In
Vain
-
Daisuke-kuuun! - esclamò una voce femminile.
Il
ragazzo posò il libro che stava leggendo sul banco, e si
aggiustò
gli occhiali. La sua migliore amica, Mika Miyamoto, era appena
entrata in classe, e non aveva esitato a rendere nota la sua
presenza. Si era parata davanti a lui, poggiando le mani sul banco.
La sua espressione era di pura felicità.
-
Buongiorno, Mika-chan - disse
Daisuke, sorridendo. Sapeva che a Mika non piaceva affatto essere
chiamata con quel suffisso, ma lui poteva permettersi di farlo, per
prenderla scherzosamente in giro.
-
Oh, no, Daisuke-kun! - fece lei, esagerando volutamente la sua
reazione. - E io che ieri notte ho avuto una fantastica idea per
consolidare la nostra amicizia!
-
Oh, e sarebbe? - domandò il ragazzo, ridacchiando.
Mika
era sempre stata una ragazza molto interessata a cose tipicamente
femminili. Dunque, ogni volta in cui, in qualche giornale per
ragazze, leggeva di oggetti o procedure il cui scopo era quello di
rafforzare amicizie, Mika convinceva lui e Takuya a partecipare. Si
trattava spesso di tipica roba da gruppo di amiche, ma lei
coinvolgeva sempre e solo loro due. Daisuke aveva perso il conto di
quanti braccialetti dell'amicizia o ciondoli vari Mika avesse donato
loro, ma pensava che fosse una cosa carina, un modo per dimostrare
loro il suo affetto.
-
Ecco, è una cosa che ho trovato su internet. È
molto semplice:
basta-
-
Buongiorno - fece Takuya, passando davanti a loro. - Mika-kun, ti
conviene tornare a posto, il professore sta per arrivare.
Takuya,
quel giorno, indossava una mascherina. Gli aveva mandato un
messaggio, la sera prima, dicendo che la gola gli dava fastidio.
Daisuke gli aveva consigliato di restare in casa per non peggiorare
la situazione, ma naturalmente Takuya non gli aveva dato retta.
Testardo,
pensò
Daisuke, scuotendo la
testa.
Tuttavia,
non poteva negare che la voce roca gli donasse. Infatti, lo rendeva
ancora più attraente di quanto già non fosse.
Daisuke
sospirò.
Lui
e Takuya si erano conosciuti alle elementari, e da allora non erano
mai stati separati. Quasi nemmeno ricordava un momento della sua vita
in cui lui non ci fosse. Avevano sempre condiviso tutto: giochi,
fantasie, aspirazioni....
Dai
tredici anni in poi, Daisuke cominciò ad essere davvero
confuso dal
mondo che lo circondava. Il problema era che quasi tutti i ragazzi
che conosceva sembravano essere estremamente interessati al sesso
femminile, cosa che lui non condivideva. A volte si domandava
addirittura se suoi ormoni stessero funzionando a dovere, visto che
le ragazze non gli facevano nessun effetto.
Gli
capitava spesso di parlarne con Takuya, quando erano assieme, e lui
semplicemente gli diceva di lasciar perdere, dato che forse doveva
soltanto trovare la persona giusta. Certo, lui non poteva capire come
si sentisse. Takuya era sempre stato molto espansivo riguardo le
ragazze, almeno in sua presenza. Era sempre stato un ragazzo
popolare, dunque non era raro sentirlo parlare di qualche nuova
conquista.
Fu
allora che Daisuke iniziò a notare qualcosa di strano. Da
allora,
Daisuke cominciò a sentire.
Forse
era il modo in cui gli occhi di Takuya brillavano ogni volta in cui
era eccitato per qualcosa, o forse per il suo sorriso, ma Daisuke
aveva cominciato a provare delle sensazioni strane, accanto al suo
migliore amico; sensazioni che non riusciva bene a spiegare.
