita,
ho il diritto di prendere le mie decisioni. Ci ho riflettuto, mi sono accorta che
non posso aspettarlo in eterno. Ho un’inclinazione nei tuoi confronti, e
desidero sapere dove potrebbe portarmi.”
La pioggia non cadeva più con la stessa forza di prima anche se numerose
gocce scivolavano fuori sulla superficie del vetro, Anette si era accomodata
guardando avanti a sé, sollevata ed in attesa di una risposta da Tony che
non tardò ad arrivare “Ho il forte sospetto che ci fossero degli allucinogeni
dentro quella brodaglia, o che al posto dell’acqua hai usato la vodka…”
Un gomito si scontrò contro le sue costole mentre lei replicava imbronciata
“Sii serio!”
“’kay.” le afferrò il mento con due dita “Sto per baciarti.”
Gli occhi chiari ed intensi di Tony si avvicinavano ed Anette si ritrovò a
socchiudere i propri mentre la voce della sua coscienza protestava in un’eco
senza vera forza.
Le sue labbra sapevano di gelsomino e riaccesero quella scintilla che era
rimasta sotto le ceneri.
Fu un contatto gentile, migliore del primo bacio troppo breve che le aveva
rubato, almeno per come la pensava Anette.
Attraverso le pareti del pulmino sentirono le voci degli altri che si stavano
avvicinando e dovettero cercare in fretta e furia di apparire innocenti.
Quando Tero entrò per primo li trovò seduti agli angoli opposti del pullman,
Anette occupata con uno dei suoi paperback e Tony che tamburellava con
troppa veemenza al ritmo di qualcosa che stava ascoltando.
Al fonico venne un fugace dubbio ma…
Che stessero nascondendo qualcosa? …nah…
2 Novembre 2007, ore 22 e 35
Germania, Ebersbrunn
Avevano appena finito la loro giornata libera on-the-road e quello che di
solito era un inferno su ruote si era rivelato vivibile.
Sì, Anette era più felice che mai ed aveva il sorriso sulle labbra…soprattutto
perché da quella notte – dopo mesi di trasferta e cuccette – avrebbero
passato buona parte del resto in hotel. Privacy indisturbata, at last!
Tony era rimasto il più cauto tra loro due, rubando momenti qui e là fra le
ombre delle quinte e nelle pause, qualche volta riuscivano a rubare un paio
d’ore fra la notte e l’alba approfittando del coma alcolico.
In un paio d’occasioni erano quasi stati scoperti da vari componenti della
crew ma l’avevano sempre scampata, Anette si immaginava le battutine che
avrebbero dovuto sopportare se il tutto fosse venuto a galla…
Al momento i ragazzi erano quasi tutti collassati nella hall dell’hotel o sui
letti delle loro camere doppie o triple quindi non era stato poi tanto difficile
svanire dalla vigilanza senza essere visti.
“An, non so se è una buona idea…” obbiettò Tony mentre percorrevano il
corridoio ed Anette leggeva le targhette sulle porte.
“Oh, piantala! Non è un orario sospetto e non credo proprio che ci sia niente
di male! Mica possono abbattere la porta!”
“Questo lo pensi tu!” borbottò lui, troppo piano perché la ragazza lo
sentisse.
4 Novembre 2007, ore 8 e 40
Germania, Kaufbeuren, Hotel Hall
Marco Hietala si stava godendo la sua prima tazza di caffè del mattino,
fumando pigramente una sigaretta, gli occhi su una rivista.
Emppu dormiva ancora nella loro camera sommerso dal piumone del letto
singolo mentre Jukka e Tuomas erano sicuramente ancora nel mondo del
coma alcolico.
Gli unici che sembravano già svegli erano Tero, passato ad ingozzarsi al
buffet poi corso alla venue, ed Ewo che gli aveva mollato una pacca sulla
spalla prima di allontanarsi per qualche appuntamento di lavoro per conto
della Spinefarm.
La hall dell’hotel era quasi deserta se non si contava una famiglia di quattro
persone ed una coppia di anziani che lanciavano occhiate incuriosite al suo
principio di barba biforcuta.
La sigaretta era finita ed il biondo bassista la spense nel posacenere,
alzando lo sguardo e notando che Tony era appena sceso dall’ascensore
con occhi strizzati in due fessure e capelli sparati nonostante il codino.
Il ragazzo lo notò e dopo essersi rifornito di tazza e cornetto l’aveva
raggiunto, sedendosi con un grugnito per saluto.
Marco gli fece un cenno del capo e rimasero in silenzio per il tempo
necessario a Tony di svegliarsi del tutto.
Al bassista però non risultava che Kakko avesse festeggiato con loro
negli ultimi dopo-concerto e se avesse dato ascolto a quello che raccontava
il loro fonico ed anche alcuni dettagli dei tecnici delle luci…
“Dormito bene?” domandò quindi, casualmente, voltando pagina.
“Sì.” arrivò la risposta di Tony, i muscoli delle spalle leggermente
rigidi.
Marco annuì e decise di aspettare qualche minuto per dargli un falso senso
di sicurezza prima di continuare “Mancava l’acqua stamattina?”
“…?”
