Pioveva malinconia dagli occhi

di Theautumncolours
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-“Ma che ti viene in mente? Ferma subito l’auto, mamma! Papà, cazzo, non dici niente? Ovvio che non dici niente, non sei mai a casa con noi, ti lasci trascinare dalle decisioni di tua moglie e te ne freghi dei tuoi figli! Ma vi sembra normale lasciare Mike lì, da solo, sotto la pioggia? Mamma!”. Inutili le urla disperate di Abby, era come se in quell’auto ci fosse solo lei in quel momento. Anne con lo sguardo distratto e pietrificato verso l’autostrada si lasciò pochi metri d’asfalto dietro la sua Land Rover, assicurandosi che il ragazzo non stesse rincorrendo l’auto sotto la fitta pioggia. Due fari gialli sempre più vicini e grandi lampeggianti sul parabrezza, alcune urla soffocate di terrore, una frenata fragorosamente rumorosa, un enorme tonfo frontale e il vetro anteriore in piccoli pezzi. Sui sedili anteriori giacevano entrambi i corpi con tagli sparsi su ogni centimetro di pelle bagnata dal colore rosso del sangue liquido che colava assieme alla continua pioggia, i visi erano cosparsi da ferite profonde sulle ossa delle gote e sul cranio capelluto, gli indumenti strappati ormai erano anche inutili per tamponare le indelebili chiazze rosse. Il corpo di Abby pulsava ancora vivo, fortemente strattonato dalla cintura di sicurezza, i suoi fermi limpidi occhi fissavano sgomenti la scena agghiacciante dinanzi a lei, le si gelava il sangue che poco tempo prima scorreva nelle tempie, si ripeteva innocentemente fra le labbra screpolate che era stato solo uno dei tanti incubi temporanei, poi a malapena provava a smuovere gli arti come un bambino stupito di avere quelle quattro stecche per avanzare, ma nulla. Per un momento cercava di autoconvincersi che qualcuno avrebbe reclamato l’incidente e sarebbe stata aiutata ad uscire dallo sportello bloccato ma i minuti passavano, le auto sfrecciavano e la tempesta pareva stesse cessando. -“Dove sei, Mike?”- urlava disperatamente posando lo sguardo perso fuori dall’auto, cercando più volte di intravedere il suo volto pallido fra gli alberi sperduti di quella foresta fitta, ma invano vi erano solo alcune carcasse dell’auto dai grossi fari gialli. L’aria della Land Rover si faceva sempre più chiusa e pesante, l’ossigeno iniziava a mancare, le palpebre della ragazza si chiudevano piano restìe da un minimo di speranza. "Non ho più speranze, nulla è più vivo davanti ai miei occhi, ogni cosa è in frantumi." -"Abby, sono qui! Apri quegli occhi, ti prego!"- ripeteva quella voce maschile fuori dal finestrino seguita da colpi incessanti di palmi lungo la portiera. La ragazza ebbe un sussulto al cuore voltandosi verso quel viso pallido ricoperto dal ciuffo di capelli neri afflosciati sulla fronte, bagnato fradicio dalla pioggia corrucciato in uno sguardo pieno di emozioni che in quel momento non prevedevano alcun limite, le labbra di Abby iniziavano piano a schiudersi dallo stupore senza distogliere lo sguardo da quel ragazzo che imprecava fino ad un secondo fa di svegliarsi, di aprire gli occhi, respirare ancora per lui, mantenere la calma e intimarle un minimo cenno, di credere a ciò che stava accadendo in quell’istante, non era affatto un sogno, nemmeno un incubo, la voce di Mike viva e nascosta dentro di lui esisteva davvero, quell’incidente, quelle lacrime di sangue sparse tra i pezzi di vetro affilato, quei corpi adulti che avevano solo trasmesso inquietudine tra le anime dei due ragazzi ora giacevano accasciati fra i sedili bucati, privi di conoscenza, privi di un briciolo di forza nera interiore per lottare di fronte a quegli anni di vita che avrebbero dovuto affrontare idealmente senza il peso sullo stomaco di un insolito adolescente senza corde vocali, ora erano lì, morti e combattuti, ma prevalentemente indegni di provar la melodia della voce che avrebbe fatto parte a nuovi orizzonti, sempre più lontani e profondi. -“Mike, non riesco a crederci, non so neppure da dove iniziare, cosa dire, io..”- due braccia cariche di forza circondavano istintivamente il busto della ragazza, stringendola a sé in una stretta così delicatamente possente che insinuava tranquillità e casa, sì, ogni cosa non avrebbe mai potuto sostituire quell’affetto che trasmetteva Mike, poteva definirlo come la sua casa, l’unico il quale conosceva segretamente la sua vita, i suoi occhi, il profumo dei suoi capelli, la sua innocenza, la sua resistenza ma soprattutto la sua fiducia. Spazio autrice: Siamo giunti alla fine della storia di Mike, vi ringrazio molto per averla letta e per ogni recensione che mi avete lasciato, un saluto e alla prossima. :)




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