Il
vederlo con una ragazza lo infastidiva. Aveva pensato inizialmente
che fosse solo per il fatto che, essendo sempre stati inseparabili,
era strano vederlo passare così tanto tempo assieme ad
un'altra
persona. Nulla di più sbagliato, naturalmente. Provava
sollievo ogni
volta che Takuya gli annunciava di aver mollato la ragazza con cui
usciva. Per fortuna, però, le relazioni di Takuya non
duravano mai
molto tempo, e lui stesso sembrava quasi non darci molto peso.
E
non era solo quello. Takuya suonava il pianoforte da quando era
bambino, ma solo da ragazzo, mentre lo osservava suonare, Daisuke si
scoprì incantato da alcuni particolari: le sue mani che si
muovevano
veloci sui tasti, leggere come se suonare fosse semplice al pari di
respirare; la sua espressione che cambiava, come se diventasse un
tutt'uno con la musica... ne era affascinato, e in quei momenti non
riusciva proprio a staccargli gli occhi di dosso.
Daisuke
iniziò a capirci qualcosa di più quando, l'estate
precedente lui,
Takuya e Mika avevano organizzato una vacanza al mare. Spesso, in
spiaggia, si era ritrovato ad osservare Takuya, e ad ammirare il suo
fisico in un modo che ben poco aveva a che fare con un suo eventuale
desiderio di essere più simile a lui. Questo
è il modo in cui
dovrei guardare le ragazze, si ritrovò a pensare.
Takuya
aveva iniziato ad invadere anche i suoi sogni. Gli sorrideva, gli
occhi verdi colmi di felicità e i capelli castani mossi dal
vento,
ed era bellissimo. Si svegliava col cuore che gli batteva forte, la
stessa sensazione che provava ogni volta che guardava Takuya negli
occhi.
Fu
allora che Daisuke capì che in lui non c'era nulla che non
andava. I
suoi ormoni funzionavano decisamente bene, dopotutto. Semplicemente,
era attratto dal suo migliore amico, anche se forse
“innamorato
cotto” sarebbe stata un'espressione più
appropriata ai sentimenti
che provava.
Daisuke
aveva cercato di nascondere tutto. Era convinto che la sua famiglia
non l'avrebbe mai accettato di buon grado, ed era abbastanza evidente
che Takuya non era interessato a lui, almeno non in quel senso. A
volte si comportava con lui in maniera ambigua, ma Daisuke sospettava
fortemente che fosse soltanto un modo per attirare l'attenzione delle
ragazze. Aveva tentato di fargli capire che quel comportamento lo
metteva a disagio, ma inutilmente.
Così,
aveva deciso di reprimere quei sentimenti, e ad uscire con qualche
ragazza.
Forse,
comportandomi come tutti gli altri, riuscirò a cancellare
questi
sentimenti che mai mi renderanno felice, aveva
pensato. L'unico risultato fu una scia di cuori spezzati: quelli
delle ragazze con cui usciva, che cercava di lasciare con
più tatto
possibile, dato che proprio non riusciva a stare con loro.
Ogni
notte, quando si sdraiava sul letto per addormentarsi, cercava con
tutte le sue forze di immaginare di avere sdraiata accanto a lui una
ragazza. Non appena chiudeva gli occhi, però, il suo
cervello
ritornava al suo sogno impossibile: lui e Takuya, abbracciati su quel
letto, che si baciavano tanto da quasi dimenticare i loro stessi
nomi....
L'unica
a sapere qualcosa era Mika. Le aveva parlato del suo orientamento
sessuale e le aveva detto che c'era qualcuno che gli piaceva, ma mai
aveva menzionato Takuya. Sarebbe stato troppo imbarazzante.
Daisuke
lanciò uno sguardo verso Takuya. Quel giorno sembrava avere
un'espressione strana, meno spensierata del solito. Lui, sempre
così
allegro e solare, stava ora guardando fuori dalla finestra con aria
pensierosa.
Sarà
per la mascherina. Non c'è nulla che non va, sicuramente.
Forse
stava esagerando nel preoccuparsi. Dopotutto, però, si era
innamorato del suo sorriso e della sua allegria, e avrebbe fatto di
tutto pur di difendere queste due cose.