“Per raderti. Strano, in camera mia c’era.” alzò le spalle il bassista con fare
innocente mentre il giovane al suo fianco stava impallidendo a vista d’
occhio.
“Marco non cap-”
Aveva messo da parte il magazine con un breve sospiro “Stammi bene a
sentire Kakko: ho scoperto la situazione per puro caso e non ho niente in
contrario ma se le fai del male…”
Aveva lasciato quella frase in sospeso lanciandogli un’occhiata penetrante
alla quale Tony aveva scosso la testa, seccato “Dovete davvero piantarla,
non è più una bambina!”
“Raccontalo agli altri…” sbuffò Marco “…soprattutto a Tuomas.”
“An non vuole che lo sappia.”
“Lo immagino.” ridacchiò il bassista asciutto “Ma temo che sarà
inevitabile.”
Tony inghiottì con un’aria nauseata.
“Tutti noi speriamo solo che sia felice. Solo Tuomas, al momento, non è in
grado di distinguere un accordo dall’altro.”
“Sai…”
“Conosco An fin dall’inizio, non ho avuto bisogno che me lo confidasse per
capirlo.”
La loro conversazione venne interrotta proprio dal tastierista che occupò la
divanetta, sbadigliando ed aggrappandosi al suo caffè mattutino “’
giorno…”
Ma la domanda di Marco rimaneva…quanto sarebbe durata quella
pace?
[…]
The Ebersbrunn gig at the beginning of November had to be cancelled
because Anette got sick and in Amsterdam,
she threw up and passed out in the middle of the concert.
Then there was a sweet blue smoke floating over the front row of the
Melkweg club…
[…]
7 Novembre 2007, ore 22 e 10
Paesi Bassi, Amsterdam, Melkweg Club
Eravamo appena saliti sul palco ma l’atmosfera tesa del backstage non si
stava trasformando nella solita d’aspettativa e nervi di un gig.
C’era qualcosa che faceva innervosire Emppu, Jukka aveva alzato il volume
dello stereo nei camerini per coprire il silenzio e Marco osservava
preoccupato la stanza assieme ad Ewo.
Tuomas si era seduto in un angolo con occhi vacui e sfogliava uno dei suoi
libri di Tolkien senza veramente leggere.
Tony non era riuscito a sopportare l’aria che tirava per più di cinque minuti e
si era dato alla macchia, alla console di Tero…
Ora che erano sul palco, Anette stava dando il meglio di sé in speranza di
tirare un po’ su il morale dei ragazzi ma i suoi sforzi fino a quel momento
erano valsi a nulla. Certo gli spettatori la seguivano e battevano le mani ma
mancava la vitalità dei ragazzi…
Le canzoni continuavano una dietro l’altra e fu presto il momento del
binomio Elvenpath/Fantasmic.
Mentre i faretti verdi passavano sulle facce del pubblico An aveva
riagganciato il mic all’asta, notando uno strano odore dolciastro e famigliare
ma appuntandolo come qualche esalazione degli effetti speciali.
Stava battendo le mani, incitando il pubblico poi partì con grinta e più
volume del bisogno per scavalcare la mancanza di entusiasmo di Tuomas
alle tastiere.
Lo strumento perfetto ed in piena salute che brillava e saliva sempre più
in alto, il respiro controllato ed i polmoni che si allargavano alla loro
capienza massima nel minimo tempo possibile, obbedienti.
~
Tony e Tero si godevano lo spettacolo dalle quinte dove la console era
stata incastrata in un anfratto buio ma dal quale si aveva una visione
perfetta se i ragazzi avessero indicato qualche modifica per gli earbuds o per
le loro uscite.
Intanto Elvenpath si era trasformata, Tero stava tenendo il tempo con
la batteria di Jukka mentre i due guardavano Anette cantare la lunghissima
litania di parole che comprendeva la parte terza di Fantasmic nel
quale aveva agganciato tutte le tonalità previste nella registrazione in
studio.
“È pazza, completamente pazza!” borbottò il fonico aggiustando il volume di
Jukka prima che il batterista saltasse di spavento dalla sua postazione, non
era una novità che fosse infastidito dal volume di Anette.
Tony sorrise solo, osservandola.
Per fortuna, perché appena raggiunto ‘Spellbound masquerade’
Anette scartò paurosamente indietro nel tentativo di allontanarsi dal
microfono.
“TeeCee.” aveva richiamato il fonico a fare attenzione al parco e videro An
trascinarsi verso il piano della batteria alle bottigliette d’acqua con passo
confuso.
“Cosa diavolo…”
La frase del fonico rimase in sospeso perché in una frazione Anette era
tornata alla sua postazione in attesa di attaccare il resto con uno strano
sorriso sognante che le stirava la bocca.
A fine strofa però la ragazza era diventata di uno strano colore verdognolo
in volto, inalò un’ultima volta ed il sorriso le si spense, lasciando il posto ad
un’espressione di puro panico mentre tutto intorno i ragazzi continuavano a
suonare ignari.
Aveva abbandonato il microfono lasciandolo cadere al suolo e si era diretta
con scarso equilibrio verso il backstage, incrociando gli occhi di Tony che
corse verso le quinte appena in tempo per vederla crollare a terra come un
peso morto.
