AU BAR 18
<< Due settimane prima >>
La prima cosa che sente è qualcosa di ruvido che gli pizzica il collo e gli fa un po' solletico.
La seconda, un contatto morbido e tiepido di labbra.
La terza, una mano che gli accarezza la spalla e lentamente scende lungo il braccio.
- Bass... Sveglia.
La
quarta, la voce di Miles che gentilmente gli chiede di aprire gli
occhi. Bass sorride prima ancora di schiudere le palpebre. Il risveglio
così è davvero piacevole, e lo mette di buonumore. Ci
mette un po' a distinguere l'altro, sdraiato dietro di lui, tutto preso
ad accarezzarlo e sbaciucchiarlo. Mugola appena, mentre la mano di
Miles gli accarezza la pelle nuda del fianco.
-
Ciao Miles, - ha appena la forza di sussurrare. La notte prima, con la
scusa che non avrebbero dovuto alzarsi presto, l'hanno trascorsa a fare
l'amore. Sono crollati all'alba, stanchissimi e vergognosamente felici.
L'ultima cosa che Bass ricorda di aver fatto è stata baciare la
mano con cui Miles lo stava accarezzando sulla testa.
Piano
piano si riabitua alla luce. Si muove appena, circondato dall'uomo che
ama. Il ricordo della notte appena trascorsa è così
vivido che si sente ancora sottosopra. Con Miles, sente sempre uno
strano languore, una felicità che gli piega le ginocchia.
Miles che, tra l'altro, è anche lui raggiante, e non smette un attimo di accarezzarlo. Lo sfiora, lo respira, lo vive.
Non che non lo faccia, gli altri giorni; ma avere davanti lo spazio
dilatato di giornate intere che possono spendere come vogliono, lo
rilassa e lo fa tornare spensierato. Non c'è fretta, può
goderselo come vuole. Può fargli capire quanto è speciale
per lui, e quanto lo ama.
No. Non. Tu.
Non. Qui.
Queste
sono le cinque parole che attraversano la mente di Miles Matheson,
quando si accorge del tizio pallido e biondo che sta salendo le
scalette dell'ingresso. La creatura più pedante, ottusa e
incredibilmente tenace di tutto il mondo.
Jeremy Baker.
Ora,
a mente fredda, non può lasciare che uno scherzo del destino -
perché di questo si tratta - renda loro le vacanze invivibili.
Perciò quasi travolge Bass, trascinandolo in camera con una
scusa, per evitare che l'Avvoltoio si accorga di loro.
Bass
è troppo di buonumore per accorgersi che Miles si sta
comportando come un idiota paranoico, perciò si limita a
sorridere e mettergli le braccia al collo e posargli un bacio sulle
labbra.
- Cos'hai? Sei strano, - gli dice soltanto, l'espressione leggermente perplessa e un po' divertita.
-
Cosa? - Miles, una volta chiusosi la porta alle spalle, non sa cosa
dire. L'imprevisto lo ha leggermente messo in imbarazzo, e oltretutto
sentire Bass contro di sé, la stretta delle sue braccia sulle
spalle, vedere così da vicino il blu brillante dei suoi occhi,
gli confonde ancora di più le idee. - Uh,
io... Perché non aspettiamo un po' a scendere? - propone,
posandogli le mani sui fianchi. Bass inclina leggermente il capo da un
lato in quel modo che lo fa impazzire.
-
Per me va bene, - sussurra sorridendo, allungandosi a baciarlo di
nuovo, chiudendo gli occhi. Miles mugola, attirandolo a sé.
Tuttavia, forse, da un imprevisto può nascere qualcosa di buono.
Miles
Jr. ha il suo angoletto, esposto alla luce della finestra, e
sgranocchia con soddisfazione le sue foglioline. Non hanno avuto
problemi con l'albergo, anzi; quando hanno chiesto una porzione di
insalata da portare in camera, una cameriera gliel'ha fatta avere in un
piattino. I raggi del sole e un vento leggero attraversano le tende
morbide, scombinano i riccioletti umidi di Bass che si è appena
fatto la doccia.
-
Hai un itinerario per oggi? - gli chiede Miles, seduto sul bordo del
letto con solo un asciugamano intorno alla vita, guardandolo come uno
spettacolo mentre scalpiccia in giro in boxer cercando qualcosa da
mettersi. - Mmmno...
- risponde Bass, distratto e su di giri, tirando fuori una maglietta e
infilandosela. - Possiamo andare dove vuoi, - dice, voltandosi e
rivolgendogli un sorriso dolce, - mi basta che stiamo insieme.
Miles
si alza, dopo aver deciso che ha trascorso abbastanza tempo a
osservarlo facendo il figo, e comincia anche lui a vestirsi. Ogni tanto
coglie un'occhiata di Bass, che lo osserva cercando di essere
più discreto di lui. È praticamente impossibile per loro
due condividere lo stesso spazio senza saltarsi addosso; ma cercano di
controllarsi, perché altrimenti le quattro pareti della loro
stanza saranno l'unica cosa che vedranno, durante la loro vacanza.
Trascorrono
giorni e notti fantastiche, divertendosi e rilassandosi e facendo e
vedendo cose nuove per la prima volta; giorni in cui, Miles constata
con sollievo, non incrociano mai Jeremy La Minaccia.
Un
po' è una questione di fortuna, un po' di tattica -
perché Miles si assicura sempre che non possa comparire
all'improvviso e rompere le scatole, - ma alla fine ottiene quello che
vuole: tranquillità, divertimento e, soprattutto, Bass tutto per
sé, sempre, ovunque, in tutti i modi.
Solo
l'ultimo giorno, quando stanno attraversando il corridoio un po'
sconsolati - Miles con i loro bagagli e Bass con in braccio la cesta di
Miles Jr. -, si imbattono nel pallido e petulante venditore di cialde.