Probabilmente
qualunque strana cosa Mika-kun abbia intenzione di farci fare gli
tirerà su il morale, pensò
Daisuke, confidando nell'amica, la quale in quel momento era seduta
al banco davanti al suo e sembrava totalmente incapace di stare
ferma.
Chissà
che cosa avrà in mente....
Il
mistero fu svelato durante la ricreazione. Non appena la campanella
suonò, gli altri studenti uscirono fuori dall'aula, e in
classe
rimasero solo loro. Mika saltò giù dalla sua
sedia e si mise a
frugare nella borsa.
-
Prima di tutto... Takuya-kun, ti ho riportato Bioshock
Infinite! -
fece la ragazza, con aria eccitata.
-
L'hai già finito? - chiese il ragazzo, stupito.
-
Sì! Non riuscivo a staccarmene....
-
Non avrai mica giocato tutta la notte pur di finirlo, vero? - fece
Daisuke.
-
Beh... - disse lei, con aria colpevole. - Potrei averlo fatto... ma
era troppo interessante! E in ogni caso, dopo quel finale, non sarei
mai riuscita a dormire!
I
videogiochi erano forse il motivo principale per cui avevano legato
con Mika. Certo, erano compagni di classe, ma durante il primo anno
non avevano parlato molto.
La
situazione era cambiata il giorno in cui l'avevano beccata davanti ad
un negozio di videogiochi, mentre osservava con desiderio il nuovo
modello di PlayStation. Avevano fatto quattro chiacchiere, ed era
saltato fuori che lei adorava gli sparatutto.
Da
allora avevano iniziato a riunirsi per giocare assieme almeno una
volta a settimana, e grazie ai videogiochi erano diventati amici.
-
Ma ora passiamo ad un'altra cosa importante - disse la ragazza,
tirando fuori un quaderno dalla borsa. Ne sfogliò le pagine
per
qualche secondo, poi prese una bambolina di carta bianca, che si
trovava in mezzo.
-
Che cosa sarebbe? - domandò Takuya.
-
Serve per fare un incantesimo - disse Mika. - Grazie a questo,
potremo restare amici per sempre!
Daisuke
scosse la testa. Un'altra delle sue trovate.
-
Di cosa si tratta? - fece Takuya, stranamente interessato.
Mika
sorrise. - "Shiawase no Sachiko-san" *. L'ho
trovato
su internet. C'è una leggenda secondo cui lo spirito di una
bambina
di nome Sachiko, morta nella sua scuola trenta anni fa, sia ancora
sulla Terra, e abbia il potere di esaudire desideri e dare
benedizioni a chi esegue il giusto rituale. Se noi lo facessimo, lei
farebbe sì che la nostra amicizia duri per sempre! Non
è
fantastico?
Daisuke
sapeva bene che non era il caso di intaccare il suo entusiasmo. Era
una cosa carina, e sarebbe stato davvero un cattivo amico se avesse
commentato male.
-
Cosa dovremmo fare, dunque? - domandò invece.
-
Dobbiamo tutti e tre afferrare questa bambolina - disse Mika. - Poi
dobbiamo ripetere "Sachiko-san, onegaishimasu" ** per
tante volte quante sono le persone coinvolte. Noi siamo in tre,
dunque lo ripeteremo per tre volte. Infine dobbiamo tirare la
bambolina finché non si strappa, e ognuno di noi
dovrà conservare
il suo pezzo. Naturalmente dobbiamo eseguire tutto alla perfezione...
non vogliamo certo che Sachiko-san si arrabbi....
Daisuke
quasi scoppiò a ridere. Era ovvio che nulla di
ciò che la loro
amica stava dicendo fosse vero, così come era ovvio che la
loro
amicizia non necessitava di nessun rituale per essere solida. E poi,
nel ventunesimo secolo, chi mai credeva più a quelle
cavolate da
film horror?