Il ragazzo aiutato da Ewo, l’aveva afferrata sotto le braccia e trascinata via
dal palco mentre i ragazzi continuavano a suonare senza fermarsi.
“Oi! Oi! Sveglia Anettina!” mormorava l’enorme manager biondo, con
piccoli colpetti sulle guance nel tentativo di farla rinvenire “Non puoi
dormire proprio adesso!”
Tony però notò che stava diventando sempre più verde e sudaticcia
“TERO! Trovami un cestino! Qualunque cosa!”
Ewo non aveva fatto in tempo a domandarne il motivo che il fonico aveva
lanciato a Kakko un bidone di plastica proprio mentre Anette riapriva gli
occhi, le pupille dilatate al massimo.
La ragazza emise un verso a metà fra un gemito ed una supplica poi ci tuffò
la testa dentro, iniziando a vomitare faticosamente.
“Cosa le sta succedendo?!” domandò isterico il gigante biondo tenendola
per le spalle con le sue giganti manone. Il suo spavento era dato dal fatto
che era conoscenza comune l’assoluta astinenza di An dall’alcool prima,
durante e dopo un concerto.
“Credo di averlo capito ma-” Tony venne interrotto da Anette che rischiava
quasi di rimanere soffocata dai conati mentre sputava in continuazione l’
acqua che aveva bevuto durante il concerto mista a bile.
La situazione non era migliorata quando Tuomas e Jukka chiusero la
canzone, il batterista era sceso nelle quinte e li aveva raggiunti di corsa
seguito quasi subito da tutti gli altri.
“Anette?” la chiamò sorpreso, ma la ragazza non avrebbe potuto rispondere
nemmeno se avesse voluto.
“È rimasta svenuta per un minuto buono poi si è messa a vomitare…!” il
tono di Ewo era preoccupato “Io chiamo un’ambulanza!”
“Sta smettendo, Ewo.” commentò Tony, sfregando una mano sulla spina
dorsale di lei per cercare di calmare i salti del suo stomaco.
“Cosa è successo?” arrivò la voce di Tuomas mentre i suoi occhi passavano
in rassegna la situazione, fermandosi qualche momento in più su An e Tony,
quasi abbracciati. I conati sembravano terminati e la ragazza era visibilmente
scossa dai brividi nonostante il caldo umido dell’ambiente.
“Credo che qualcuno stia fumando spinelli nelle transenne sotto al palco.”
spiegò Tony “Anette deve averlo respirato senza saperlo.”
“Non ti ho chiesto cosa ne pensi tu, Kakko. La mia domanda era per
Anette.” replicò Tuomas acidamente mentre un muscolo si contorceva sulla
guancia dell’altro, poi si rivolse verso la loro cantante ancora inginocchiata
a terra “Allora?”
“C’era un odore dolciastro, io…”
“Cos’hai respirato, tre volte aria dolciastra? Tutto qui?”
Il silenzio nel backstage era totale mentre Emppu aveva la bocca spalancata
dal terrore, Tero non sembrava credere alle proprie orecchie, e Marco e
Jukka osservavano la scena con l’idea che sarebbe finita molto male da lì a
poco.
Anette aveva alzato gli occhi sgranati verso Tuomas che però rimaneva
senza espressione “Io non-n, T-”
“No Anette, non mi dire che ti dispiace! Ne ho abbastanza!” Tuomas aveva
alzato il mento in un’espressione prepotente “Ogni scusa è buona per te,
vero? Bene, tornatene in albergo.”
Il tastierista aveva alzato i tacchi, allontanandosi e dando un calcio al
microfono di An, rimasto a terra, sparendo nel corridoio verso l’uscita.
Anette era rimasta rigida finché non provò ad alzarsi nel tentativo di
raggiungerlo, le girò la testa e ricominciarono i conati. Emppu si era
inginocchiato accanto a lei mormorando ed allontanando i capelli “An, non
stava dicendo sul serio. Sono sicuro che…”
Ma le sue parole cadevano nel vuoto e Jukka lanciò un’occhiata d’intesa a
Marco e Tony prima di mormorare “Mi occupo io dell’annuncio ma appena
finisco cerco Mister Korg e lo sfascio di botte!”
“Ha oltrepassato ogni limite! Quel bruto! Buzzurro! Ignobile!” squittì il loro
chitarrista nano agitando un pugnetto, gonfio d’indignazione.
Marco scosse il capo e si unì a Tony per sollevare in piedi Anette e portarla
via.
7 Novembre 2007, ore 3
Paesi Bassi, Amsterdam, Melkweg Club
Aveva passato quelle ore alla larga, in compagnia di una bella bottiglia di
vodka in un pub della zona.
Aveva ignorato le telefonate ed i messaggi di Ewo e Marco, per non parlare
di cosa lo aspettava nella segreteria: probabilmente una seria lavata di capo
del suo batterista.
Finita la bottiglia aveva ancora buttato giù una pinta di birra poi se ne era
tornato nel backstage del locale ed aveva riacceso la sua fidata Korg sotto
gli occhi seccati di Tero ed un paio dei loro ragazzi che dovevano reimballare
l’attrezzatura. Nessuno però gli rivolse la parola ed il fonico prima di andare
via gli aveva fatto cadere una serie di mozziconi bruciacchiati e maleodoranti
sul bordo della Korg.
