giornata di mercato

di behindamask
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Le voci della gente che si sovrapponevano l'una all'altra.
Sotto quel caldo sole primaverile che già preannunciava l'estate, la piazza era in festa.
Gli uomini insieme nelle locande a bere e raccontarsi le loro avventre. Ridevano, sbraitavano e tracannavano birra di qualità scadente, ma forse dopo il quarto, quinto bicchiere il gusto già non lo distinguevano più.
Da fuori si sentiva lo sbattere delle pinte sui tavoli, i loro schiamazzi e le avventure esagerate della loro gioventù, quando ancora c'era la guerra e c'è chi era pronto a giurare che esistessero ancora i draghi.
Voci che si accavallavano, si confodevano e si alzavano vorticosamente.
Fuori, le donne al mercato per comprare frutti freschi e maturi dai colori viaci e dal gusto dolcissimo, ai quali i bambini non potevano resistere, e non perdevano l'occasione per arraffare una mela o una pesca quando nessuno li vedeva per poi assaporarle sui rami degli alberi, nascosti dalle fronde mosse dal vento.
Era bello ammirare la piazza da lassù, con i piedi a penzoloni.
Si potevno vedere tutte le tende dei mercati. Ce n'erano di ogni tipo e colore.
Chi chiamava la gente perchè aveva pentole più belle, chi esclamava che nessuno al mondo avrebbe potuto affilare i coltelli megilo, chi si vantava di conoscere i segreti del futuro, chi caricava piccoli carillon lasciando che questi suonassero dolci ritornelli.
I bambini, poi, erano quelli che si divertivano di più.
I maschi preferivano fare scherzi e dispetti alle loro sorelle più grandi e capitava che qualcuna di loro si trovasse un rospo sui capelli. Amavano rincorrersi e giocare a fare le battaglie con dei bastoncini usati come spade, oppure lanciarsi in prove di coraggio .
Le bambine invece facevano compere anche loro, oppure aiutavano in casa. C'era chi, però, riusciva a sgattaiolare via per guardare col naso all'insù qualche bancarella, che per loro erano meraviglie.
Rimanevano ammirati di fronte a bambole di pezza e riconoscevano creture delle leggende grandi re del passato incisi sui volti di piccole statuette in legno dipinte da abilissimi pittori. Qualcuno invece amava guardare le decorazioni dei vasi e affascinarsi d fronte alle abili mani di chi li creava quasi dal nulla. Altri rimanevano col fiato sospeso davanti ai venditori di gioielli, con quei loro anelli di diamanti e collane di perle che sembravano pesare tantissimo.
Si immaginavano quelli addosso a qualche principessa lontana e iniziavano a fantasticare su quanto sarebbe stato bello esserlo da grandi. Sognavano di sposare nobili principi , di vestire abiti sfarzosi dalle pregiate stoffe, di mangiare sempre torte e biscotti appena sfornati e serviti a letto, di non dover mai aiutare le madri a casa nelle loro faccende.
Alcune bambine avrebbero preferito un'altra vita, fatta di avverntura di viaggi a cavallo e di spade. Ma nulla in confronto a poter diventare dei maghi potenti, rispondevano le amiche, e poter leggere grossi tomi in tute le lingue del Regno ed essere persino capaci di volare.
-Se io fossi una strega non mi divertirei di certo, che noia essere sempre chiusi in quelle loro scuole speciali con la testa sui libri...molto meglio i draghi!-
-Ma se lo sanno tutti che i draghi non esistono...!-
Le ragazze passavano il tempo in alti modi, con la mente sempre occupata da un viso e le labbra a pronunciare un solo nome. Amori, amori impossibili che nesuno a parte loro poteva capire. Si confidavano con le amiche, le quali poi amavano trasformare in pettegolezzi quello che le era stato detto in gran segreto. Arrossivano e voltavano lo sguardo dopo un'occhiata di qualcuno speciale, abbassavano il capo quando le madri le rimproveravano -Piuttosto che pensare a queste sciocchezze, pensa a lavorare, che alla tua età io ero già diventata una sarta!- oppure -Dovresti essere più responsabile, non lo sai quante cose ci sono da fare in casa? E tu preferisci rimanere qui con gli occhi al cielo!-




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