-
Va bene - disse, afferrando una parte della bambolina. Mika gli
rivolse un sorriso radioso. Infine, Takuya si unì a loro.
-
Pronti? Ricordatevi, tre volte, non una di più, non una di
meno! -
fece Mika, con entusiasmo.
E
se lo ripetessi per quattro volte? pensò
Daisuke. Così, per scherzo. Mika si
arrabbierà, ma poi ci
rideremo sopra tutti e tre. Giusto per farle capire che non abbiamo
bisogno di tutte queste cose.
E
così, iniziò a mormorare le parole.
-
Sachiko-san, onegaishimasu. Sachiko-san, onegaishimasu. Sachiko-san,
onegaishimasu. Sachiko-san, onegaishimasu....
Takuya
tossì, poi riprese a mormorare.
-
Oh, no! - urlò Mika, improvvisamente terrorizzata. - Mi sono
distratta, e ho ripetuto la frase una volta in più! Tutta
colpa
della tua tosse, Takuya-kun!
Sembrava
sul punto di piangere. Oh, ma per favore....
Takuya
sembrava imbarazzato. - Io... ho tossito quasi alla fine della
seconda frase... e l'ho ripetuta. Credo anch'io di averla detta
quattro volte.
-
Bene, siamo in tre - intervenne Daisuke.
-
Cosa? - esclamò Mika, guardandolo scandalizzata.
-
Beh, strappiamo questa bambola e concludiamo, ok? - disse Takuya,
cercando di sorridere.
Seguirono
il suo consiglio, e dopo qualche secondo tutti e tre si ritrovarono
con un pezzetto di carta in mano.
-
Se ci succede qualcosa io vi uccido! - fece Mika, arrabbiata, mentre
tornava al suo banco.
Smise
di essere arrabbiata con loro soltanto quando, al suono della
campanella per la pausa pranzo, si rese conto che in quelle ore non
era successo assolutamente nulla di maligno.
-
Beh, non c'è bisogno di rituali strani per capire che mi
volete
bene, e poi, non è successo nulla! - fece Mika, divorando il
suo
pranzo alla velocità della luce. Erano seduti sotto al
"loro"
albero, in un angolo un po' nascosto del giardino della scuola.
Durante la primavera pranzavano sempre lì.
-
Mika-kun, come mai tanta fretta? - domandò Daisuke.
-
Io... ecco, un ragazzo del mio club di teatro mi ha chiesto il
copione del nuovo spettacolo, e devo andare a portarglielo - rispose,
alzandosi. - A dopo!
Mika
aveva lasciato lui e Takuya da soli.
-
Mika-kun e le sue idee - fece Takuya, rigirandosi tra le mani il
pezzetto di bambola.
-
Beh, almeno d'ora in poi saremo per sempre amici - disse Daisuke,
ridendo.
-
Tsk, amici.
Colse
una sfumatura di sarcasmo nella risposta di Takuya. Era così
inusuale....
C'è
davvero qualcosa che non va.
-
Tutto ok, Takuya-kun?
Il
ragazzo tossì.
-
Mika-kun me l'ha detto - fece, in tono serio. - Ti piacciono i
ragazzi.
Daisuke
si lasciò andare contro il tronco dell'albero.
-
È vero - rispose. Non c'era più motivo di
nascondersi, ora che lui
sapeva.
-
Perché non me l'hai detto? Parliamo tanto di amicizia,
facciamo
degli stupidi rituali al riguardo e poi tu non dici una cosa del
genere al tuo migliore amico?
Non
sembrava arrabbiato. Piuttosto, sembrava triste.
Non
te l'ho detto perché ti amo, Takuya-kun. Ti amo, e so che tu
non
puoi ricambiare. Se te ne avessi parlato, forse ora non ci sarebbe
più nessuna amicizia da proteggere.
-
Credevo... credevo che sarebbe stato imbarazzante, Takuya-kun.
-
Imbarazzante? - fece lui, alzando un pochino la voce.