Sei spinelli.
Li aveva ignorati ed alla fine l’avevano lasciato in pace.
Era ubriaco ma riusciva ancora a suonare.
Ed infine l’hai persa, poeta.
La piega obliqua delle labbra tradiva il suo stato d’animo mentre continuava
a battere i tasti, la vista sfocata.
Non voleva pensarci ma li vedeva in replay nella sua testa a ridere e
scherzare. Abbracciati su quel pavimento.
Le dita che tremavano appena mentre suonava, improvvisamente troppo
stanche.
No, dopo questo tuo colpo di genio Anette non…
Gli occhi bruciavano adesso, e li strizzò un paio di volte, sforzandosi di
suonare ancora.
Hai rotto lo strumento, l’hai buttato a terra e ci hai camminato sopra.
Respirò rumorosamente, prima di cessare la musica.
Potrai scusarti per tutta una vita ma non riporterai indietro le sabbie del
tempo.
Il silenzio non poteva nascondere il movimento convulso delle sue spalle
nella luce elettrica che illuminava i camerini.
Il sipario era calato mentre la sirenetta raggiungeva la spiaggia,
trasportata dalle onde, ferita a morte.
9 Novembre 2007, ore 14
Germania, Köln, Live Music Hall
Quegli ultimi due giorni erano passati in un silenzio perfetto sul caravan dei
Nightwish.
Anette passava il proprio tempo libero a dormire nella sua cuccetta
escludendo i pasti nel quale cercava di non attirare l’attenzione ma di
sembrare allegra.
Tuomas aveva fatto le valigie e si era trasferito nel pullman dei Sinergy
lasciando che la crew ed i componenti della sua stessa band facessero muro
contro di lui.
La rabbia del momento sembrava essersi sbollita completamente lasciando il
posto ad un’amarezza pesante.
La speranza di Tero che Tuomas decidesse di scusarsi era svanita verso la
fine del primo giorno, dopo che Anette si era presentata al concerto ed
aveva letteralmente sbancato il botteghino con tanto di lancio di rose dopo
l’esibizione.
Ma niente, il tastierista non offriva un appiglio ed Anette dopo lo shock e le
lacrime era sempre più decisa a cancellare Mister Korg dalla faccia della
terra: se davvero quelli erano gli ultimi concerti per lei nel gruppo, li voleva
sopra ogni critica.
Rimaneva il fatto che dallo stato dei suoi occhi aveva versato il suo scotto
di lacrime amare.
Tony era dalla sua parte ma in concerto cercava di non sovradimensionare e
mantenersi al punto, per evitare ripercussioni.
Lo show di quella sera segnava l’ultima data in territorio europeo prima di
due settimane di pausa.
I Nightwish poi sarebbero volati in Canada per due date e tornati indietro
per una pausa più lunga prima del loro live registrato.
Ma poi?
Quella era la domanda che smorzava gli animi e rendeva capace Anette di
cantare con la grazia di un usignolo sul punto di trafiggersi.
Doesn't matter that man has no wings
As long as I hear the nightingale sing...
12 Novembre 2007, ore 10
Finlandia, Helsinki, Casa di Anette
Nevicava fitto appena fuori dalla finestra della loro piccola cucina.
La chiara luce del giorno si rifletteva sulla neve e sulla carta delle sue
dispense.
Tutta quella luminosità le faceva lacrimare gli occhi ma non intendeva tirare
le tende.
Le piaceva fissare lo sguardo oltre il vetro ed osservare un piccolo fazzoletto
del giardino dietro la casa, addormentato sotto la coltre di neve.
Chissà se anche a Kitee…
I Nightwish era ufficialmente in pausa per le prossime settimane ed Ewo li
avrebbe richiamati all’ordine in tempo per abbordare l’aereo che li avrebbe
portati in Canada, ma ancora nulla era trapelato da quella cassaforte a
combinazione che era diventato Tuomas.
Appena arrivati il tastierista aveva recuperato i suoi bagagli ed aveva
chiamato un taxi per la stazione ferroviaria.
Punto ed a capo.
Nemmeno Ewo era riuscito a strappargli più di due parole alla volta o
monosillabi.
Al sentire Marco, che era tornato a Kuopio per registrare con suo fratello,
Ewo assillava il tastierista quasi quotidianamente di telefonate e Jukka non
era da meno.
Lei aveva provato a comporre il numero cellulare di Tuomas ma il più delle
volte era spento e qualche volta aveva continuato a suonare a vuoto finché
la connessione non si interrompeva. Ora non se la sentiva più, ben sapendo
che Tuomas la stava evitando.
Sua madre Bea le aveva riempito di nuovo la tazza ed Anette le rivolse un
sorriso di gratitudine.
“Tesoro, dovresti fare una pausa o ti verrà un calo di zuccheri!” disse la
donna con premura.
“Ma no, Mamma…non preoccuparti!”
“Sembri dimagrita, hai un colorito spento…passi troppo tempo a studiare!”
l’apprensione materna era tutta lì negli occhi chiari della donna ed Anette si
ritrovò a ridere, scuotendo il capo.
“Mamma!”
“Non usare quel tono con me, signorina!” replicò scherzosamente Bea
“Oggi ti preparo il tuo piatto preferito e non voglio sentire scuse!”
