- SPECCHIO -
Lampi,
tuoni, fulmini, pioggia torrenziale.
Un
temporale con i fiocchi per una stupenda seratina autunnale!
Stava aspettando il
treno con le braccia incrociate sotto il seno, cercando di trattenersi
nel tremare ma il freddo pareva penetrarle fino alle ossa. Aveva
deciso il momento sbagliato per mettersi il vestito nuovo,
corto
poco più sopra del ginocchio e le maniche lunghe fino
all'avambraccio. Le costò un occhio della testa, ma ogni
tanto
voleva concedersi qualche sgarro nello shopping. Pregò che
il
treno arrivasse puntuale e che qualche divinità la stesse
ascoltando, giusto perché aveva già sofferto
abbastanza
per i suoi canoni. Nessuno lo sapeva, ma lei aveva una grande fifa dei
temporali.
«Mira,
insomma hai 19
anni, non dovresti farti spaventare da un po' di
pioggerellina!»
penso tra se e se, quando un tuono la fece
sobbalzare «Ecco,
per l'appunto».
Fissava insistentemente
lo scorrere
dei minuti sullo schermo del cellulare. giusto per distrarsi e non
pensare alla catasrofe metereologica che continuava ad imperversare.
Vide una luce arrivare ma poi il treno cambiò traiettoria
per
finire sull'altro binario.
«Oh,
andiamo!»
disse mentre una refolata di vento le fece finire tutti i capelli in
faccia. Dopo un quarto d'ora di ritardo, salì sul treno
dietto
verso il centro. Le porte stavano per chiudersi del tutto quando una
ragazza salì all'ultimo secondo. Sospirò e si
asciugò la faccia bagnata con il dorso della mano. Si
diresse
verso il sedile di fianco il suo, l'unico disponibile. Mira
spostò cortesemente la borsa sopra le gambe, in
modo da
lasciarle il posto. La ragazza non ringraziò ma non ci diede
peso, considerando che solitamente le persone non si preoccupavano di
queste piccolezze perché assorte nei propri pensieri. Si
limitò a sorridere nella sua direzione, lei era ancora una
persona civile.
«Che
hai da sorridere?» chiese l'altra, in tono brusco.
Quattro parole era
già riuscita ad irritarla, ma non si scompose.
«Non ti pare
che sia un po' troppo leggero quel vestito? Speri di attirare
l'attenzione?» continuò.
Faceva sul serio? Le
aveva appena
fatto sottointendere che la pensava una poco di buono?
Sentì la rabbia ribbollirle nelle vene e la voglia di
tirarle un
pugno dritto in faccia.
«Non
credo tu abbia la
capacità di potermi giudicare senza conoscermi»
ribattè, continuando a sorridere.
«Questo
è quello che dai a vedere» un'espressione di sfida
si dipinse sul volto sulla ragazza.
La osservò
meglio: i capelli
biondi le cadevano sulle spalle, mezzi bagnati, e notò una
cicatrice le contornava l'occhio destro quasi fosse un decoro aggiunto
ai suoi occhi verde scuro. Il giubbotto di pelle appoggiato alle spalle
lasciava intravedere un tatuaggio tribale che finiva dentro la maglia,
probabilmente continuando sul petto. Oggettivamente non era una brutta
ragazza, peccato che con due frasi era riuscita a redersi
insopportabile.
«Ah,
continua pure
quanto vuoi, tanto non ti ascolterò» chiuse
così il
discorso e si mise a guardare fuori dal finestrino, scelta non molto
saggia. Le uniche cose che riusciva a vedere erano le gocce che
scendevano illuminate da qualche lampo.
Per tutta l'intera ora
del viaggio
non si rigirò verso di lei ma ogni tanto si lasciava
sfuggire
qualche occhiata verso di lei, usando il finestrino come specchio. Si
era addormentata profondamente, ascoltando la musica da grandi cuffie
nere. La testa, appoggiata alla testiera del sedile, ogni tanto cedeva
verso la spalla. Attraverso la bocca socchiusa sentì il suo
respiro farsi sempre più pesante, quasi stesse facendo un
brutto
sogno.
Un insegna luminosa le
ricordò che era arrivata al capolinea, prese le sue cose e
si
alzò. Fissò la ragazza per qualche istante.
«Faresti
meglio a svegliare la tua amica» disse la signora anziana che
sedeva nel sedile di fronte.
«Non
è una mia amica, non so nemmeno chi sia» rispose
lei, mentre scuoteva piano la ragazza.
Quest'ultima si
svegliò di
colpo e allontanò bruscamente le mani dell'altra. Si
alzò
e si diresse verso le porte.
Scesero entrambe, Mira
la fissò mentre si allontanava. La stava salutando? E
cos'era quella scritta sul suo giubbotto?
«Che razza di nome è
Lax?»
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