Per
favore, fai che non si arrabbi troppo e che non decida di non essere
più mio amico. Era già brutto
il non poter stare con lui nel modo che desiderava; perderlo
completamente sarebbe stato terribile.
-
Per anni ho lottato contro me stesso, Daisuke-kun. Ho sentito la mia
stessa madre dire che quelli come noi sono contro natura, senza
sapere che cosa suo figlio stesse provando! Ero confuso, e avrei dato
oro per sapere che il mio migliore amico era in grado di capire
perfettamente cosa mi stesse accadendo!
Daisuke
rimase qualche secondo senza parole. Anche...
anche lui? Ma
allora, tutte le ragazze....
Poi,
capì. C'era un motivo per cui le relazioni di Takuya
duravano così
poco. Lo stesso esatto motivo per cui le sue si
erano tutte
concluse quasi immediatamente. Avevano entrambi cercato di soffocare
la loro natura, ma senza successo.
-
Beh, nemmeno tu me l'hai detto. La colpa è anche tua -
rispose.
-
Io... avevo un motivo per non parlartene. A dire il vero, l'ho
confessato a Mika-kun soltanto ieri, e lei si è lasciata
scappare il
tuo segreto. Era convinta che ne avessi parlato anche con me - disse
Takuya.
Sembrava
abbastanza calmo. Forse non litigheremo, dopotutto.
-
Ci ho pensato per tutta la notte, complice anche la mia gola. Non
posso negare di esserci rimasto male, quando Mika-kun me l'ha detto.
Qualsiasi felicità avessi potuto provare nel saperlo, non
superava
la delusione nel rendermi conto che l'informazione non era venuta da
te. Poi, ho ricordato una cosa.
Per
qualche motivo, Takuya si tolse la mascherina.
-
Ogni volta che, in qualche modo, ti tocco, tu arrossisci come un
peperone. Pensavo che fosse soltanto perché non volevi dare
l'impressione sbagliata alle ragazze, ma con questa nuova
informazione....
Sorridendo,
Takuya si sedette a cavalcioni sopra di lui.
M-ma
cosa...? Non mi dire che....
In
un attimo, Daisuke si sentì particolarmente stupido. E
completamente
incapace di muoversi.
-
... forse - fece Takuya, con voce molto bassa - Forse il motivo per
cui tu non me ne hai parlato è lo stesso per cui io non te
ne ho
parlato?
Daisuke
avrebbe voluto rispondergli, ma la troppa vicinanza con Takuya gli
aveva mandato il cervello completamente in tilt, e in ogni caso lui
non gliene aveva lasciato il tempo.
Un
secondo prima stava parlando, il secondo dopo lo stava baciando.
Le
sue labbra erano morbide ed invitanti, proprio come lui si era sempre
immaginato. Lo baciò a lungo, e Daisuke poté
percepire quanto anche
lui avesse aspettato quel momento, quanto lo stesse desiderando.
-
Daisuki, Daisuke-kun - mormorò lui,
praticamente sulle sue
labbra. Sorrideva, divertito, come se non avesse aspettato altro che
poter fare quel gioco di parole. ***
Daisuke
avrebbe voluto rispondergli, ma tutto ciò che il suo
cervello gli
suggeriva di fare era continuare a baciarlo. Così,
circondò il
collo di Takuya, attraendolo a sé, e le loro labbra si
incontrarono
di nuovo. Le sue dita erano intrecciate ai capelli di Takuya: erano
così morbidi... sentiva il corpo del ragazzo muoversi contro
il suo
in un modo che lo faceva impazzire, e maledì il fatto che si
trovassero a scuola e non in un luogo più appartato.
Aveva
desiderato così tanto di vivere quella scena, ed ora era
reale. Era
quasi senza fiato, ma tutti quei baci ancora non gli bastavano.
Sarebbe potuto restare lì per ore, baciando Takuya....
-
Ehi! Non posso lasciarvi un attimo da soli, che voi due vi mettete a
pomiciare?
Takuya,
con suo grande dispiacere, si separò da lui. - Mika-kun
è
tornata....