“Mi arrendo!”
16 Novembre 2007, ore 11
Finlandia, Helsinki, Centro cittadino
Quel mattino era andata ad aspettare in stazione il treno da Kemi.
Tony era sceso nella capitale finlandese per il weekend ed avrebbe passato
le notti accampato da un suo amico musicista.
Avevano fatto colazione in un bar poi due passi per le vie e si erano infilati
in un parco pubblico con i vialetti ancora sommersi di neve ai lati.
Anette gli aveva raccontato l’andamento dei suoi studi ed il suo panico per
l’imminente sessione invernale ma ora l’argomento si era spostato sulla
patata bollente del momento.
“Marco mi ha telefonato ieri.” lo informò lei “A quanto pare Ewo ha
tartassato Tuomas finché il suo mutismo non ha ceduto. Le date in Canada
sono confermate come anche quella a Tampere per il DVD. Ewo aveva
ancora tutto Febbraio prenotato ed immagino che non mollerà troppo
facilmente l’osso…”
Anette stava giocando con i guanti di lana, seduta al suo fianco “Tero mi ha
mandato una mail in vece di Tuomas. Sembra che la casa discografica voglia
pubblicare una specie di EP con tracce live e qualche nuova incisione, da
come l’ha scritta si capisce che ce l’hanno ancora tutti a morte con lui…”
Tony respirò a fondo, creando nuvolette di vapore “E tu?”
“Cosa?”
“Ce l’hai a morte con lui?”
La ragazza alzò lo sguardo per poi abbassarlo “No.”
“Sei senza speranza, An.”
“Lo so.” era passata a giocare con le frange della sciarpa “Ma col senno di
poi ci ho pensato e…sono convinta che non credesse davvero a quello che
ha detto. Lo ha fatto per ferirmi, ha colpito sicuro nel mio punto più
debole.”
Mentre Anette parlava, Tony aveva cambiato espressione e quando lei vide
che non parlava alzò lo sguardo per trovarlo sbalordito.
“Tony…?”
“No.”
Anette lo fissò preoccupata ed incontrò finalmente lo sguardo del ragazzo
“Stai bene? Sei diventato tutto rigido…”
La bocca del ragazzo si piegò di scatto in un sorriso tirato che poi defluì in
una risata asciutta, di breve durata.
“…che emerito idiota!” esclamò con voce arrochita, strofinandosi la fronte,
sorridendo ancora e poi cambiando completamente discorso.
Anette non comprese mai quel comportamento, nonostante avesse chiesto
spiegazioni che Tony non dette mai.
20 Novembre 2007, ore 15
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi
Tony Kakko aveva lasciato Helsinki il giorno prima ed era diretto verso casa
per una sana pausa, non avrebbe seguito i Nightwish fino in Canada ma
sarebbe tornato per il DVD al Pakkahuone.
Durante il suo viaggio di ritorno aveva deciso di fermarsi a Kitee in un
‘tentativo suicida’ come l’aveva definito Jukka la sera prima.
Fino a quel momento nessuno a parte il batterista sapeva della presenza di
Kakko nella cittadina e quel mattino il ragazzo si era fatto a piedi la strada
fino a casa Holopainen, solo per sentirsi rispondere da Kirsti che Tuomas
non era in casa.
Aveva scoperto che il tastierista da quando aveva fatto ritorno si era ritirato
nella cabina di famiglia, e ci era rimasto se non si contavano i pranzi
domenicali.
Le Korg erano rimaste spente nella sua stanza.
Quindi era tornato indietro ed Jukka gli aveva prestato la barca, avvisandolo
di fare attenzione al ghiaccio.
Tony aveva imbracciato i remi e si era avvicinato lentamente all’isola,
cozzando infine con il molo ed assicurando la barca prima di avvicinarsi alla
costruzione, prendere un respiro profondo e bussare.
Aveva sentito un’imprecazione poi il cigolio di un vecchio materasso ed
alcuni passi prima che la porta si aprisse, permettendogli di vedere un
Tuomas in pigiama dall’aspetto rilassato ma triste.
Dallo spiraglio usciva il calore interno ed Tuomas rabbrividì mormorando un
“Vattene.” prima di chiudere la porta.
“Hey! Tuom! Apri!” aveva ricominciato a bussare paziente “Ti sei nascosto
abbastanza e devo parlarti!”
Non ricevette risposta ma Tony continuò imperterrito “Non sono venuto fin
qui per farmi sbattere una porta in faccia!”
“Buon per te!” sentì replicare l’altro con un borbottio.
Tony roteò gli occhi poi smise di bussare con un’espressione seria “So
tutto.”
Non si percepiva alcun rumore ed il ragazzo continuò a parlare “So che sei
innamorato di Anette e so anche che non glielo hai detto perché sei
convinto di essere troppo vecchio per lei.”
La serratura scattò e si riaprì.
“Sei venuto a gongolare? Darmi del deficiente? Da quanto lo sai e da chi l’
hai saputo?”
“Considerando che è parecchio che ti sento parlare di lei avrei dovuto
comprenderlo fin dall’inizio, e ci sono arrivato da solo.”
L’uscio si spalancò “Sbrigati che si gela.”