Miles fa finta di cadere dalle nuvole, come se lo vedesse per la prima
volta, ma a Bass basta guardarlo per capire tutto. D'altronde, lo
conosce da una vita: è come se potesse leggergli nel pensiero.
Non sa se mettersi a ridere o rimproverarlo o baciarlo, per l'impegno
che ha messo nel tenere Jeremy lontano da loro; in ogni caso, in quel
momento e con le mani impegnate, non può fare nulla di tutto
questo.
Si
salutano cordialmente, e poi Jeremy sparisce per le scale nella sua
tenuta vacanziera - non che d'inverno abbia più gusto - e Bass
finalmente può parlare con Miles.
-
E così, è per questo che sei stato così strano, a
volte? - chiede, con una leggera presa in giro nel tono di voce.
Miles
non sa cosa dire. È troppo orgoglioso per ammettere che è
gelosissimo di lui, suonerebbe come un'ammissione di debolezza. Si
limita a scrollare le spalle, come se la cosa non avesse importanza.
-
Be', volevamo trascorrere delle vacanze tranquille, no? Così lo
sono state, - dice soltanto, consapevole di non suonare affatto
credibile.
Bass sorride, alza gli occhi al cielo.
-
Scusami un attimo, piccola, - dice a Miles Jr, posando la sua casetta
trasportabile a terra, quando ormai lui e Miles sono arrivati nel
parcheggio e l'altro sta chiudendo il portabagagli. Si porta davanti a
Miles e lo guarda negli occhi, sollevando appena il mento per
compensare in qualche modo la decina di centimetri che li dividono.
- Devi dirmi niente? - dice, incrociando le braccia, con un sopracciglio alzato.
Miles
sembra non reggere il suo sguardo; si sente leggermente colpevole, come
se avesse fatto qualcosa di sbagliato. Poi, quando finalmente si decide
a guardare Bass, si accorge che la sua espressione di rimprovero si sta
rilassando in un sorriso, che non ha nessuna intenzione di bacchettarlo
per non avergli detto nulla.
- Miles, - dice, guardandolo fisso nelle pupille: uno sguardo aperto, chiaro, limpido. - Io amo solo te.
Il resto del mondo per me non esiste nemmeno, - lo dice con un'enfasi e
un trasporto tali che per un attimo Miles si sente quasi in imbarazzo,
non sa cosa dire. L'altro continua: - Tu sei l'unico che voglio. Non
riesco a immaginarmi con nessun altro, la sola idea mi sembra assurda,
- dice, scuotendo leggermente la testa e scostando le braccia dal
corpo. Ha bisogno che l'altro capisca. Sa che Miles non dubita dei suoi
sentimenti, ma sa anche che sotto tutta la sicurezza di sé e la
spacconeria nasconde una continua ricerca di rassicurazioni, anche se
non lo ammetterebbe mai. - Ti amo, Miles Matheson, e voglio stare con
te, solo con te,
tutta la vita... - Si avvicina appena, dopo aver dato un'occhiata
rapida intorno per assicurarsi che nessuno li disturbi. - ... Mio
bellissimo, perfetto, insicuro angelo custode, - quasi le sussurra -
perché sono parole solo per lui, - avvicinandosi per baciarlo
sulle labbra, proprio mentre Miles sta per dire qualcosa.
Inutile.
Il bacio di Bass ha il potere di ammutolirlo, e addirittura si
dimentica della frase che sta formulando. Ci sono solo loro due, nel
parcheggio, semideserto a quell'ora, sotto la luce del sole mattutino
che li avvolge e con la cesta di Miles Jr tra i piedi, che li guarda
con gli occhioni scuri da rettile incuriositi dalle manifestazioni
d'affetto dei suoi due padroni. Miles è come elettrizzato, per
le parole di Bass e per quel gesto inatteso.
Quando salgono tutti e tre in macchina, prima di mettere in moto, Miles si gira a guardarlo.
-
Non ti nasconderò mai più nulla, lo giuro, - promette
solennemente. E poi scoppia a ridere, ancora vittima dell'euforia che
gli è rimasta sottopelle per il bacio di Bass così
scoperto, così spontaneo e sincero.
-
... Però devi ammettere che senza il rompiscatole siamo stati
alla grande, - dice, e anche Bass ride, perché Miles a volte ha
questo modo così goffo di dimostrare quello che prova, che quasi lo fa sembrare un bambino.
La
mano di Bass sul petto ha un peso e un calore gradevoli. Se ne stanno
raggomitolati sul letto. Hanno appena ripreso possesso della loro casa,
e Miles passa pigramente le dita tra i capelli di Bass.
Sorridono, stanchi per il viaggio ma felici.
Miles,
in particolare, si rende conto che i trucchetti non servono a niente,
con uno come Bass. È trasparente e chiaro e pieno d'amore nei
suoi confronti, e Miles si sente uno stupido per aver pensato che la
presenza di quel tizio potesse in qualche modo rovinare le cose.
- Sono un idiota, - sospira, accarezzandogli la guancia. Bass ridacchia, sbuffi d'aria sul petto di Miles.
-
Concordo, - dice, accarezzandolo all'altezza dello stomaco. - Ma mi
piaci così. - Accompagna le parole con un bacio proprio sul suo
cuore. Miles lo trattiene, lo stringe a sé. È una
sensazione stranissima, quella che lo attraversa, nuova e inarrestabile
e devastante; tutto quello che sa è che la sua vita è
accanto a Bass.
O meglio: che Bass è la sua vita.
Si addormentano con la consapevolezza che ci saranno sempre l'uno per l'altro, qualunque cosa accada.
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