La
ragazza li guardò, divertita. - Beh, vedendo come eravate
impegnati,
forse sarei dovuta tornare alla fine della pausa pranzo....
Daisuke
guardò Takuya. Era tutto rosso, e sorrideva come se quello
fosse
stato il giorno più bello della sua vita. Beh, non che per
lui si
potesse dire qualcosa di diverso....
-
È anche merito tuo se è successo, Mika-kun - fece
Daisuke,
sorridendole. Forse si sarebbe dovuto offendere perché,
anche se
senza volerlo, aveva detto tutto a Takuya, ma se quello era stato il
risultato....
La
loro amica sembrava raggiante. - Oh, davvero? Sono così
felice per
voi! - esclamò, poi si precipitò sull'erba per
abbracciarli.
-
Dobbiamo documentare questo momento - esclamò lei, tirando
fuori il
cellulare e tenendolo davanti a sé per scattare una foto.
Tutti e
tre sorridevano radiosamente: lui e Takuya perché, beh, si
erano
appena trovati; Mika perché, come ormai
avevano imparato,
nulla l'avrebbe resa più felice del vedere un amico felice.
Naturalmente
la ragazza inviò la foto ad entrambi. - Questa la voglio
vedere come
vostro nuovo sfondo del cellulare, intesi? - disse.
Daisuke
seguì immediatamente il suo consiglio. Era davvero una bella
foto.
Mika
si incamminò velocemente verso la scuola, probabilmente per
lasciare
loro ancora un po' di tempo da soli.
-
Takuya-kun... stasera sei libero? Potremmo... insomma, uscire assieme
- chiese Daisuke.
-
Mi dispiace, stasera non posso... serata karaoke col club di musica,
anche se non credo che canterò molto, oggi. Ci
sarà anche la tua
sorellina, sai?
-
Ah, già, me ne stavo dimenticando!
Che
sbadato. Erano
giorni che sua
sorella per qualche motivo stava stressando tutti con quell'uscita, e
lui se ne era dimenticato completamente.
-
Ma domani mattina, sempre se vorrai, sarò tutto per te! -
disse
Takuya, dandogli un piccolo bacio sulle labbra, e scappando verso la
scuola.
*
-
Tadaima! - esclamò, chiudendo la porta di
casa. Sua sorella
doveva essere già tornata, dato che non aveva lezioni
pomeridiane,
quel giorno. Infatti, dopo qualche secondo, la vide scendere le
scale.
-
Okaeri, onii-chan! - disse lei, sorridendo. ****
Sembrava
un po' nervosa, probabilmente per la serata karaoke. Chissà,
magari ci sarà qualche ragazzo che le piace.
Sua
sorella lo seguì in camera. Mentre lui metteva a posto la
borsa e il
giubbotto, lei era ferma sullo stipite della porta.
-
Cosa c'è, Kaori-chan? - le domandò.
-
Sembri molto felice, oggi - disse.
-
Oh - fece Daisuke. È così evidente?
Kaori
si sedette sul suo letto. - Ci scommetto che è per una
ragazza! -
esclamò.
-
N-no....
Certo,
si trattava sempre di questioni di cuore, ma decisamente non di una
ragazza.
Avrebbe
davvero voluto essere aperto con sua sorella, ma non era sicuro di
come avrebbe reagito. Non gli era mai sembrata una persona chiusa di
mente, ma allo stesso tempo non era completamente sicuro del
contrario. Le voleva molto bene ed avevano un bel legame; sarebbe
stato orribile rovinarlo.
-
Anche Miyamoto-san sembrava molto felice... - continuò
Kaori,
prendendolo in giro. - Non è che voi due....
-
Assolutamente no, Kaori-chan! Siamo solo amici!
Kaori
ridacchiò.
Devo
dirle qualcosa, così la smette.
-
Va bene, va bene. Mika-kun ci ha fatto fare un rituale per rendere la
nostra amicizia eterna, ed eravamo contenti per quello!
-
Oh... che rituale? - domandò la ragazza, incuriosita.