20 Novembre 2007, ore 19
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, cabina sull’isola.
La notte era scesa nera e freddissima sul lago e su Kitee, visibile dai
lampioni che brillavano in lontananza.
Si erano messi comodi, i piedi a scaldare davanti alla stufa a legna che
ardeva come un braciere ed entrambi con una sigaretta accesa ed un
bicchierino di vodka in mano.
Erano ovviamente sulla strada per l’addormentarsi sbronzi.
“An è…” il mormorio di Tuomas si perse mentre muoveva la mano che
teneva il bicchiere in una forma confusa, gli occhi lucidi “L’hai mai vista a
fine gig? Distrutta ma che sorride sempre. La sua espressione quando legge,
quella voce mentre canta…”
“Sicuro…è radiosa!” rispose Tony, annuendo.
Il tastierista dei Nightwish aveva un’aria scoraggiata e malinconica.
Tendeva a parlare della sua cantante al passato ed Kakko aveva passato
una buona parte delle prime due ore a tentare di spiegargli che Anette non
era arrabbiata con lui.
“Certo che lo è! Mi starà odiando…”
Ma, Tony non poteva negarlo, il suo amico era completamente acceso per
quella ragazza di un sentimento a tratti platonico ed a tratti possessivo e
geloso. Un mix che spiegava le sue azioni ma non le scusava per nulla.
“An è una ragazza speciale, Tuomas. Se finirete per mettervi assieme non
sarà grazie ad una mano divina. Non puoi aspettare, se la desideri davvero ti
devi rimboccare le maniche e buttarti prima che lo faccia qualcun altro che, a
differenza mia, non abbia scrupoli!”
“Sì, giusto…” annuì Tuomas poco convinto.
“Devi imparare a rispettare cosa pensa ed involverla nelle scelte di tour. In
fondo è lei che canta tutte le sere.”
“La rispetto già!” rimbrottò Tuomas, corrugando la fronte.
“Sì, finché non ti parte la fatidica rondella ed inizi a incolparla di sabotare gli
spettacoli.”
Il ragazzo incassò con un grugnito, tracannando una dose di liquore e Tony
lo seguì.
“Avevo già deciso di farla sperimentare con Marco per dimezzarle il
lavoro…perché stai facendo di tutto per farmi cambiare idea?” domandò il
tastierista di getto “Non credo che sia possibile salvare niente…”
“Perché hai bisogno di una lieve dose d’ottimismo ed un calcio nel sedere.”
ridacchiò l’amico, versandosi un altro shot “Ciò che hai creato negli ultimi
anni assieme a Marco, Jukka, Emppu ed Anette non può fermarsi così per un
capriccio del momento o per una fiammata di gelosia. E come infornare un
soufflé e toglierlo di proposito dal forno prima che sia pronto per vederlo
sgonfiare.”
“Non sono convinto che-”
“Tira fuori i gioielli, Mister Korg. Ma prima cospargiti il capo di cenere e
fattela inginocchiato fino ad Helsinki per scusarti come si deve!”
“’Kay, mammina.”
“Bravo lupetto…”
“Tony!”
“Che c’è di male? Sei così carino e peloso in testa!” il ragazzo allungò una
mano ed iniziò a scompigliare la chioma tutta spettinata del tastierista.
“Piantala!”
24 Novembre 2007, ore 20 e 13
Finlandia, Helsinki, Aeroporto, partenze internazionali
Anette era stata portata all’aeroporto da suo padre che le aveva fatto una
testa così di raccomandazioni più un terzo grado su Tony che non l’aveva
lasciato proprio così soddisfatto.
Help!
Si era salvata da sola, facendo finta di essere in ritardo ed era corsa al check
-in dove il più dei ragazzi attendeva già.
Ewo l’aveva salutata con un cenno del capo mentre Emppu le era corso
incontro, placcandola e saltando su per farle le feste.
Marco era poi venuto in suo soccorso staccando Pooh con facilità e
parcheggiandolo sui sedili per l’attesa.
“Ci imbarchiamo fra un quarto d’ora. Tero sta imballando l’attrezzatura con
gli altri della crew più avanti.” la informò il bassista, mentre gli occhi azzurri
di An passavano in rassegna il gruppetto.
“Non vedo Tuomas.” mormorò preoccupata, voltandosi verso l’entrata
mentre Marco scuoteva la testa.
“Tranquilla che arriva.”
Il bassista avrebbe potuto parlare arabo perché nei minuti seguenti la
ragazza aveva preso a mordersi il labbro inferiore e girare avanti ed indietro
come un’animale in gabbia, lanciando occhiate in giro.
Dopo quasi dieci minuti l’attesa si era fatta snervante ed Ewo aveva preso a
marciare assieme ad Anette mentre Marco stava morendo dalla voglia di
accendersi una sigaretta.
“Cosa facciamo se non arriva?” domandò Jukka, dando voce al pensiero che
avevano tutti.
“Sono sicuro che si farà vivo.” rispose subito Ewo con diplomazia.
I restanti cinque minuti sembrarono passare con il contagocce ma Tuomas
non si presentò ed ormai erano in ritardo per l’imbarco.
Tero si era rotto ed aveva tirato fuori il cellulare per chiamare il tastierista
che rispose al secondo squillo.
“Cazzo sei, Tuommi!?”
Anette ed i ragazzi guardavano il fonico mentre la sua bocca si contorceva
in una smorfia poi passava il telefono ad Ewo che ascoltò ed esclamò
tombale “Vengo ad ucciderti, Holopainen! Marca le mie parole!”
Intanto Tero aveva spiegato alla banda la situazione “Il furbo è arrivato
prima di noi, ha subito beccato una fan che faceva l’assistente di volo e l’
hanno fatto passare prima! È da mezz’ora che se ne sta seduto sull’aereo!”
Il sospiro di sollievo collettivo fu di breve durata dato lo scatto atletico di
tutta la compagnia per non essere lasciati a terra.
La volta che furono saliti trovarono finalmente il tastierista tutto comodo nel
suo sedile con tanto di numero nuovo di Paperino al seguito e maxitubo di
smarties in grembo.
“Messaggino no?!” si lamentò Tero, battendo la testa di Tuomas con falsa
gentilezza.
“Ero senza credito.” arrivò la risposta vergognosa del tastierista da dietro il
giornalino.
“Tradotto: picchiami!!!” replicò Jukka con voce inquietante.
“Ti và bene che siamo in un luogo pubblico, Tuommi!” gli fece eco Emppu
mentre si massaggiava il fianco.
I ragazzi stavano scivolando ai loro posti e Marco spinse Anette verso il
posto libero accanto al tastierista, cieco di proposito alla sua occhiata
sgomenta. Della serie: risolvete i vostri problemi!
In quella gli occhi verdi di Tuomas si alzarono dalle vignette, incontrando i
suoi “Ciao, An.”
“C-ciao.” rispose cauta, sedendosi il più lontano possibile per non innescare
reazioni ostili.
Il ragazzo se ne era accorto perché assunse una lieve tinta porpora e si
rituffò fra le pagine del fumetto.
Anette attese ancora ma Tuomas non dava più segnali quindi frugò nel suo
bagaglio a mano per cercare un libro ed immergersi nella lettura.
~
Erano decollati da quasi mezz’ora, il brusio della conversazione dei
passeggeri era diminuito di pari passo ed era rimasta presa dalle descrizioni,
tanto che la sua immaginazione subì un arresto quando si accorse che
Tuomas stava leggendo da sopra la sua spalla.
Beccato, il tastierista tentò un sorrisino “Ventimila leghe sotto i mari?”
“Già letto?”
“Più o meno…”
La risposta evasiva del tastierista le fece alzare un sopracciglio ma la ragazza
non commentò e Tuomas frugò nel suo zainetto per tirare fuori il tubo degli
smarties ed un inedito tupperware arancione, mettendoglieli in grembo con
un borbottio mal precisato che suonava tanto con un “Per te.”
Anette incastrò il libro fra la gamba ed il bracciolo della poltrona prima di
dare un’occhiata al contenitore e pelar via il coperchio. Dentro c’era una
generosa porzione di torta al cioccolato tagliata a fette.
“Tutta per me?”
Tuomas si limitò ad annuire con un debole sorriso ed Anette rise piano
“Almeno conosci i miei gusti!”
Il ragazzo si era messo un mano dietro il capo, leggermente a disagio ed un
po’ confuso quando Anette bilanciò la torta fra i due sedili.
“Accetto con piacere la tua offerta se mi dai una mano a mangiarla!”
“’kay.”
Passarono dieci minuti rilassati e sublimi mentre facevano sparire alcune
fette di torta ciascuno, poi si ripulirono dalle briciole con un paio di
fazzolettini di carta forniti dalla cantante.
Solo in quel momento Mister Korg decise di virare in acque più infide,
sperando che la cioccolata avesse attivato le endorfine di lei per il
meglio.
“Senti, io-” si era già bloccato, completamente nel pallone “Insomma…”
La giovane lo guardava un po’ preoccupata e Tuomas si affrettò a trovare
qualcosa di decente da dire senza molto successo per poi sparlare quasi “Mi
dispiace, An!”
La flebile speranza del tastierista si estinse quando vide l’occhiata intenerita
di lei e si voltò di scatto verso il finestrino, cercando di venire a capo dell’
abisso che gli si era appena aperto sotto i piedi.
Lo sapevi che sarebbe andata così! Colpa tua!
Rimase però doppiamente scioccato quando le dita di Anette si strinsero
gentilmente sulla sua mano “Tuomas? Guardami.”
Obbedì con difficoltà ma non ebbe il coraggio di alzare lo sguardo, l’unica
cosa che avrebbe voluto davvero era aprire un portellone e gettarsi senza
paracadute.
Anette si abbassò per entrare nel suo raggio visivo “Ti sembro
arrabbiata?”
“…”
“Non lo sono.”
A quella rivelazione Tuomas sbottò “Non cercare di farmi sentire meglio!”
Un momento dopo Mister Korg imprecava, sventolando la mano.
Anette gli aveva pizzicato forte il dorso della mano un po’ seccata “Sei
contento adesso?!”
“Donna manesca!”
“Uomo Ritardato!”
Con gli occhi chiusi in fessure si erano dati ad un match di occhiatacce…
almeno finché un angolo della bocca di Anette non si alzò appena
“Davvero, non sono arrabbiata con te.”