-
Sachiko-san-qualcosa... in ogni caso, abbiamo sbagliato tutti e tre
nel farlo, e non è successo nulla. Direi che non
è il caso di
credere troppo a queste cose, e se delle persone sono davvero amiche
di sicuro non ce n'è bisogno.
Kaori
rise, lo sguardo improvvisamente luminoso, poi si alzò. -
Hai
ragione, onii-chan! Anche se credo che sia stata una cosa molto
carina da parte sua. Sei così fortunato ad avere un'amica
così....
Si
fermò di nuovo sullo stipite della porta.
-
Ora vado a finire di prepararmi. Stasera ci sarà anche
Arai-senpai... - disse, con aria sognante.
Oddio.
Evidentemente essere attratti da Takuya-kun è una cosa di
famiglia....
-
Lo so, è il tuo migliore amico... ma è
così bello! Non ti
dispiacerebbe se ci mettessimo assieme, vero?
Daisuke
rise. - Se tu sei felice....
-
Sìì! - fece lei. - Ah, stanotte non aspettarmi
alzato! - disse, poi
uscì dalla stanza.
Daisuke
sospirò.
Sono
gay, Kaori-chan. Anche Takuya-kun lo è. Ci siamo baciati
stamattina,
e domani avremo un appuntamento. Per questo sono così
felice. Perché
sono innamorato di lui.
Non
era il caso di tenerle nascosta una cosa del genere. Era la sua
sorellina, e meritava di essere partecipe della sua
felicità;
inoltre, così la sua cotta per Takuya avrebbe avuto presto
fine, e
non si sarebbe fatta del male.
Ma
sì, le parlerò domani mattina. È la
mia sorellina, non può
reagire male.
La
sentì uscire poco dopo, e così rimase da solo. I
suoi genitori
sarebbero tornati molto dopo cena, così lui
mangiò da solo.
Non
era abituato al silenzio. Di solito con lui c'era sempre anche sua
sorella, ma da qualche tempo, nei fine settimana, lei aveva iniziato
ad uscire la sera, e a tornare tardi. Qualche volta lo faceva anche
lui, ovviamente, ma aveva meno amici intimi rispetto a Kaori, ed era
più incline a stare in casa.
Quella
notte, Daisuke rimase a lungo sdraiato sul suo letto, rivivendo nella
sua mente gli eventi della giornata.
Ancora
non riusciva a crederci. Lui e Takuya si erano baciati. Erano
innamorati. Forse esagerava, preso dall'entusiasmo, ma quel giorno,
forse, sarebbe stato l'inizio di un nuovo capitolo della loro vita,
un capitolo che immaginava pieno di felicità.
Chiuse
gli occhi, sorridendo, e ripensò a Takuya.
Ripensò alle sue labbra,
alle sue mani, al suo calore....
Era
stato tutto reale. Non c'era stato più bisogno di usare
l'immaginazione.
Forse
il giorno in cui ci risveglieremo l'uno tra le braccia dell'altro non
è così lontano....
*
Il
mattino dopo, Daisuke fu svegliato dalla suoneria del suo cellulare.
Sentendosi ancora pesante dal sonno, allungò il braccio per
prendere
il telefono dal comodino. Strizzò gli occhi, colpiti dalla
luce
intensa dello schermo.
Un
messaggio da parte di Mika-kun. Ma cosa vuole alle otto del mattino
di sabato?
"Ohayoo~",
lesse sullo
schermo.
Daisuke
posò il telefono sul letto. Prima di risponderle voleva
perlomeno
svegliarsi completamente.
Si
massaggiò le tempie. Quella notte non aveva dormito per
niente bene.
Aveva avuto un incubo che percepiva essere terribile, ma di cui
ricordava ben poco: era circondato dall'acqua, e sentiva delle urla
soffocate....
Non
ricordava né in che situazione si trovasse, né a
chi appartenessero
quelle urla, e più si sforzava di pensarci, più i
dettagli
scivolavano via dalla sua mente.
Si
alzò, e andò a lavarsi la faccia. Poi scrisse a
Mika.
"Ohayoo,
Mika-kun! Come mai già alzata?"
Guardò
la foto che aveva messo come sfondo, giusto il giorno prima. L'aveva
scattata Mika, durante la pausa pranzo. Gli era subito piaciuta: la
sua espressione era sorridente, a differenza del solito. Tendeva a
sembrare serio anche quando in realtà era felice, ma quella
foto
sembrava essere un'eccezione.
Scese
in cucina, e si preparò la colazione. Uova e pancetta,
all'inglese.
Da bere, una tazza di caffè.
Adorava
il sabato mattina, quando lui era l'ultimo ad alzarsi e dunque aveva
libero uso della cucina. Inoltre, tutta la casa era silenziosa, dato
che i suoi genitori uscivano presto per andare al lavoro. Non solo
era abituato alla solitudine e alla quiete, ma le apprezzava tanto da
ricercarle anche in altri momenti delle sue giornate. A scuola non
era proprio la persona più espansiva del mondo.
Dopo
aver versato la sua colazione in un piatto, guardò di nuovo
il suo
cellulare. Mika gli aveva inviato due messaggi.
"Mi
hanno trascinata giù dal letto. I miei fratellini volevano
assolutamente andare al parco giochi con la loro onee-chan! (⌒▽⌒)☆
" diceva
il primo messaggio.
Mika
parlava sempre con entusiasmo dei suoi fratelli, ma Daisuke era
proprio contento di non trovarsi in una situazione simile. Un
fratello o una sorella avrebbero decisamente disturbato la quiete che
tanto amava.
Passò
al secondo messaggio.
"Ho
appena visto un ragazzo che correva, qui al parco... era
così
carino! (*^3^)/~☆
Se
tu fossi stato qui con me, ti avrei spinto ad attaccare bottone
(^_−)☆"
Oh,
Mika-kun....
Da
quando le aveva svelato di essere gay, cercava sempre di trovare
qualche ragazzo da presentargli e, come in quel caso, gli mandava dei
messaggi ogni volta in cui vedeva in giro qualcuno di particolarmente
carino.
Lui
spesso era semplicemente troppo timido per farsi avanti, e comunque
non aveva ancora trovato nessuno che fosse capace di fargli battere
il cuore, o che si intrufolasse nei suoi sogni. Una parte di
sé
voleva cambiare la situazione, mentre il suo lato più
razionale, al
momento prevalente, sembrava completamente impermeabile a
melensaggini del genere.
"Con
la fortuna che mi ritrovo, come minimo sarebbe stato etero fino al
midollo!" le
rispose.
Sorseggiò
il suo caffè, continuando a bearsi della
tranquillità che regnava
tutt'attorno a lui. Sorrise.
Sono
figlio unico ed assolutamente single. Cosa voglio di più
dalla vita?
* : la traduzione letterale
dovrebbe voler dire "Sachiko-san della felicità", ma credo
che suoni meglio in versione originale ^^
**: "Sachiko-san, per
favore". Anche qui ho deciso di mantenere l'originale.
***:
"Daisuki" è uno dei modi che si usano in Giappone per dire
"ti amo". Effettivamente con "Daisuke" ha in comune solo il primo
ideogramma, ma scrivendo in italiano non sono riuscita a resistere xDD
****:
"Tadaima" è un'espressione che si usa in Giappone quando si
torna a casa, mentre "Okaeri" è l'espressione che si usa per
dare il benvenuto.
Note: Grazie per aver letto,
innanzitutto! L'idea per questa storia mi è venuta
all'improvviso, ripensando alla sorte di coloro che muoiono nella
scuola, così ho deciso di svilupparla un po' e scriverla. I
nomi di Takuya Arai e di Kaori Kimura (non ho specificato il cognome di
Daisuke e di sua sorella nella storia, ma è questo) sono
presi dall'elenco
dei cartellini dei nomi che si possono trovare, giocando, in
giro per la scuola.
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