Tuomas aveva lasciato perdere l’espressione accigliata e l’ascoltava.
“Non pensavi davvero quello che hai detto quella sera.” si era ripresa la sua
mano, stringendola forte “Hai saputo di me e Tony ed hai subito pensato
male. Forse credevi che sarei rimasta distratta e non avrei più dato la stessa
importanza alla band o peggio che avrei lasciato te ed i ragazzi con un palmo
di naso. Per farmi scappare via ci vuole molto di più di un paio di insulti
quindi mi dispiace: la mia risposta è ‘No’.”
“Anette-”
“Tony è solo un buon amico. Magari non ci credi ma sono felice sul palco.
Mi sento parte dei Nightwish e voglio cantare per te, Tuomas.” le
guance di lei avevano assunto una sfumatura un po’ più rosata e la ragazza
si corresse piano “Almeno finché lo vorrai.”
“…”
Avrebbe voluto credere ciecamente a quelle parole, il tastierista.
E guardare le mani di Anette strette alla sua, gli provocava una morsa allo
stomaco quasi dolorosa.
Per quanto tempo ancora rimarrà davvero al tuo fianco, poeta?
Quella vocina maligna non la smetteva mai di avvelenargli i pensieri ma
Tuomas, quella sera, si sforzò di zittirla.
“Tuom…” mormorò Anette con un sorriso “Guarda fuori.”
Il tastierista obbedì, avevano superato le nuvole ed ora l’aereo navigava
appena sopra un mare bianco argento, illuminato da una luna piena e tonda
come una moneta.
La luce riflessa che smorzava appena il bagliore della Via Lattea, ma non
copriva il bagliore azzurrino delle Pleiadi.
Alcuni chilometri più in là il banco di nuvole sotto di loro si apriva,
lasciando intravedere le ormai lontane coste frastagliate della Svezia e le
acque blu zaffiro dell’Oceano Atlantico.
Era un colpo d’occhio da togliere il fiato, tanto da fargli sperare che il tempo
si fermasse.
Senza guardare coprì le mani di Anette con la propria rimasta libera,
promettendo a se stesso che non avrebbe più pensato al futuro ma avrebbe
vissuto ogni giorno come se fosse stato l’ultimo.
Anche se non trovava il coraggio di rivelare i propri sentimenti.
Quel momento sarebbe rimasto con lui e, per ora, gli sarebbe bastato.
We're walking in the air
We're floating in the moonlit sky
The people far below are sleeping as we fly
I'm holding very tight
I'm riding in the midnight blue
I'm finding I can fly so high above with you
~~~
Le parti in corsivo centrate sono piccoli spezzoni tratti dalla biografia
‘Once upon a Nightwish’ inerenti al periodo che ho descritto, mentre
i versi fanno parte rispettivamente di 'Beauty and the Beast (live)',
'Know why the nightingale sings' e 'Walking in the air' sempre
dei Nightwish.
L’estate finisce e con lei questo prequel!
Ho digitato la parola ‘fine’ solamente ieri notte ed eccomi di ritorno su EFP
per postare l’ultimo capitolo di ‘The Fling’ anche se ormai non ci
credeva più nessuno, nemmeno la sottoscritta! LoL
Spero che – nonostante l’attesa – possiate godervi quest’ultimo capitolo
che durante la stesura ha raggiunto proporzioni inedite (12.000+ parole!)
lasciandomi con il desiderio di pubblicarlo a parte…se confrontate i primi
capitoli di DOR con le date dell’ultima parte vi accorgerete che si possono
intersecare ed avrete una versione quasi perfetta dell’insieme! ^^’
Ora, non sono sicura che siate d’accordo con questa mia visione ma ho
cercato di renderla più coerente possibile con DOR anche se so
perfettamente che alcune imprecisioni non sono state debellate e rimarranno
lì a rodermi il fegato.
Comunque sono aperta alle critiche! Quindi fatevi sotto!!!
Passo a ringraziare CrystalRose per aver recensito l’ultimo capitolo
e per avermi dato l’ispirazione necessaria ad attaccare questa particolare
‘storia-non-raccontata’ dal quale in effetti DOR era iniziata, quasi
timidamente, più di quattro anni fa. The road goes ever on, Lalla! <3
Ed ora un po' di pubblicità occulta! xD
Per chi ha solo scoperto il mio universo NW leggendo ‘The Fling’ vi
rimando alla storia principale ‘Dreams Of Reality’ che potete trovare
nella pagina del mio account.
Per chi conosce già DOR e la mia manica di finlandesi matti…mantenete lo
sguardo sull’orizzonte!
Ho ancora una chicca per voi! ;)
Beh, io vi lascio qui e non so se pubblicherò ancora nuovi progetti in questa
sezione Nightwishiana che mi ha fatto conoscere tante storie ‘capolavoro’ e
le loro autrici che sono persone meravigliose… =’)
Comunque ringrazio anche tutte le persone che hanno letto questa storia,
chi l’ha aggiunta fra le sue liste e chi è passato a commentare nei capitoli
scorsi.
Sappiate che ognuno di voi mi ha fatto felice! =)
Ed ora salpo per altri mari ed altre storie da concludere… xD
Buona fine estate!
Hermes |